GEORGES RAMAIOLI “I Pionieri”

GEORGES RAMAIOLI “I Pionieri”

600 – GEORGES RAMAIOLI “I Pionieri”

Edizioni Segni d’Autore. Volume 21×30 cm, 2019. € 21,00

di alessandro nobis

Quasi al centro dello Stato di New York si estende una contrada formata da un succedersi di colline e di vallate. In questa regione, le acque dei limpidi laghi e di migliaia di ruscelli si confondono per formare il fiume Susquehannah, uno dei più belli degli Stati Uniti. Qui nasce anche il fiume Delaware. In generale il terreno su quelle colline è arabile sino alla sommità: le valli sono strette, fertili, solcate da corsi d’acqua. Ricchi villaggi industriali sono sparsi sulle sponde dei laghi o dei corsi d’acqua che hanno facilitato la fondazione di fabbriche e di stabilimenti. Eppure, nella seconda metà del 1700, quel paese era ancora un deserto faticosamente dissodato da alcuni avventurieri, che venivano chiamati pionieri”. Così James Fenimor Cooper descrive nel 1823 il passaggio dall’epoca agricola a quella industriale di questa parte del Nordamerica, con tutte le implicazioni che comportavano le relazioni umane e commerciale con i nativi.

pionieri.jpgIn questo quarto volume, sempre splendidamente realizzato e preciso nei dettagli, George Ramaioli con le sue “nuvolette” e con i suoi dipinti ci porta nel 1793 come detto nello stato di New York, nelle sue foreste cariche di neve attorno al lago Otsego: Calza di Cuoio è sempre più isolato con la sua cultura di cacciatore tradizionale in equilibrio con il territorio e con i nativi da quella coloniale penetrata invasivamente con il suo stile di vita in questa splendida parte del Nordamerica; sarà costretto a spostarsi sempre più verso ovest senza l’amico Chingachgook che si lascia morire durante un incendio. Ma al di là delle vicende che il lettore avrà modo di rivivere scorrendo le tavole del volume, si fa cenno all’inizio di quello che si annuncia come l’inevitabile impoverimento di un territorio ricchissimo che per secoli ha ospitato i nativi, poi costretti alla migrazione verso ovest: la pesca indiscriminata, la caccia come divertimento e non più come attività legate al mantenimento dell’autosufficienza.

Apre il volume un breve e prezioso saggio di Carlo Bazan sulle “Edizioni d’Epoca” dei volumi di James Fenimore Cooper, con la riproduzione di copertine veramente splendide: un motivo in più per aggiungere questa graphic novel alla nostra biblioteca di “americana”.

“I Pionieri” va seguire “I cacciatori di Daini”, “L’Ultimo dei Mohicani” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2017/02/26/georges-ramaioli-lultimo-dei-mohicani/)e “Il Lago Ontario”(https://ildiapasonblog.wordpress.com/2017/11/29/georges-ramaioli-il-lago-ontario/),in attesa del quinto e ultimo capitolo, “Prateria”.

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GIORGIO PINARDI / MeVsMyself “Mictlàn”

GIORGIO PINARDI / MeVsMyself “Mictlàn”

GIORGIO PINARDI / MeVsMyself “Mictlàn”

Alterjinga Records. CD, 2019

di alessandro nobis

Al lavoro di Giorgio Pinardi viene dalla critica spesso associato il nome di Demetrio Stratos, dei suoi studi sulla voce umana, delle sue straordinarie performance “diplofoniche” che restano nella storia della musica contemporanea e con le quali chi si picca di essere uno “sperimentatore vocale” deve in un modo o nell’altro fare i conti. Stratos è come tutti sanno scomparso nel 1979, quaranta anni fa e se devo essere sincero mi stupisco che quando ci si riferisce alla sperimentazione vocale non venga citato anche Boris Savoldelli, sapiente alchimista che sa combinare alla perfezione elettronica, buon gusto e Voce umana. Quest’ultima, allo stato puro ed utilizzando solamente campionamenti della voce stessa e del corpo è il campo d’azione di Giorgio Pinardi che con questo “Mictlàn” regala agli appassionati e studiosi una autentica perla musicale che tocca vari linguaggi mescolati con grande equilibrio e gusto. Non è come si potrebbe pensare un disco ostico all’ascolto, e questo è un suo grande pregio, e nasconde tra i suoi “solchi” molteplici riferimenti a culture ed espressioni vocali: non bisogna mai dimenticare che la voce è stato il primo strumento usato dall’uomo prima di una qualsiasi articolazione di fonemi.

Il tutto naturalmente si regge sulla magia dell’improvvisazione ed in questo difficile idioma non-idioma Pinardi mi sembra di poter dire si trovi perfettamente a suo agio con la consapevolezza delle proprie notevolissime capacità e naturalmente con la sua tecnica di prim’ordine. Tra i brani più emblematici che riflettono chiaramente il progetto mi sembrano il lungo ed affascinante (oltre 9 minuti) “Tin Hinan”, una suite costruita in più parti e su più piani vocali che vagamente ricorda in certe sue parti, soprattutto quella introduttiva il canto orientale più ancestrale; o la bellissima seguente “Gurfa” che rievoca i vocalizzi polifonici dello Zinbabwe (ascoltate i Black Umfolosi), e ancora gli inquietanti i respiri che aprono “Eostre” con una sorta di bordone vocale che accompagna un loop “sillabico”.

Si ascolta tutto di un fiato questo bello Mictlàn, quasi un compendio all’utilizzo delle sonorità vocali e del corpo che risalgono ai primordi umani – e forse preumani -.

Presumo concludendo che le performance live di Giorgio Pinardi possano essere di grande fascino e che sappiamo ancora meglio del lavoro in sala di registrazione – di per sé già eccellente – fare uno sorprendente salto indietro nel tempo ai fruitori della performance stessa.

