PAUL HILLIER “Proensa”

<strong>PAUL HILLIER</strong> “Proensa”

PAUL HILLIER “Proensa”

ECM NEW SERIES Records. CD, 1989

di alessandro nobis

Al di là dell’accuratezza nella scelta del repertorio e delle scelte timbriche, sono convinto che questo “Proensa“, progetto del “Theatre of Voices” abbia avvicinato agli straordinari tesori della musica antica non pochi degli appassionati dell’etichetta bavarese di Manfred Eicher.

E’ un viaggio attraverso il periodo d’oro della poesie trobadorica, tra il Duecento e il Trecento, e qui troviamo i più importanti poeti dell’epoca, da Guglielmo Duca d’Aquitania a Macabruno, da Peire Vidal e Giraut De Bornelh  da Bernart De Ventadorn fino al meno conosciuto Guiraut Riquier: la straordinaria ed evocativa voce di Paul Hillier, il salterio e l’arpa di Andrew Lawrence-King, il liuto e il salterio di Stephen Stubbs e la viella di Erin Headley ci riportano magicamente a quel periodo storico troppo spesso indicato come “l’era buia” prima della rinascita. E’ questo uno quartetto formato da musicisti · studiosi dalla classe cristallina che danno lettura davvero efficace rara a sentirsi; “Reis Glorios” di Guiraut de Bornelh (provenzale, attivo nella seconda metà del 12° secolo) è un'”albada” (una sveglia) di cui conosciamo la musica che inizialmente ha la forma di preghiera ma che si trasforma in una risata, cantata da una guardia mentre il cavaliere si intrattiene con una dama, l’arrangiamento che accompagna questo testo è davvero notevole, accompagna ed allo stesso tempo crea un’ambientazione di un’aurora magica. “Pos Tornatz Sui Proensa” · da qui il titolo dell’album · venne scritta da uno tra i più celebri trovatori provenzali, Peire Vidal di Tolosa che durante la sua vita “prestò servizio” alla corte di Budapest al seguito di Costanza D’Aragona che andò in sposa al Re Imre nel 1198 (un’altra significativa interpretazione di questo canto trobadorico la si può ascoltare in “Peire Vidal: A Trobadour in Hungary” curata dall’ensemble ungherese Fraternitas Musicorum e pubblicata dalla Hungaroton nel 1981): racconta del ritorno di un trovatore nella sua terra, la Provenza.

Ho citato solamente due delle otto composizioni presenti in questo “Proensa” ma il livello di tutto il lavoro è veramente altissimo, a mio modesto avviso una delle migliori raccolte di canti trobadorici mai pubblicate e grande merito di questa realizzazione va senz’altro al patron dell’ECM per la sua visione sempre aperta verso i più diversi idiomi musicali.

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DALLA PICCIONAIA: WILLIAM KENNEDY PIPING FESTIVAL 2021

DALLA PICCIONAIA: WILLIAM KENNEDY PIPING FESTIVAL 2021

WILLIAM KENNEDY PIPING FESTIVAL 2021

Armagh, Co. Armagh, Ireland 18 – 21 novembre 2021

di alessandro nobis

The William Kennedy Piping Festival returns!”: così inizia il comunicato stampa che annuncia il ritorno del festival dedicato al suono delle cornamuse più importante e più “vecchio” del mondo, visto che questa è la sua ventisettesima edizione. Il Covid-19 ha impedito di realizzare l’edizione 2020 ma l’Armagh Pipers Club ha cercato con tutti mezzi di dare al Festival una sorta di ri-partenza, quasi un nuovo inizio con una edizione limitata rispetto a quelle degli anni precedenti soprattutto per le difficoltà ad ospitare musicisti provenienti da Europa ed altri continenti. Limitata dicevo solamente sotto solo questo aspetto, perché anche quest’anno, dal 18 al 21 novembre gli appuntamenti sono di grande livello sia per ciò che riguarda il fondamentale aspetto didattico, e sappiamo che questa è una delle mission dell’Armagh Pipers Club, che concertistico.

Dal ’94 i migliori pipers sono passati dal Festival e quest’anno con le limitazioni sanitarie l’attenzione è stata intelligentemente rivolta ai cornamusisti irlandesi con qualche eccezione dalla vicina Scozia, dalle Asturie ispaniche e dalla Francia.

Il via sarà venerdì 19, alle 18:00 presso la sede del Club, con una comunicazione di Louise Mulchany sul ruolo delle donne “pipers” nei secoli XVIII° e XIX° al quale seguirà alle 20:00 nella Chiesta Presbiteriana il primo dei tre concerti previsti i cui protagonisti saranno lo scozzese Mike Katz, con un passato nella leggendaria Battlefield Band, José Manuel Tejedor, Pádraig McGovern dalla Contea di Leitrim e lo straordinario duo formato dall’arpista Laoise Kelly e dal piper Tiarnán Ó Duinnchinn che già nell’edizione del 2016 avevano presentato il bellissimo primo loro lavoro in duo (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2017/01/13/laoise-kelly-tiarnan-o-duinnchinn-ar-lorg-na-laochra/).

