SUCCEDE A VERONA: PRESENTAZIONE IN ANTEPRIMA DELLA RACCOLTA DI RACCONTI “MOSAIKO” · STORIE DI PERSONE VICINE VENUTE DA LONTANO di Nicoletta Morbioli
Martedì 28 marzo h 18 · Palazzo Pindemonti · Via Leoncino 5 · Verona.
di alessandro nobis
Martedì 28 marzo alle 18 verrà presentato in anteprima per la Città di Verona nel prestigioso palazzo Pindemonti sede dell’Accademia Italiana per la Formazione e gli Alti Studi Internazionali, il volume “MOSAIKO · STORIE DI PERSONE VICINE VENUTE DA LONTANO” pubblicato recentemente da Scripta Edizioni: si tratta di sedici racconti scritti da Nicoletta Morbioli, il risultato della sua esperienza al Centro Provinciale per l’Istruzione degli adulti (C.P.I.A. ne è l’acronimo) che ha diretto per sei anni scolastici. I racconti sono le tessere che compongono il “Mosaiko“, ispirate dagli studenti che frequentano le lezioni in questa scuola, da “persone” che arrivano dalle più diverse parti del mondo, dal sub·continente indiano, dal Medio ed Estremo Oriente, dalle Afriche Settentrionale e Sub · Sahariana fino all’America Latina ed Europa a “cercar fortuna” come gli italiani, irlandesi, scozzesi fecero nei due secoli che ci hanno preceduto.
Morbioli ha saputo “in punta di piedi” farsi raccontare le loro esperienze, elaborando le loro ansie, le loro paure ma anche i momenti più sereni facendole diventare fonti di ispirazione per i racconti: studenti di “prima immigrazione” vicino ad altri, spesso adolescenti, che hanno raggiunto qui in Europa i loro cari che li hanno preceduti per poter offrire loro un ambiente per quanto possibile accogliente. Ecco quindi che incontri Clarisse che è fuggita dal Congo, nazione in balìa per ragioni economiche delle multinazionali minerarie straniere, nazione in teoria ricchissima di risorse (il preziosissimo “coltan” per citare una) che invece lascia partire i suoi giovani per le pessime condizioni di vita del popolo, e incontri anche Mahvash e Mirza, coppia afghana fuggita dalla miseria e dai talebani ospitata da Giulia, ostetrica, che assiste Nahvash a far nascere Azadì in piena pandemia Covid. “Mosaiko” si legge con piacere grazie alla scrittura fluida dell’autrice, mi sento di definirlo concettualmente quasi uno “Spoon River” dell’immigrazione nel nostro Paese, e a Verona in particolare.
Ognuno quindi scelga la sua “tessera” e viaggi con la fantasia e consapevolezza che la nostra società, volenti o nolenti, sarà sempre più un mosaico culturale. Sfruttiamo l’occasione.
Durante la presentazione l’autrice dialogherà con Patrizio Del Prete ed è prevista l’esecuzione di alcuni brani opportunamente arrangiati per trio dal Direttore Marco Pasetto del repertorio dell’Orchestra Mosaika della quale fanno parte ovviamente sia Diane Peters (arpa) che Ilaria Peretti (voce) che suoneranno per l’occasione con il clarinettista veronese. (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2022/04/07/da-remoto-orchestra-mosaika-teatro-camploy-verona-14-marzo-2022/).
Il progetto editoriale è interamente devoluto all’IPSEOA “A. Berti” di Verona ed in particolare alla sua sede distaccata presso la casa Circondariale di Montorio Veronese.
La copertina e le grafiche interne sono dell’artista padovano Luca Saggioro.