 

Succede a Verona: “PER NON DIMENTICARE”, seconda edizione

Succede a Verona: “PER NON DIMENTICARE”, seconda edizione

 

Succede a Verona: “PER NON DIMENTICARE”, seconda edizione

“26 – 28 – 30 gennaio 2020”

Cooperativa Sociale “La Genovesa”, Verona

di alessandro nobis

Iniziata domenica 26 presso la Cooperativa Sociale “La Genovesa”, a Verona, la rassegna “Per non dimenticare”, si propone in occasione della Giornata Della Memoria di tener vivo il ricordo non solo dell’abominio della Shoah ma di tutti i genocidi perpetrati da uomini contro altri uomini soprattutto nei tempi “recenti”. Ennio Trivellin, presidente dell’Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti è stato il protagonista della prima serata; occasioni come questa saranno sempre più rare in futuro, per motivi evidenti, e quindi è sempre più importante dare la parola a quanti sono stati protagonisti / vittime dell’antisemitismo per raccontare la tragica esperienza che ha brutalmente tolto la vita, la fanciullezza e l’adolescenza, come nel caso di Trivellin, a centinaia di migliaia di persone.

69916328_2699042246805263_1495266222420262912_o.jpgDomani 28 gennaio, in programma alle 20:45 c’è la proiezione del film “Al Disertore”, versione cinematografica dello splendido spettacolo teatrale che le Falìe di Velo Veronese hanno realizzato per la regia di Alessandro Anderloni, che sarà per l’occasione presente. E’ la storia del bersagliere suo omonimo che fugge dall’altopiano di Asiago e dalle sue trincee per ritornare a casa, nella sua Lessinia; verrà passato per le armi con l’accusa di diserzione secondo la prassi di quei terribili anni della Prima Guerra Mondiale dai Carabinieri. Anderloni, il regista, ha ricostruito con pazienza attraverso lo studio di documenti la vicenda del bersagliere veronese portando in scena per un lungo periodo la sua storia raccogliendo consensi ovunque. Da sottolineare che grazie alle Falìe il nome del caduto è stato nuovamente riportato sul monumento ai caduti di Roverè Veronese dal quale era stato cancellato nel 1922 da fanatici mussoliniani.

Il terzo, ed ultimo, appuntamento è fissato per giovedì 30, sempre alle 20:45. Un episodio, fortunatamente non isolato, di “salvamento” dall’oceano di odio razziale esploso dopo il 1938; Bruno Carmi, piemontese e Presidente della Comunità Ebraica di Verona, racconta la storia dei suoi genitori, salvati da persone che anteposero la vita di altri alla propria correndo in aiuto e nascondendoli alle retate. Non tutti si arresero all’indifferenza generale, non tutti fecero finta di nulla girandosi volgendo il proprio sguardo “altrove”. Scelsero di restare umani a loro rischio. Fortunatamente.

Gli eventi si terranno presso la sala polifunzionale La Genovesa Cooperativa Sociale – Strada della Genovesa 31/a Verona – Ingresso gratuito con offerta libera

INFORMAZIONI: Paolo Marocchio

Responsabile di Fattoria
 
Strada della Genovesa 31/A – 37135 Verona (dietro casello autostradale VR Sud)
Tel. 045541864 |  Mob. 3485503315 | Fax. 0458567142
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MARTINO VERCESI “New Thing”

MARTINO VERCESI “New Thing”

MARTINO VERCESI  “New Thing”

Alessio Brocca Edizioni Musicali. CD, 2019

di alessandro nobis

COPERTINA - New Thing di Martino VercesiA due anni dal precedente “Supercluster” il chitarrista e compositore milanese Martino Vercesi pubblica questo notevole “New Thing” dedicato al neonato figlio Marcello, alla testa di un quartetto formato da Danilo Gallo al contrabbasso, Rudi Manzoli al sassofono e Matteo Rebulla alla batteria. E’ il suo quinto album da solista e la sua musica attraversa l’insidioso fiume del mainstream, in grado di travolgere chiunque lo affronti senza originalità o con pedisseque interpretazioni di pluri – interpretati standards. Questo non è il caso del combo di Vercesi, tutt’altro; le sei composizioni che danno vita all’album, tutte del chitarrista, evidenziano un jazz molto cantabile, eseguito con grande consapevolezza ed altrettanta preparazione tecnica, con arrangiamenti che lasciano spazio alle individualità che mai debordano in sterili virtuosismi ma contribuiscono a creare un suono d’insieme di grande effetto. La chitarra ha un suono molto naturale, privo di effetti, e ciò consente di apprezzare ancora di più il fraseggio nelle parti d’insieme che in quelle solistiche. Non mi piace citare altri musicisti ma questa volta, giusto per dare l’idea della purezza di questa musica nelle parti eseguite in tre, non posso non citare il trio di Abercrombie, quello con Peter Erskine e Marc Johnson, gli appassionati di ECM sanno di cosa parlo; inoltre il sassofono di Rudi Manzoli è sempre puntuale e misurato negli interventi, come ad esempio in “He won’t get far”, dove esegue il tema all’unisono con la chitarra, esegue un significativo e lungo “solo” per poi farsi da parte e ritornare in conclusione dopo uno splendido solo di Vercesi. Oppure in “Old America”, lunga ballad con l’introduzione del contrabbasso di Danilo Gallo che detta il tempo, entra l’arpeggio di chitarra che espone il tema in seguito accompagnata dal sax tenore che precede l‘ingresso della batteria che lascia sul finale lo spazio per il solo di Manzoli; brano che mi ha impressionato per l’ariosità e la sua pacatezza e che conclude questo bellissimo lavoro.

Un musicista, Martino Vercesi, che non conoscevo, un disco che mi ha avvolto e coinvolto dal primo ascolto. Mi capita di rado.