Sabato 20 alle 17:00, nella stessa Chiesa Presbiteriana di Armagh concerto del Goodman Trio (Mick O’Brien, Emer Mayock & Aoife Ní Bhriain), dei francesci Morvan (Sébastien Lagrange & Quentin Millet), la cantante Diane Cannon proveinente dall’area gaelica del Donegal ed infine Alana MacInnes, piper originaria dell’Isola di Uist nelle Ebridi Esterne.

L’ultimo degli appuntamenti musicali di questa edizione si terrà domenica 21 alle 15:30 all’Armagh City Hotel: a chiudere ancora straordinari musicisti come Louise Mulchany, Cillian Vallely dei Lunasa ed il dublinese Mikie Smyth; a chiusura lo straordinario ensemble dell’Armagh Pipers Club e ospiti, mi piace immaginare e sono convinto sarà così.

Oltre la musica da ascolto, come da copione presso la sede del club, numerosi workshop sul canto tradizionale, sull’arpa irlandese, sull’accordeon e sul canto tradizionale tenuti dagli stesso prestigiosi musicisti ospiti del festival e soprattutto la “WKPF Piping Academy” (che si terrà all’Armagh Hotel) , corsi di perfezionamento per i pipers i cui insegnanti saranno Padraig McGovern, Tiarnán Ó Duinnchinn, Cillian Vallely, Emer Mayock, Louise Mulcahy, Mick O’Brien & Mikie Smyth.

Peccato che, a parte la necessità di esibire il passaporto per passare il confine, le non restrizioni sanitarie varate dal governo di B.J. non diano sicurezze sufficienti – e non ci saranno ad esempio le consuete session nei pubs di Armagh per le notizie in mio possesso –,  quindi quest’anno non saremo della partita; un vero peccato perchè il programma è proprio interessante.

www.wkpf.org.

SUCCEDE A VERONA: MUSICHE AL TOCATÌ 2021

SUCCEDE A VERONA: MUSICHE AL TOCATÌ 2021

SUCCEDE A VERONA: MUSICHE AL TOCATÌ 2021 “16 ·17 ·18 settembre”

VERONA, CENTRO STORICO

di alessandro nobis

Anche quest’anno per la diciannovesima volta si rinnova a Verona la tradizione del Tocatì e delle musiche tradizionali italiane e dei Paesi ospiti: sarà un festival diffuso che avrà come scenari non solo i luoghi simbolo di Veronama anche e soprattutto spazi mai utilizzati prima come ville, cortili, musei, ed alcuni borghi storici italiani molti dei quali già riconosciuti come siti UNESCO e come tra quelli più belli d’Italia. Tutto naturalmente nel pieno rispetto delle norme sanitarie al quale l’Associazione Giochi Antichi – che ne è ideatore e organizzatore – ha lavorato per lunghi mesi al fine di rendere quanto più “normale” questo festival il cui fulcro è da sempre la partecipazione della gente nelle strade e nelle piazze della città. Per questa edizione de “Suoni lungo l’Adige” i concerti si terranno al Lungadige San Giorgio (nello spazio all’interno della struttura asburgica risalente al 1838) con l’esclusione dei due che verranno trasmessi in streaming per ovviare alle rigide norme sanitarie che, come detto, l’organizzazione intende rispettare in modo puntiglioso.

Il tema di questa edizione del festival è l’acqua, elemento che ha favorito in quanto ideale via di comunicazione gli scambi negli ambiti economici favorendo i contatti tra le varie culture popolari, e di conseguenza i gruppi musicali che parteciperanno hanno in comune musiche popolari legate all’acqua: l’Egeo, l’Adriatico e l’Atlantico.

Voglio sottolineare in particolare come quest’anno la particolare attenzione che l’Associazione Giochi Antichi ha avuto nel dare la possibilità di ascoltare la musica in un luogo raccolto, non troppo vicino al vociare delle centinaia di persone che frequentano il festival; le proposte sono di altro livello e di grande valore musicale ed è assolutamente giusto riservare alla musica “d’ascolto” uno spazio adeguato e quindi non necessariamente contestualizzata al ballo popolare. Certo, quest’anno ci sono le limitazioni sanitarie, ma le due “forme” potranno coesistere perfettamente nelle prossime edizioni: il ballo popolare nelle piazze, la musica d’ascolto di derivazione tradizionale nei numerosi spazi raccolti – luoghi di culto, di enti pubblici ma anche di privati – che il centro storico di Verona offre.

