MAFFEI – LAPROVITERA – VERGERIO. “San Martino 1859”

MAFFEI – LAPROVITERA – VERGERIO. “San Martino 1859”

MAFFEI – LAPROVITERA – VERGERIO. “San Martino 1859”

Edizioni Segni D’Autore, pagg. 128 a colori, 21×30 cm. 2019, € 19,90

di Alessandro Nobis

Dalle mie parti gli anziani narrano che i terreni morenici a sud del Lago di Garda su entrambe le sponde del fiume Mincio diano vini dalle proprietà organolettiche così particolari perché nel suolo siano rimaste le anime e qualcosa d’altro dei diecimila soldati caduti nelle furibonde battaglie della metà del secolo diciannovesimo, quelle che sono considerate dagli storici come le “Guerre d’Indipendenza”. Sulla destra idrografica del Mincio, nella zona di Custoza, vennero combattute due sanguinose battaglie negli anni 1848 e 1866 mentre sulla sinistra il 24 giugno del 1859 si confrontarono 230.000 soldati nelle zone di Solferino e di San Martino “Della Battaglia”. Emilio Maffei (soggetto), lo sceneggiatore Andrea Laprovitera (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2018/11/09/andrea-laprovitera-carlos-barocelli-betty-zane/) e Luca Vergerio (illustrazioni) in questo nuovo volume delle Edizioni “Segni D’autore” ci regalano una Microstoria – quella del Capitano Sabaudo Carlo Santamaria e dei suoi uomini – che si sviluppa nella Storia, ovvero nelle terribili ore della Battaglia di San Martino che costò la vita a quasi ottomila militari ed anche a parecchi civili, uccisioni che ora si chiamano “effetti collaterali”; una autentica strage che convinse l’imprenditore svizzero Jean Henry Durant a formare un gruppo di volontari che aiutasse i feriti nelle battaglie, gruppo che successivamente diventò la Croce Rossa Internazionale.

SAN-MARTINO-1859L’impostazione di questo splendido volume, ovvero la lettura della Storia Risorgimentale attraverso le Storie personali, è a mio avviso vincente e rappresenta quello che nel mondo della scuola dovrebbe affiancare i libri di testo  “ufficiali” che nel caso anche del Risorgimento si fermano troppo spesso su nomi, date, vittorie e sconfitte, pur importanti. Qui la sceneggiatura di Laprovitera su soggetto di Emilio Maffei è ancora una volta efficace ed è superbamente resa viva dagli acquerelli di Vergerio (che aveva già realizzato le tavole per “Baracca ed il Barone”) precisi e puntuali come nelle migliori graphic novel anche nella ricostruzione delle divise, e le ambientazioni interne ed esterne riflettono il paesaggio del basso Garda e le contrade e le fattorie che lì si trovano ancora oggi ed ospitano aziende vinicole.

Volume da consigliare agli appassionati della nostra storia e soprattutto a chi la deve insegnare ai bambini e ragazzi più giovani. Tra loro magari si nasconde qualche futuro disegnatore o sceneggiatore.

www.segnidautore.it

 

 

 

 

 

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BARABAN “Musa di pélle, pinfio di legno nero …….”

BARABAN “Musa di pélle, pinfio di legno nero …….”

BARABAN

“Musa di pélle, pinfio di legno nero …….”

MADAU DISCHI D-013, LP 1986

di Alessandro Nobis

Registrato nel marzo del 1984 e pubblicato due anni dopo dall’importante etichetta Madau, questo ottimo ellepì rappresenta l’esordio per i Barabàn, ensemble lombardo formatosi all’inizio degli anni ottanta con l’intento di esplorare, ricercare e riportare alla luce i repertori del folklore della loro area di provenienza; un approccio alla tradizione che all’epoca seguivano di fatto tutti i musicisti interessati alla cultura popolare ed alla sua nuova divulgazione. In particolare le aree oggetto del lavoro sono il milanese occidentale, il basso pavese e due aree del bresciano, quella a sud e quella compresa tra le province appunto di Brescia e di Sondrio.

Ecco che quindi, come si conviene, il repertorio presentato è una sorta di piccolo compendio alla tradizione lombarda – e nord italiana -: canti narrativi, rituali, ninne nanne con una particolare attenzione verso le danze tradizionali come lo Stranot, la Manfrina, la Curenta, il Sotis ed ancora la Moferrina e la Giga, presentate anche con dovizia di particolari nel curatissimo libretto che accompagnava l’ellepì, che iniziava con questa dichiarazione di intenti, rispettata in pieno visto che il gruppo è fortunatamente ancora in attività: “Evitando ambigue operazioni commerciali all’insegna de folklorismo e rifuggendo da nostalgici interventi tesi a recuperare un’oleografia e utopistica civiltà contadina ……..………. il gruppo, con rigorose metodologie di ricerca e scrupoloso impegno scientifico, lavora allo scopo di documentare e diffondere la conoscenza dei modi comunicativi delle classi subalterne lombarde, con particolare attenzione alla loro cultura musicale.