CALICANTO · BURATTINI DEL SOLE · “La Ballata di Fri e Tata”
Edizioni La Torre. CS, 1990
di alessandro nobis
Dopo trent’anni fa una certa piacevole tenerezza riascoltare questa audiocassetta curata dai padovani Calicanto ovvero Roberto Tombesi, Corrado Corradi, Giancarlo Tombesi e Gabriele Coltri; tenerezza perchè i bambini ai quali era dedicata avranno oggi superato la quarantina, qualcuno avrà avuto anche dei figli e sarebbe interessante sapere da loro se il “seme” piantato allora da “La Gran Compagnia di spettacoli musicali Calicanto” e dai “Burattini del Sole” abbia dato dei frutti …….. spontanei.
“La Ballata di Fri e Tata” racconta dello svolgersi di una giornata della bimba Tata, dopo una notte passata tra le paure del serpente Fri, che “mangia la gente”, attraverso filastrocche, dialoghi con la voce dei bambini (“Augh!”) ninne nanne e marcette pensata per coloro i quali operano nel mondo dell’infanzia e a tutti i genitori che vogliano ritornare con l’immaginazione alla loro fanciullezza e comunicare con i bambini attraverso il linguaggio musicale e questo ancor più se ci si relaziona con il mondo della disabilità Non è un caso se “La Ballata di Fri e Tata” era un progetto realizzato con Kadeidos · Coordinamento Down del Triveneto ·. Insomma un’idea innovativa che voleva anche essere un contatto tra i mondi dell’infanzia e quello della cultura popolare: scrivere nuovo materiale anzichè utilizzare quella già esistente è una metodologia indispensabile per creare una “nuova cultura popolare” basata sul materiale tramandato da generazioni.
I testi sono di Alessandro Gigli dei Burattini del Sole e i Calicanto, gruppo storico del folk revival italiano, scrivono o reinterpretano temi a danza come “Sette passi dei colori” (testo di Roberto Tombesi), una manfrina “Manfrinon“, una “Marcetta” scritta da Corrado Corradi e la “Filastrocca dell’ombrello” con il testo ancora di Gigli; la giornata di Tata si conclude con la dolcissima “Ninna Nanna del Cavaliere” con la voce ed il testo di Rosanna Trolese accompagnata dalla concertina di Corrado Corradi nella speranza di passare una notte più tranquilla …….. “Questa notte · dice una sicura Tata · gliela faccio vedere io al serpente!“.
TERREMOTO 1891 (diciottesima parte) ARENA, 15 – 16 GIUGNO 1891
I DISASTRI DEL TERREMOTO
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IL SOCCORSO DEL RE
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Un progetto di legge
(Per dispaccio all’”Arena”)
Roma, 15 ore 11,50
Come deve essere stato comunicato al vostro Prefetto, la rappresentanza politica della vostra provincia ottenne che a sollievo dei disastri arrecati dal terremoto e dal nubifragio concorrano alcuni pure dei ministeri oltre a quello dell’interno, direttamente interessato nel provvedere ai primi e più urgenti soccorsi. – Il Senatore Righi, ed il deputato Pullè, il quale pure come facente parte del Governo esercita un’azione assai efficace presso i colleghi, insieme colli altri deputati della provincia, ottenne che anche sua maestà colla abituale bontà dell’animo suo invii un sussidio, e posso assicurarvi che oggi stesso venne telegrafato in proposito al vostro Prefetto conte Sormani-Moretti, dal Gabinetto reale.
Il Ministero dei Lavori Pubblici inviò L. 500; altrettanto darà quello della Pubblica Istruzione, e come vi dissi havvi ogni miglior speranza di avere un concorso pure dagli altri Ministeri di Agricoltura e Commercio e di Grazia e Giustizia.
Ieri si riunirono sotto la presidenza del senatore Righi, in una sala di Montecitorio, i deputati Veronesi, e nel mentre saranno tutti per continuare nell’azione comune per avere i sussidi diretti a lenire i bisogni immediati, urgenti, quelli che non ammettono dilazione, stabilirono di esaminare subito tutti i precedenti parlamentari relativi a disastri consimili a quelli che colpirono la provincia di Verona, per tener pronto un progettino di legge che renda possibile a quelle povere popolazioni di rialzarsi.