  • Si comincia giovedì 16 alle 21:30 con una festa, con una particolare versione de “La Notte Salentina” che grazie agli Amici del Salento di Verona presenta “Tremulaterra 3.0”, apprezzato trio di musica popolare del Salento, come è facile immaginare con il loro straordinario repertorio fatti di temi a danza sì ma anche di stornelli, canti polivocali alla “stisa” (canti polivocalici a cappella eseguiti soprattutto durante il lavoro, quando la voce si diffondeva e si “stendeva” appunto nei campi) e canti narrativi della tradizione: non una festa a ballo dunque, ma un repertorio da assaporare nel migliore dei modi con un attento ascolto.
  • Venerdì 17 si parte alle 21:00 con un quintetto vocale proveniente dalla Dalmazia dove la tradizione delle “Klapa” è ancora molto sentita e praticata; al Tocatì questa straordinaria forma vocale sarà portata dalla “Klapa Valdibora” di Rovinj (Rovigno) con i loro straordinariamente suggestivi canti che raccontano della vita e degli amori dei piccoli villaggi sulle coste adriatiche. Alle 21:30 il Gruppo Ricerca Danze Popolari presenterà al pubblico (che non potrà però partecipare al ballo) alcune danze popolari accompagnati dalle musiche del “Calicanto trio” che 22:00 terrà l’atteso concerto con una piccola formazione che vede il rinnovarsi della collaborazione tra Corrado Corradi, Roberto e Giancarlo Tombesi lungamente compagni dei Calicanto; presenteranno il ricco repertorio di canti della tradizione dell’Adriatico Settentrionale tra i quali quelli dei “battipali” lagunari. 
  • Sabato tre imperdibili appuntamenti con la cultura popolare: alle 21:30 con il gruppo cipriota “Ktima” con il loro repertorio fatto di secolari canzoni tradizionali che scandiscono il calendario con le feste pagane e le celebrazioni religiose che tracciano uno spaccato sulla vita dell’isola cipriota. Le voci sono accompagnate dal violino, strumento principe della musica tradizionale cipriota, dal laud e dalla tabouchia, un setaccio rivestito di pelle usato come tamburo a cornice. Queste canzoni e le “tsiattista”, poesie orali a braccio, sono iscritte nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale Nazionale di Cipro. A chiusura una presenza che davvero può essere considerata uno dei fiori all’occhiello di questa edizione del Tocatì, ovvero il Baia Trio: provenienti dal Piemonte Occitano, hanno repertorio che va oltre quello delle valli alpine coprendo le tradizioni a partire dall’area delle 4 Province al Connemara irlandese, il tutto rivisitato con arrangiamenti di grande bellezza ed innovazione, come sta a dimostrare il loro lavoro “Coucahna” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/10/29/baia-trio-coucanha/)di qualche anno fa. Gabriele Ferrero (voce e violino), Enrico Negro (chitarra) e Francesco Busso (ghironda, uno degli strumenti classici delle valli occitane) sono senz’altro un ensemble in grado di offrire un “suono” che decontestualizzato al ballo si presta alla perfezione per un ascolto attento e approfondito di questa tradizione.

Da sottolineare poi la possibilità di seguire sulla pagine YOUTUBE del Tocatì e sulle pagine dei principali social gestite dal Festival tre esibizioni molto interessanti ed anche inediti per Verona ma purtroppo “da remoto” per le ben conosciute restrizioni sanitarie. Il primo riguarda il canto polifonico di tradizione bizantina legata alla liturgia greco-ortodossa proposto dall’ensemble cipriota “Romanos de Melodist” che prende il nome dal compositore siriano bizantino del V° secolo “Romano il Melode”, santo celebrato anche dalla Chiesa Cattolica il 1 di ottobre: canti monodici a cappella di grandissimo fascino e bellezza anche testuale, cantati in greco a divulgare il Verbo che sono Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Il secondo ci porta sulle coste bretoni con i canti dei marinai proposti dall’ensemble femminile “Les Pirates” (audio qui: https://www.lesbordees.bzh/groupe-les-pirates/)ben conosciute nei festival dedicati a questo importante filone della musica tradizionale: fanno parte dell’associazione “Phare Ouest” che dal 1995 opera nel campo della conservazione, dello studio e nella divulgazione di questa tradizione organizzando un festival che ha particolarità – sogno di molti organizzatori – di non utilizzare impianti di amplificazioni e di proporre i concerti in situazioni ambientali ideali per apprezzare al meglio il suono naturale. A conclusione gli eccezionali trampolieri del Dipartimento delle Landes nella Francia Occidentale, “Echassiers de Landes”: questi “attrezzi” spesso messi in relazione solamente con il circo equestre o con le sfilate carnascialesche venivano originariamente utilizzati dai pastori per sorvegliare le greggi nel territorio pianeggiante che non offre alcun punto di vista dalla sommità di alture. Da questo loro uso si sono sviluppate poi danze tradizionali davvero particolari ed uniche al mondo; nel dipartimento sono presenti ben venti gruppi di questo tipo a testimoniare il grande interesse e passione verso questa secolare tradizione. 

