VARIOUS ARTISTS “Canterburied Sounds Volume 1”

VARIOUS ARTISTS “Canterburied Sounds Volume 1”

VARIOUS ARTISTS “Canterburied Sounds Volume 1”

VOICEPRINT RECORDS, CD 1988

Nel 1988 l’inglese Voiceprint sempre attiva ed attenta al panorama musicale inglese legato in qualche modo al jazz, al rock ma anche alla musica improvvisata inizia la pubblicazione di una serie di quattro CD chiamata “Canterburied Sound” (gioco di parole che indica registrazioni “sepolte” rarissime e mai date alle stampe di musicisti del così chiamato “Giro di Canterbury”).

In 1988 the English Voiceprint always active and attentive to the English musical panorama linked in some way to jazz, rock but also improvised music, began the publication of a series of four CDs called "Canterburied Sound" (play on words indicating recordings " buried" very rare and never printed by musicians of the so-called "Canterbury Scene").

Interessante, parecchio intrigante questo primo volume dove si ascoltano le origini di questo “insieme” di musicisti e autori più o meno legati al jazz maistream ma poi capaci di indicare diverse strade musicali che nel tempo li hanno consacrati come autori delle pagine più interessanti e innovative della musica inglese. Le registrazioni qui riportate coprono un arco temporale che dal 1962 al 1968 e si caratterizzano essendo non professionali da una qualità audio che definirei “accettabile” visto il contesto temporale ma da un’importanza storica a mio avviso davvero notevole.

Interesting, quite intriguing this first volume where we hear the origins of this group of musicians and authors more or less linked to mainstream jazz but then able to indicate different musical paths that over time have consecrated them as authors of the most interesting and innovative pages of English music. The recordings shown here cover a period of time from 1962 to 1968 and are characterized by being non-professional by an audio quality that I would define as "acceptable" given the time context but by a truly remarkable historical importance in my opinion.

Sarà una sorpresa per molti ascoltare la rilettura di “Summertime” come è noto brano dei fratelli Gershwin ad opera dei Caravan di Pye Hastings, dei fratelli Sinclair e di Richard Coughlan con un bel assolo all’hammond di David Sinclair, del duo Mike Ratledge · Robert Wyatt che visita il repertorio di Thelonious Monk (“Bolivar Blues“) o del Ratledge d’annata (1964) al pianoforte in “Piano Standards I“. Ci sono naturalmente i seminali  “Wilde Flowers” (Hugh & Brian Hooper, Robert Wyatt e Kevin Ayers) con due demo·tape di “You really Got Me” scritto da Ray Davis dei Kinks e del blues di Dave Clark “Thinking of you Babe” ed il duo Wyatt (chitarra) e Brian Hopper (sassofono) in un brano che sa tanto di improvvisazione informale (“Orientasian“) registrato tra la fine del ’62 e l’inizio del ’63. Infine segnalo il blues elettrico degli “Zobe” di Brian Hopper che suonano “If I Ever Leave You” con la voce e la chitarra di John larner, il trombone di Gordon Larner, l’organo di Frank Larner e la batteria di Ron Huie.

It will be a surprise for many to hear the re-reading of "Summertime" as it is known, a song by the Gershwin brothers by Pye Hastings' Caravan, the Sinclair brothers and Richard Coughlan with a nice hammond solo by David Sinclair, by the duo Mike Ratledge · Robert Wyatt visiting the repertoire of Thelonious Monk ("Bolivar Blues") or the vintage Ratledge (1964) at the piano in "Piano Standards I". There are of course the seminal "Wilde Flowers" (Hugh & Brian Hooper, Robert Wyatt and Kevin Ayers) with two demo tapes of "You really Got Me" written by Ray Davis of the Kinks and Dave Clark's blues "Thinking of you Babe " and the duo Wyatt (guitar) and Brian Hopper (saxophone) in a song that smacks of informal improvisation ("Orientasian") recorded between the end of '62 and the beginning of '63. Finally I point out the electric blues of Brian Hopper's "Zobe" who play "If I Ever Leave You" with John Larner's voice and guitar, Gordon Larner's trombone, Frank Larner's organ and Ron Huie's drums.

