VARIOUS ARTISTS “Canterburied Sounds Volume 2”

VARIOUS ARTISTS “Canterburied Sounds Volume 2”

VARIOUS ARTISTS “Canterburied Sounds Volume 2”

VOICEPRINT RECORDS, CD 1989

Questo è il secondo volume che segue (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2022/11/21/various-artists-canterburied-sounds-volume-1/) della serie “Canterburied Sound” pubblicata nel 1988 dall’inglese Voiceprint, una serie di registrazioni conservate da Brian Hopper e tutte contraddistinte dalle copertine disegnate da Leslie “papà Hopper”.

Come per gli altri volumi, le registrazioni non sono professionali, si tratta di demo tape e reharsal che Brian Hopper ha fortunatamente registrato · con un registratore nastri · e conservato: risalgono per lo più tra il 1962 ed 1970 ma alcune non riportano le date: detto questo tra le undici tracce ci sono delle preziose chicche come quelle che vedono protagonisti Robert Wyatt, ovvero una versione di “Instant Pussy” per la BBC, un frammento · purtroppo · di un’improvvisazione alla batteria ed una notevole “Love Song for Cello” (1963 · 1964) dove il batterista su diverse tracce suona il violoncello pizzicato e con l’archetto, la batteria e si produce nei suoi facilmente identificabili vocalizzi. Interessanti anche il brano di Mike Ratledge “Esther Nose’Job“, brano presente sul secondo disco dei S. M. e qui in una lunga versione demo risalente al gennaio 1969 e due brani dei Caravan (Sinclair · Sinclair · Hastings · Coughlan), ossia “As I Feel I Die” e la lunga “Where But For Caravan“, registrati sempre nel 1969 con la seconda, scritta da Brian Hopper e Pye Hastings, adattamento di una precedente composizione di Hopper. Infine non posso non citare, sempre a proposito dei Caravan, il brano che pre questo secondo volume, “Carazobe“, una session live con i Caravan e gli Zobe (Brian Hopper, Dave Lawrence, Frank Larner, Gordon Larner, Bob Gilleson  e John Larner) durante un concerto del gennaio 1970 che vedeva protagonisti entrambi i gruppi.

Qualcuno probabilmente osserverà che questa serie di CD è solo per i “completisti” ma in realtà è ascoltando queste registrazioni che può comprendere in modo più completo le diverse sfaccettature musicali nate e sviluppatesi in quello che i più definiscono in modo forse semplicistico il “Canterbury Sound”.

Nel 2013 sempre la Voiceprint pubblicò i 4 CD in un cofanetto.

1. Carazobe (Caravan & Zobe)

2. Instant Pussy (Robert Wyatt)

3. Esther’s Nose Job (Soft Machine)

4. Moorish (Robert Wyatt · Brian Hopper)

5. Summertime (Mike Ratledge · Robert Wyatt)

6. Indian Rope Man (Zobe)

7. Drum Solo (Robert Wyatt)

8. Mirror for the Day (Pye Hastings)

9. Love Song with Cello (Robert Wyatt & others)

10. As I Feel I Die (Caravan)

11. Where But For Caravan (Caravan)

This is the second volume following (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2022/11/21/various-artists-canterburied-sounds-volume-1/) of the “Canterburied Sound” series published in 1988 by the English Voiceprint , a series of recordings preserved by Brian Hopper and all bearing covers designed by Leslie Hopper, Hugh and Brian’s father.

As for the other volumes, the recordings are not professional, they are demo tapes and reharsals that Brian Hopper has fortunately recorded · with a tape recorder · and preserved: they date mostly between 1962 and 1970 but some are not dated: having said that among the eleven tracks there are some precious gems such as those starring Robert Wyatt, or a version of “Instant Pussy” for the BBC, a fragment · unfortunately · of a drum improvisation and a remarkable “Love Song for Cello ” (1963 · 1964) where the drummer on several tracks plays the cello pizzicato and with the bow, the drums and produces his easily identifiable vocals. Also interesting are Mike Ratledge’s song “Esther Nose’Job”, a song featured on S.M.’s second album and here in a long demo version dating back to January 1969 and two songs by Caravan (Sinclair · Sinclair · Hastings · Coughlan), “As I Feel I Die” and the long “Where But For Caravan”, also recorded in 1969 with the second, written by Brian Hopper and Pye Hastings, theat is an adaptation of a previous composition by Hopper. Finally, always with regard to Caravan, I cannot fail to mention the song that precedes this second volume, “Carazobe”, a live session with Caravan and Zobe (Brian Hopper, Dave Lawrence, Frank Larner, Gordon Larner, Bob Gilleson and John Larner) during a January 1970 concert featuring both groups.

Someone will probably observe that this series of CDs is only for the “completists” but in reality it is by listening to these recordings that one can more fully understand the different musical facets born and developed in what most define in a perhaps simplistic way the “Canterbury Sound “.

In 2013, Voiceprint released the 4 CDs in a box set.

