ANDREA CUBEDDU “Weak like a man”

ANDREA CUBEDDU “Weak like a man”

ANDREA CUBEDDU “Weak like a man”

Autoproduzione, CD. 2019

di Alessandro Nobis

Il disco d’esordio era splendido (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2017/06/15/andrea-cubeddu-jumpin-up-and-down/)e con questo “Weak like a man” il chitarrista e compositore di origine sarda mantiene splendidamente la barra a dritta confezionando un altro gran bel disco. Blues acustico, suonato alla perfezione da far sembrare in apparenza l’operazione come un “fossile vivente”, una celebrazione del blues che fu, quello arcigno e sanguigno del periodo prebellico. Tutt’altro: come dicevo in occasione del primo suo lavoro, Cubeddu fa un’operazione inedita, componendo tutto il disco e scrivendo testi che sono spesso autobiografici ma che riflettono le ansie, gli umori e le tematiche della contemporaneità.

E’ chiaro, nell’aria si muovono e volutamente si sentono le ombre di Blind Blake e dei suoi amici che sono certo gradirebbero assai le note di Cubeddu che bene fa a non ascoltare la vocina che gli suggerisce di seguire le mode musicali in “Damn Money”, il brano d’apertura.

Ricordo che ai tempi di Fabio Treves e di Roberto Ciotti erano parecchi coloro che sostenevano l’inutilità di suonare il blues in Italia (però quello britannico andava bene, vedete un po’), magari oggi spero siano meno numerosi di allora. Mi spiace per la loro “ortodossia” perché musicisti come Andrea Cubeddu, con la sua capacità tecnica sullo strumento unita ad una fertile vena compositiva sono l’esempio di come i signori sopra citati abbiano lasciato nelle generazioni che li hanno seguiti un segno indelebile nello sviluppo del blues nel nostro Paese.

Ascoltino “Antihero” (“sminuire il vissuto altrui non renderà il vostro migliore”), o “Nobody to Blame” (“Non innamoratevi dell’idea che vi siete fatti di una persona ma della persona stessa”); cambieranno finalmente la loro prospettiva. Forse.

 

 

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DUO BOTTASSO & S. SIMS LONGO “Biserta e altre storie”

DUO BOTTASSO & S. SIMS LONGO “Biserta e altre storie”

DUO BOTTASSO & S. SIMS LONGO “Biserta e altre storie”

Visage Music CD, 2018

di Alessandro Nobis

di Alessandro Nobis

Mi aveva davvero favorevolmente impressionato “Crescendo”, il lavoro che Nicolò e Simone Bottasso avevano pubblicato nel 2014 per originalità e freschezza ed ora questo “Biserta e altre storie” registrato con Simone Sims Longo (live electronics) ha aggiunto un importante tassello al percorso che i due piemontesi stanno affrontando; perché questo non è un lavoro “normale” ma è stato concepito e realizzato come colonna sonora del documentario “Biserta. Storia a spirale”, un racconto, una narrazione che si fonde con le immagini. Di più, mi ha fatto pensare al teatro dei pupi. O dei burattini se volete, qui ogni strumento copre un ruolo ben preciso ed il racconto si fa reale man mano che procede l’ascolto. L’organetto, la tromba e l’antica melodia basca di “Maitia” ed il seguente bellissimo “Autumn” condotto dal tar di Reza Mirjalali – e la sua ripresa – raccontata in primo piano dal violino descrivono la “gioia e rivoluzione” tunisina e ti sembra di assaporare il profumo del Mar Mediterraneo, “Fragen” con il sapiente organetto accompagna il coro “Kinder-und Jugendchor der Theater Chemnitz” condotto da Pietro Numico che vuole essere un inno alla libertà, “Spirali” con le elaborazioni elettroniche di Simone Longo ed i suoni ambientali arabi, “Saramazurka” è una danza popolare che vola tra Piemonte e Biserta; musica che descrive immagini, dove Samara, Mohamed, Dhia e Khaled prendono vita durante l’ascolto ed alla fine quasi non ti ricordi più che queste composizioni fanno parte di un documentario, ed è questo il maggiore pregio di questo “Biserta”, incontro felice tra musica popolare antica e “nuova”.

Più l’ascolti e più vorresti vedere il documentario, “Biserta. Storie a spirale”.