Disco importante, il primo di una serie sparita dai radar e mai ristampata come avrebbe invece meritato.

Important disc, the first of a series that disappeared from the radar and never reprinted as it deserved.

1 – CARACAN: FEELIN’, REELIN’, SQUALIN’

2 – WYATT & HOPPER: MUMMIE

3 – DA-DA-DEE / BOLIVAR BLUES :RATLEDGE & WYATT

4 – ORIENTASIA: BRIAN HOPPER / WYATT

5 – YOU REALLY GOT ME: WILDE FLOWERS

6 – THINKING OF YOU BABE: WILDE FLOWERS

7 – MAN IN A DEAF CORNER: BRAIN & HUGH HOPPER

8 – IF I EVER LEAVE YOU: ZOBE

9 – STOP ME & PLAY ONE: WYATT PLUS UNKNOWN GUITAR PLAYER

10 – PIANOI STANDARDS 1: RATLEDGE

11 – BELSIZE PARKED: BRIAN & HUGH HOPPER AND RATLEDGE

12 – SUMMERTIME: CARAVAN

Pubblicità

JOHN HENRY DEIGHTON (a.k.a. CHRIS FARLOWE) & THE THUNDERBIRDS

JOHN HENRY DEIGHTON (a.k.a. CHRIS FARLOWE) & THE THUNDERBIRDS

Chris Farlowe & The Thunderbirds “Buzz With the Fuzz”

Decal Records. LP, 1987

di alessandro nobis

Narra la leggenda che John Henry Deighton, classe 1943, ad un certo punto della sua appena iniziata carriera si inventò un nuovo nome e cognome, il primo suggerito da un amico ed il secondo ispirato dal chitarrista jazz Tal Farlow: Chris Farlowe appunto come tutti noi lo conosciamo, il cantante dei Colosseum dal 1970 ai giorni nostri.

E prima della band di Jon Hiseman? Parte di questo “prima” è racchiuso in questo vinile edito dalla Decal nl 1987 e raccoglie le registrazioni effettuate per la EMI dal contante con i Thunderbirds nel 1963 e pubblicate come singoli fino al 1965; la voce è potente, “nera” quasi travolgente nelle sue interpretazioni e se Farlowe è ancora attivo un motivo ci sarà anche se naturalmente ad ottanta anni suonati non si può pretendere che la voce resti quella di un tempo, lui lo sa e la usa in modo intelligente a quanto raccontano i report tedeschi sui recenti concerti dei Colosseum.

Dai Thunderbirds sono transitati lasciando una traccia significativa musicisti del calibro di Nicky Hopkins, Dave Greelskade, Carl Palmer e Albert Lee, e da cantante di skiffle degli inizi il baricentro della musica di Farlowe si è gradatamente spostato verso il blues, il rock’n’roll,  al soul  fino al rock venato di jazz come lo era quello della band di Hiseman; “Reelin’N’Rocking” di Chuck Berry del ’62, le due versioni dello straordinario slow blues “Stormy Monday Blues” di T-Bone Walker del ’65 che porterà in eredità ai Colosseum, i blues di “What you gonna do” e “Hound Dog” di Big Mama Thornton (la sua versione è su “Ball and Chain) con gli assoli di Albert Lee sono solo alcuni dei 45 giri di questo notevole “Buzz with the Fuzz“, antologia importante dei Thunderbirds, gruppo sciolto nel ’68 per le scarse vendite discografiche, e soprattutto per conoscere le origini del cantante londinese che dal ’70, come detto, andò a completare quella sorte di “Dream Team” che furono (e sono ancora) i Colosseum.

THE ROLLING STONES “On Air”

THE ROLLING STONES “On Air”

THE ROLLING STONES “On Air”

POLYDOR RECORDS. 2LP, CD, 2CD 2017

di Alessandro Nobis

Narra la leggenda (o racconta la storia) che sul finire degli anni Cinquanta a Dartford, una cittadina della provincia inglese, due imberbi ragazzini aspettassero il titolare di un negozio di elettrodomestici prima dell’apertura per essere i primi a “sondare” le novità a 45 giri di blues, di rhythm’n’blues, di soul che una volta la settimana arrivavano via posta dalla lontana America: Muddy Waters, John Lee Hooker, Wilson Pickett, Wille Dixon, e poi di corsa via a casa con tutto il week end a consumare i 45 giri sul giradischi e soprattutto a provare i brani.