A tal uopo però è indispensabile che si conosca la vera entità del danno, e che di conseguenza l’autorità prefettizia, che dimostra tanto interessamento in questa luttuosa circostanza, faccia procedere subito ad un rilievo esatto e coscienzioso che serva alla rappresentanza politica quale elemento positivo per una domanda quando fosse per chiedere l’intervento del potere legislativo con un apposito progetto di legge.
Il Parlamento siederà ancora non meno al certo di una ventina di giorni, tempo bastevole perché anche prima della sua chiusura il provvedimento eccezionale possa ottenersi.
L’on Danieli
L’egregio amico nostro o. Danieli ci ha inviato la sua offerta di L. 100 accompagnata dalla lettera seguente.
Roma, 14 giugno 1891
Carissimo sig. Aymo
Mando anch’io il mio obolo.
Vorrei recarmi sui luoghi del disastro, ma poiché ci sono già stati con amorevole sollecitudine i miei colleghi Miniscalchi e Poggi, rimango qui dove credo più utile l’opera mia per il raggiungimento dello scopo comune.
Verrò appena siano state soddisfatte le legittime domande di quei disgraziati Comuni.
Mio creda sempre
Suo aff.moA. Danieli
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Abbiamo detto giorni or sono che il Prefetto aveva mandato sui luoghi del disastro l’ing. Dolfin capo del genio civile.
L’egregio tecnico ha ora presentato al Prefetto la propria relazione ufficiale dalla quale risulta che i puntellamenti eseguiti a Tregnago, Cogolo, Marcemigo e Badia Calavena alle case pericolanti, rispondono alla temporanea stabilità dei fabbricati i quali pertanto possono venire riabitati finchè si provveda al riassetto completo delle case stesse.
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Ieri il Prefetto ha fatto un’altra visita, per verità molto faticosa, a vari dei paesi colpiti dal disastro.
Per Sambonifacio in carrozza si condusse a Vestenanuova, poscia salito a cavallo visitò Castelvero, Badia Calavena, S. Mauro di Saline e Castagnè.
Dappertutto accolto a braccia aperte constatò l’entità dei danni, e distribuì, fra questi vari Comuni, un primo sussidio di L. 1000 del Comitato Centrale di Verona.
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Il Ministero dell’Interno ha mandato al Prefetto che le metterà a disposizione del Comitato altre lire 2000; il Ministero dell’Istruzione ne ha spedito 300 e 100 in proprio D. E. l’on. Pullè.
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Corre insistente la voce che il monte di Purga si sia, in seguito al terremoto, deformato ed abbassato.
Un fenomeno però, che non è una semplice voce, ma un fatto è il seguente:
Un tale che ha una casa nella collina di fronte a Velo, ci narra che prima del terremoto dalle finestra di casa sua vedeva soltanto la punta del campanile di Velo la chiesa ed il piazzale essendo nascosti da una piccola collina intermedia.
Ebbene, da dopo il terremoto egli, a stare in casa, vede benissimo l’intiera Chiesa ed il piazzale.
Questo fenomeno ha impressionato moltissimo la popolazione e merita di essere studiato dagli scienziati.
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Nell’elenco dato ieri dei componenti il Comitato Centrale di Verona, furono ommessi i nomi del Conte Alberto di Sarego, del cav. Avvocato Luigi Dorigo, deputato provinciale, del dott. prof. Roberto Massalongo, assessore del Comune.
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Il Comitato di Tregnago ha ricevuto dall’Istituto Tecnico nostro, allievi e professori, lire 81, dal Resto del Carlino di Bologna 100, da N.N. 50, da Cazzola Anacleto 100.
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Sappiamo che si sta organizzando una attraentissimo divertimento da darsi in una di queste prossime sere nel giardino – birraria dell’egregio sig. Teodoro Maas a favore dei danneggiato dal terremoto.
Indicheremo ai nostri lettori il giorno che verrà scelto e quale sarà il programma del divertimento.