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PLANXTY “Cold Blow and the Rainy Night”

PLANXTY “Cold Blow and the Rainy Night”

PLANXTY “Cold Blow and the Rainy Night”

Polydor Records. LP, 1974

di alessandro nobis

Il terzo disco degli irlandesi Planxty chiude il primo trittico di lavori pubblicati dalla Polydor dopo l’omonimo disco di esordio (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2021/10/09/suoni-riemersi-planxty-planxty/) e “The Well Below the Valley” entrambi pubblicati nel 1973. In “Cold Blow and the Rainy Night” c’è un’importante novità,  entra a far parte del gruppo Johnny Moynihan al posto di Donal Lunny; dopo qualche tempo i Planxty si sciolgono fino al 1979 quando pubblicano un album dal titolo molto chiaro, “After The Break” per la Tara Records.

Penso di essere stato io a proporre il suo nome” · ricorda Christy Moore · , “lo contattammo e divenne il quarto Planxty“. A questo proposito lo stesso Moynihan ricorda, intervistato da Leagues O’Toole per la sua biografia della band (“The Humours of Planxty“, Hodder Headline, 2006): “Fu quasi uno shock: stavo suonando uno dei miei rari concerti all’Hotel Moran, a Dublino ed in particolare una melodia irlandese al bozouky. Sapevo che nel back stage c’erano i Planxty e alla fine del concerto Andy Irvine (anche lui uno degli Sweeney’s Men n.d.r.) e Christy Moore vennero a complimentarsi, sapevo che a loro piaceva quello che suonavo, bastava a quel punto dirlo a Liam O’Flynn e la cosa sarebbe andata in porto. Loro furono davvero fortunati ad assistere ad una mia esibizione, a quel tempo lavoravo in uno studio di progettazione architettonica …”

Cold Blow and the Rainy Night” presenta il repertorio e gli arrangiamenti che sono il marchio di fabbrica del quartetto; suite di danze, canti narrativi e al solito una capatina nella penisola balcanica, naturalmente curata da Andy Irvine. E’ qui che i Planxy presentano “The Lakes of Pontchartrain“, uno dei loro cavalli battaglia, e non solo loro (uno a caso, Paul Brady). Conosciuta anche come “Creole Girl” narra la storia di un emigrante irlandese a cui viene dato rifugio da una ragazza creola della Louisiana della quale naturalmente si innamora, lei era già promessa ad un marinaio e si nega all’irlandese; l’origine della ballata pare risalga al 19° secolo e si trova in numerose raccolte di folk·songs come quella Roud, che riporta il numero 1836. Tra le ballads segnalo quella scritta di Paddy Tunney della Contea di Fermanagh, “The Green Fields of Canada“, una storia di emigrazione che una volta tanto si rivela una scelta positiva. Di Irvine è “Baneasa’s Green Glade” composta in una sorta di “ritiro” nell’omonima foresta nei pressi di Bucarest (due mesi facendo il busker) e sempre suo è il suo inconfondibile arrangiamento di una danza  bulgara, “Mominsko Horo“. Tra le danze tipicamente irlandese entusiamanti il set di reels “The Old Torn Petticoat · The Dublin Reel · The Wind that Shakes the Barney” e quello di polkas “Denni’s Murphy · Thed £42 Cheque · John Ryan’s Polka“, la prima dedicata allo strepitoso violinista del Kerry John Ryan.

Onestamente faccio fatica a scegliere “il miglior disco dei Planxty” e va bene così, per me non devono mancare in qualsiasi discoteca di musica irlandese.

The third album by Planxty closes the first triptych of works published by Polydor after the homonymous debut album (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2021/10/09/suoni-riemersi-planxty-planxty/) and ” The Well Below the Valley” both published in 1973. In “Cold Blow and the Rainy Night” there is an important novelty, Johnny Moynihan joins the group instead of Donal Lunny; after some time Planxty split up until 1979 when they released an album with a very clear title, “After The Break” for Tara Records.

“I think it was me who proposed his name” · recalls Christy Moore · , “we contacted him and he became the fourth Planxty”. In this regard Moynihan himself recalls, interviewed by Leagues O’Toole for his biography of the band (“The Humors of Planxty”, Hodder Headline, 2006): “It was almost a shock: I was playing one of my rare concerts at the Hotel Moran, in Dublin and in particular an Irish melody on the bozouky I knew that Planxty were back stage and at the end of the concert Andy Irvine (also one of the Sweeney’s Men ed) and Christy Moore came to congratulate, I knew that they liked what I played, just tell Liam O’Flynn and it would go through. They were really lucky to see me perform, at the time I was working in an architectural design studio…”

“Cold Blow and the Rainy Night” features the quartet's trademark repertoire and arrangements; suite of dances, narrative songs and, as usual, a visit to the Balkan peninsula, naturally curated by Andy Irvine. It is here that Planxty present "The Lakes of Pontchartrain", one of their strong points, and not only them (a random one, Paul Brady). Also known as "Creole Girl" it tells the story of an Irish emigrant who is given shelter by a Creole girl from Louisiana with whom he naturally falls in love, she was already promised to a sailor and refuses the Irish; the origin of the ballad seems to date back to the 19th century and is found in numerous collections of folk·songs such as the Roud one, which bears the number 1836. Among the ballads I point out the one written by Paddy Tunney of County Fermanagh, "The Green Fields of Canada", a story of emigration that for once turns out to be a positive choice. Irvine's "Baneasa's Green Glade" composed in a sort of "retreat" in the homonymous forest near Bucharest (two months as a busker) and also his is his unmistakable arrangement of a Bulgarian dance, "Mominsko Horo". Among the typically Irish dances, the set of reels "The Old Torn Petticoat · The Dublin Reel · The Wind that Shakes the Barney" and that of polkas "Denni's Murphy · Thed £42 Check · John Ryan's Polka", the first dedicated to the Kerry violinist John Ryan.
Honestly I struggle to choose "the best Planxty album" and that's okay, for me they should not be missing in any Irish music collection.