Al tempo di queste registrazioni, dei Barabàn facevano parte Vincenzo Caglioti, Placida Staro, Guido Montaldo. Giuliano Grasso e Aurelio Citelli. Disco e gruppo tra i più importanti di quegli anni così significativi per la riscoperta della cultura popolare italiana.

SUONI RIEMERSI: BANDALPINA “La va benòne”

SUONI RIEMERSI: BANDALPINA “La va benòne”

SUONI RIEMERSI: BANDALPINA “La va benòne”

Associazione Culturale Meridiana CD, 2008

di Alessandro Nobis

Anche se questo “La va benòne” è stato pubblicato “solo” nove anni or sono, trovo opportuno parlare di questo progetto a suo modo visionario e e degno della massima attenzione nato nel 1989 che radunava in studio e dal vivo musicisti di area tradizionale attivi nelle Prealpi ed Alpi centrali, grosso modo tra il bresciano ed il leccese. Bravi strumentisti sì, ma anche ricercatori e studiosi della tradizione di una parte d’Italia poco conosciuta anche a coloro che hanno a cuore la conservazione e lo studio della cultura popolare nostrana; un’area invece che vista da vicino presenta repertorio ricco e variegato di tutti gli aspetti di ciò che viene chiamata “oralità”.

bandalpinaProgetto come dicevo coraggiosamente “visionario” perché nel nostro bel paese il solo pensare di avviare un progetto di così ampia portate risulta essere un vero e proprio azzardo e quindi va dato grande merito a chi è riuscito a realizzare l’impresa. L’“Associazione Culturale Meridiana” ha tirato le fila di questa benemerita operazione, negli anni molti musicisti hanno fatto parte di Bandalpina e la musica contenuta nel CD è molto interessante perché va a coprire un po’ tutti i repertori, dalle marce di Carnevale (il brani eponimo), le arie di danza, gli arrangiamenti delle numerose arie scritte da suonatori di campane per i campanari in particolare nella bergamasca. Da Dossena, Leffe, Casnigo ad Albino (insomma la patria di Valter Biella, dei magam e degli Smorfiacc) arriva la maggior parte delle composizioni, dal leccese uno Scottisc ed una Mazurka. Belli gli arrangiamenti, nel rispetto della tradizione, musica piacevolissima che porta alla luce suoni e repertori coperti nei decenni dallo sviluppo economico e dai mass media.

Sul sito www.bandalpina.it altre informazioni sull’attività di Meridiana e magari sulla reperibilità dei Cd e delle pubblicazioni. Buona Fortuna!

http://www.bandalpina.it

 

FABIO DOVIGO “Mirò”

FABIO DOVIGO “Mirò”

FABIO DOVIGO “Mirò”

MG Records 04, 1990

di Alessandro Nobis

Violoncellista, organettista, tastierista e compositore bergamasco e membro dell’ensemble Magam (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2017/01/15/magam-suonando-lallegrezza/), Fabio Dovigo con questo “Mirò” realizzava il suo primo ed unico lavoro solista, pubblicato – autopubblicato per la verità – nel 1990 (ventisette anni fa…….) e sostanzialmente rimasto sconosciuto anche ai musicofili più attenti.

“Mirò” è la prova provata, veramente l’ennesima, di come il mondo musicale italiano abbia nascosto, nasconde – e proseguirà su questa strada – piccoli ma significativi progetti di ricerca popolare e di composizione verso i quali (fatte le debite quanto rarissime eccezioni) le case discografiche e di distribuzione a loro collegate, i produttori, gli enti pubblici, i tuttologi ed infine i promoter nazionali e locali malati spesso di esterofilia acuta non hanno mai mostrato e perseverano  in questo, alcun interesse.

scansione-dovigoE quindi è con grande piacere e grave ritardo che, grazie a Ranieri Fumagalli al tempo coinvolto nell’operazione “Mirò”, ho ascoltato questo lavoro del quale non conoscevo affatto l’esistenza. Tutte le composizioni sono originali di Dovigo ed alle registrazioni hanno partecipato musicisti legati alla tradizione come Ranieri Fumagalli e Oliviero Biella vicino ad altri provenienti dal mondo del jazz come Gianluigi Trovesi. La musica? Siamo nell’area di quella che oltralpe veniva chiamata in quegli anni “nuova musica acustica”, ovvero musica sì ispirata dalle tradizioni ma anche dalla ricerca di nuovi suoni, di nuove combinazioni, di nuove strade (e Riccardo Tesi in Italia ne è stato il pioniere). Ecco quindi lo scottish dell’aviatore aperto dall’organetto di Dovigo e dal contrabbasso pizzicato di Sandro Massazza, la danza “E sette e otto” vicino a “Sempre l’ora del tè” con l’intro di campanine ed il bel solo di Trovesi al soprano; una prova convincente e sincera, brani costruiti con passione ed abilità artigianale che quasi trent’anni dopo si ascoltano e si apprezzano ancora. Interessante ma un vero peccato che questo progetto non abbia avuto un seguito, peccato anche che Fabio Dovigo abbia abbandonato – così mi risulta – l’attività di musicista.