TRACCE

  • 1  First Coffee Break (M. Vercesi)
  • 2  He won’t get far (M. Vercesi)
  • 3  Fanciful Dream (M. Vercesi)
  • 4  Go Further (M. Vercesi)
  • 5  Hold on Please (M. Vercesi)
  • 6  Old America (M. Vercesi)

 

www.martinovercesi.com

martino.vercesi@libero.it

 

 

 

ROBBIE HANNAN “Traditional Irish Music Played on the Uilleann Pipes”

ROBBIE HANNAN “Traditional Irish Music Played on the Uilleann Pipes”

ROBBIE HANNAN “Traditional Irish Music Played on the Uilleann Pipes”

Claddagh Records. LP, CD 1990

di alessandro nobis

Queste registrazioni di ormai trenta anni fa sono la prima testimonianza (una delle poche in verità, e aggiungo purtroppo) del piper di Belfast Robbie Hannan, uno di quella schiera di musicisti che pur avendo una tecnica ed una espressività di primissimo livello hanno deciso di preferire la divulgazione e lo studio della storia delle uilleann pipes alla carriera di musicista in veste solistica o in ensemble musicali. Hannan si avvicinò alla musica irlandese grazie alla collezione di 78 giri delle Ceili Band (specializzate soprattutto in musica irlandese e scozzese eseguita per i balli popolari) dei genitori ma presto fu catturato dalla musica di Paddy Moloney e di Liam O’Flynn, e fu così che nel 1977 iniziò a suonare le uilleann pipes. In questo suo straordinario lavoro Hannan presenta un po’ tutte le sue influenze, da quelle “sonore” dei grandi maestri a quelle “scritte” e riportate in pubblicazioni fondamentali per lo studio e la pratica della musica tradizionale irlandese; ricordo John Doherty, del quale interpreta “The Flood on the Holm / Miss Monahan”, Seamus Ennis con uno dei brani favoriti del piper dublinese (“Stay Another While / The College Groves”), Willie Clancy che lo ha ispirato per l’interpretazione di “Chief O’Neill / The Plains of Boyle” ed il violinista Michael Coleman con una versione ispirata da un’altra figura storica del folk irlandese, Tommy Reck. E poi come dicevo le fonti scritte, in primis quella che cito spesso, “Irish Folk Music – A Fashinating Hobby”, raccolta pubblicata a Chicago nel 1903 dal Capitano Francis O’Neill (1849 – 1936) e la più antica, quella pubblicata dal dublinese Edmund Lee nel 1774 (“Celebrated Irish Tunes”).

A completamento di questo LP e sua parte integrante la splendida copertina, un dipinto ad olio su tela del pittore di Armagh John Brian Vallely, da quale traspare l’energia e la passione che permea tutto il disco del piper di Belfast.

Questo brillantissimo lavoro di Robbie Hannan (disponibile in CD) è un manuale indispensabile per quanti si vogliano avvicinare come studiosi, musicisti o semplici appassionati, come chi scrive, al complesso mondo della tradizione musicale della terra d’Irlanda partendo dalle fondamenta, le uilleann pipes; da qui può iniziare un viaggio che può portare lontano …..

DISCOGRAFIA consigliata, e forse completa:

1990: ALBUM. “Traditional Irish Music Played on the Uilleann Pipes”, Claddagh Records, LP, CD CC53

1994: “Peter Street, The Silver Spear, The Dublin Reel”, “Moll Rua (Red Moll), An Phis Fhliuch (Sometimes Known As O’farrell’s Welcome To Limerick)”, “Jenny’s Wedding, The Pure Drop”. (AA.VV. “The Drones and the Chanter Volume 2”). Claddagh Records, CD CC6

1995: ALBUM.“Séideán Sí”: Paddy Glackin e Robbie Hannan. Gael-Linn Records, CD CEF171

2000: “Speed the Plough / The Beare Island Reel”. (AA.VV. “Live Recordings from The William Kennedy Piping Festival)”. Armagh, 19 / 11 / 2000. CD. www.armaghpipers.com

2005: “The Rolling Boys Around Tandragee / Sergeant Early’ Jig”. Armagh, 2005. (AA.VV. “Live Recordings from The William Kennedy Piping Festival, 2018). CD. www.armaghpipers.com

DALLA PICCIONAIA: BERGAMO JAZZ 2020

DALLA PICCIONAIA: BERGAMO JAZZ 2020

DALLA PICCIONAIA: BERGAMO JAZZ 2020

15 – 22 marzo, 42° edizione

di alessandro nobis

Bergamo Jazz presenta anche in questo 2020 un programma la cui struttura a mio modesto avviso dovrebbe essere presa ad esempio da chi si candida alla direzione artistica di un qualsivoglia Festival di musica afroamericana: i Maestri vicino ai nuovi talenti, il maistream vicino alla sperimentazione, niente assurdi ammiccamenti al pop e dintorni, gli eventi distribuiti nei teatri e in molti altri luoghi istituzionali e non della bellissima Bergamo. Da Dave Douglas a Maria Pia De Vito la direzione artistica si mantiene di alto livello con una continuità di pensiero che negli ultimi quaranta anni ha saputo costruire un festival tra i più apprezzati dal pubblico e naturalmente tra i più ambiti dai musicisti. Creberg Teatro (in sostituzione del Teatro Donizetti, in restauro), Teatro Sociale, Museo della Cattedrale, l’ex Oratorio di San Lupo, Accademia Carrara, Auditorium di Piazza della Libertà, Sala Piatti, le strade della Città Bassa; ma non finisce qui perché “Scintille in Jazz”, la sezione del Festival occuperà ancora altri spazi come il Museo Bernareggi, lo Spazio Polaresco e l’Elav Circus. Questo per ciò che riguarda la musica in senso stretto, perché Bergamo Jazz cronologicamente viene dopo il Bergamo Film Meeting e quindi un una sorta di osmosi ecco i jazzisti che sonorizzano il cinema e la fotografia …………….., per non parlare poi della sezione didattica fondamentale per far conoscere ai giovanissimi il jazz formando anche il pubblico del futuro, un aspetto questo fondamentale perchè bisogna almeno provarci.

Insomma carne al fuoco ce n’è tantissima, ognuno potrà scegliere gli eventi a cui assistere e perché no, assistere a tutti gli eventi.