I primi vagiti degli Stones di Keith Richards, Brian Jones e Mick Jagger sono tutti lì, all’insegna della musica nera americana, e queste preziose registrazioni provenienti dagli archivi della BBC e contenute in questi due ellepì sono l’ulteriore testimonianza di tutto questo, nel nome del blues, del soul e del rhythm’n’blues. Dal 1963 al 1965, quindi prima della pubblicazione di “December’s Children”, trentatrè tracce – probabilmente già edite in bootleg vari – di rivisitazioni sincere, riuscite ma tutto sommato abbastanza calligrafiche – come si usava agli albori del British Blues – di Chuck Berry, Solomon Burke, Willie Dixon, Jimmy Reed, Ellis McDaniel a.k.a. Bo Diddley, Wilson Pickett, Hank Snow e Rufus Thomas, le radici dei Rolling Stones sulle quali poi la band inglese ha saputo edificare la sua storia senza mai dimenticarle; solamente tre gli originali, ma sono “(I can’t get no) Satisfaction”, “The Last Time” e “Little by Little”! Da lì a qualche anno gl Stones saranno a Chicago dai fratelli Chess, a registrare con i loro – ed i nostri – eroi…….

Un doppio ellepì CD non solo per i “completisti” per avere un chiaro sguardo su quegli anni nei quali i musicisti inglesi intelligentemente andavano alla scoperta della musica di matrice blues d’oltreoceano.

Tutto sommato invece inutile a mio avviso la versione di un solo CD che contiene il primo dei due dischi. Lasciatela perdere e concentratevi sul doppio.

 

MILES DAVIS “The Bootleg Series volume 5: Freedom Jazz Dance”

MILES DAVIS  “The Bootleg Series volume 5: Freedom Jazz Dance”

MILES DAVIS  “The Bootleg Series volume 5: Freedom Jazz Dance”

COLUMBIA LEGACY 3 CD, 2016.

di Alessandro Nobis

Questo quinto volume della serie “Bootleg” pubblicata dalla Columbia Legacy non deve trarvi in inganno: si tratta non di nuove pubblicazioni ma di materiale già pubblicato nel 1998 dalla benemerita Mosaic Records in uno dei monumentali e succulenti cofanetti in vinile (10 LP in questo caso) – fuori catalogo da tempo – dedicati a Davis, ovvero “The Complete Studio recordings of the Miles Davis Quintet 1965 – June 1968” e contemporaneamente in un Box CD dalla stessa Columbia.190324922390

Detto questo, se non avete alcunchè nella vostra discoteca del dreamteam Carter – Davis – Hancock – Shorter e Williams (nemmeno “Miles Smiles”, per fare un esempio), questo triplo Cd dal prezzo accessibile fa per voi. Tre ore circa di registrazioni, di Alternate Takes, di indicazioni della voce Miles Davis verso i compagni che danno l’idea del work in progress di questo straordinario combo che in meno di quaranta mesi diede alle stampe dischi in studio come quello già citato, “E.S.P.”, “Sorcerer” e “Nefertiti”, oltre a fornire materiale per i seguenti “Miles in the Sky”, “Filles De Kilimanjaro”, “Water Babies” e “Circle in the Round” mentre dal vivo suonava brani del vecchio repertorio.

Come tutti gli appassionati di jazz sanno, siamo di fronte ad uno massimi livelli raggiunti dalla musica afroamericana in assoluto, musica che, come afferma il trombettista inglese Ian Carr nella sua biografia davisiana “servì a definire un’area di astrazione sonora a cui molti musicisti di jazz ancora si riferiscono”.

Per gioco segnalo “Footprints” di Eddie Harris, la shorteriana “Dolores” e “Country Son” dello stesso Davis nella quale la ritmica definisce parti e suono d’assieme.

E’ tutto oro che luccica, grasso che cola, cascata di diamanti, eccetera eccetera………fate un po’ voi.