LES CONTES D’ALFONSINA “Chapitre I”

LES CONTES D’ALFONSINA “Chapitre I”

LES CONTES D’ALFONSINA  “Chapitre I”

DODICILUNE RECORDS. CD, 2020

di alessandro nobis

Si respira una fresca ed originale aria d’oltralpe in questo bell’esordio del quartetto “Les Contense D’Alfonsine”: aria della miglior canzone d’autore, dello swing manouche e del valse musette che si incontrano grazie a quattro musicisti, la cantante Sofia Romano, il clarinettista Hugo Proy, il violinista Frédéric Gairard e il chitarrista Marco Papadia.

Giusto per mettere le cose in chiaro, il disco si apre con “Indiffèrence” una ottima versione di un valse musette scritto nel ’42 da Joseph Colombo e dall’accordeonista italo-francese Tony Murena (un autore e strumentista da riscoprire assolutamente) e tra le tracce segnalo anche “La Bicyclette” di Pierre Barouh portata al successo da Yves Montand con una significativa interpretazione di Sofia Romano, sempre all’altezza di un repertorio non facile da affrontare senza cadere nel “già sentito” ed autrice di alcuni dei testi come in “Le Géant” scritta a quattro mani con Marco Papadia ed unico brano totalmente originale che va nella direzione del rinnovamento del repertorio manouche, e dell’unico brano proveniente dalla musica afroamericana scritto dal sopranista Joshua Redman (era nel disco “Back East”) che chiude il disco, “Zarafah”; un’interessante introduzione – e – chiusura  dichiaratamente “bartokiana” di violino, un’espressiva parte di Proy e il sempre delicato arpeggio di chitarra che con il clarinetto stendono il perfetto “fondale” per la voce di Sofia Romano.

Un lavoro notevole, questo “Les Contes D’Alfonsina”, tra rinnovamento e tradizione, con arrangiamenti che non mostrano alcuna caduta di tono e che indicano molto chiaramente la direzione musicale che questo quartetto italo francese ha intrapreso.

http://www.dodicilune.it

EDUARDO PANIAGUA “Cantigas del Norte de Francia”

EDUARDO PANIAGUA  “Cantigas del Norte de Francia”

EDUARDO PANIAGUA  “Cantigas del Norte de Francia”

Pneuma Records PN 1590. 2CD, 2019

di alessandro nobis

Per questo nuovo doppio CD Eduardo Paniagua e la Pneuma Records accendono i riflettori sul gruppo di Cantigas raccolte da Alfonso X El Sabio (1221 – 1284) che riguardano i miracoli mariani compiuti nel nord della Francia e affiancandosi alle undici cantigas contenute in un altro CD, “Cantigas de Francia” pubblicato nel 1998 (PN – 520).

Arras nel Passo di Calais e Soissons nell’Aisne sono due delle località dove la Vergine ha compiuto dei miracoli qui raccontati e tra le più interessanti Cantigas qui registrate segnalo la CSM 81 (“La Bella Gondianda, Fuego en el Rostro” che descrive la guarigione dal “Fuoco di Sant’Antonio” (“Fuego de San Martial” un’epidemia simile alla peste molto diffusa nel XIII° secolo che provocò numerosissime vittime) che aveva devastato il volto di Gondianda, la CSM 101 (“Sordomudo en Soissons”) che ci parla della guarigione di un sordomuto a Soissons, la CSM 68 (“Mancebas Rivales del amores en Arras”) che racconta come la Vergine pose fine alle violente liti tra la consorte di un uomo che aveva maledetto la sua amante ed infine la Cantiga 298 (“El demonio de Soissons”), dove una donna posseduta dal demonio si reca al santuario di Soissons e viene “liberata” dalla Vergine Maria.

Per queste registrazione Paniagua si affida come al solito all’ensemble Musica Antigua, costituito da musicisti di primissimo livello assieme a numerosi ospiti che riescono a dare una visione musicale nitida e sempre ispirata a questo monumentale ed unico progetto della Pneuma che prosegue senza interruzione. Tra i primi ricordo le presenze di El Wafir all’oud, del percussionista David Mayoral oltre naturalmente al polistrumentista Eduardo Paniagua, tra i secondi Begona Olavide al salterio e Luis Delgado entrambi collaboratori di lunga data dello stesso Paniagua.

Per quello che mi risulta, un altro doppio CD dedicato alle Cantigas della Francia meridionale è di imminente pubblicazione; attendiamo impazienti notizie ……..

