DAVID MUNROW · THE EARLY MUSIC CONSORT OF LONDON “Instruments of the Middle Age and Reinassance”

DAVID MUNROW · THE EARLY MUSIC CONSORT OF LONDON “Instruments of the Middle Age and Reinassance”

DAVID MUNROW · THE EARLY MUSIC CONSORT OF LONDON “Instruments of the Middle Age and Reinassance”

EMI Records. Box con 2 LP + Libro. 1976

di alessandro nobis

Questo box set pubblicato nel 1976 (ma registrato tra il 1973 ed il 1974) ha segnato una svolta epocale per l’aver spalancato le porte del mondo allora poco frequentato della musica antica sia agli appassionati di musica classica che a quelli che a metà degli anni settanta seguivano il così chiamato movimento del “Folk Revival” inglese. Due i dischi, il primo dedicato al Medio Evo il secondo al Rinascimento che raccolgono i suoni degli strumenti ma anche altrettanti esempi del repertorio arrivato fino a noi attraverso preziosissimi manoscritti, dischi che si possono considerare il lascito testamentario di David Munrow scomparso in giovanissima età a trentatrè anni lasciando un vuoto enorme ma anche illuminando una via per lo studio e la valorizzazione di queste splendide musiche.

La vastità delle tipologie dei repertori presentate in una settantina di brani, la ricerca per ricostruire in modo credibile i suoni di un’epoca così lontana anche utilizzando strumenti alloctoni rispetto alle culture europee, il brio, la freschezza e la brillantezza esecutiva del Early Music Consort (nel quale militava anche Christopher Hogwood) e la cura nel comporre il volume di 97 pagine fanno come detto di questo “Instruments of the Middle Age and Reinassance” (stampato nel 2007 anche in compact disc) una sorta di Santo Graal che ha avvicinato allo studio di questi repertori numerosissimi musicisti di area classica e tradizionale. A questo proposito, per quanti volessero ascoltare le collaborazioni di David Munrow con i più prestigiosi musicisti dell’area della tradizione musicale inglese segnalo quelle con Shirley & Dolly Collins “Anthems in Eden” (1969), The Young Tradition “Galleries” (1969), Shirley Collins “A Favourite Garland” (1974), Ashley Hutchings “Rattlebone and Ploughjack” (1976), i Pentangle (il singolo “Wondrous Live” del 1971 incluso nel  cofanetto “The Time Has Come” 67 · 73 pubblicato nel 2007) e con “The Roundtable” nel loro “Spinning Wheel” del 1969.

Disco imperdibile. Cercate il cofanetto che come detto contiene il volume ma anche un folder di ulteriori sei pagine con i dettagli dei 71 brani presenti.

This box set released in 1976 (but recorded between 1973 and 1974) marked an epochal turning point for having opened wide the doors of the then little-visited world of early music to both classical music enthusiasts and those who seventy followed the so-called English “Folk Revival” movement. Two discs, the first dedicated to the Middle Ages and the second to the Renaissance which collect the sounds of the instruments but also as many examples of the repertoire that has come down to us through precious manuscripts, discs that can be considered the testamentary bequest of David Munrow who died at a very young age in thirty-three years leaving a huge void but also illuminating a way for the study and enhancement of this splendid music.

The vastness of the types of repertoires presented in about seventy pieces, the research to credibly reconstruct the sounds of such a distant era even using alien instruments compared to European cultures, the vivacity, freshness and executive brilliance of the Early Music Consort (in which Christopher Hogwood was also a member) and the care in composing the 97 pagesof the volume make this “Instruments of the Middle Age and Renaissance” (printed in 2007 also on compact disc) a sort of Holy Graal that has brought the study of these repertoires a large number of classical and traditional musicians. In this regard, for those wishing to listen to David Munrow’s collaborations with the most prestigious musicians in the area of ​​the English musical tradition, I point out those with Shirley & Dolly Collins “Anthems in Eden” (1969), The Young Tradition “Galleries” (1969) , Shirley Collins “A Favorite Garland” (1974), Ashley Hutchings “Rattlebone and Ploughjack” (1976), Pentangle (the 1971 single “Wondrous Live” included in the box set “The Time Has Come” 67 73 released in 2007) and with “The Roundtable” on their 1969 “Spinning Wheel”.