(https://www.youtube.com/watch?v=N4NluJP3W4c&fbclid=IwAR3nURgmDNDftPC97hsM-Ufr4TKxhs78bP-q8zxvvUdMOoRLEG9yWjZBnqY)

 

 

BLU L’AZARD “Bal Poètic”

BLU L’AZARD “Bal Poètic”

BLU L’AZARD “Bal Poètic”

Alabianca Records, CD 2018

di Alessandro Nobis

Certo che i sovracuti di clarinetto basso e le parole “a doppia voce” di Peppino Impastato che aprono questo lavoro dei piemontesi Blu L’Azard lascieranno perplessi gli “ortodossi del folk”, ma che importa, va bene anche conservare il sacro fuoco della tradzione ma a mio parere va ancora più bene andare avanti e lasciarsi influenzare da quello che ci suona “attorno”. Ma “Se si insegnasse la bellezza”, il brano di cui parlavo, indica la direzione di questo progetto in modo inequivocabile: piedi e testa nella tradizione delle valli alpine piemontesi (Val Maira, Valli di Lanzo, Valle di Susa) e delle loro affascinanti lingue ancestrali e sguardo verso le musiche e culture “altre”. L’avanguardia fianco a fianco della tradizione, suoni e strumenti alloctoni (il clarinetto basso, il flicorno ed il sassofono o le percussioni del maliano Makan Sissoko) che danzano assieme al violino, alla cornamusa ed alla fisarmonica ed agli ottoni della val di Lanzo: Flavio Giacchero (voce, clarinetto basso, sax soprano, cornamusa), Marzia Rey(voce, violino), Pere Anghilante (voce, fisarmonica) e Pierluigi Ubaudi (voce, flicorno baritono, oggetti sonori) l’hanno studiata bene realizzando un disco, un fiore all’occhiello del “nuova” musica popolare italiana. Certo, incastonare la poetica di Peppino Impastato, dell’armeno Adrian Varujian (“Pavots”), di Emily Dickinson (“Aracnica”) o della poesia trobadorica di  Peire Vidal (“Estat ai gran sazo”) nelle melodie tradizionali o di nuova composizione (“La Gàrdia”, ad esempio testo di Giacchiero con la combinazione di fisarmonica ed un azzeccato intervento “free” di sax soprano) è un’operazione al limite dell’azzardo ma non temete, il “sacro fuoco” non è stato spento ma anzi è stato ravvivato dal combo Blu D’Azard; musica da ascoltare attentamente, testi da leggere più e più volte. Musica, anche, come recita il titolo, anche da ballare.

 

 

DALLA PICCIONAIA: 27-29-30  marzo 2019: 39° Open Papyrus Jazz Festival d’Ivrea e Canavese

DALLA PICCIONAIA: 27-29-30  marzo 2019: 39° Open Papyrus Jazz Festival d’Ivrea e Canavese

DALLA PICCIONAIA: 27 – 29 – 30  marzo 2019:  39° Open Papyrus Jazz Festival d’Ivrea e Canavese

di Alessandro Nobis

Con 38 anni “di resistenza” sulle spalle, il Festival Jazz d’Ivrea e Canavese si prepara per l’edizione numero trentanove che si terrà dal 27 al 30 marzo di questo 2019. Difficile resistere così a lungo mantenendo una connotazione prettamente jazzistica a dispetto di Festival anche estivi più “blasonati” seguiti dai grandi media ma che ormai poco di jazz hanno in cartellone e che ancora meno guardano verso i musicisti ed etichette che  percorrono sentieri sperimentali e di ricerca con un budget striminzito (si parla di 30.000 euro “all inclusive”); un altro segnale della capacità e della dedizione alla “missione” che gli organizzatori, Massimo Barbiero, l'”Ivrea Jazz Club” e l'”Open Papyrus J.F.” continuano a dimostrare. Questi piccoli-grandi festival dovrebbero suscitare maggiormente l’interesse della stampa nazionale – anche quella, anzi soprattutto quella che si rivolge specificatamente alla musica afroamericana – perché l’arte, e quindi anche la musica, ha sempre progredito e si è sviluppata grazie a quanti hanno percorso e percorrono tuttora le avanguardie, un passo sempre avanti rispetto alla massa.

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Un weekend “lungo” di musica e di arte piuttosto articolato, un’occasione unica di fare conoscenza della splendida città di Ivrea e di frequentare i luoghi di questo “Open Papyrus Jazz Festival” dal ricco e vario cartellone che affianca in modo intelligente la musica dal vivo – più vicina al mainstream e da questo anche piuttosto lontana -, le presentazioni di libri legati al jazz e piccoli ma significativi eventi enogastronomici come gli aperitivi – degustazione dei vini locali.