Quindi, a questo punto faccio una selezione degli eventi che personalmente mi sembrano più interessanti, ma solamente perché sono vicini alla musica che spesso ascolto e che spesso tento di descrivere con un piglio da musicofilo sul blog. Qui il festival si dovrebbe vedere e ascoltare tutto …

Inizierei con l’appuntamento di venerdì 20 all’Ex Oratorio San Lupo con la performance (ore 17:00) del chitarrista sardo Paolo Angeli, figura fondamentale della musica di avanguardia che con la sua chitarra sarda “preparata” dimostra come si possa smontare e rimontare il repertorio dei Radiohead band che con il jazz nulla c’entra ma la cui musica nelle mani di Angeli viene trasformata in un qualcosa d’altro, come si suo ascoltare nel suo “22.22. free Radiohead”. Il giorno seguente, sempre alle 17  ma all’Auditorium di Piazza della Libertà c’è l’attesissimo – almeno per chi scrive –  trio di Elvind Aarset, Gianluca Petrella e Michele Rabbia con le loro composizioni originali filtrate in modo intelligente ed equilibrato dall’elettronica che presenteranno l’ottimo “Lost River” prodotto da Eicher; tre musicisti che hanno sempre volto uno sguardo attento alle nuove sonorità che aprono nuovi spazi al jazz ed alla musica contemporanea. Naturalmente imperdibile il duo Karin Krog – John Surman (Domenica 22, Sala Piatti ore 11), due musicisti che hanno segnato la storia dell’etichetta di Manfred Eicher e del jazz europeo; straordinario evento anche perché negli ultimi anni il sassofonista inglese si è fatto poco vedere nel nostro Paese. Tra gli eventi al Teatro Sociale mi sono segnato sull’agenda il doppio concerto di giovedì 19; all’ottimo trio del pianista polacco Marcin Walilewski è stato assegnato il primo set, mentre il secondo vedrà sul palcoscenico il trio del sassofonista Chris Potter, con il pianista Craig Taborn ed il batterista Eric Harland. Non finisce qui perché il trio avrà come “ospite” nientemeno che il geniale chitarrista americano Bill Frisell: ne sentiremo delle balle come si suol dire. L’ultimo appuntamento che “mi” e “vi” segnalo è quello con il chitarrista Jakob Bro in compagnia di Mark Turner (sassofono), Thomas Morgan (contrabbasso) e Joey Baron naturalmente alla batteria (da ascoltare assolutamente il notevole “Bay of Rainbows” del 2017 per l’ECM). E mi fermo qui, non c’è nel programma un evento che non segnalerei, magari ci penseranno a farlo penne ben più autorevoli della mia.

A Bergamo non si fanno mancare niente ed infatti il 23 gennaio si aprirà “Aspettando il Festival”, un’altra decina di appuntamenti a Bergamo e dintorni organizzati da Associazioni e locali, fino al 4 marzo.

Programma 2020.jpg

INFO E BIGLIETTERIA

Concerti al Creberg Teatro

Per le tre serate in abbonamento al Creberg Teatro, la Fondazione Teatro Donizetti e ATB offrono un servizio di trasporto convenzionato a € 5,00 con una navetta in partenza dal Teatro Donizetti (lato Sentierone) con destinazione Creberg Teatro e ritorno.

Andata: partenza navetta dal Teatro Donizetti ore 20.15. Ritorno: partenza navetta dal Creberg Teatro dopo la fine del concerto

Il servizio navetta è prenotabile direttamente presso la Biglietteria della Fondazione Teatro Donizetti, che consegnerà un tesserino da esibire al personale del Teatro prima di salire sull’autobus.

Concerti al Teatro Sociale

Presentando al personale ATB l’abbonamento o il biglietto d’ingresso ai concerti a pagamento in programma al Teatro Sociale, si avrà accesso gratuito ai mezzi pubblici ATB (funicolare compresa) da e per Città Alta nei giorni di concerto, a partire da 2 ore prima dell’inizio dello stesso e fino a 1 ora dopo l’uscita da teatro.

18APP e CARTA DEL DOCENTE

La Fondazione Teatro Donizetti aderisce alle iniziative 18App e Carta del Docente: gli studenti che hanno compiuto 18 anni e i docentidi ruolo delle istituzioni scolastiche statalipossono acquistare abbonamenti e biglietti di Bergamo Jazz usufruendo del bonus ministeriale di 500€.

Prezzi abbonamenti e biglietti Concerti al Creberg Teatro

Abbonamenti da 45,00 a 83,00 €; ridotti da 40,00 a 75,00 €

Biglietti singoli concerti da 20,00 a 37,00 €, ridotti da 15,00 a 28,00 €.

Biglietti altri concerti

Da 5,00 a 15,00 €; ridotti da 3,00 a 11,00 €

Concerti sezione Scintille di Jazz e mostra di Jimmy Katz Ingresso gratuito fino a esaurimento posti

Calendario vendita abbonamenti e biglietti:

Concerti fuori abbonamento a pagamento: dal 28 gennaio 2020

Rinnovo abbonamenti: dal 28 gennaio al 1° febbraio 2020

Nuovi abbonamenti: dal 6 febbraio 2020

Biglietti singole serate al CREBERG TEATRO: dal 13 febbraio 2020

BIGLIETTERIA

c/oPROPILEI DI PORTA NUOVA

Largo Porta Nuova, 17 – Bergamo

Tel. 035.4160 601/602/603

E-mail biglietteria@fondazioneteatrodonizetti.org

Orari:

Da martedì a sabato | ore 13.00-20.00

Domenica 25 marzo | ore 17.00-20.00

c/oALTRI LUOGHI DI SPETTACOLO

La biglietteria apre 1 ora e mezza prima dell’inizio del concerto

www.teatrodonizetti.it

info@fondazioneteatrodonizetti.org

TERREMOTO 1891 (quotidiano Arena, dodicesima parte)

TERREMOTO 1891 (quotidiano Arena, dodicesima parte)

TERREMOTO 1891 (dodicesima parte)

ARENA, 11 – 12 GIUGNO 1891

DALL’OSSERVATORIO

Verona, 11 giugno, ore 11 ant.