SUCCEDE A VERONA: “MOSAIKO” · STORIE DI PERSONE VICINE VENUTE DA LONTANO. Incontro con l’autrice Nicoletta Morbioli.

SUCCEDE A VERONA: “MOSAIKO” · STORIE DI PERSONE VICINE VENUTE DA LONTANO. Incontro con l’autrice Nicoletta Morbioli.

SUCCEDE A VERONA: PRESENTAZIONE IN ANTEPRIMA DELLA RACCOLTA DI RACCONTI “MOSAIKO” · STORIE DI PERSONE VICINE VENUTE DA LONTANO di Nicoletta Morbioli

Martedì 28 marzo h 18 · Palazzo Pindemonti · Via Leoncino 5 · Verona.

di alessandro nobis

Martedì 28 marzo alle 18 verrà presentato in anteprima per la Città di Verona nel prestigioso palazzo Pindemonti sede dell’Accademia Italiana per la Formazione e gli Alti Studi Internazionali, il volume “MOSAIKO · STORIE DI PERSONE VICINE VENUTE DA LONTANO” pubblicato recentemente da Scripta Edizioni: si tratta di sedici racconti scritti da Nicoletta Morbioli, il risultato della sua esperienza al Centro Provinciale per l’Istruzione degli adulti (C.P.I.A. ne è l’acronimo) che ha diretto per sei anni scolastici. I racconti sono le tessere che compongono il “Mosaiko“, ispirate dagli studenti che frequentano le lezioni in questa scuola, da “persone” che arrivano dalle più diverse parti del mondo, dal sub·continente indiano, dal Medio ed Estremo Oriente, dalle Afriche Settentrionale e Sub · Sahariana fino all’America Latina ed Europa a “cercar fortuna” come gli italiani, irlandesi, scozzesi fecero nei due secoli che ci hanno preceduto.

Morbioli ha saputo “in punta di piedi” farsi raccontare le loro esperienze, elaborando le loro ansie, le loro paure ma anche i momenti più sereni facendole diventare fonti di ispirazione per i racconti: studenti di “prima immigrazione” vicino ad altri, spesso adolescenti, che hanno raggiunto qui in Europa i loro cari che li hanno preceduti per poter offrire loro un ambiente per quanto possibile accogliente. Ecco quindi che incontri Clarisse che è fuggita dal Congo, nazione in balìa per ragioni economiche delle multinazionali minerarie straniere, nazione in teoria ricchissima di risorse (il preziosissimo “coltan” per citare una) che invece lascia partire i suoi giovani per le pessime condizioni di vita del popolo, e incontri anche Mahvash e Mirza, coppia afghana fuggita dalla miseria e dai talebani ospitata da Giulia, ostetrica, che assiste Nahvash a far nascere Azadì in piena pandemia Covid. “Mosaiko” si legge con piacere grazie alla scrittura fluida dell’autrice, mi sento di definirlo concettualmente quasi uno “Spoon River” dell’immigrazione nel nostro Paese, e a Verona in particolare.

Ognuno quindi scelga la sua “tessera” e viaggi con la fantasia e consapevolezza che la nostra società, volenti o nolenti, sarà sempre più un mosaico culturale. Sfruttiamo l’occasione.

Durante la presentazione l’autrice dialogherà con Patrizio Del Prete ed è prevista l’esecuzione di alcuni brani opportunamente arrangiati per trio dal Direttore Marco Pasetto del repertorio dell’Orchestra Mosaika della quale fanno parte ovviamente sia Diane Peters (arpa) che Ilaria Peretti (voce) che suoneranno per l’occasione con il clarinettista veronese. (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2022/04/07/da-remoto-orchestra-mosaika-teatro-camploy-verona-14-marzo-2022/).

Il progetto editoriale è interamente devoluto all’IPSEOA “A. Berti” di Verona ed in particolare alla sua sede distaccata presso la casa Circondariale di Montorio Veronese.

La copertina e le grafiche interne sono dell’artista padovano Luca Saggioro.

DALLA PICCIONAIA: BREANZA · ZERLOTTO · LAZZARONE “Comizio Elettroacustico”

DALLA PICCIONAIA: BREANZA · ZERLOTTO · LAZZARONE “Comizio Elettroacustico”

ENRICO BREANZA · ANNA ZERLOTTO · LAZZARONE “Comizio Elettroacustico”

Laboratorio Autogestito Paratodos, Verona. 5 marzo 2023

di alessandro nobis

Fa molto piacere sapere che a Verona città esiste uno spazio che coraggiosamente dà la possibilità di esibirsi ad artisti che lavorano nell’ambito dell’avanguardia. E’ il Laboratorio Autogestito Paratodos (in Corso Venezia 51), e la performance in oggetto è il “Comizio Elettroacustico” che si è tenuto domenica 5 marzo appunto in questo ampio e multifunzionale spazio: il “Comizio” ha avuto come protagonisti tre musicisti ovvero la contrabbassista Anna Zerlotto, il manipolatore di suoni elettro · acustici Lazzarone ed il chitarrista Enrico Breanza che da tempo esplora il mondo della musica spontanea, oggetto del “Comizio” appunto.