Unmissable album. Look for the box which, as mentioned, contains the volume but also a folder of a further six pages with the details of the 71 songs present.

Pubblicità

EDUARDO PANIAGUA “Cantigas De Huesca · Santa Maria de Salas, Reino de Aragón”

EDUARDO PANIAGUA “Cantigas De Huesca · Santa Maria de Salas, Reino de Aragón”

EDUARDO PANIAGUA “Cantigas De Huesca · Santa Maria de Salas, Reino de Aragón”

PNEUMA RECORDS 1650. 2CD, 2022

di alessandro nobis

Questa nuova pubblicazione della Pneuma Records ed in particolare di Eduardo Paniagua è dedicata ai miracoli che la Vergine Maria avrebbe compiuto nei pressi dell’eremo che si trova nei pressi della città di Huesca nel nord della Spagna, in Aragona. Ventitre canti narrativi, ventitré “folk songs” – secondo la definizione di A.L. Lloyd che definisce folk un testo che narra storie – che raccontano queste vicende, quegli accadimenti che in periodo storico così lontano da noi impressionavano le genti del villaggi più vicini e le comunità più lontane così da far crescere il desiderio di recarsi all’eremo in pellegrinaggio. Poco prima del 1200 il tempio venne chiamato “Nuestra Señora de Salas”, da quando cioè venne translata l’immagine di Maria con il Bambino · qualcuno asserisce ad opera di angeli · dal villaggio di Salas Atlas, e per l’occasione venne stabilito di ingrandire il tempio.

Spettrale e convincente la scelta timbrica la voce di Cesar Carazo accompagnata da flauti, viola, chalumelau e vihuela della Cantiga 189 “El Dragon de Valencia“: un uomo era in pellegrinaggio sulla strada per Valencia, e mente camminava nella foresta nella notte buia perse la via ed incontrò un drago che gli veniva incontro. A quel punto pregò la vergine Maria e con la spada uccise la bestia tagliandola in due ma del sangue avvelenato raggiunse il suo volto che si riempì di pustole sanguinolente, fino a quando raggiunse la meta, si avvicinò all’altare guarì grazie all’intervento della Vergine. Solenne l’esecuzione della Cantiga 118 presente sul secondo compact disc “La Mujer de Saragoza, niño nacido muerto redivivo en Salas” che racconta la storia di una sfortunata donna di Saragozza che dopo aver preso tre figli alla nascita rimane incinta del quarto e per ingraziarsi la Vergine le offre un bambino di cera fabbricato con il poco denaro in suo possesso: ma il neonato sfortunatamente nasce privo di vita ed a quel punto la donna disperata si rivolge a Maria che ridà la vita al neonato e assieme al marito porta il bimbo al santuario di Salas.

Racconti tra realtà e religiosità che Eduardo Paniagua in maniera sempre efficace porta dai tempi del più lontano medioevo ai giorni nostri, l’ennesimo doppio cd da ascoltare in modo approfondito, seguendo i testi e le sempre precise note allegate.

PAUL HILLIER “Proensa”

<strong>PAUL HILLIER</strong> “Proensa”

PAUL HILLIER “Proensa”

ECM NEW SERIES Records. CD, 1989

di alessandro nobis

Al di là dell’accuratezza nella scelta del repertorio e delle scelte timbriche, sono convinto che questo “Proensa“, progetto del “Theatre of Voices” abbia avvicinato agli straordinari tesori della musica antica non pochi degli appassionati dell’etichetta bavarese di Manfred Eicher.