QUAI DES BRUMES “Au bord de l’eau”

QUAI DES BRUMES “Au bord de l’eau”

QUAI DES BRUMES & AMF STRING QUARTET “Au bord de l’eau”

Associazione AMF. CD, 2020

di alessandro nobis

Se vi piace la Storia della terra di Francia ma non avete voglia di leggere un saggio che vi guidi attraverso la sua complessità, non ci sono problemi: ascoltate la straordinaria musica che il trio “Quai des Brumes” suona e sicuramente il desiderio di approfondire verrà. “Au bord de l’eau” è il secondo affascinante lavoro che il clarinettista Federico Benedetti, il chitarrista Tolga During ed il contrabbassista Roberto Bartoli hanno QUAI 1pubblicato qualche settimana or sono: il primo lavoro d’esordio “Chansons Boîteuses” era un viaggio esplorativo negli anni che precedettero il secondo conflitto mondiale, dal ’36 al ’38, gli anni del governo del “Front Populaire”. La Francia, soprattutto Parigi, si distingueva per la sua multiculturalità, erano i migliori anni della “Chanson Francaise” ed i Quai Des Brumes avevano saputo intelligentemente e molto lucidamente dare un quadro della musica che si suonava nei bistrot e nei teatri parigini: i quindici brani percorrono un itinerario che ci porta nei caffè, nei bistrot, nella sale-concerto di quel periodo e, citando “Nunn o Pani naschella” ci si immerge nel jazz manouche, “Les copains d’abord” di George Brassens in una splendida esecuzione strumentale di uno dei grandi della canzone d’autore mondiale ed il pacato swing di Sidney Bechet dell’immortale “Petite Fleur” potete avere un’idea del repertorio che però, per essere apprezzato nel profondo, va ascoltato perché la perizia dei tre musicisti e gli arrangiamenti curati in modo molto efficace da Federico Benedetti riescono in modo molto equilibrato ad omogeneizzare i vari repertori facendo sì che questo “Chanson Boiteuses” sia un disco splendido, arricchito anche da tre composizioni originali tra le quali voglio citare quella dell’eccellente chitarrista Tolga During, “Waltz for my father”.

QUAI 2Con “Au bord de l’eau” Quai des Brumes va oltre, e si avvale della collaborazione di un quartetto d’archi, l’AMF (acronimo di Associazione Musicisti di Ferrara) String Quartet: Pierclaudio Fei e Massimo Mantovani violini, Julie Shepherd alla viola e Giacomo Grespan al violoncello. Anche qui prima di dire due parole sul programma voglio sottolineare gli arrangiamenti – sempre del clarinettista – che riescono in maniera davvero notevole a creare un comune dialogo tra gli archi ed il trio ed a rendere ancora una volta omogenei i vari stili affrontati ed anche sulla bravura dei tre solisti varrebbe la pena spendere qualche riga; sulla precisione ed efficacia del contrabbasso di Roberto Bartoli, sulla straordinaria chitarra “Manouche” visto che imbraccia una Maccaferri, di Tolga Turing bravissimo a suonare le parti “cantate” e nello swing di “Ecrin” (un piccolo capolavoro con la chitarra ed il clarinetto che duellano con gli archi) e sul clarinetto – e clarinetto basso – di Federico Benedetti sempre espressivo e puntuale nei soli e nel lavoro sulle melodie.

Il repertorio è molto interessante, e mi limito a segnalarvi una splendida rilettura della canzone  “Nuit d’etolies” composta da Claude Debussy nel 1880, due delle canzoni composte di Gabriel Faurè ovvero “Dans les ruines d’una abbaye” e “Au bord de l’eau”, “Les Anges” di Erik Satie (una delle tre melodie del 1887) ed infine “Ma premiere lettre” di Cecile Chaminade che apre il disco. Ascoltate con attenzione, chiudete gli occhi e vi ritroverete nella Francia di fine Ottocento, quella della Comune di Parigi, lungo le sponde della Senna e, magari, incontrerete George Pierre Seurat mentre dipinge una delle sue opere.

Di Roberto Bartoli avevo scritto in occasione del suo “Landscapes”: https://ildiapasonblog.wordpress.com/2018/09/19/roberto-bartoli-landscapes/

Di Tolga During in occasione del suo “Gelibolu”: https://ildiapasonblog.wordpress.com/2018/10/24/tolga-during-ottomani-gelibolu/

www.quaidesbrumes.it

 

 

 

Tocatì, 17° edizione “Festival Internazionale dei Giochi in Strada” 2019

Tocatì, 17° edizione “Festival Internazionale dei Giochi in Strada” 2019

Tocatì, 17° edizione “Festival Internazionale dei Giochi in Strada”

VERONA, 12 – 15 settembre 2019.

di Alessandro Nobis

A Verona ci sono poche certezze sull’attività culturale nel corso dell’anno: ci sono l’Estate Teatrale, la stagione areniana, e da sedici anni tra crescenti difficoltà organizzative a metà settembre c’è il frequentatissimo TocatI’, il Festival dei Giochi di Strada ideato ed organizzato dall’indomita Associazione Giochi Antichi con il patrocinio del Comune di Verona, della Regione del Veneto e della Provincia di Verona in collaborazione con AEJeST, MIBAC e ICDE – Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia. Va detto anche, ed è un aspetto importante, che il Tocatì è al terzo anno del percorso di candidatura del Programma di attività del festival al Registro delle Buone Pratiche di Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale UNESCO.