Il movimento microsismico incominciato ieri alle ore 8,50 ant. Si mantenne per tutta la giornata; più marcato alle ore 10.10, 11, 11.9 ant., 12 m., 1.7. 4. 5.17, 5.25, 6, 6.36. 8. 8.47, 9.19, 10, 11.14 pom. nelle quali ore di è scaricato anche il sismografo Brassart.

Nella notte d’oggi quasi calma, eccettuato due scosse ondulatorie e poi sussultorie alle ore 0.45 e 2.25 ant. Nella direzione Est-Ovest: questa mattina alle ore 8,21 e 9,33 ant. Ondulatorie e sussultorie nella stessa direzione.

Per il Prof. Agostino Cav. Goiran

L’assistenteBATTOCCHI

*

Il cav. Goiran, direttore dell’Osservatorio geodinamico, è a Tregnago da ieri, con alcuni sismografi, per fare esperienze e per studiare il fenomeno avvenuto.

Ultima Ora

All’ora di mettere in macchina riceviamo questa lettera dal solerte nostro corrispondente:

Tregnago, 11 giugno 1891

Ieri alle 9 ant. e minuti e più tardi alle 4 pom. circa si verificarono altre scosse di terremoto; a Badia e Cogolo forte, qui a Tregnago molto più deboli. Gli abitanti impauriti correvano fuori all’aperta campagna.

Di quella delle 8,30 di stamane vi ho già telegrafato (vedi oltre).

Aggiungo solo che rimase ferito ad una mano Silvio Baunati ricevitore del dazio.

Ieri alle 3,12 pom. se ne tornò qui il Prefetto dopo aver visitato i luoghi più colpiti del disastro; egli dichiarò al nostro Sindaco che partirà molto impressionato della gravità dei danni, non inferiori a quanto gli era stato prima annunciato.

Cominciano a giungere le offerte. Vi segnalo tra le più cospicue quella della provincia: lire 2000 a Tregnago, 1500 a Badia. Del comune di Verona lire 300 per Tregnago e 200 a Badia, di quello di Cologna lire 100, del conte Cipolla 1.200, poscia altri minori. Il signor Gamato di Venezia già maresciallo dei carabinieri inviò L. 20 levate dalla sua tenue pensione.

Un grazie di cuore a tutti questi generosi ed uno speciale a voi dell’Arenache primi avete iniziate le sottoscrizioni.

 

Ultimissima ora

Tregnago, ore 2.

C.) A Marcemigo è crollata or ora un’altra casa. Fortunatamente non si debbono deplorare vittime perché era stata fatta sgombrare dopo il terremoto dell’altra notte.

Continua il panico della popolazione.

 

VENIAMO IN SOCCORSO

Di TREGNAGO, BADIA

E Comuni finitimi

 

E’ inutile ormai ogni fervorino per incitare il pubblico a venire in soccorso dei colpiti dal terremoto del sette.

I paesi di Badia Calavena e di Tregnago, di Selva, di Vestena, ecc,. si possono dire per tre quarti distrutti: la popolazione attende l’obolo dei generosi.

 

Lista di ieri L. 718
Offerte d’oggi:
Cinquetti Arcadio 5
Cav. Gabriele Formica 5
Longo Turri Antonio 5
Antonio Zini 30
Guido dottore Scudellari 5
Emilia Scandola 5
A. cav. Fioretti 5
Smerzi rag. Vittorio 5
Guglielmo Ennike rappresentante la ditta Franc. Schreiner e figli di Graz 40*
Guardini Gaetano 10
Gallizioli Giulio 10
Giulia cont. Pellegrini 25
Maria Rebustello 10
Avv. Cav. Luigi Dorigo 20
G. B. (da Milano, in memoria della moglie) 10
A.V. 5
Avv. Giuseppe Boccoli 39
Coniugi B. A. 5
TOTALE L, 953

 

(*) L. 20 per Tregnago e L.20 per Badia (**)

(**) Erano 15 per Tregnago, 15 per Badia, 10 per Bussolengo. Noi ci siamo permessi di ripartire queste 10 fra i due paesi colpiti dal terremoto, perché per Bussolengo non s’è aperta sottoscrizione e non occorre aprirla. N. d. D.

*

E’ il Conte Gerolamo Brognoligo che ci mandò ieri L. 50 e non Gaetanocome erroneamente venne stampato.

 

DA SOAVE

ci scrivono:

In questi giorni neoi quali ogni veronese si sente attratto da quel sentimento di carità che il cuore detta nei grandi disastri, anche a Soave delle anime generose commosse dalla tremenda sciagura calatasi sui fratelli del Mandamento di Tregnago hanno cercato tutti  i modi onde lenire in parte il dolore di quei poveri disgraziati gettati sul lastrico dal fatale terremoto di domenica scorsa.

Ognuno di certo conoscerà sia di nome di che fama la ormai celebre artista di canto signorina Giuseppina Carnielli.

Orbene: quest’esimia artista che noi Soavesi vantiamo di annoverare fra i nostri concittadini, con n obile pensiero di offrì di dare nel paese natìo un concerto a totale beneficio dei poveri colpiti dal terremoto di Tregnago.

Concertatasi a quest’uopo coll’egregio maestro sig. Ferruccio Cusinati di Caldiero, questi si dichiarava pronto di concorrere nella filantropica opera ed insieme decisero di dare tale concerto nella sera di Domenica 14 corrente nel locale teatro gratuitamente concesso dal proprietario sig. Mussati.

Sebbene sia convinto non occorra stimolo alcuno, puro faccio caldo appello a tutti coloro che sanno quanto sia il bisogno di quei poveri nostri fratelli colpiti dalla sventura, ad intervenire a tale festa, poiché posso assicurare che oltre ad un’opera di carità degna di premio, verranno a passare un pio d’ore godendo della buona musica ed onorando dei buoni artisti.