E’ un viaggio attraverso il periodo d’oro della poesie trobadorica, tra il Duecento e il Trecento, e qui troviamo i più importanti poeti dell’epoca, da Guglielmo Duca d’Aquitania a Macabruno, da Peire Vidal e Giraut De Bornelh  da Bernart De Ventadorn fino al meno conosciuto Guiraut Riquier: la straordinaria ed evocativa voce di Paul Hillier, il salterio e l’arpa di Andrew Lawrence-King, il liuto e il salterio di Stephen Stubbs e la viella di Erin Headley ci riportano magicamente a quel periodo storico troppo spesso indicato come “l’era buia” prima della rinascita. E’ questo uno quartetto formato da musicisti · studiosi dalla classe cristallina che danno lettura davvero efficace rara a sentirsi; “Reis Glorios” di Guiraut de Bornelh (provenzale, attivo nella seconda metà del 12° secolo) è un'”albada” (una sveglia) di cui conosciamo la musica che inizialmente ha la forma di preghiera ma che si trasforma in una risata, cantata da una guardia mentre il cavaliere si intrattiene con una dama, l’arrangiamento che accompagna questo testo è davvero notevole, accompagna ed allo stesso tempo crea un’ambientazione di un’aurora magica. “Pos Tornatz Sui Proensa” · da qui il titolo dell’album · venne scritta da uno tra i più celebri trovatori provenzali, Peire Vidal di Tolosa che durante la sua vita “prestò servizio” alla corte di Budapest al seguito di Costanza D’Aragona che andò in sposa al Re Imre nel 1198 (un’altra significativa interpretazione di questo canto trobadorico la si può ascoltare in “Peire Vidal: A Trobadour in Hungary” curata dall’ensemble ungherese Fraternitas Musicorum e pubblicata dalla Hungaroton nel 1981): racconta del ritorno di un trovatore nella sua terra, la Provenza.

Ho citato solamente due delle otto composizioni presenti in questo “Proensa” ma il livello di tutto il lavoro è veramente altissimo, a mio modesto avviso una delle migliori raccolte di canti trobadorici mai pubblicate e grande merito di questa realizzazione va senz’altro al patron dell’ECM per la sua visione sempre aperta verso i più diversi idiomi musicali.

FRANCESCO CALIGIURI · NICOLA PISANI “Monastere Enchanté · L’Ensemble Créatif”

FRANCESCO CALIGIURI · NICOLA PISANI “Monastere Enchanté · L’Ensemble Créatif”

FRANCESCO CALIGIURI · NICOLA PISANI “Monastere Enchanté · L’Ensemble Créatif”

Dodicilune Dischi Ed529. CD, 2022

di alessandro nobis

Questo è davvero un disco “fuori dall’ordinario”. Intanto per l’idea che sta dietro al progetto, ovvero quello di suonare, ri-scrivere la musica antica introducendo metodologie esecutive che appartengono ad un linguaggio lontano da essa cinque secoli, almeno, ovvero quello del jazz e delle metodologie improvvisative. Poi perchè coinvolge due ensemble, il quartetto “Monastere Enchanté” e il sestetto “Ensemble Creative” guidati rispettivamente dai fiatisti e compositori Francesco Caligiuri e Nicola Pisani che si alternano nell’esecuzione dei brani secondo il progetto di “Locrum Sacrum” festival di Spezzano, sulla Sila calabrese, uno dei pochi festival jazz che non si limita ad assemblare un programma scegliendo dai roster delle agenzie ma che produce eventi come questo. L’idea di due ensemble sullo stesso disco potrebbe far storcere il naso a qualcuno, ma l’ascolto testimonia una grande piacevolezza e curiosità con un equilibrio sonoro davvero invidiabile nonostante i due gruppi si muovano su terreni apparentemente diversi.

L’ambientazione è quella di una sorta di “rinascimento al limite dell’apocrifia”; le otto composizioni di Caligiuri (con lui ci sono Michel Godard, Paolo Damiani e Luca Garlaschelli) si ispirano a quello straordinario periodo storico, ne rispettano ritmi e suoni (“C’est la bonheur“) ma inseriscono assoli come quello di Godard e di Damiani di chiara ambientazione jazzistica con uno straordinario quanto inedito risultato: “Sombra Misterieux I” è un bellissimo brano per solo violoncello (e qui il ricchissimo repertorio per viola da gamba viene “richiamato” all’ascoltatore) con un’improvvisazione incastonata nella struttura del brano mentre la seconda parte è più vicina all’idioma jazzistico visto che il baritono di Caligiuri ne è l’assoluto protagonista (il sassofonista pugliese ha davvero fatto sua bene la lezione di un tal John Surman).

