DALLA PICCIONAIA: LA GHIRONDA DI MICHÈLE “Incontro con Silvio Orlandi”
Palazzo Tadea, Spilimbergo, 4 ottobre 2020
di alessandro nobis
L’edizione 2020 di Folkest ed in particolare le ultime giornate che come di consueto si svolgono a Spilimbergo, non è stata come le precedenti come potete immaginare; un’edizione forzatamente procrastinata alla fine dell’estate e più raccolta, una direzione che a mio avviso andrebbe seguita anche in futuro e che può essere complementare a quella degli spazi aperti più adatti alle grandi performance. Il bellissimo e funzionale Teatro Miotto di Spilimbergo, che avrebbe dovuto essere una soluzione di ripiego rispetto alla stupenda piazza a fianco del Duomo, ha nel migliore dei modi accolto le tre serate finali che hanno assegnato l’ambito il Premio Cesa ai lombardi Musica Spiccia.
Tra gli eventi programmati per quest’ultimo lungo week end (da mercoledì 30 settembre a lunedi 5 ottobre) voglio soffermarmi sull’interessante incontro con Silvio Orlandi, liutaio e ghirondista e fondatore intorno alla metà degli anni settanta con Maurizio Rinaldi e Gianni Vaccarino dell’ensemble “Prinsi Raimund” autore di un ottimo disco, “Lo stallaggio del Leon d’Oro” pubblicato nel 1979 e protagonisti di due edizioni di Folkest, quelle del ’79 e dell’80.

L’incontro si è svolto in una sala gremita – rispettando il distanziamento personale grazie ad un discreto ma attento servizio d’ordine – del bellissimo Palazzo Tadea, sala utilizzata per la prima volta da Folkest; brillantemente incalzato da Marco Salvadori (responsabile dell’area cultura del Comune di Spilimbergo) e Andrea Del Favero (direttore artistico di Folkest), Orlandi ha piacevolmente e puntualmente raccontato la storia della ghironda, ed in particolare di quella di “Michèle”, Michèle Fromentau.
La “storia” nasce in un armadio, quello dell’ufficio di Marco Salvatori che poco dopo l’inizio del suo incarico per l’amministrazione di Spilimbergo decide di dare un’occhiata al mobilio ed in particolare al contenuto degli armadi in uno dei quali rinviene una custodia nera dalla forma un poco strana, l’apre e ci trova una ghironda: telefona quindi ad Andrea Del Favero per saperne di più e viene a sapere che la ghironda giaceva lì inutilizzata addirittura dal 2001.
Del Favero racconta molto affabilmente che in quell’anno si era parlato di un gemellaggio tra la città di Spilimbergo e quella Saint Chartier nella regione del Berry, in Francia, considerata la patria della ghironda e sede di un importantissimo festival di liutai e musicisti organizzato da Michèle Fromentau, ricercatrice e naturalmente suonatrice di ghironda. Spilimbergo donò a Saint Chartier un mosaico – e non poteva essere diversamente – e Saint Chartier ricambiò su idea di Michèle con una ghironda – e non poteva essere diversamente. La Fromentau lascia la direzione del festival nel 2019 nelle mani di Philippe Krumm ed il rapporto tra Folkest ed il Festival Francese lentamente si raffreddò e qualcuno a quel punto a Spilimbergo ripose lo strumento nel già citato armadio. L’occasione della chiacchierata con Silvio Orlandi era davvero ghiotta, ovvero quella di riportare “in vita” questo straordinario strumento in particolare, ricordando che la ghironda con tutte le sue evoluzioni morfologiche e tecniche ha accompagnato la musica tradizionale, medioevale, rinascimentale e barocca attraverso il tempo e che ancora oggi gode una notevole popolarità e seguito in Francia grazie ai numerosi liutai ed alle scuole di Saint Chartier ed in Italia grazie a musicisti e costruttori come appunto Silvio Orlandi.
La chiacchierata ha quindi raccontato la storia della “ghironda di Michèle” ma è stata anche l’occasione di ascoltare la storia di questo strumento (un modello arcaico si trova perfino nelle miniature che accompagnano le Cantigas di Santa Maria raccolte da Alfonso X El Sabio nel XIII° secolo) attraverso appropriati esempi musicali e, lo voglio ribadire, grazie alla grande competenza e comunicatività di Orlandi e Del Favero.
Serate riuscite come questa sono il semplice corollario al festival ma sono la sua essenza, almeno all’idea di festival che ho in mente io. Ed è un vero peccato che alunni ed insegnanti delle scuole di Spilimbergo e dintorni, solitamente chiuse nel periodo estivo, non ne possano godere; potrebbe essere un formidabile volano per il Festival.