Lo Scaligero

DA LEGNAGO

Terremoto – Statuto

Ci scrivono in data 9 giugno:

Anche qui sabato notte, preceduto da un rombo fortissimo, si fece sentire il terremoto che durò parecchi secondi: fortunatamente però non si ebbe a deplorare alcuna disgrazia e tutto si è circoscritto ad un po’ di panico, che ben presto passò, mantenendosi la popolazione assai tranquilla.

 

 

1^ PARTE: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/08/30/terremoto-verona-1891-quotidiano-arena-prima-parte/)

2^ PARTE: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/09/20/terremoto-verona-1891-quotidiano-arena-seconda-parte/)

3^ PARTE: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/09/29/terremoto-1891-quotidiano-arena-terza-parte/)

4^ PARTE: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/10/05/terremoto-verona-1891-quotidiano-arena-quarta-parte/)

5^ PARTE: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/10/25/terremoto-1891-quotidiano-arena-quinta-parte/)

6^ PARTE: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/11/10/terremoto-1891-quotidiano-arena-sesta-parte/)

7^ PARTE:  (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/11/24/terremoto-1891-quotidiano-arena-settima-parte/)

8^ PARTE: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/12/02/terremoto-1891-quotidiano-arena-ottava-parte/)

9^ PARTE: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/12/08/5089/)

10^ PARTE: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/12/22/terremoto-1891-quotidiano-arena-decima-parte/)

11^ PARTE: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/01/05/terremoto-1891-quotidiano-arena-undicesima-parte/

 

 

 

 

FRANCIS M. GRI “Decays”

FRANCIS M. GRI “Decays”

FRANCIS M. GRI  “Decays”

Time Released Sound. CD, 2018

di alessandro nobis

Così il compositore inglese David Toop (autore tra l’altro di una delle due facciate di Obscure 4, pubblicato nel 1975 dall’etichetta prodotta da Brian Eno) definiva la musica “ambient” nel 1974: “«piuttosto che emergere come una nave sull’oceano, diventa parte di quello stesso oceano. … … Musica che sentiamo, ma che non sentiamo; suoni che esistono per metterci in condizione di sentire il silenzio; suoni che ci rilevano dal nostro bisogno compulsivo di analizzare, incasellare, categorizzare isolare…». Sui concetti allora espressi dallo stesso Toop e da Eno che senz’altro erano dei profondi conoscitori dei teoremi di Riley, di Cage, di Glass o di Karlheinz Stockausen ebbe inizio la “stirpe” dei musicisti europei che si dedicarono a questo nuovo “per le masse degli ascoltatori” idioma, a partire dalla scuola tedesca dei vari Klaus Shultze. Peter Baumann ed Edgar Froese.

Questo lavoro pubblicato nel 2018 da Francis M.Gri si inserisce nella migliore tradizione ambient confermando quello che aveva evidenziato nei suoi precedenti lavori in studio tra i quali cito “Falls and Flares” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2017/11/22/francis-m-gri-falls-and-flares/)  e “B/ue” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/07/09/francis-m-gri-b-ue/)e nelle sue performance live come quella veronese al Cohen. Questo suo lavoro, “Decays” presenta quattro composizioni di cui una mi ha particolarmente affascinato, “The Age of Materialism” una suite di tre movimenti: “Anger”, “Anxiety” e “Apathy” complessivamente della durata di una ventina di minuti. a2679409262_16“The Age ….” è una lunga suite che attraverso un attento ascolto ti porta a comprendere la declinazione del linguaggio, il gusto e la ricerca dei suoni e del loro equilibrio che vi sono dietro alla musica di Francis M. Gri e che ne rappresentano i suoi caratteri distintivi, venti minuti che ti trasportano nell’universo della miglior musica ambient che come dice Brian Eno, “porta a cambiare lo stato d’animo di chi ne fruisce”. I suoni cupi dell’intro di “Apathy” seguiti da impulsi “robotici” in attesa dell’intervento degli accordi sulla chitarra – lo strumento “vero” di M. Gri – che creano dei pattern che attraversano la “macchina” e che sono elemento sostanziale nella costruzione e nello sviluppo di questa e delle scritture in genere di questo compositore che assieme ad uno sparuto gruppo di colleghi produce piccoli capolavori sonori in numero limitato di copie, con grande cura al loro aspetto fisico, ma che sono anche reperibili sulle varie piattaforme per il loro download.

https://soundcloud.com/time-released-sound/francis-m-gri-decays-subliminal-violence

https://timereleasedsound.bandcamp.com/album/decays

 

ANDY IRVINE E LA “BALKAN CONNECTION” 

ANDY IRVINE E LA “BALKAN CONNECTION” 

ANDY IRVINE E LA “BALKAN CONNECTION”

di alessandro nobis

Molti appassionati di musica popolare – tra i quali chi scrive –  hanno scoperto i ritmi ed i suoni balcanici grazie all’ascolto della musica tradizionale irlandese (e già questo è incredibile, ma solo in apparenza), in particolare consumando letteralmente i dischi del gruppo cardine del folk revival, i Planxty di Christy Moore, Donal Lunny, Liam O’Flynn, Matt Molloy e di Andy Irvine (e Johnny Monyhan). In particolare Andy irvine, londinese di nascita ma con padre scozzese e madre irlandese, ebbe il merito di introdurre la musica dei Balcani che vennero poi arrangiate in modo sublime ed inserite alla perfezione in alcune tra le più significative incisioni del gruppo.