D’altro canto l’Ensemble Créatif di Nicola Pisani sceglie un percorso diverso, ovvero quello di intrepretare brani del repertorio storico (a parte due interpretazioni di Charlie Haden · Our Spanish Living Song” e “Silence” · rese perfettamente “coeve” a questo progetto): lo fa sì rispettando gli spartiti ma lasciando grande libertà espressiva ai musicisti come ad esempio in “O Let Me Weep (The Plaint)”  composta da Henry Purcell e Thomas Betterton facente parte della semi-opera “La regina delle fate” (The Fairy-Queen; Catalogo Purcell numero Z.629) eseguita per la prima volta nel 1692 (lo spartito venne perso e ritrovato quattro secoli più tardi). L’inizio con la voce magnifica di Francesca Donato rispetta l’originale partitura, ma poi si susseguono improvvisazioni (il flauto di Eugenio Colombo e le percussioni, il trombone di Giuseppe Oliveto, il sassofono di Pisani, i cordofoni di Checco Pallone) che separano le strofe cantate in modo efficacissimo: un perfetto mosaico di suoni e di storie musicali che raramente mi è capitato di ascoltare.

Che ascoltiate il disco rispettandone la scaletta o separando i brani dei due ensemble – andando contro quindi l’idea originale, ma ne vale la pena per capirne di più – non ne cambia la sua straordinarietà; credo che quel geniaccio indimenticato di David Munrow (1942 · 1972) che ebbe secondo i puristi l’ardire mezzo secolo fa di mettere a contatto due mondi paralleli come quelli della musica medioevale e quello del folk inglese avrebbe senz’altro apprezzato moltissimo questo progetto. Due generi lontani in apparenza che oggi si incontrano, il jazz e la musica antica: un nuovo sentiero da percorrere, tutto da scoprire e da ascoltare.

EDUARDO PANIAGUA “Ave Maris Stella, siglos X – XV”

EDUARDO PANIAGUA “Ave Maris Stella, siglos X – XV”

EDUARDO PANIAGUA “Ave Maris Stella: Himno Liturgico a Santa Maria Virge, siglos X – XV”

PNEUMA RECORDS 1640. 3CD, 2022

di alessandro nobis

Questi triplo cd, la più recente produzione di Eduardo Paniagua, conduce l’ascoltatore in un inedito viaggio nei canti liturgici dedicati alla Vergine Maria dal decimo al quindicesimo secolo ed in particolare nella diffusione dell’inno “Ave Stella Maris” che Paniagua ha studiato minuziosamente cercandolo nelle più importanti biblioteche europee trovando importanti riscontri della sua presenza in archivi che ne testimoniano la diffusione a partire dal IX° secolo: i più antichi manoscritti di questo inno sono conservati al Monasteri di San Gallo (uno con il solo testo ed un secondo con la melodia), di San Domenico di Silos (in spagnolo e adattato al rito Romano) e nel Codice Vaticano (con la notazione mozarabica) che secondo il musicologo tedesco Peter Wagner è la versione più antica utilizzata in molti Paesi Europei fino al XI° secolo. “Ave Stella Maris” di cui non conosciamo l’autore e l’area di origine, si caratterizza da un’accentuata forma ritmica, si compone da sei strofe alle quali aggiunge nel finale una dossologia in preghiera alla Trinità e come detto divenne presto molto popolare nella cristianità soprattutto durante i Vespri delle feste Mariane.

Questo prezioso triplo cd riporta una quarantina di versioni (se così si possono chiamare) di diversa provenienza abbellite da curatissimi accompagnamenti con strumenti il cui utilizzo e contesto sono una caratteristica dei lavori di Eduardo Paniagua. Visto il mio punto di osservazione, ne cito qualcuna provenienti dagli archivi italiani come le due provenienti da quelli della Basilica della Santa Casa di Loreto, quella conservata in Vaticano ma originaria dal monastero di Montecassino (per solo coro e canto solista) che chiude il terzo compact disc o ancora quella il cui canto solista è accompagnato dalla citara (questa dalla Biblioteca Comunale di Reggio Emilia) ed infine la sontuosa “Sibila Vallicellana” (Biblioteca V. di Roma). Tra le altre “Ave Maris Stella”, ne cito solamente una a titolo esemplificativo il cui livello di esecuzione può essere preso come standard per tutto il lavoro: quella proveniente da Saragozza risalente al 1515 introdotta dall’evocativo suono del flauto, del liuto e soprattutto dalla gaida balcanica.