MAGAM “Suonando l’Allegrezza”

MAGAM “Suonando l’Allegrezza”

MAGAM “Suonando l’Allegrezza”

Robi Droli 008 LP, 1988

di Alessandro Nobis

Al momento della pubblicazione di questo LP, ovvero nel 1988, il catalogo Robi Droli (benemerita etichetta piemontese che ebbe il coraggio di promuovere musica e musicisti del panorama tradizionale italiano) aveva in catalogo La Ciapa Rusa, I Suonatori delle Quattro Province, Ritmia, Buntemp, Re Niliu, ed i Musetta insomma le migliori realtà di quegli anni. Ed i Magam.

Era tempo che desideravo scrivere due righe sui Magam, da quando un anno fa ne avevo parlato con Vittorio Grisolia in occasione di un bel concerto veronese degli Smorfiacc del quale avevo parlato in questa sede (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/03/05/dalla-piccionaia-smorfiacc/).r-5522846-1395572056-3433-jpeg

I Magam erano un quartetto dell’area bergamasca nel quale militavano Fabio Dovigo (organetto, violoncello, tastiere e voce), Luigi Basurini (campanine, cetra, clarino e voce), Oliviero Biella (chitarra, violino, voce) e Ranieri Fumagalli (baghet, piva bergamasca, bombardino, flauto e voce). Il loro repertorio comprendeva brani della tradizione delle valli bergamasche – soprattutto la Val Seriana –  arrangiati in modo elegante ed allo stesso tempo filologico affiancati da brani originali, cosa che per l’epoca era una novità: Casnigo, Leffe, Parre, Grumello, Desenzano al Serio i punti di origine delle musiche (danze, serenate, canti narrativi) ripresi da volumi editi dal DAMS di Bologna curati da Valter Biella ed anche arrangiamenti di composizioni originariamente scritte per campane, come “Asimmetrica” e “Quand’i campane / Otto campane) che chiudono questo bel disco.

Ad essere sincero non sono a conoscenza di altro materiale prodotto dai Magam (a parte l’audiocassetta “Musiche per il Natale” del 1990) o dell’esistenza del CD di “Cantando l’Allegrezza”.

Un disco significativo che copre un’area del centro nord che nascondeva e forse ancora nasconde tesori musicali importanti. Il testimone è passato agli Smorfiacc: sosteniamoli.

 

 

 

DALLA PICCIONAIA: Smorfiacc

DALLA PICCIONAIA: Smorfiacc

LA FONTANA AI CILIEGI, SAN PIETRO IN CARIANO (Vr), sabato 27 FEBBRAIO.

SMORFIACC

di Alessandro Nobis

Sebbene il loro set sia stato solamente di una trentina di minuti – era l’occasione per partecipare alle selezioni versonesi di Suonare a Folkest 2016 – gli Smorfiacc hanno ricordato a tutti i presenti quanto sia variegato e ricco il patrimonio culturale tradizionale italiano: un ricordo subito seguito dallo sconcerto nei confronti di quanti “amministrano” la cultura snobbando per ignoranza o ancor peggio consapevolmente la storia ed il presente delle nostre radici e di conseguenza le persone che se ne occupano.

Gli Smorfiacc (i “musicisti”) provengono dalla bergamasca ed in 5 brani hanno dato una bella panoramica di quanto questa zona “nasconda” agli occhi dei più: canti narrativi (fa sempre piacere ascoltare nuove lezioni de “La Donna Lombarda”), arie di danza (Valzer, Scottish, Monfrine) e canti d’infanzia come “Chi bussa al mio castel”, alcuni tratti dal loro primo lavoro, altri inediti. Sonorità acustiche, riletture intelligenti della tradizione che fanno intendere un notevole quanto pregevole lavoro di ricerca e di rielaborazione sono le coordinate di questo bel quintetto: Vittorio Grisolia al violino, Franco Liloni al canto, Fabio Brivio alla baghet, Giovanni Baronchelli alla fisarmonica e bozouky e Simone Malan al violoncello, una formazione timbricamente più ricca rispetto al quella che ha inciso il disco d’esordio.

“Direttori artistici” dei festival estivi, datevi una svegliata e chiamateli.

 

http://www.smorfiacc.com