La programmazione accontenta sia i seguaci del mainstream che gli adepti della sperimentazione, e tra i concerti – in modo del tutto personale – segnalo quello di venerdì sera al Teatro Giacosa dei chitarristi / manipolatori di suoni Maurizio Brunod ed Elliot Sharp, e di seguito il concerto che vuole celebrare il trentesimo anno di Odwalla, straordinario ensemble di percussioni (il nome del gruppo è un omaggio all’Art Ensemble of Chicago) con ospite Baba Sissoko; nello stesso teatro ma il giorno seguente il concerto della Wolfgang Schmidtke Orchestra con il “suo” omaggio al genio di Theloniuos Monk. Da non perdere anche la presentazione alla Sala Santa Marta del volume dedicato ad Enten Eller di Davide Ielmini alla quale seguirà un set di solo pianoforte di Emanuele Sartoris che seguirà brani del repertorio dello stesso quartetto. Musica anche al Caffè del Teatro e performance di danza, come si può leggere nel programma qui sotto riportato.

Per ulteriori informazioni: www.music-studio.it

PROGRAMMA:

27  MARZO

Ivrea, Enoteca Vino e Dintorni: Anteprima Festival

Reading e Musica

SURVIVORS  DUO:

Loris Deval (chitarra classica)

Bruno Martinetti (flicorno)

VENERDÌ 29 MARZO

Ivrea, ore 18.00 – Sala Santa Marta: presentazione libro

FRANCO BERGOGLIO: I GIORNI DELLA MUSICA E DELLE ROSE(STAMPA ALTERNATIVA).Coordina Davide Gamba

Ivrea, ore 18.30 – Sala Santa Marta, degustazione:Aperitivo con i vini della Cantina Cellagrande

Ivrea, ore 19.00 – Sala Santa Marta: concerto

Quartetto E-volution  presenta ALBATROS: ospite Martin Ohrwalder, tromba

Ivrea, ore 21.30 – Teatro Giacosa: concerto

ELLIOT SHARP & MAURIZIO BRUNOD: chitarre, elettronica

Ivrea, ore 22.15 – Teatro Giacosa: ODWALLA  & BABA SISSOKO: CONCERTO DEL TRENTENNALE

BABA SISSOKO (voce e tamà)

Massimo Barbiero (marimba, vibrafono, percussioni)

Matteo Cigna (vibrafono, percussioni)

Stefano Bertoli (batteria)

Alex Quagliotti (batteria, percussioni)

Andrea Stracuzzi e Doudù Kwateh (percussioni)

DaoudaDiabate(Djembè, kora e dance)

Cheikh Fall (Djembè e kora)

Gaia Mattiuzzi (voce)

Giulia Ceolin e Gloria Santella Barbara Minietti (danza)

Ivrea, ore 23.50 – Jazz Club, Caffè del Teatro:NIGHT DREAMERSQUARTET

EMANUELE SARTORIS (piano), SIMONE GARINO (sax), ANTONIO STIZZOLI (batteria), DARIO SCOPESI (basso)

SABATO 30 MARZO

Ivrea, ore 18.00 – Sala Santa Marta: presentazione libro

DAVIDE IELMINI: Enten Eller (la musica e la ricerca della poesia), coordina  Gianmario Pilo

Ivrea, ore 18.30 – Sala Santa Marta, degustazioneAperitivo con i vini della Cantina Cellagrande

Ivrea, ore 19.00 – Sala Santa Marta, concerto

Emanuele Sartoris: piano (Music of Enten Eller)

Ivrea, ore 21.15 – Teatro Giacosa: WOLFGANG SCHMIDTKE ORCHESTRA

“Monk’s Mood“

Ryan Carniaux,John- Dennis Renken, Martin Ohrwalder, Nikolaus Neuser (tromba)
Gerhard Gschlößl, Thorsten Heitzmann, Mike Rafalczyk(trombone)
Peter Cazzanelli(trombone Basso)
Nicola Fazzini, Gerd Dudek, Helga Plankensteiner(sassofoni)
Michel Lösch (pianoforte)
Igor Spallati (contrabbasso)
Bernd Oezsevim (batteria)

Wolfgang Schmidtke (sassofono soprano, Clarinetto Basso, arrangiamenti e direzione)

Ivrea, ore 22.30 – Teatro Giacosa, concertoBOSSO – GUIDI5et “NOT A WHAT”.