Infine, a testimonianza del fatto che Paniagua non ha del tutto abbandonato nemmeno in questa occasione il suo monumentale lavoro di recupero delle Cantigas di Alfonso El Sabio, tre dei canti proposti appartengono al repertorio delle Cantigas de Santa Maria (CSM 422, CSM 180 e CSM 412) inserite perchè contengono parti dell’inno o a questo si riferiscono.

Nel mio essere semplice “ascoltatore” ritengo questo lavoro di Paniagua di grande valore storico in quanto dimostra come in un’epoca dove la comunicazione era così limitata, la diffusione di canti religiosi come “Ave Stella Maris” fosse invece inaspettatamente ampia.

EDUARDO PANIAGUA “Cantigas del Codice de Toledo”

EDUARDO PANIAGUA “Cantigas del Codice de Toledo”

EDUARDO PANIAGUA “Cantigas del Codice de Toledo”

PNEUMA RECORDS 1630. 2CD, 2021

di alessandro nobis

La Vergine Maria aiuta l’Imperatrice di Roma Beatrice a sfuggire dalle angherie e approcci che deve sopportare per difendersi dalla castità e fedeltà al marito” (CSM 5 “Emperatriz de Roma”, Codice di Toledo 73): l’Imperatrice a cui fa riferimento questa Cantiga (una versione diversa e più breve quella completa di 26 strofe presente sul CD Pneuma 1490 dello stesso Paniagua) è Beatrice di Borgogna, seconda moglie di Federico Barbarossa Imperatore del Sacro Romano Impero.

Un Cavaliere dalla via dissoluta fatta di rapimenti, distruzioni di chiese e monasteri decide di redimersi e per farlo intende costruire un grande monastero dotato di chiostro e di un ospedale sulla sua proprietà per viverci come monaco; muore però prima di realizzare il suo progetto di redenzione e la sua anima se la contendono i diavoli e gli angeli, che chiedono alla Vergine Maria di intercedere presso Cristo per far risorgere il Cavaliere perchè possa completare la sua opera. Così avviene ed il Cavaliere conclude la sua vita realizando il monastero e vivendo la castità monacale  (CSM 45 “El Mal Caballero Constructor de Monastero”, Codice di Toledo 83).

Queste due delle diciotto storie “miracolose” riportate nel CD “Cantigas del Codice de Toledo” pubblicate nel 2021 da Eduardo Paniagua, l’ennesimo splendido capitolo che il musicista spagnolo ha pubblicato nell’ambito delle Cantigas De Santa Maria; le Cantigas qui presenti appartengono ad uno dei quattro manoscritti originali (riporta un centinaio di canti dedicati a Maria) esistenti del patrimonio raccolto nel XIII° secolo da Re Alfonso X “El Sabio”, quello originariamente conservato presso la Cattedrale di Toledo ed oggi alla Biblioteca Nazionale Spagnola.

Gregorio Paniagua sarà certamente ricordato (anche) per aver riportato alla luce la musica arabo andalusa (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2021/07/18/suoni-riemersi-atrium-musicae-de-madrid-musique-arabo-andalouse/), il fratello Eduardo per il ricchissimo catalogo della sua etichetta Pneuma ma soprattutto per la sua monumentale opera sulle Cantigas che come ho scritto in altre occasioni si distingue sempre per la magnifica scelta timbrica e per l’organicità delle scelte tematiche.

