MATTEO ADDABBO ORGAN TRIO “L’Asino che vola”
Dodicilune Records. CD, 2023
di alessandro nobis
Tutti, o almeno gli appassionati di jazz, conoscono l’albero genealogico degli organisti (per lo più hammondisti) la cui origine si trova negli cinquanta, quando cioè il ruolo dell’organo passò dall’accompagnamento di cori gospel nei luoghi di culto ad un vero e proprio ruolo nella musica jazz e blues soprattutto grazie a Jimmy Smith. Anche in Italia l’organo jazz ha un suo proprio ruolo nel jazz soprattutto ad Alberto Marsico, Roberto Gorgazzini e più recentemente a Matteo Addabbo · che di Marsico è stato allievo ·. In questo suo nuovo “L’asino che vola” pubblicato dalla Dodicilune presenta il suo “Organ Trio” con il chitarrista Andrea Mucciarelli e il batterista Andrea Beninati coinvolgendo anche Stefano Negri, tenorista, e Cosimo Boni, trombettista, nello swingante “A scuola da Joe” (Di Francesco?). Per i restanti otto brani c’è l’Organ Trio, l’ambientazione è quella dal maistream del tempo passato ma non si tratta di ricalcare standard pluri·suonati ma piuttosto di creare nuova musica con i caratteri assimilati dallo studio e dagli ascolti dei grandi Maestri; sono composizioni uscite dalla penna di Addabbo durante l’isolamento forzato dei lunghissimi mesi della pandemia di Covid·19 che ha “costretto” parecchi musicisti a concentrarsi sulla composizione vista l’inevitabile e forzata assenza di concerti. A parte il già citato “A scuola di Joe” voglio segnalare le due ballad “Carlos” e “Se mi vedi guardami” entrambe introdotte dalla pulitissima chitarra di Andrea (Mucciarelli), la bossa nova di “O la Bossa o la Vita” · carino il gioco di parole del titolo · e ancora “Il Ladro dello Swing” che inizia con l’hammond in “odore di spiritual” per poi riportarci ai nostri tempi, un po’ una brevissima sintesi della storia di questo strumento. L’apporto ritmico della batteria · che ricordo in questo genere di trio spesso non lavora con il contrabbasso ma con le linee dettate da Addabbo · e quello della splendida chitarra di Mucciarelli · un altro che deve conoscere bene la storia del suo strumento nella musica afroamericana · è davvero decisivo alla riuscita del disco.
Scrive Matteo Addabbo nelle liner notes del disco: “Mi piacerebbe che questo disco fosse inteso dall’ascoltatore non solo come l’ascolto di una musica evocativa di emozioni, di ricordi, di paesaggi e di persone, ma anche come una sorta di monito a reagire quando nella vita ci troviamo davanti ad un momento di difficoltà apparentemente insormontabile.“
Se questo era il suo obbiettivo, è stato centrato, senza ombra di dubbio.