Una novantina di minuti scanditi da diversi momenti caratterizzati da “creazioni e distruzioni spontanee” · come annunciato da Breanza ad inizio performance, con il denominatore comune nella struttura delle improvvisazioni: la chitarra crea fraseggi, pattern, accordi che suonano come un invito ai compagni a partecipare, interloquire, creare suoni d’insieme che alla fine risultano interessanti e convincenti riuscendo frequentemente a far scoccare quella scintilla magica che i musicisti che operano nell’ambito dell’improvvisazione · anche di quella molto più ortodossa e radicale · cercano ogniqualvolta si trovano uno di fronte all’altro. Ciò che si è generato · e dissolto · durante la performance è stata una musica godibile, a tratti spigolosa, che invita all’attento ascolto e che è stata apprezzata dal pubblico presente, ma con soprattutto una linea evolutiva del concetto artistico chiara e che a mio modestissimo parere ha ampi spazi di sviluppo: consideriamo che questo era solamente il terzo “incontro” tra Lazzarone, Breanza e Zerlotto ed una volta che la contrabbassista e il “manipolatore di suoni” si saranno presi sempre più spazio nella creazione che deve seguire i dettami del non · idioma improvvisativo comune, la qualità della loro musica non potrà che giovarsene. Come detto le basi per un lavoro molto interessante ci sono tutte ed anche il riascolto della performance conferma quanto detto.

Fa sempre piacere sapere, concludendo, che la via della musica spontanea indicata nei primi anni sessanta dal londinese Spontanoeus Music Ensemble ancora oggi trovi proseliti interessati a produrre musica con queste modalità come quella ascoltata durante il “Comizio Elettroacustico”. “Questa è la via” ha detto qualcuno, la si segua senza “se” e sanza “ma”.

Si replica domenica 7 maggio. Naturalmente non sarà “la stessa musica”, non può esserlo, diceva il Derek B.

DEL PIANO · OLIVIERI · MAZZA · MARINI “Double 3”

DEL PIANO · OLIVIERI · MAZZA · MARINI “Double 3”

DEL PIANO · OLIVIERI · MAZZA · MARINI “Double 3”

CALIGOLA RECORDS. CD, 2022

Nel 2022 la casa discografica Caligola ha pubblicato queste registrazioni risalenti al maggio dell’anno precedente che vedono coinvolti il bassista Roberto Del Piano, il batterista Alberto Olivieri e due sassofonisti, l’altoista Cristina Mazza ed il baritonista Bruno Marini: fin qui niente di strano senonchè la particolarità di queste incisioni sta nella loro costruzione, ovvero una sezione ritmica, affidabile ed affiatata · Olivieri e Del Piano · che lungo tutta la durata del disco dà il suo sostanziale e creativo contributo alternativamente a Cristina Mazza e a Bruno Marini. Un “Double 3” appunto, che disegna in modo chiaro a mio modesto parere gli stili dei due sassofonisti, il primo molto legato al linguaggio free ed in particolare alla lezione di Ornette Coleman, il secondo più vicino al jazz “maistream”; tutte · o quasi · le tracce si fondano su elementi prima abbozzati ed in seguito sviluppati con grande libertà in una “take” durante la session del 19 maggio nello studio veronese Brazz di Alberto Olivieri. Creazioni spontanee ma interne ai diversi idiomi utilizzati mi verrebbe da dire, “improvvisazione idiomatica” la definisce Derek Bailey. Il “quasi” citato prima si riferisce alla rilettura di “Beauty is a Rare Thing” di Ornette Coleman, un brano, una ballad scritta ed incisa nel 1961 che il sax di Cristina Mazza riporta ai nostri giorni con una versione intensa e rispettosa arricchita da due bei soli di basso elettrico; e a proposito dei brani dove il sax è quello dell’altoista, è obbligo citare “Forgotten Names” per la sua espressiva performance vocale dedicata alle vittime dimenticate di ogni tipo di violenza, un’improvvisazione che personalmente mi ha ricordato a tratti i canti propiziatori dei nativi americani, è questo il brano che preferisco tra i quattro di questo “Double 3” che vedono coinvolta Cristina Mazza.

Bruno Marini è il solista delle rimanenti cinque tracce; notevole mi pare “Endemic” con l’apertura affidata al delicato drumming di Olivieri per poi dipanarsi in un lungo assolo interrotto solamente da un efficace intervento del basso elettrico, ma mi permetto di sottolineare altri due brani che ritengo significativi, ovvero “Flute and Cats” dove il multistrumentista imbraccia il flauto traverso · che se non ricordo male è uno dei suoi primi amori musicali · con grande autorevolezza e sensibilità · e qui ciascuno potrà trovare i suoi riferimenti peraltro a mio avviso evidenti con i grandi flautisti del passato · e “Sunset Enigma“, splendida ballad composta da Marini ed eseguita al pianoforte, un Marini pianista che sorprenderà molti appassionati di jazz per il suo tocco essenziale e gradevolissimo sulla tastiera.

Un bel disco davvero disco che mi sento di consigliare a tutti gli appassionati, considerato che la sua reperibilità è tutto sommato facilee ed anche per il prezzo di fascia media, cosa che non guasta mai di questi tempi.

