GIOVANNI FERRO “Evening Trip”
ZONACUSTICA, CD. 2023
di alessandro nobis
C’è un anello che lega · nonostante il divario temporale · “Chitarrista” del 2008 a questo recentissimo “Evening Trip” di Giovanni Ferro: è il brano di Joe Zawinul “In a Silent Way” che se chiudeva il primo capitolo della discografia di Ferro qui apre questo nuovo lavoro. Scelta non casuale a mio avviso un segnale di ripartenza di una carriera che negli ultimi anni è stata piuttosto sfortunata e travagliata per l’autore. Le letture acustica in “Chitarrista” e questa in quartetto di uno spartito che ha segnato la storia del jazz moderno, sono due modi originali e personali di vedere questo standard ed appunto lo studio e l’approccio a questi sono un poco il succo del disco. Qui Ferro utilizza una Gibson ES·335, il suo è un prezioso lavoro di cucitura ed i suoi soli sono misurati e sempre molto gradevoli: è strumentista che anche quando imbraccia l’acustica non cerca voli pindarici ma piuttosto si concentra sulla purezza delle linee che traccia, siano nell’accompagnamento che nell’esecuzione dei soli.
“Evening Trip” si compone di sette capitoli, dei quali il brano eponimo è scritto dal chitarrista. Interessante, si muove inizialmente con un frammento quasi da “marching band” per mutarsi in una swingante ballad impreziosita dalla tromba di Mezuru Takahashi e dal violino dell’ospite Carlo Cantini per poi tornare al tema in “New Orleans Style”: uno dei più convincenti brani del disco, per la scrittura e per l’arrangiamento.
“Il resto” (la virgolettatura è d’obbligo) è un viaggio d’andata a ritroso nella letteratura afroamericana e di ritorno per dare nuovi suoni a brani piuttosto frequentati e leggendari come quelli di Wayne Shorter (“Nefertiti“) con preziosi assoli del violino e della tromba, Miles Davis (“Blue in Green“) o il già citato Joe Zawinul o poco conosciuti come “Olhos de Gato” di Carla Bley (precisa e opportuna l’esposizione del tema del contrabbasso e della tromba, incisivi gli arpeggi di chitarra) e la straordinaria “Peace” che il poco frequentato pianista Horace Silver incise nel 1959. Programma eterogeneo quello di “Evening Trip” ma caratterizzato da una omogeneità sonora davvero notevole, una sezione ritmica importante come quella di Roberto Facchinetti (batteria) e Nicola Monti (contrabbasso) che per tutto il lavoro sostiene e partecipa con classe affiancando gli strumenti solisti: a tratti se chiudi gli occhi ti ritrovi in un attimo immerso una notte nebbiosa all’interno di un fumoso jazz club · Brera, Monmartre, non importa dove · ad ascoltare queste ballad che riscaldano l’anima.
Un quartetto che merita di proseguire questo percorso, di musica bella come questa ne abbiamo tutti necessità.
Informazioni qui:
https://www.facebook.com/profile.php?id=100012185538053
iron.giovanni65@gmail.com