EDUARDO PANIAGUA “Cantigas del Este de Francia · Provenza y Auvernia”

EDUARDO PANIAGUA “Cantigas del Este de Francia · Provenza y Auvernia”

EDUARDO PANIAGUA “Cantigas del Este de Francia · Provenza y Auvernia”

Pneuma Records 1620. 2CD, 2021

di alessandro nobis

Un nuovo doppio CD di Eduardo Paniagua dedicato a due regioni orientali della Francia, la Provenza e l’Auvergne, che va ad arricchire la collana dedicata alle Cantigas de Santa Maria da Eduardo Paniagua e dall’Ensemble Musica Antigua da lui diretto e formato da musicisti specializzati nella musica medioevale ed etnica, in particolare nordafricana. Sedici le Cantigas qui presenti, sette delle quali riguardano la Provenza e nove l’Auvergne che vanno a completare la sezione francese ed a seguire il doppio cd “Occitania y Rocamadour”. Provenza ed Auvergne hanno avuto una diversa storia nel Medioevo; la prima subì un tentativo di invasione da parte dei Mori vista la vicinanza ad Al-Andalus, risalirono il corso del Rodano fino ad Arles saccheggiando monasteri ed abbazia fino al 972 quando dopo falliti accordi diplomatici con Abdebarran III di Cordova finalmente l’anno seguente vennero respinti dalle truppe di Re Guglielmo di Provenza, la seconda trovandosi tra il Massiccio Centrale e le Alpi Occidentali venne risparmiata ma non dalla conquista carolingia entrando a far parte del Regno di Aquitania.

Al di là della bellezza e soprattutto varietà delle sonorità utilizzate è essenziale anche in questo doppio cd la lettura dei testi riportati nel libretto allegato per conoscere la profonda devozione durante il Medioevo verso la Vergine Maria che anche in queste due regioni francesi si dimostra profonda e la varietà dei miracoli a lei attribuiti. Tra tutte segnalo la CMS 255, “La Suegra Asasina“, una sorta di “murder ballad” ante-litteram con una evocativa introduzione della gaida di Jaime Muñoz. Ambientata a Lione, è la storia di una ricca famiglia che permette alla bellissima figlia di scegliersi lo sposo e di andare a vivere in una casa regalata loro dai genitori; ma voci degli abitanti del paese dove dimorava la coppia spargono la voce di una relazione tra la madre della sposa con il genero. La donna così paga dei sicari per ucciderlo mentre lei assiste alla Santa Messa ma viene scoperta, confessa il crimine, vengono arrestati i sicari e lei viene condannata al rogo; mentre viene portata al luogo dell’esecuzione – una casa fuori dal paese – , al momento di passare davanti alla chiesa supplica le guardie di fermarsi per poter pregare la Santa Vergine di aiutarla e, quando venne dato fuoco alla casa dove era stata portata, la Vergine impedì che la condannata bruciasse viva. Venne dato nuovamente fuoco alla casa, visto che era sopravvissuta, ma la donna si salvò una seconda volta. Il giudice a questo punto comandò alle guardie di rilasciare la donna che venne portata festosamente in chiesa dove il sacerdote fece omaggio alla Vergine pregando.

Questo “Cantigas del Este de Francia” è un’altra gemma della collana dedicata da Eduardo Paniagua alle Cantigas che Alfonso X “El Sabio” raccolse durante il suo regno ovvero tra il 1253 ed il 1284, tesoro da valore storico incommensurabile.

EDUARDO PANIAGUA “Cantigas de Toledo”

EDUARDO PANIAGUA “Cantigas de Toledo”

GRUPO DE MUSICA ANTIGUA · EDUARDO PANIAGUA

“Cantigas de Toledo”