GABRIELE POSENATO “Back Home”

GABRIELE POSENATO “Back Home”

GABRIELE POSENATO “Back Home”

Fingerpicking.net. CD, 2020

di Alessandro Nobis

Questo “Back Home” è il disco più recente del chitarrista Gabriele Posenato, membro dell’Associazione ZONACUSTICA e considerato dai colleghi e dagli appassionati uno dei più interessanti strumentisti · compositori degli ultimi anni soprattutto per la scelta di concentrare l’attenzione sulla scrittura di brani lasciando comunque un piccolo spazio alla rilettura di brani di altri compositori; in questo caso Posenato propone una bella rivisitazione di un brano · indicato come bonus track · dell’arpista irlandese Turlogh O’Carolan, “Si Bheag Si Mhor · Sheebeg and Sheemore” versione opportunatamente poco calligrafica e suonata in una diversa tonalità.

Le undici tracce come dicevo sono composizioni originali, tutte caratterizzate da una notevole cantabilità nelle quali la cura con la quale vengono eseguite evidenzia melodie dalla grande delicatezza e pacatezza che risaltano anche dal vivo: qui beninteso non ci sono fiumi di note che si sovrastano l’un altra, la tecnica non è al servizio dell’ostentazione ma è al servizio dell’anima del compositore. “Ritrovarsi” con chitarra e bouzouki dell’amico Stefano Barbati, “Thirty-Six Years Later” che apre il disco e che ne definisce le sue coordinate e “Achab” con le onde dell’oceano che si rifrangono sul Pequod sono i brani che preferisco; questa è musica che solo se ascoltata con grande attenzione “entra” nell’anima di chi ne fruisce. Qualcuno di cui non ricordo il nome durante il recente Open Mic di Verona ha detto “è bello suonare davanti ad un pubblico che ascolta“, considerazione che vale non solo per Gabriele Posenato ma per tanti musicisti chitarristi e non che spesso si trovano a suonare magari talvolta anche consapevolmente davanti ad un pubblico diciamo “distratto”.

Una sorpresa di “Back Home” è il libretto che lo accompagna con undici liriche che il poeta Andrea Ciresola ha scritto per commentare in modo personale i brani del CD, assolutamente da leggere e da apprezzare come tutta la musica contenuta in questi ottimo “Back Home“.

Discografia:

2003 · MODUS VIVENDI

2004 · 36 (ANTOLOGIA, 1 brano)

2007 · 3 GUITARS CLAN  (ANTOLOGIA, 5 brani)

2008 · 4 GUITARS CLAN (ANTOLOGIA, 3 brani)

2009 · WINE AND FEELING

2009 · GUITARS CLAN 5 (ANTOLOGIA, 3 brani)

2010 · 34 VOLTE AMORE (ANTOLOGIA, 1 brano)

2013 · SOFT TOUCH

2015 · FIFTY FIFTHY

2019 · SLIDE FIVE (Weissenborn lap steel solo – edizione limitata)

2020 · BACK HOME

SETANTA “Setanta”

SETANTA “Setanta”

SETANTA “Setanta”

Tinto Tap Records. CS, 1990

di alessandro nobis

Ritornati in Italia nel 1989 (dopo un’apparizione a Folkermesse) grazie al giornalista Enzo Palombella · che curò anche la copertina dell’audiocassetta · per la loro tourneè organizzata da FOLKITALIA, i Setanta suonarono a Verona al Posto il 13 aprile per presentare questa loro unica incisione dal titolo eponimo e che riporta misteriosamente la data di pubblicazione dell’anno successivo. Un vero peccato che la carriera discografica dei Setanta non sia in pratica mai iniziata perchè riascoltando la loro cassetta e la registrazione beninteso artigianale del loro live veronese emerge ancora oggi la qualità, il brio, la freschezza e l’equilibrio del loro suono apprezzato dal numeroso pubblico che affollò il locale sotto la spinta del fascino del folk scoto·irlandese nonostante fossero musicisti impegnati quotidianamente in altre professioni; una particolarità che distingueva i Setanta dagli gruppi del folk revival dell’epoca era senz’altro il suono dell’hammered dulcimer suonato con grande gusto e abilità dallo scozzese Jack Bethel (ascoltare “O’Dwyers” nel lato B della cassetta).

Era un gruppo ben rodato composto da musicisti irlandesi e scozzesi (Mike Berry · violino, tin whistle ·, Jack Bethel · hammered dulcimer, concertina ·, Colin McAllister · voce, bodhran ·, Hunter McConnell · voce, chitarra ·, David John Munro · uilleann pipes · e Gearoid O’Laoghaire · violino ·) residenti nell’area di Glasgow ed il repertorio di questa cassetta era fatto di canti narrativi e di suite di danze: tra i primi menziono una bella versione di “John Franklin” · presentata anche nel concerto veronese K, “Lovely Old Fintown” raccolta nella contea di Derry e “Carrickmammon Lake” proveniente invece dalla Contea irlandese di Down qui proposta nella versione della cantante tradizionale Sarah Ann O’Neill e qui con la splendida voce di Colin McAllister. Tra gli strumentali senz’altro va citata la suite di tre slides provenienti dalla regione di Cork e il medley “Da Auld Resting Chair · Hakki’s Polka · The Old Polka” (la seconda dalle Shetland e l’ultima dalle isole Orkney) e la suite di jigs “The Boys of the Town · The Connaughtman’sRamble · The Eaversdropper“.