Tutto ebbe inizio nel fatidico 1968, quando finita l’esperienza con gli Sweeneys Men, Irvine e consorte partirono per un viaggio nella penisola balcanica, Yugoslavia, Romania e Bulgaria. Narrò nel ‘92 lo stesso Irvine al giornalista Colin Irwin di avere scoperto quei suoni mentre, facendo l’autostop nella Yugoslavia del Maresciallo Tito, fu raccolto da un camionista che ascoltava musica balcanica: fu una vera folgorazione e da quel giorno ogni occasione fu buona per acquistare ed ascoltare i vinili o le cassette di quel ricchissimo repertorio di musiche che accompagnavano le danze popolari e le ballate.  Prive inoltre acquistò un bozouky, probabilmente in Macedonia, e lo regalò all’amico Donal Lunny che lo modificò montando corde accoppiate che avrebbero dovuto suonare all’unisono rispetto alle originali usate in Macedonia accordate invece su ottave  diverse. Ritornato in Irlanda, Irvine riascoltò lungamente il materiale acquistato riuscendo ad entrare in sintonia con quei ritmi dispari così diversi da quelli irlandesi e partire da “The Well Below The Valley” iniziò a proporre quelle musiche arrangiandole così mirabilmente da affascinare i fans della prima ora (e della seconda, e della terza ….) dei Planxty, inserendo il bellissimo suono del bozouky “irlandese” suonato da Lunny.. “Questa musica mi prese all’amo, e non mi lasciò ma più”.

Dopo qualche anno incontrerà Nikola Parov, polistrumentista bulgaro trapiantato a Budapest e leader di quello straordinario gruppo che furono gli Zsaratnok, e parti il progetto Mozaik.

Credo infine che Irvine abbia lasciato un’eredità importante e che abbia dato l’impulso alla scoperta irlandese della musica balcanica: non credo di sbagliare di molto se dico che gli inviti al quintetto di Theodosii Spassov, ad Ivan  Georgev, Georgi Makris e Stefce Stojkowsky fatti dal prestigioso William Kennedy Piping Festival di Armagh, Ulster, siano in piccola parte di questo straordinario musicista tuttora in piena attività.

Ho creduto opportuno scrivere queste righe su di un aspetto poco considerato del folk revival irlandese e di compilare un elenco, secondo le mie possibilità, dei brani tradizionali balcanici e delle ballate scritte da Irvine sulla sua esperienza di viaggio in Europa Orientale incisi con i Planxty, nei suoi album solistici e con i Mozaik.

PLANXTY:

THE WELL BELOW THE VALLEY”, 1973. Polydor Records: “Time Will Cure me” (autobiografica).

COLD BLOW AND THE RAINY NIGHT”, 1974. Polydor records: “Băneasă’s Green Glade”/”Mominsko Horo”.

“AFTER THE BREAK”, 1979. Tara Records”Smeceno Horo” (Bulgarian dance).

LIVE IN BREMEN”, 1979 pubblicato 2018. “Smeceno Horo”. Radio Bremen Records.

ANDY IRVINE:

ANDY IRVINE AND PAUL BRADY”, 1976. Mulligan Records “Autumn Gold” (autobiografica).

RAINY SUNDAYS ,,,, WINDY DREAMS”, 1980. Tara Records. “Romanian Song”,  “Paidushko Horo” e “Rainy Sundays” (autobiografica).

EAST WIND”, 1992, Tara Records

“Chetvorno Horo”.

“The Bear’s Rock”

“Dance of Suleiman”

“Illyrian Dawn”

“Pride of Macedonia”

“Antice”

“Two Steps to the Bar”

“Kadana”

“Hard on the Heels”

RAIN ON THE ROOF”, 1996. Autoproduzione “Gruncharsko Horo”/”Baker’s Dozen”.

BIRTHDAY CONCERT”, 2014. Autoproduzione “Suleman’s Kopanitsa” e “Romanian Horă”.

MOZAIK:

LIVE FROM THE POWERHOUSE”, 2004. Compass Records

“Suleman’s Kopanitsa”

“Romanian Horă”

“Băneasă’s Green Glade”

“Smeceno Horo”

THE LONG AND THE SHORT OF IT”, 2019. Autoproduzione Mozaik.

“Like a soft Breeze” (Laphatiotis / Pappos)

“Gymes”

“The Song of the Nightingale” (Trad. Tracia)

“Neratzoula” (canzone, Peloponneso)

 

DALLA PICCIONAIA: NARRAZIONI FUORI CORSO, seconda edizione

DALLA PICCIONAIA: NARRAZIONI FUORI CORSO, seconda edizione

DALLA PICCIONAIA: NARRAZIONI FUORI CORSO 2edizione

“17 gennaio – 7 febbraio 2020” Caffè FUORICORSO, Verona

di alessandro nobis

Prenderà il via venerdì 17 gennaio la seconda edizione de “Narrazioni Fuori Corso”, quattro appuntamenti con inizio alle 17:30 che si terranno nell’accogliente Caffè FUORICORSO, in Via Nicola Mazza 7 a Verona, zona Università. A proporli è Maurizio Gioco, burattinaio, studioso del teatro di figura e creatore di burattini e di sceneggiature del Teatro Giochetto, il cui atelier si trova a pochi passi dal Caffè.

Maurizio Gioco rappresenta, a mio avviso, quella corrente di pensiero che se da un lato percorre il sentiero della continua ricerca storica e della contemporaneità artistica, dall’altro mantiene le radici nella tradizione secolare del teatro di figura: è sufficiente fare una visita al Caffè FUORICORSO, dov’è allestita “La vita è … appesa a un filo”, esaustiva esposizione di alcune sue creature, per capire la modernità delle sculture lignee che l’”artigiano” Gioco crea e i cui tratti sembrano ispirati da correnti artistiche nate durante il ventesimo secolo, come il cubismo di Pablo Picasso e George Braque.

Gioco va oltre il classico spettacolo di burattini: le sue braccia si trasformano esse stesse in burattini, le movenze del corpo e le espressioni del volto diventano parte essenziale della performance e le narrazioni riguardano spesso episodi della storia locale, come quella dedicata al Bandito Falasco o prendono vita dallo studio di canti narrativi raccolti da etnografi a partire da metà ‘800. La presenza di Daniela Pasquali e dell’organettista Francesco Pagani dà un ulteriore tocco di originalità alle proposte che il Teatro Giochetto porta in giro per l’Italia e anche per l’Europa.