PNEUMA Records 010. CD, 1994

di alessandro nobis

Cantigas de Toledo” è sia il primo album pubblicato dall’etichetta fondata da Eduardo Paniagua sia il primo lavoro che lo studioso e strumentista spagnolo ha voluto dedicare allo straordinario repertorio delle Cantigas De Santa Maria, un impegnativo progetto che a tutt’oggi non è stato ancora completato. Il “Grupo de musica antigua” è un ensemble formato da due polistrumentisti (lo stesso Paniagua e Luis Delgado), dal suonatore di oud Wafir Sheik e da tre cantanti ovvero Paula Vega, Luis Vincent e Cesar Carazo (che suona anche la viola da braccio) ed il repertorio comprende otto Cantigas (le CSM-2, CSM-116, CSM-76, CSM-212, CSM-12, CSM-72, CSM-122 e CSM-69); importante sottolineare che il titolo di questo lavoro celebra la città di nascita di Alfonso X “El Sabio” conquistata da una suo antenato ai musulmani, Alfonso VI, nel 1085. Il progetto vuole onorare la Vergine Maria attraverso i canti a Lei dedicati nelle Feste religiose sia quelli che narrano dei suoi innumerevoli miracoli manifestatisi in quasi tutto il continente europeo, come confermano i titoli dei CD che seguono questo primo volume. La Cantiga 116 (Es justo que se alumbre a la que es Madre del Dios de la luz”) ad esempio, è di estrazione popolare e narra di un mercante che durante i suoi viaggi si reca nelle chiese dedicate alla Vergine accendendo come atto di referenza delle candele; in particolare a Salamanca le candele una volta terminate si spengono ma vengono riaccese da Maria. Un altro racconto popolare caratteristico di Toledo è quello della Cantiga 69 (“Santa Maria curas los enfermos”); è il 21 aprile del 1150, al tempo di Alfonso VII, e si narra della miracolosa guarigione di un sordomuto, fratello di un monaco che implorò a suo modo la Vergine di farlo guarire, ed infatti una mattina passando davanti alla cattedrale una luce non terrena lo investì restituendoli la voce e l’udito.

E’ questo un lavoro importante per quanto detto in apertura nel quale la scelta timbrica, la ricerca della tipologia degli strumenti nei codici medioevali (l’oud, la vihuela o la viola da braccio) e nelle musiche di tradizione (il santur, il darabukka ed i tamburi a cornice) fanno capire quali siano i basamenti del lavoro che Paniagua da una trentina d’anni sta portando avanti e che è stato preso ad esempio da numerosi ricercatori e musicisti che lavorano nell’ambito sia della musica antica che tradizionale.

Come si dice, un disco seminale.

ATRIUM MUSICAE DE MADRID “Musique Arabo – Andalouse”

ATRIUM MUSICAE DE MADRID “Musique Arabo – Andalouse”

ATRIUM MUSICAE DE MADRID “Musique Arabo – Andalouse”

Harmonia Mundi. LP, CD, 1977

di alessandro nobis

Si parla e si scrive spesso di “dischi seminali” e non spetta certo a me dire se a proposito o a sproposito; certo è che questo lavoro di Gregorio Paniagua e del da lui diretto e fondato Atrium Musicae de Madrid rientra nella categoria a pieno diritto. Fino al ’77, anno della sua pubblicazione, della musica arabo-andalusa, della sua storia, del suo repertorio e dei suoi suoni ben poco o nulla si conosceva dalle nostre parti. Ebbene, la pubblicazione di questo straordinario ellepì per la prestigiosissima Harmonia Mundi rimane a tutt’oggi una pietra miliare, un seme piantato nei musicofili più curiosi per i quali si è aperto un mondo culturale ricchissimo e non è un caso se nei decenni è stato ristampato numerose volte come compact disc. Si tratta di frammenti delle undici “nube” andaluse arrivate fino a noi – molte altre sono andate perse nei passaggi generazionali orali – conservatesi nel nordafrica occidentale (El Maghrib) da quando dopo il lungo assedio di Granada il 2 gennaio del 1492 il califfato fu costretto a “riparare” dalla Spagna Islamica (Al-Andalus) in quello che oggi è il Marocco. Non ci sono “nube” complete qui, e nemmeno le loro esecuzioni orchestrali: sono esecuzioni davvero minimali, più adatte ad ambienti chiusi e raccolti, al cospetto di un pubblico ridotto, familiare, attento alla musica piuttosto che al contorno.