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Quest’anno la Nazione ospite della manifestazione sarà la Bretagna, la nazione celtica in terra di Francia che presenterà la sua cultura tradizionale nei suoi diversi aspetti, da quello ludico a quello della danza e musica tradizionale. (https://tocati.it/spot-ufficiale-2019-bretagna/). I musicisti bretoni sono stati tra i primi, tra la fine degli anni Sessanta e  gli anni Settanta a proseguire nello studio e nella pratica del patrimonio popolare rinnovandolo con arrangiamenti, strumenti alloctoni e riportandone in auge altri come l’arpa bretone. Ricordo solamente il lavoro di Alan Stivell, Dan Ar Bras, i Kornog, i Pennou Skoulm, Patrick e Jacki Molard e gli Skolvan. Un enorme lavoro che ha dato straordinari frutti facendo avvicinare alla musica popolare nuove e nuovissime generazioni di bretoni, un lavoro che in parallelo veniva condotto anche dagli irlandesi e dagli scozzesi. Non a caso a Lorien si tiene annualmente il più grande festival di musica celtica al quale partecipano suonatori, gruppi e ballerini provenienti dalle nazioni comunità spagnole e delle isole britanniche.

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Al di là degli aspetti prettamente ludici – per i quali consigliamo di consultare il sito web www.tocati.it e la sempre dettagliata mappina pieghevole, noi de Il Diapason teniamo in particolare a segnalare gli appuntamenti legati alla musica previsti per le giornate da mercoledì a domenica.

65649709_1184174231743930_1165085272895913984_n.jpgSi inizia con un’anteprima, mercoledì 11 alle 21 in Lungadige San Giorgio dove la CONTRADA LORÌ terrà il suo al solito scoppiettante e ben strutturato set nel quale verrà presentato il suo terzo lavoro discografico “Cicole Ciacole”; un momento importante per gli appassionati della musica popolare che già apprezzano il lavoro della Contrada ed un’ottima occasione per gli altri di avvicinarsi al repertorio in gran parte originale ed agli arrangiamenti che il gruppo veronese ha elaborato con tanta perizia.

Non potevano mancare anche in questa diciassettesima edizione le danze popolari salentine alle quali viene dato il giusto spazio giovedì 12 (Lungadige San Giorgio); una festa a ballo quella del “RITMO DEL SALENTO” della quale sappiamo l’ora di inizio (21:30) ma non quella di fine come si conviene in queste travolgenti feste.

Venerdì 13 le danze si aprono alle 20:45, sempre al Lungadige San Giorgio, con il duo “MUNT DA FUR” che propone un repertorio legato alla Trinacria ed alla sua cultura tradizionale e a seguire “LES MUSICIENS DES FIOUR DE MOUN”, ensemble formato da musicisti e danzatori con il loro progetto che copre l’area franco provenzale con danze “di coppia” e “di gruppo”. Infine alle 23 l’atteso set dei veronesi FOLKBANDA (Livio Masarà al violino, Maurizio Diamantini all’organetto diatonico, Mirco Meneghel alla fisarmonica e Barbara Mazzon al flauto traverso), ensemble formato da musicisti che da anni perseguono un interessante progetto di ricontestualizzazione della musica popolare al ballo, collaborando come in questa occasione con i ballerini del GRUPPO RICERCA DANZE POPOLARI. Un finale di serata con i fiocchi (e controfiocchi), quindi.

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FOLKBANDA E GRDP

Sempre venerdì, alle 21:30 ma presso Porta Borsari, un altro incontro con il ballo popolare curato stavolta dal gruppo TAMZARÀ – costituitosi nel 2004 – con le sue gighe, le manfrine, le mazurke, le quadriglie, i valzer e i sirtaki- , che vive il ballo come un gioco, una passione, un modo per conoscersi divertendosi attraverso le danze tradizionali.

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ASSOCIAZIONE BALLO FOLK TAMZARA’

Sabato (e domenica mattina), imperdibile appuntamento nel centro storico di Verona con la sfilata che si tiene solitamente per il Rito di Maggio ed eccezionalmente ri-proposta al Tocatì. E’ il rito celebrato in molte culture tradizionali che festeggia il ritorno della primavera e la rinata stagione: fiori, doni della terra, musica popolare con gli strumenti titpici della cultura bretone tra cui la cornamusa ed il biniou, veramente imperdibile, qualcosa che va al dì là del superficiale aspetto folcloristico e che presenta i valori ancora gelosamente conservati e tramandati della cultura popolare di Bretagna.

Sabato 14 un altro appuntamento davvero importante al Lungadige San Giorgio, quello dell’ORCHESTRA POPOLARE ITALIANA DELL’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA DI ROMA diretta dall’organettista AMBROGIO SPARAGNA, una delle più importanti figure nel campo dello studio e della riproposta della musica tradizionale del Centro e Sud Italia. e formata da prestigiosi suonatori come Valentina Ferraiolo (tamburelli, voce), Erasmo Treglia: (torototela, ghironda, ciaramella), Clara Graziano (voce, organetto e danza), Cristiano Califfato (chitarre), Raffaello Simeoni (voce e fiati popolari), Diego Micheli al contrabbasso ed Ottavio Saviano alla batteria. Inizio alle 22:00.