Da Mezzane di Sotto
Ci scrivono in data 13:
Le continue scosse di terremoto, sebbene leggere, aumentano i danni arrecati dalle scosse del 7 e dell’11 corrente.
Ben 23 case furono dichiarate inabitabili, sei fabbricati rusticali resi inservibili, senza contrare i danni più o meno interessanti che vanno continuamente manifestandosi in quasi tutte le abitazioni.
La popolazione è tuttora allarmata, ma ciò che solleva gli animi profondamente abbattuti è che ognuno si presta a soccorrere a vicenda i più gravemente colpiti, sempre guidati da questo Sig. Sindaco, che fino dal primo giorno del disastro, seguito dall’Ingegnere Com. e da persone dell’arte corre di casa in casa per provvedere ai bisogni e portando il conforto della sua voce.
Fino dal 7 corr. L’ill.mo Sig Prefetto viene giornalmente da questo Sindaco informato dello stato delle cose.
Urbano Trevisani
Seg. Comunale
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In data del 13 lo stesso segretario Comunale signor Trevisani, ci scrive:
La popolazione è tuttore spaventata stante il continuo verificarsi di nuovi danni e maggiori pericoli.
Il Sign. Sindaco, sempre sul luogo del disastro, provvede con alacrità a far puntellare o demolire le case segnate dall’Ingegnere comunale, ed a ricoverare le famiglie senza tetto.
Da giorni abbiamo a disposizione del Signor Sindaco due Reali Carabinieri, che con lodevole zelo assistono all’esecuzione degli ordini del medesimo.
Speriamo che con cessare dei pericoli rientri la calma in questi abitanti.
Da Castagnè
Ci scrivono in data 15 giugno:
Egregio sig, Direttore!
Iersera a tarda ora l’ill.mo sig. Prefetto della provincia, reduce da una gita sulle montagne, fece una capatina a questa frazione, visitando due soli dei tanti fabbricato crollati a causa del terremoto ormai famoso; malgrado l’ora quasi notturna gli abbia impedito di proseguire nella sua visita Egli rimase profondamente colpito dalla gravità eccezionale del disastro, e lasciò nelle mani dell’assessore Foresti L. 200, pei danneggiati di Castagnè, promettendo ulteriori soccorsi.
Nel mentre si rendono le più vive e sentite azioni di grazie all’eminente magistrato, che tanto contribuì colla sua presenza, a rialzare il morale della popolazione di Castagnè, si raccomanda questo povero villaggio alla equanimità del solerte Comitato provicniale di Verona.
Parrebbe poi cosa opportuna che per la distribuzione dei sussidi ai danneggiati di Castagnè si dovesse costituire un Comitato di persone addatte di Castagnè, il quale sotto la presidenza del Sindaco avesse ad erogare le somme tutte fra i più bisognosi e a provocare disposizioni a riguardo della proprietà danneggiata.
Ringraziandola dell’ospitalità la riverisco distintamente.
Devotiss.
Mario Vinco.
L’influenza dell’eclissi sui terremoti
Il prof. Rodolfo Falb, già noto ai nostri lettori, scrive da Berlino ad un giornale viennese:
La catastrofe del terremoto che nella notte del 7 giugno ebbe luogo nell’Alta Italia, immediatamente dopo l’eclissi solare, aveva il suo punto di partenza nei dintorni di Grezzana, un miglio geografico (?) al nord di Verona, nel confine immediato della conformazione geologica dove i diversi strati calcarei e i terreni plutonici delle Alpi si confondono col piano lombardo.
L’epoca dell’avvenimento concorda nuovamente con la teoria delle alte maree lunisolari secondo la quale, come avvenne appunto ora, sono da attendersi dei forti terremoti. Infatti dal terremoto della Riviera (che si verificò precisamente il 23 febbraio, 1887 giorno dell’eclissi solare) non si ebbe a segnalarne uno così forte come quello del Veneto.