In definitiva un lavoro ben riuscito, forse poteva essere un demotape per un possibile primo CD dei Setanta, peccato che il progetto non si sia concretizzato. Ma c’è sempre tempo …..

Back in Italy in 1989 (after an appearance at Folkermesse Festival) thanks to the journalist Enzo Palombella · who also edited the cover’ graphic of the audio cassette · for their tour organized by FOLKITALIA, the Setanta played in Verona al Posto on April 13th to present their the only engraving with the eponymous title and which mysteriously bears the publication date of the following year. It’s a real pity that Setanta’s recording career practically never started because listening to their cassette and the artisanal recording of their live performance in Verona still emerges today the quality, panache, freshness and balance of their sound appreciated by the numerous audiences who flocked to the venue under the influence of the charm of Scot·Irish folk despite being musicians engaged in other professions on a daily basis; a peculiarity that distinguished the Setanta from the folk revival groups of the time was undoubtedly the sound of the hammered dulcimer played with great taste and skill by the Scotsman Jack Bethel (listen to “O’Dwyers” on side B of the cassette).

It was a well-established group made up of Irish and Scottish players (Mike Berry fiddle, tin whistle, Jack Bethel hammered dulcimer, concertina, Colin McAllister vocals, bodhran, Hunter McConnell vocals, guitar, David John Munro uilleann pipes · and Gearoid O’Laoghaire · violin ·) resident in the Glasgow area and the repertoire of this tape was made up of narrative songs and dance suites: among the former I mention a beautiful version of “John Franklin” also presented in the Verona concert K, “Lovely Old Fintown” collected in the county of Derry and “Carrickmammon Lake” coming instead from the Irish County of Down proposed here in the version of the traditional singer Sarah Ann O’Neill and here with the splendid voice of Colin McAllister. Among the instrumentals, the suite of three slides from the Cork region and the medley “Da Auld Resting Chair · Hakki’s Polka · The Old Polka” (the second from Shetland and the last from the Orkney Islands) and the suite of jigs “The Boys of the Town · The Connaughtman’sRamble · The Eaversdropper”.

Ultimately a successful work, perhaps it could have been a demotape for a possible first Setanta CD, a pity that the project did not materialize. But there is always time …..

Lato A:

GOING TO THE WELL FOR WATER

WHEELS OF THE WORLD · THE RIGHTS OF MAN

TIBBIE FOWLE

DA AULD RESTIN CHAIR · HAKKI’S POLKA · THE OLD POLKA

LOVELY OLD FINTOWN

OUT ON THE OCEAN · THE MISTY MOUNTAIN · PADDY O’RAFFERTY

Lato B:

LORD FRANKLIN

THE BOYS OF THE TOWN · THE CONNAUGHTMAN’S RAMBLE

CARRICKMANNON LAKE

THE STRANGER · O’DWYERS · OFF TO CALIFORNIA

SWEET COUNTRY ANTRIM

THE MAID BEHIND THE BAR · THE HUMORS OF TULLA · THE TORN PETTICOAT · THE SAILOR’S BONNET

DOC WATSON “Home Again!”

DOC WATSON “Home Again!”

DOC WATSON “Home Again!”

Vanguard Records. LP, 1967

di alessandro nobis

Del valore di Doc Watson come chitarrista e cantante, di “portatore” e “informatore” oltre che di interprete della tradizione musicale americana è già stato detto tutto da esperti molto più autorevoli di me; importante soffermarsi sul repertorio che Watson propone in questo ennesimo eccellente lavoro datato 1967 in compagnia di Merle Watson e del contrabbassista Russ Savakus. Giusto per ribadire l’attenta scelta del repertorio, ancora una volta.

Storie di incidenti ferroviari, raccontate molte volte nel folk d’oltreoceano, come “The F.F.V.”, scritta da un anonimo afroamericano che racconta vicenda dell’ingegnere George Alley morto il 23 ottobre del 1890 in un disastro avvenuto sulla linea Chesapeake & Ohio causato da una frana e imparata da Doc dalla madre Annie · oralità motore della tradizione · o i canti narrativi di origine anglo · scoto · irlandese come la celeberrima “Matty Groves” (a.k.a. “Little Musgrave“), una murder ballad che narra la storia di una relazione tra un giovane ed una nobildonna finita con l’omicidio dei due ad opera del marito (Child Ballad # 81 e Roud # 52) e come “Georgie” di origine scozzese e dedicata a George Gordon una sorte di un immaginario bandito difensore dei più deboli imparata dal suocero, il violinista Gaither Carlton e presente nella raccolta di Cecil Sharp. Non posso non menzionare “Pretty Saro” una ballata settecentesca di origine inglese ritrovata cento anni or sono nell’area appalachiana dove era stata “portata” dagli emigranti e catalogata nella raccolta Roud al numero 417, che Watson sceglie di interpretare senza accompagnamento come nell’inno religioso imparato dalla nonna paterna Lottie che apre la prima facciata del disco ovvero “Down In The Valley To Pray“, uno spiritual “appalachiano” di origine sconosciuta del quale si trova una traccia scritta in “Jubilee Songs” stampato nel 1872.

Disco davvero straordinario, questo “Home Again!” che in coppia con il precedente “Southbound” del 1966 a mio avviso danno veramente il senso della grandezza di questo chitarrista e cantante oltre che di “informatore” enciclopedico di quella che molti chiamano “americana”.