Fabrizio Bosso (tromba)

Aaron Burnett (sassofono tenore)

Giovanni Guidi (pianoforte)

Dezron Douglas (contrabbasso)

Joey Dyson (batteria)

Ivrea, ore 23.50 – Jazz Club, Caffè del Teatro, concertodi SVENGALI 4et

Igor Vigna (tromba, flicorno)

Alessandro Romeo (chitarra)

Marco Bellafiore (contrabbasso)

Filippo Abrate (batteria)

Performance scuole di danza e flash mob: ARABESQUE, ACCADEMIA DI DANZA E SPETTACOLO, BAOBAB

Mostre di pitturapresso Sala Santa Marta e Caffè del Teatroa cura di ARTE IN FUGA

PRATESI – LIEBMAN “Sound Desire”

PRATESI – LIEBMAN “Sound Desire”

PRATESI – LIEBMAN “Sound Desire”

DODICILUNE RECORDS CD Ed392, 2019

di Alessandro Nobis

Dave Liebman è conosciuto ai jazzofili soprattutto per le sue collaborazioni con Chick Corea ma soprattutto per avere partecipato alle session per la registrazione dell’album “On The Corner” di Miles Davis nella prima metà degli anni Settanta, e per avere con lui suonato anche dal vivo in “Dark Magus” (1974); quindi Liebman ha carriera quantomeno “lunga” e tutta la sua esperienza e creatività la condivise nell’estate del 2012 con il clarinettista (basso) siciliano Romano Pratesi per le registrazioni raccolte in questo “Sound Desire” e pubblicate ad inizio 2019 dalla Dodicilune.

Una session durata 2 giorni e diciotto composizioni dove la prima sensazione che si ha durante l’ascolto è quella del dialogo, dell’interplay che come si sa è la quintessenza della musica jazz sia nei momenti scritti che in quelli dove l’improvvisazione emerge facendo come al solito rivelare la profondità della collaborazione; nei brani eseguiti dal duo, sul telaio dello spartito Pratesi e Liebman intrecciano le loro sensibilità e tessono una musica dal grande fascino e dalla piacevole godibiità come “Nuvole”, il più ”libero” “Burst” ed infine il brano eponimo che fanno scoprire il talento e la musicalità del clarinettista, mentre i brani scritti ed eseguiti in solo da Liebman, “Flow” al sax soprano e “Tender Merciers” al pianoforte ci rivelano anche una diversa e più intima fotografia del fiatista e pianista americano. Da segnalare anche lo splendido episodio di “Waves of Sound” per solo clarinetto basso dove Pratesi sviscera letteralmente le potenzialià sonore del suo strumento.

Doveroso e intenso l’omaggio al grande Steve Lacy con la splendida rilettura di “Still Point” con il clarinetto ed il sax che si inseguono e parlano tra loro dopo un apertura all’unisono.

Steve Lacy, uno di quelli sempre “una passo avanti” rispetto al mondo del jazz, uno di quelli che manca di più a noi jazzofili.

CASTELLI – JONA – LOVATTO  “Al rombo del cannon”

CASTELLI  –  JONA  –  LOVATTO                  “Al rombo del cannon”

CASTELLI – JONA – LOVATTO “Al rombo del cannon”. Grande guerra e canto popolare.

NERI POZZA, Pagg. 830 2cd. 2018. € 60,00

di Alessandro Nobis

romboPenso che questo sontuoso volume pubblicato da Neri Pozza rimarrà un punto fermo per chi, nel futuro e nel presente, vorrà studiare ed approfondire aspetti poco sconosciuti, e spesso peraltro mistificati, del canto popolare durante la carneficina  che inaugurò nel peggiore dei modi il xx° secolo, il Primo Conflitto Mondiale. Neri Pozza ha fatto le cose in grande: ha incaricato tre autorevoli studiosi come Franco Castelli, Emilio Jona e Alberto Lovatto di comporre quest’opera monumentale che ci insegna la storia di quegli anni non attraverso i movimenti di truppe, le dislocazione delle trincee, i bollettini guerra ma attraverso lo spirito di chi la guerra la combatteva e la subiva in prima persona, e con questo mi riferisco anche alle centinaia di migliaia di civili trovatisi loro malgrado a seguire avanzamenti e arretramenti delle prime linee: lo spirito, i pensieri, le preoccupazioni, le paure e lo scontento ma anche l’ironia, il sarcasmo che nella cultura popolare sono sempre stati esplicitati con le voci e quindi con i canti.

