SUONI RIEMERSI: RÉALTA “Open the Door for Three”

SUONI RIEMERSI: RÉALTA “Open the Door for Three”

SUONI RIEMERSI: RÉALTA “Open the Door for Three”

Autoproduzione. CD, 2012

di alessandro nobis

Con la benedizione di John Brian Vallely, fondatore del prestigioso William Kennedy Piping Festival e dell’Armagh Pipers Club, i Réalta nel 2012 pubblicano in modo del tutto autonomo questo splendido disco d’esordio; al tempo la formazione era a “tre” con una particolarità davvero inusuale, la presenza di ben due uilleann pipers, peculiarità anche dei Sean Nua (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2021/07/12/suoni-riemersi-sean-nua-the-open-door/) che vantavano nelle loro fila John McHugh e JoeMcKenna.

Oltre ai due piper Conor Lamb (anche ai flauti) e Aaron O’Hagan (anche lui ai flauti ed al bodhran) c’è la bravissima cantante, fine chitarrista e suonatrice di bouzouky Deirdre Galway il cui apporto nelle dinamiche nel mantenimento dell’equilibrio del gruppo è veramente fondamentale.

Il repertorio comprende brani provenienti da antiche raccolte di musica irlandese come “Dance Music of Ireland” di Francis O’Neill (1848 – 1936), da una raccolta di Robert Cinnamond (1884 – 1968) e “Collection of Irish Music for the Union Pipes” di Patrick O’Farrell (1792), dal repertorio del piper di Loughrea Patsy Tohey (1865 – 1923) oltre che da composizioni di autori meno conosciuti: da quella di Cinnamond è tratta la ballata “Gathering Mushrooms” con il canto evocativo di Dreidre G. che si accompagna con il bouzouky, da quella di O’Neill lo slip jig che apre il disco “Open the Door for Three” con un arpeggio di chitarra che espone la melodia ed un convincente arrangiamento per low-whistle e per le pipes che si sovrappongono, e splendido il set di reel e slip jigs “The Exile Jig / The yellow Stocking” di P. Touhey (il primo) e della raccolta di O’Farrell (il secondo). Notevoli, anzi splendidi il set March / Reel di “Tuamgraney Clastle / The Rathcrogan Reel” con due pipes e la chitarra che esegue la parte ritmica e la slow air “Sliabh Geal gCua” eseguita dalle due cornamusr.

Disco d’esordio che lascia il segno sin dal primo ascolto per una band che si è imposta come una delle migliori in circolazione; noi che siamo dei suoi fan aspettiamo il loro terzo lavoro che avrà una importante novità rispetto alle due produzioni precedenti, ovvero la presenza del piper francese Loïc Blejean – con la band dal 2018 –  in luogo di Aaron O’Hagan. Di Blejean voglio infine ricordare la collaborazione con i Fratelli Boclè nello straordinario “Rock The Boat” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/01/11/bocle-bros-rock-the-boat/).

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SUONI RIEMERSI: FRANCO MORONE “Back to my best”

SUONI RIEMERSI: FRANCO MORONE “Back to my best”

SUONI RIEMERSI: FRANCO MORONE “Back to my best” Acoustic Guitar Records, 2012

di Alessandro Nobis

A questo punto della sua carriera – nel 1990 esordisce con l’ottimo “Stranalandia” – Franco Morone si ferma un attimo e volge il suo sguardo all’indietro, quasi per fare un bilancio di questi ventidue anni trascorsi in compagnia della sua chitarra. Riascolta le vecchie incisioni, i missaggi, gli arrangiamenti, ne sceglie una quindicina e decide di risuonarli, per dirla alla Jannacci “per vedere l’effetto che fa”. Va a pescare nel suo “vecchio” repertorio, dal già citato “Stranalandia”, da “Guitarea” del ’94, “Melodies of memories” del ’98 e da “Running Home” del 2001, in pratica i suoi primi quattro album di composizioni originali, tra i quali – nel 2007 -si inserisce lo splendido “Irish Tunes” dedicato come si può ben capire al mondo della tradizione celtica, alla quale Morone ha numerose volte dimostrato amore e grande capacità di interpretazione.

Non è certamente un’operazione nostalgica, piuttosto la voglia di sfidare se stesso e la sua musica, risuonandola con il “senno di poi” e soprattutto con un’attenzione diversa considerato che nel frattempo sono passati diversi anni nei quali ha tenuto numerosissimi concerti ed ha potuto via via rielaborare alcune tra le composizioni che hanno nel tempo incontrato il favore del pubblico.

Ecco quindi “Parata dei saltimbanchi” e “Flowers from Ajako” da “Melodies of memories”, “Strangeland” dal suo album d’esordio, e ancora “New Oopart”, “Walk on J.J. Cale’s walk“ e “Picking the joys of life” dal suo quarto CD, solo per citare alcune perle di questo nuovo capitolo della vita musicale di questo che a detta di molti è uno dei più raffinati interpreti della chitarra acustica “fingerpickin’” in circolazione per la sua tecnica diamantina e per la sua capacità di fare sue le melodie più diverse, suonandole in modo tutt’altro che calligrafico. Una dote rara.