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ORCHESTRA POPOLARE ITALIANA

Naturalmente poi, nei giorni di venerdì (dalle 21:30 alle 23:00), sabato e domenica (a partire dalle 10:00) in “Piazza Bretagna”, ossia Piazza dei Signori, ossia Piazza Dante la farà da padrone il patrimonio tradizionale bretone: il “COLLETIF KENDALC’H” musicisti e danzatori trasformeranno la piazza in una gigantesca festa a ballo, il “Fest Noz” bretone dove convoglieranno i cultori delle danze bretoni anche dalle città limitrofe per questa rara occasione di ballare assieme a chi queste danze le perpetua. Sarà della partita anche l’ensemble “LES PIRATES” avranno modo di far apprezzare al pubblico il particolare repertorio delle ballate tradizionali legate alla marineria tipico di questa regione che si affaccia sull’Atlantico, terra di marinai da millenni. Anche questo a mio avviso un momento al quale non si può mancare.

Inoltre voglio sottolineare, nella sala degli Scacchi del Palazzo della Ragione, l’esposizione “ALLA SCOPERTA DEL PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE IN BRETAGNA” aperta il sabato e la domenica dalle 10:00 alle 18:00.

Poi, dopo questa immersione nella cultura bretone, non resta che prendere l’auto e guidare in direzione Lorient…….

 

 

COLTRI – MENDUTO – MORELLI “Per ogni dove”

COLTRI – MENDUTO – MORELLI “Per ogni dove”

COLTRI – MENDUTO – MORELLI “Per ogni dove”

ROX RECORDS, CD. 2018

di Alessandro Nobis

Ecco un lavoro che riconduce ai suoni antichi e moderni della tradizione popolare italiana, francese ed europea. Non ci sono qui balzi azzardati verso una tradizione futura, non ci sono qui scenari di musica popolare immaginari conditi da un’elettronica invasiva; ci sono tre bravissimi musicisti al servizio delle più profonde radici che nei secoli hanno dato origine a musiche contestualizzate al ballo che personalizzano un repertorio atavico grazie ad arrangiamenti oculati e ad idee e suoni di ospiti che con il loro apporto danno quel tocco in più a questo splendido lavoro. Il clarinetto basso di Simone Mauri, ad esempio, nella “Suite di Bourees” aperta dalla cornamusa di Coltri e nella seguente “Suite di Polke” o ancora nella rivisitazione della melodia greca “Thalassaki mou” e nel sorprendete arrangiamento con le voci di “Sparve Lille”, polka svedese, quel pizzico di tecnologia che rinnova la tradizione di “Branles d’Ossau” che ci combina inaspettatamente bene con il piffero e la cornamusa. Ancora voglio citare lo struggente canto urbano dei rifugiati di “Dans Les Abris de Paris” con la voce di Maria Antonazzo e le indovinate percussioni di Morelli che fa sua la protesta dei “San Papier” dedicando loro il brano omonimo e naturalmente le efficaci interpretazioni delle danze delle 4 Provincie come “Sestrina delle Ombre” che apre il disco o la suite di polke, danze sempre in bilico tra la cultura popolare italiana e francese, un territorio culturale che i musicisti del trio frequentano spesso.

Un disco “semplice” che ci riporta alla “normalità” della musica popolare alla quale ogni tanto fa bene – benissimo – ritornare. Plauso finale alla delicata e curatissima veste grafica.

infotrio@fastwebnet.it

www.roxrecords.it

 

 

 

 

AA.VV. “Live Recordings from the William Kennedy Piping Festival” Vol. 2

AA.VV. “Live Recordings from the William Kennedy Piping Festival” Vol. 2

AA.VV. “Live Recordings from the WKPF” Volume 2.

WKPF RECORDS, 2CD. 2018

di Alessandro Nobis

Per celebrare la 25^ Edizione del William Kennedy Piping Festival che si tiene ad Armagh, nell’Ulster, intorno alla metà del mese di novembre, viene pubblicata dagli organizzatori questa preziosa antologia – è il secondo volume di una serie che raccoglie registrazioni che coprono un lungo periodo, dal 2003 al 2017. Chi avrò l’opportunità di ascoltare questo doppio CD – e mi riferisco in particolare a coloro i quali sono mai stati tra il pubblico del Festival, scoprirà l’incredibile polimorfismo che la cornamusa ha sviluppato nel secoli praticamente ovunque in Europa.