Vista l’originalità della rassegna, abbiamo rivolto alcune domande a Gioco per conoscere meglio la tipologia dei quattro appuntamenti.

Questa è la seconda edizione delle “Narrazioni Fuori Corso”. Com’ è andata l’edizione precedente?

– Direi che la precedente edizione è andata molto bene. A ogni appuntamento il pubblico era numeroso e interessato. Alcune serate sono state arricchite dalla presenza di esponenti del teatro di figura di passaggio a Verona, come Enzo Chiesi, della Scuola per burattinai di Faenza, e gli attori del Teatro Verde di Roma, tra cui la segretaria nazionale di UNIMA Veronica Olmi.

Se ho pensato di riproporre questa formula, che prevede un’introduzione teorica seguita da una performance, è proprio a seguito delle richieste ricevute.

Ringrazio Anna e Paolo, gestori del locale, per la disponibilità; è uno spazio che ben si adatta a questo tipo di proposta, un Caffè che tanto mi ricorda il Cabaret Voltaire di Zurigo, dove ai primi del ‘900  si esibiva con numeri di teatro di figura la burattinaia e performer Dada, Emmy Hennings.

Mi sembra che il titolo che hai scelto per la rassegna, al di là che giustamente porta il nome del locale che la ospita, renda bene il tuo progetto di teatro di figura … “Fuori Corso” come a marcare una certa indipendenza del tuo lavoro rispetto al maistream che altri a Verona, e non solo, percorrono

– Come i binari del treno che corrono paralleli, cerco di sviluppare una poetica che tenga conto e rispetti la tradizione ma, nello stesso tempo, l’attualizzi. Nei miei spettacoli inserisco sempre elementi sperimentali, a volte emergono nella scultura delle “figure”, altre volte nell’organizzazione e nel linguaggio dei testi.

Ritengo che il burattino sia una specie di spugna che assorbe, con estrema sensibilità, quello che succede intorno a lui, attento in particolare alle contraddizioni sociali che appartengono al nostro tempo.

Visto il particolare modus operandi, ho preferito dar vita a un mio personale teatro, strumento col quale mettermi in “gioco”… non potrei fare altrimenti!

– Ci puoi illustrare brevemente il contenuto dei quattro incontri?

Apro questa breve rassegna con “Arlecchino in Madagascar”, personaggio della Commedia dell’Arte catapultato in terra malgascia, uno spettacolo anche per bambini. Seguirà “Margherita e il drago” rappresentazione ispirata a un codice medievale conservato presso la Biblioteca Civica di Verona. Il terzo appuntamento ha un taglio più attuale; è la riduzione del testo “La notte di Valpurga” del poeta russo V. Erofeev che mette a nudo problemi sociali come l’alcolismo, l’esclusione e la solitudine. Infine racconterò una storia autobiografica legata a mia zia Lina, una sarta che ha accompagnato per molti anni il mio lavoro creativo.

Scorrendo il programma degli incontri mi sembra di capire che anche se non in ordine cronologico i quattro appuntamenti ripercorrono la storia del teatro di figura, da quello tradizionale a quello contemporaneo, attraverso una combinazione tra teatro di figura e cantastorie.

– Burattinai e cantastorie hanno sicuramente un’origine comune; entrambe erano erranti e si rivolgevano a un pubblico popolare. In Sicilia questo legame è ben rappresentato ancor oggi dai cuntisti-pupari. Nei nostri territori, invece, i burattinai hanno costituito un loro repertorio ben distinto da quello dei cantastorie. Durante le mie ricerche, però, ho evidenziato la presenza di alcuni personaggi tipici del mondo burattinesco, come Sandrone, nelle ballate di Giulio Cesare Croce, nato nel 1550 a San Giovanni in Persiceto, autore delle avventure di Bertoldo ma soprattutto cantastorie. Entrambi queste due figure di teatranti usavano la loro arte anche per mettere in scena eventi quotidiani; a tale proposito le cronache riportano di una memorabile rappresentazione con i burattini, tenutasi in piazza Cittadella nel 1882, per raccontare l’alluvione che in quei mesi aveva colpito la nostra città.

Lo spazio che hai scelto si presta benissimo alle caratteristiche delle tue performance, senza teatro, senza quinte, solo i burattini e la persona che gli dà vita.

– In realtà, in tre spettacoli monterò la mia baracca, mentre il quarto sarà un racconto animato. Sarebbe auspicabile che, in un prossimo futuro, Verona avesse uno spazio dedicato al teatro di figura per rappresentazioni rivolte sia ai bambini, sia agli adulti, e per promuovere laboratori di ricerca in tale ambito.

Siamo tra le poche città italiane che non ospitano un festival di settore.

A pochi passi dal Fuoricorso, in via Mazza 40, c’è il mio atelier che è possibile visitare, previo appuntamento.

Questo il programma nel dettaglio:

17 Gennaio ore 17.30“Arlecchino in Madagascar” – Burattini Tradizionali

24 Gennaio ore 17.30“ Margherita e il Drago” Cantastorie e Burattini

31 Gennaio ore 17.30“La notte di Valpurga” – Burattini Contemporanei

7 Febbraio ore 17.30“ Burattini e Ballate ” – “Storia di una sarta e di un burattinaio”

Per informazioni:

Caffè FUORICORSO 349 554 8924

https://www.facebook.com/BarFuoricorsoVerona/?rf=275500012489785

M. Gioco https://www.facebook.com/maurizio.gioco?fref=search&__tn__=%2Cd%2CP-R&eid=ARBNggIHxUbBkiKx-b70gj-rRhC_FWCN5dJ9Rtw-VOmddiJU0Y-yTvcCZhnfzv_fIDV3rzx9tGce2VRV

https://teatrogiochetto.wordpress.com

Daniela Marani: https://danielamarani.wordpress.com