Alcuni dei brani sono contenuti nella tripla antologia “The Vanguard Years” publicata in compact disc nel 1995.

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Much more authoritative experts than me have already said everything about Doc Watson's value as a guitarist and singer, as a "bearer" and "informer" as well as an interpreter of the American musical tradition; important to dwell on the repertoire that Watson proposes in this umpteenth excellent work dated 1967 in the company of Merle Watson and the double bass player Russ Savakus. Just to reiterate the careful choice of repertoire, once again.

Stories of railway accidents, told many times in overseas folk, such as “The F.F.V.”, written by an anonymous African American who tells the story of engineer George Alley who died on October 23, 1890 in a disaster on the Chesapeake & Ohio line caused by a landslide and Doc learned from his mother Annie (orality engine of tradition) or narrative songs of Anglo Scot Irish origin such as the famous “Matty Groves” (a.k.a. “Little Musgrave”), a murder ballad that tells the story of a relationship between a young man and a noblewoman ended with the murder of the two by her husband (Child Ballad # 81 and Roud # 52) and as “Georgie” of Scottish origin and dedicated to George Gordon a fate of an imaginary bandit defender of the weakest learned from his father-in-law, violinist Gaither Carlton and featured in the collection of Cecil Sharp. I cannot fail to mention “Pretty Saro” an eighteenth-century ballad of English origin found one hundred years ago in the Appalachian area where it had been “brought” by emigrants and cataloged in the Roud collection at number 417, which Watson chooses to interpret without accompaniment as in the religious hymn learned from his paternal grandmother Lottie who opens the first side of the disc or “Down In The Valley To Pray”, an “Appalachian” spiritual of unknown origin of which there is a written trace in “Jubilee Songs” printed in 1872.

Truly an extraordinary record, this “Home Again!” which paired with the previous 1966 “Southbound” in my opinion really give a sense of the greatness of this guitarist and singer as well as an encyclopaedic “informant” of what many call “Americana”.

Some of the songs are contained in the triple anthology “The Vanguard Years” published on compact disc in 1995.

CALICANTO · BURATTINI DEL SOLE · “La Ballata di Fri e Tata”

CALICANTO · BURATTINI DEL SOLE · “La Ballata di Fri e Tata”

CALICANTO · BURATTINI DEL SOLE · “La Ballata di Fri e Tata”

Edizioni La Torre. CS, 1990

di alessandro nobis

Dopo trent’anni fa una certa piacevole tenerezza riascoltare questa audiocassetta curata dai padovani Calicanto ovvero Roberto Tombesi, Corrado Corradi, Giancarlo Tombesi e Gabriele Coltri; tenerezza perchè i bambini ai quali era dedicata avranno oggi superato la quarantina, qualcuno avrà avuto anche dei figli e sarebbe interessante sapere da loro se il “seme” piantato allora da “La Gran Compagnia di spettacoli musicali Calicanto” e dai “Burattini del Sole” abbia dato dei frutti …….. spontanei.

La Ballata di Fri e Tata” racconta dello svolgersi di una giornata della bimba Tata, dopo una notte passata tra le paure del serpente Fri, che “mangia la gente”, attraverso filastrocche, dialoghi con la voce dei bambini (“Augh!”) ninne nanne e marcette pensata per coloro i quali operano nel mondo dell’infanzia e a tutti i genitori che vogliano ritornare con l’immaginazione alla loro fanciullezza e comunicare con i bambini attraverso il linguaggio musicale e questo ancor più se ci si relaziona con il mondo della disabilità Non è un caso se “La Ballata di Fri e Tata” era un progetto realizzato con Kadeidos · Coordinamento Down del Triveneto ·. Insomma un’idea innovativa che voleva anche essere un contatto tra i mondi dell’infanzia e quello della cultura popolare: scrivere nuovo materiale anzichè utilizzare quella già esistente è una metodologia indispensabile per creare una “nuova cultura popolare” basata sul materiale tramandato da generazioni.

I testi sono di Alessandro Gigli dei Burattini del Sole e i Calicanto, gruppo storico del folk revival italiano, scrivono o reinterpretano temi a danza come “Sette passi dei colori” (testo di Roberto Tombesi), una manfrina “Manfrinon“, una “Marcetta” scritta da Corrado Corradi e la “Filastrocca dell’ombrello” con il testo ancora di Gigli; la giornata di Tata si conclude con la dolcissima “Ninna Nanna del Cavaliere” con la voce ed il testo di Rosanna Trolese accompagnata dalla concertina di Corrado Corradi nella speranza di passare una notte più tranquilla …….. “Questa notte · dice una sicura Tata · gliela faccio vedere io al serpente!“.

MATCHING MOLE “On the Radio · A BBC Recording”

MATCHING MOLE “On the Radio · A BBC Recording”

MATCHING MOLE “On the Radio · A BBC Recording”

HUX Records. CD, 2006

di alessandro nobis

Nel 1972 i Matching Mole, splendido ensemble inglese, erano un quintetto stellare formato da Robert Wyatt (batteria, voce, elettronica), Bill McCormick (basso elettrico), Dave McRae (Fender Rhodes), Phil Miller (chitarra) e Dave Sinclair (Organo Hammond) che comprendeva un interessante quanto inedita coppia di tastieristi. I Matching Mole ahimè ebbero breve durata · nel momento della registrazione del terzo disco Wyatt ebbe quel tragico “incidente” che tutti conoscono ·, ma con solamente due album in studio ed una manciata di registrazioni live uscite postume hanno lasciato un’impronta indelebile, posso dire che furono la più fulgida meteora nel panorama del Canterbury Sound di quegli anni.