Qui potrete assaporare – tra le altre – le launeddas di Luigi Lai accanto alle uillean pipes “di casa” di Paddy Keenan, ospite con Paddy Glackin anche nell’edizione 2018, di Cillian Vallely e di Robbie Hannan, la gaita galiziana di Anxo Lorenzo, la Gaida bulgara di Ivan Georgiev e la Sackpipa svedese di Olle Gallmo e la Duda magiara di Balasz Istvanfi, le Northumberland Smallpipes di Andy May accanto alla cornamusa scozzese delle Highlands di Finlay McDonald.

Un vero tripudio della tradizione musicale legata a questo ancestrale strumento legato indissolubilmente alla cultura pastorale che ha trovato il modo, come dicevo, di sviluppare forme e suoni come nessun altro nella cultura europea e mediorientale. Una proposta questa, come lo era il primo volume, che testimonia l’appassionato lavoro e le straordinarie competenza e cura – oltre ad una massiccia dose di curiosità – nella scelta degli interpreti che da un quarto di secolo l’Armagh Pipers Club ha fatto diventare il WKPF un punto di incontro degli appassionati della cultura popolare.

La pubblicazione è supportata dall?arts Council e dall’Irish Traditional Music Archive, ed è acquistabile contattando il Club sul sito www.armaghpipers.com

Per il report dell’edizione 2018 vedi: in Lingua inglese: https://ildiapasonblog.wordpress.com/2018/12/15/william-kennedy-piping-festival-2018-nov-15th-18th-2018-armagh-co-armagh-ireland/ed in lingua italiana https://ildiapasonblog.wordpress.com/2018/12/11/dalla-piccionaia-william-kennedy-piping-festival-2018-15-18-novembre-armagh-co-armagh-irlanda-seconda-parte/e https://ildiapasonblog.wordpress.com/2018/12/04/dalla-piccionaia-william-kennedy-piping-festival-15-18-nov-2018-armagh-co-armagh-irlanda-prima-parte/

AA.VV. “Chatelier Guitars: Let the Friendship Resound”

AA.VV. “Chatelier Guitars: Let the Friendship Resound”

AA.VV. “Chatelier Guitars: Let the Friendship Resound”

Chatelier Guitars. CD, 2018

di Alessandro Nobis

Il comune denominatore di questo splendido “Let the friendship resound” è la passione di due fratelli nizzardi – i liutai Philippe e Gerard Chatelier – che nel loro laboratorio sapientemente trasformano sottili tavole di prezioso legno in strumenti ambitissimi dai migliori chitarristi fingerpicking in circolazione. Giovanni Ferro, chitarrista e naturalmente possessore di una “Chatelier”, compositore e mente sempre attiva nella promozione di questo stile chitarristico ha pensato di raccogliere diciassette colleghi che assieme a lui celebrassero i dieci anni di attività della bottega di Nizza e dalla creazione di uno strumento unico che per caratteristiche e dimensioni può essere considerato a metà strada tra una OM (Orchestral Model) e la leggendaria Martin D28. Di queste Chateliers il chitarrista veronese dice: “Le Chatelier hanno subito conquistato il mondo del fingerpicking per la loro responsività, l’ottimo bilanciamento dei registri, la possibilità di ottenere un’action molto bassa senza che le corde sferraglino sulla tastiera. Si può dire che ogni picker di un certo livello se ne è procurata una, diventando per molti la principale arma di battaglia.”

Evidentemente Giovanni Ferro deve avere una forte credibilità nell’ambiente se è riuscito a realizzare questo CD al quale partecipano davvero musicisti ahimè sconosciuti ai più ma invece davvero meritevoli di una platea molto più ampia. Diciotto chitarre ed altrettanti fini esecutori dicevo, diciotto brani per ognuno dei quali viene riportata l’essenza lignea utilizzata per la costruzione; diciassette sono brani originali, ed anche qui vorrei sottolineare lo sforzo compositivo, ed uno, quello che conclude il lavoro, suonato dai due fratelli liutai (banjo “Chatelier” e chitarra) ed ispirato alla musica old-time degli Appalachi. Degli altri musicisti voglio citare Walter Lupi (il suo tocco in “Cristalli d’aria” è inimitabile) e naturalmente Giovanni Ferro (“6/4 di Luna”), Alberto Caltanella (“Six Bars Friends”), Dario Fornara (Farfalla a metà”) e Giulio Redaelli (“Aquiloni”); splendida la breve “Outback Storm” dell’australiano Van Larkins tra i francesi segnalo l’introspettiva “le matin blanc” di Philippe Fouquet e “Une trace de toi” di Jean Luc Thievent.

Ricerca rigorosa della perfezione esecutiva ed un’attenzione particolare alla melodia così da far gustare ed apprezzare a chi ascolta ogni singola nota dei brani; qui vige la regola di suonare poche note ma messe al posto giusto, vietato praticare “ginnastica” tecnicistica.

Ancora complimenti a Giovanni Ferro e naturalmente ai fratelli Chatelier: e un secondo capitolo senza aspettare il ventennale? Cosa ne pensate?

www.chatelierfreres.com