TERREMOTO 1891 (sedicesima parte) Quotidiano ARENA, 12 – 13 GIUGNO 1891
Dopo aver tanto discorso di terremoti in questi giorni a più d’un lettore interesserà conoscere qualche cosa di questa forza misteriosa che colla terribilità dell’incognito ed una potenza incalcolabile scuote i continenti non meno dei mari e semina in pochi secondi la strage e il terrore.
Questa potenza occulta è chiamata dai fisici vulcanismo terrestre ed ha origine dal fuoco che divampa nelle profonde viscere della Terra. Sotto tale denominazione si comprendono le eruzioni di vulcani, i vulcani di fango, le sorgenti di gas, le sorgenti d’acqua calda, i terremoti, i sollevamenti e gli abbassamenti rapidi o lenti del suolo.
L’acqua che in gran copia non solo penetra per infiltrazione ma si produce e precipita nell’interno della corteccia terrestre, come ha dimostrato luminosamente (non è molto) un celebre specialista tedesco – il Volger – circola per gl’interni meandri dal profondo sottosuolo e si raccoglie nelle grandi cavità della Terra. Il contatto di quest’acqua con le materie incandescenti produce istantaneamente delle masse enormi di vapori ad alta tensione, donde una potenza dinamica più o meno fantastica ma quasi sempre tale da produrre le commossioni del suolo che noi risentiamo.
I terremoti dunque sono scuotimenti di porzioni della corteccia terrestra prodotti dall’azione energica di vapori che tendono ad occupare uno spazio confacente alla loro elasticità e tensione, i quali vengono spesso accompagnati da particolari fenomeni.
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Rispetto al genere di movimento prodotto alla superficie della terra i terremoti si distinguono in sussultori, ondulatorie vorticosi.
Tale distinzione vien fatta unicamente per dare una ragione elementare dei fenomeni apparenti delle commossioni telluriche in quanto che, scientificamente parlando, i terremoti sono tutti sussultori per l’azione costante del gas meno densi dell’aria di agire in senso verticale; i movimenti ondulatorie vorticosinon sono, rigorosamente parlando che il risultato delle resistenze opposte dalla superficie terrestre all’azione dinamica verticale dei gas. Allorquando queste resistenze non fanno equilibrio alla pressione di vapori ne avvengono le azioni vulcaniche, le sorgenti, le voragini, i crepacci.
Le azioni ondulatorie e vorticose dei terremoti non sono però meno terribili di quelle sussultorie.
Nell’anno 1812 la città di Caracas (capitale del Venezuela nell’America Meridionale) venne distrutta in tre minuti secondi da un movimento ondulatorio di terremoto.
Molte volte il raggio d’azione di un terremoto è straordinariamente vasto.
Il terremoto con movimento vorticoso che distrusse Lisbona (capitale del Portogallo) nel 1755, ebbe la durata di sei secondi.
Il terremoto testè citato, si calcola abbia avuto un’estensione di 33 milioni di chilometri quadrati, essendo stato avvertito ad Abo in Finlandia (Russia) a Magador (Marocco) alle Antille, alla Nuova Scozia ed in Groenlandia.
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I terremoti avvengono in regioni vulcaniche e non vulcaniche, né havvi alcun segno che possa essere tenuto come sicuro indizio di una prossima scossa. Gli stessi strumenti sismici degli osservatori geodinamici sono impotenti ad avvisare una scossa disastrosa, inquantochè avvertono il fenomeno nell0istante quasi che si produce. Hanno però il vantaggio si segnalare anche le piccole commozioni del suolo, le quali sono un indizio ma non sempre una assicurazione di successiva più energica scossa e si ebbero molti casi in cui, a dei movimenti sismici poco avvertiti non tenne dietro altro fenomeno, mentre per contro si verificarono delle commossioni disastrose non precedute quasi da indizio di sorta, neppure sugli istrumenti sismici che la moderna meccanica fisica può produrre.
Con questo non è detto che si debba tenere in poco conto le osservazioni sperimentali della scienza, tutt’altro, come non è detto che l’ultima parola sia stata pronunciata in fatto di tecnologia fisico-terrestre.
Dalla statistica dei terremoti si crede poter dedurre una certa relazione dei medesini colle stagioni e colle fasi della Luna, ma sono pure deduzioni della statistica, la quale se ha più di un lato utile e commendevole talvolta vuol troppo provare, soprattutto quando si prefigge di piegare la scienza alle sue elucubrazioni demografiche, e numeriche.