Questo CD pubblicato dalla Hux Records raccoglie dieci brani live dei Matching Mole risalenti al 1972, cinque dei quali già presenti nel compact “BBC Radio 1 Live in Concert” curato dalla Windsong nel 1994 e che riportano registrazioni risalenti al 27 luglio di quell’anno; le prime cinque tracce sono antecedenti, seppur di qualche mese, alla session citata. Ecco, i concerti mostrano i M. M. in tutta la loro espressività. Il ruolo di Wyatt cantante emerge prepotentemente come ad esempio all’inizio di “Instant Pussy” con il Rodhes che lo accompagna ed il resto del gruppo che interviene · espressivo il solo di Phil Miller a questo proposito ·, in “Immediate Kitten” con un nel solo di Dave Sinclair o nel lungo medley inziale ” Marchides / Instant Pussy / Smoke Signal” dove si inserisce alla perfezione con la voce filtrata al cambio di tempo tra il riff ipnotico di basso e la parte di piano elettrico.

I Matching Mole assieme agli Henry Cow di Fred Frith sono a mio modestissimo parere i gruppi che si sono spinti “oltre” all’elettrificazione del jazz, alla ricerca di un percorso che guardasse al mondo dell’improvvisazione anche radicale che nei primi anni settanta stava prendendo piede. Melodia più avanguardia era la loro ricetta che dal vivo, senza i vincoli della tempistica delle registrazioni in studio dove si cercava di restare nei quaranta minuti, era perfetta.

Disse al tempo Robert Wyatt a proposito di queste registrazioni: “questo album incapsula alla perfezione che cosa sono stati i Matching Mole“.

In 1972 Matching Mole, a splendid English ensemble, was a stellar quintet formed by Robert Wyatt (drums, vocals, electronics), Bill McCormick (electric bass), Dave McRae (Fender Rhodes), Phil Miller (guitar) and Dave Sinclair (organ Hammond) which included an interesting and unprecedented pair of keyboard players. Matching Mole alas had a short life · at the time of recording the third album Wyatt had that tragic “accident” that everyone knows ·, but with only two studio albums and a handful of posthumous live recordings they left an indelible mark, I can say that they were the brightest meteor in the Canterbury Sound panorama of those years.

This CD released by Hux Records collects ten live songs by Matching Mole dating back to 1972, five of which were already included in the “BBC Radio 1 Live in Concert” compact edited by Windsong in 1994 and which contain recordings dating back to July 27 of that year; the first five tracks are prior, albeit by a few months, to the aforementioned session. Here, the concerts show the M. M. in all their expressiveness. The role of Wyatt singer emerges forcefully as for example at the beginning of “Instant Pussy” with Rhodes accompanying him and the rest of the group who intervene · expressive Phil Miller’s solo in this regard ·, in “Immediate Kitten” with a in Dave Sinclair’s solo or in the long initial medley ” Marchides / Instant Pussy / Smoke Signal” where he fits perfectly with the filtered voice at the tempo change between the hypnotic bass riff and the electric piano part.

Matching Mole together with Fred Frith’s Henry Cow are, in my humble opinion, the groups that have gone “beyond” the electrification of jazz, in search of a path that would look at the world of even radical improvisation which in the early seventies was catching on. More avant-garde melody was their recipe that live, without the constraints of the timing of studio recordings where they tried to stay within forty minutes, was perfect.

Robert Wyatt said of these recordings at the time: “This album perfectly encapsulates what Matching Mole was all about.”

TRACK LIST:

1 – MARCHIDES / INSTANT PUSSY / SMOKE SIGNAL · John Peel 17 · 4 · 1972 Broadcast 9 · 5 · 1972

2 – PART OF THE DANCE · ALBUM: MATCHING MOLE · John Peel 17 · 1 · 1972 Broadcast 25 · 1 · 1972

3 – NO ‘ALF MEASURES · John Peel 6 · 3 · 1972 Broadcast 24 · 3 · 1972

4 – LITHING AND GRACING · John Peel 6 · 3 · 1972 Broadcast 24 · 3 · 1972

5 – IMMEDIATE KITTEN · John Peel 17 · 1 · 1972 Broadcast 25 · 1 · 1972

6 – INSTANT PUSSY · ALBUM: MATCHING MOLE · BBC LIVE IN CONCERT 27 · 7 · 1972

7 – LITHING AND GRACING · BBC LIVE IN CONCERT 27 · 7 · 1972

8 – MARCHIDES · ALBUM: LITTLE RED RECORD · BBC LIVE IN CONCERT 27 · 7 · 1972

9 – PART OF THE DANCE · ALBUM: MATCHING MOLE · BBC LIVE IN CONCERT 27 · 7 · 1972

10 – BRANDY IN A BENJ · ALBUM: LITTLE RED RECORD · BBC LIVE IN CONCERT 27 · 7 · 1972

Le tracce 6 · 7 · 8 · 9 · 10 sono pubblicate nel CD “BBC RADIO 1 LIVE IN CONCERT” dalla Windsong nel 1994