Come sottolineavo in apertura, questo lavoro deve anche essere considerato un compendio, un’introduzione alla musica arabo-andalusa vista la varietà dei repertori e soprattutto la ricchezza timbrica per la quale va assolutamente sottolineato l’enorme lavoro di ricerca sia tra gli strumenti tradizionali tuttora utilizzati (il rabab, i tamburi a cornice ad esempio) sia tra quelli illustrati nelle splendide miniature delle Cantigas de Santa Maria raccolte nel XIII secolo dal Re Alfonso X “El Sabio” che mostrano armi, strumenti ed abbigliamento di quelle parte di Medioevo. Basta leggere gli strumenti suonati dall’ensemble: kamanjeh, rabab, ‘ud, cetra, zamar, qitar(Gregorio Paniagua), rabab, nay, darabukka, surnay, hella, daff, qanun, tarrija, arghul, mizmar, tar, nuqqeyrat(Eduardo Paniagua), jalali, tar, qanun, nay, santur, tarrenas, cliquettes, qaraqeb, jank, zil, gsbab(Christina Ubeda), rabab, al-urgana, tar, qanun (Pablo Cano), tae jalalil, sinj, bandayr, al-buzuq, castagnettes, qanun, ghaita, bordun (Beatriz Amo), tambur, darabukka, ‘ud, zil, rabab, (Luis Paniagua), rabab, darabukka, tarrija, tar, nay, santur, peihne en bois (Carlos Paniagua), ben  descritti nel libretto che accompagna l’ellepì (ma non il CD)

Come detto, disco fondamentale considerato che ha ispirato numerosi ensemble nei decenni successivi ad affrontare repertori e suoni, il prologo all’enorme e prezioso lavoro che Paniagua (Edoardo) sta facendo con la sua etichetta Pneuma.

LA CANTIGA DE LA SERENA “La Mar”

LA CANTIGA DE LA SERENA “La Mar”

LA CANTIGA DE LA SERENA “La Mar”

Dodicilune / Fonosfere Records. CD, 2021

di alessandro nobis

Del secondo lavoro (“La Fortuna”) di questa trilogia dedicata al mare ne avevo parlato un paio anni or sono (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/06/04/la-cantiga-de-la-serena-la-fortuna/), e questo terzo capitolo conferma la bontà del progetto, l’abilità nello scegliere il repertorio ed infine il gusto nelle scelte timbriche. Basterebbe questo per definire “La Mar” ma invece val la pena di soffermarsi almeno su qualche brano che il quintetto pugliese ha inserito nel progetto dove la tradizione, la musica antica e la fusione delle culture mediterranee trovano un brillante equilibrio: il brillante “Tres Hermanicas” ad esempio, tradizionale sefardita eseguito dalla sola voce con l’accompagnamento delle mani che ad un certo punto si trasforma in qualcosa d’altro, quasi una giga irlandese (la parte di flauto traverso ricorda il celebre “Kesh Jig”) e che ritorna con il testo cantato accompagnato da percussioni, plettri e flauto, la bella lettura di “Mandad’ei comigo” un brano proveniente dalla importantissima raccolta medioevale “Cantigas de Amigo” di Martim Codax che risale al XIII secolo cantato in lingua gallega ed accompagnato dalla chitarra battente o ancora “Tre Donne Belle”, villanella scritta dal pugliese Giovan Leonardo Primavera (Barletta 1540 – Napoli 1585), un importante compositore che frequentò la corte del principe di Venosa, il madrigalista Don Gesualdo da Venosa.

Da ultimo voglio citare la tarantella di Sannicandro “DiavulëDiavulë” ed i ritmi dei vicini balcani delle horo macedoni e del syrto greco – grecanico; ma tutto il lavoro, come il precedente, si ascolta con grande piacere ed è un invito a scoprire ritmi e parole del passato lontano spesso dimenticato; un plauso quindi a Fabrizio Piepoli (voce, chitarra battente e percussioni), Giorgia Santoro (flauto, ottavino, flauto basso, flauto contrabbasso, bansuri, tin whistle, arpa celtica, banjo indiano, percussioni), Adolfo La Volpe (oud, chitarra classica, bouzouki irlandese, chitarra portoghese) Francesco D’Orazio (violino) e Roberto Chiga (tamburi a cornice) ma anche alla Dodicilune che oltre al corposo catalogo jazz nella sottoetichetta Fonosfere ha anche perle come questa.

http://www.dodiciluneshop.it