Due compact disc dicevo, ben 78 esempi musicali provenienti da molteplici raccolte (alcuni dei quali già riproposti da musicisti del cosiddetto movimento del folk revival, un esempio su tutti “fuoco e mitragliatrici”) e soprattutto dopo una corposa e dettagliata prefazione, i testi e soprattutto i commenti agli stessi suddivisi in otto capitoli e compilati in modo da risultare ognuno un saggio a parte: quello dedicato agli “imboscati” e quello ai “Prigionieri”, il capitolo dedicato alla propaganda in opposizione a quello che descrive il “Cantare contro”. La bibliografia (venti pagine) è probabilmente una delle più complete pubblicate sull’argomento, un fonte di “fonti” per quanti volessero approfondire, per quanto possibile visto la completezza di questo volume, l’argomento.

Un trio di autorevolissimi studiosi – e lo confermano i precedenti lavori come “Senti le rane che cantano” del 2005,“le ciminiere non fanno più fumo” del 2008 e l’ultima edizione de“I canti popolari piemontesi” di Costantino Nigra per un volume veramente indispensabile.

TIM SPARKS & JAMES BUCKLEY “Jukebox Dreamin'”

TIM SPARKS & JAMES BUCKLEY “Jukebox Dreamin'”

TIM SPARKS & JAMES BUCKLEY “Jukebox Dreamin’”

Acoustic Music, CD 2018

di Alessandro Nobis

“Back to the Future” avrebbe potuto essere il titolo di questo nuovo, splendido lavoro del chitarrista Tim Sparks e del contrabbassista James Buckley pubblicato dall’etichetta tedesca di Peter Finger Acoustic Music: l’idea non va presa sottogamba, Sparks si prende il tempo di ritornare – senza la DeLorean –  ai tempi della sua giovinezza, riprende alcune delle canzoni allora più in voga e ce le riporta ai nostri giorni rielaborandoli ed arrangiandoli alla sua maniera. Niente proposte calligrafiche, niente arrangiamenti superficiali ma la sua solita capacità di smontare e rimontare brani, alcuni dei quali super interpretati vicino ad altri di cui si era persa la memoria. Album CoverInsomma se avete ascoltato i suoi lavori commissionatigli da John Zorn avete capito di cosa sto parlando; un’operazione intelligente che grazie alla tecnica cristallina di Sparks riesce nel migliore dei modi. E, quindi, ci troviamo davanti alle melodie beatlesiane (“Imagine” e “Strawberry Fields Forever”), alla “Mama Tried” di Merle Haggard, ad un’inaspettata rilettura di “Black Hole Sun” di Chris Cornell oppre al brano di Al Green “Let’s Stay Together”; un sentiero lungo la storia – una delle storie – della musica della seconda metà del Novecento eseguita con grande classe ed ispirazione e dove il ruolo del contrabbasso nelle mani dell’eclettico James Buckley gioca un ruolo fondamentale nell’accompagnare e sostenere la meravigliosa chitarra di Tim Sparks. Non solo, i “due” scrivono due brani a quattro mani, “If I Ain’t Blue, Don’t fix it” (spettacolare il solo di Sparks)  e la ballad “Jujebox Dreamin’” che si incastonano alla perfezione in questo disco per chitarra e contrabbasso “da manuale”.

http://www.acoustic-music.de

 

 

 

 

SUONI RIEMERSI: SUCCI SAIU PAPETTI “Three Branches”

SUONI RIEMERSI: SUCCI SAIU PAPETTI “Three Branches”

SUONI RIEMERSI: SUCCI SAIU PAPETTI “Three Branches”

EL GALLO ROJO, CD 2016

di Alessandro Nobis

La definizione che Achille Succi (clarinetti), Giacomo Papetti (contrabbasso) e Francesco Saiu (chitarra) hanno dato del loro progetto pubblicato nel 2016 è “no-leader trio”, tre semplici parole che perfettamente danno il senso di quello che si percepisce ascoltando questo lavoro, uno dei ultimi lampi della gloriosa etichetta italica “El Gallo Rojo”. Un progetto che conferma come il jazz italiano negli ultimi anni si sia arricchito notevolmente non solo di talenti capaci di guadare il fiume del mainstream ma di cercare nuovi percorsi musicali. Qui abbiamo undici composizioni accreditate ai tre musicisti, di cui l’ultima “Satolly” è un momento improvvisativo, quello più emblematico che rende bene l’idea di come nasca e si sviluppi l’intesa all’interno del trio: apre l’archetto del contrabbasso, si inserisce il clarinetto e la chitarra completa la creazione del brano che si regge con un perfetto equilibrio sonoro fino al suo termine. La ballad “Oslo” composta da Saiu è uno dei momenti più lirici con la sua introduzione di chitarra (insomma, lo voglio dire, il grande Bill Frisell ha tracciato un solco seguito da molti tra i quali mi sembra di poter dire ci sia anche Saiu) raggiunta poi da clarinetto basso e contrabbasso che espongono il tema prima del lungo avvolgente solo di Succi, la lunga “Odore di corriera” (di Succi) è introdotta da Saiu e da Papetti con un pacato dialogo a tre e con bel solo di clarinetto basso.

Tre musicisti “indipendentemente dipendenti” uno dall’altro per questo lavoro che pubblicato tre anni fa non ha avuto la diffusione che avrebbe meritato e che ancora naturalmente merita, un disco “a vita lunga” quindi. Un aspetto, quello della diffusione e della distribuzione che ha a mio avviso accelerato la chiusura dell’intelligente progetto Gallo Rojo dopo oltre cinquanta produzioni di notevole fattura; ma per nostra fortuna il trio è ancora in attività, quindi informatevi per i prossimi appuntamenti (il più vicino, al Cohen JazzClub di Verona, sarà domenica 10 marzo).

 

 

AMENDOLA MANRING ZORZI “Facanapa & Umarellas and the World Wide Crash”

AMENDOLA MANRING ZORZI “Facanapa & Umarellas and the World Wide Crash”

AMENDOLA MANRING ZORZI “Facanapa & Umarellas and the World Wide Crash”

KUTMUSIC RECORDS CD, 2017

di Alessandro Nobis

“Facanapa & Umarellas and the World Wide Crash” vede come protagonisti il batterista Scott Amendola, il bassista Michael Manring ed il chitarrista Roberto Zorzi anticipando di qualche mese l’altrettanto splendido “Nella Terra dei Frippi” in compagnia di Boris Savoldelli e Massimo Barbiero (qui la recensione del concerto poi pubblicato in CD sempre da Kutmusic https://ildiapasonblog.wordpress.com/2017/03/03/dalla-piccionaia-savoldelli-barbiero-zorzi-trio/). Musica improvvisata, la definirei personalmente quasi “post free rock” per alcuni richiami evidenti ad alcuni lavori di Fred Frith o di Henry Kaiser (del resto sono due tra i musicisti che più hanno influenzato lo stile di Zorzi), che cattura l’attenzione sin dalle prime battute di “Colors Of Susan”, brano di apertura di Country Joe McDonald che qui gode di una quasi impensabile e sorprendentemente nuova vita (mi sono venute in mente lì per lì le interpretazioni di “Dark Star” del californiano Kaiser).

51IlHZQ3lMLE’ vero, si tratta di musica improvvisata, ma che in questa occasione l’abilità dei tre strumentisti, la loro inventiva ed il reciproco rispetto viene resa piacevole e lontana dai luoghi comuni che accompagnano questo linguaggio musicale. Termini l’ascolto di “Facanapa ……” e ti accorgi di non avere incontrato momenti particolarmente complessi, anzi, puoi direttamente fruire della costruzione e della condivisione sonora dei brani e ti viene la voglia di riavviare il dischetto per capire meglio cosa succede.

Zorzi negli anni si è costruito a piccoli passi evidentemente una notevole credibilità e reputazione come musicista se due mostri sacri come Amendola e Manring hanno deciso di incidere questa musica in sua compagnia. La conferma di quanto detto viene da oltreoceano, dalla rivista “Something Else Review” che ha giudicato questo lavoro in trio come la migliore registrazione del 2018 nella sezione “Avant Garde & Experimental” (http://somethingelsereviews.com/2018/02/11/roberto-maria-zorzi-michael-manring-scott-amendola-facanapa-umarells-world-wide-crash-2018/); come si legge nell’articolo, quando una leggenda della sperimentazione chitarristicaHenry Kaiser afferma che “ci sono due cose che apprezzo di più quando ascolto qualsiasi tipo di musica, restare sorpreso ed ascoltare cose che non ho mai sentito prima. Ecco quello che ho provato ascoltando questo disco” significa che bisogna prestare molta attenzione verso questo lavoro.

A questo punto mi aspetto di vedere all’opera il trio dal vivo, magari in Italia. Staremo a vedere.