Questa coincidenza di terremoti con le eclissi, che condusse lo scrivente nel 1888 alla scoperta della sua Teoria, è, come rilevò più tardi, già accennata da Aristotile nella sua Meteorologia.
Secondo le probabilità matematiche bastano anche i fenomeni sismici degli anni 1886, 1887, 1889, 1890 e 1891 per legittimare coi fatti questa coincidenza.
VENIAMO IN SOCCORSO di TREGNAGO E BADIA
E Comuni finittimi
E’ inutile ormai ogni fervorino per incitare il pubblico a venire in soccorso dei colpiti dal terremoto del sette.
I paesi di Badia Calavena e di Tregnago, di Selva, di Vestena, ecc., si possono dire per tre quarti distrutti: la popolazione attende l’obolo dei generosi.
Lista di ieri
L. 2555.15
Offerte d’oggi:
Ditta Bozzi Fratelli
10.00
Da Sambonifacio da persona che vuole serbare lincognito
5.00
Carlotti march. Luigi (Montebello)
50.00
Ab. Giovanni Baselga
10.00
Comm. Giualtiero Danieli, deputato 2° offerta (1)
75.00
Società Risveglio Agenti Salumieri (2)
25.00
Augusto Failoni
10.00
Marani Antonio
5.00
Poggi Luigi
100.00
Signore Poggi
80.00
La famiglia Tommasi fu Tommaso
100.00
Davico nob. Gio. Batta e consorte
5.00
Carlo e Adele Danieli
20.00
Famiglia Erbisti
30.00
Fratelli Giordani
10.00
M. Camerini
20.00
Rag. U. Basilea
5.00
Lodovico Sartori (Ancona)
4.00
Fratelli Alessandri
100.00
Ing. Giuseppe Monga, per la Società delle Acque
100.00
Clotilde e Dr, Riccardo Goldschmidt
30.00
Bisighin G. B.
10.00
Alcune alunne delle Scuole Comunali Montanari offrono spontaneamente per mezzo della maestra
7.80
Totale
L. 3366.95
(1) Per errose s’era stampata l’offerta dell’onor. Danieli in L. 25 l’altro ieri. Si doveva dire 100. Oggi rimediamo inserendo come seconda offerta di L. 75 il compeltamento della somma.
(2) Oggi riunitosi in sefuta straordinaria, su proposta della sottoscritta Presidenza, deliberò ad unanimità di erogare a favore dei danneggiati dal terremoto di Tregnago e paesi limitrofi L. 25, benchè sia tenue la somma; essa avrebbe desiderato fare di puù, ma stante i limitati mezzi finanziarii di cui può disporre codesta Società a malincuore con le permise concorrere con maggiore somma.
Augurandosi che le altre Società Consorelle possano elargire maggior somma onde allenire i nostri fratelli colpiti da tanta sventura, passo a rassegnarle la mia più alta stima e considerazione.
SUCCEDE A VERONA “Chitarre per sognare 2023 · ritorno a casa”
Colognola ai Colli · Verona, 24 giugno 2023
di alessandro nobis
Per noi amanti della buona musica e della chitarra acustica il 2023 ha già portato una buona, anzi ottima notizia che in parecchi aspettavamo: “Chitarre per Sognare“, serata organizzata con passione e competenza da Giovanni Ferro da sedici anni dedicata alle chitarre, ritorna in occasione della diciassettesima edizione “a casa”, ovvero nel Teatro all’aperto recentemente dedicato al pittore Federico Bellomi (1928 · 2010) di Colognola ai Colli grazie alla locale Amministrazione Comunale dopo cinque edizioni svoltesi alle Terme di Caldiero.
E’ una serata, quella del 24 giugno prossimo, suddivisa in più set che nel corso degli anni ha visto sul palco, ottimizzando con grande oculatezza il budget limitato, grandi strumentisti italiani e internazionali ognuno con il suo stile, con i suoi repertori tradizionali e di nuova composizione; basti citare Duck Baker e Roberto Taufic, Peo Alfonsi e Paola Selva, Karlijn Langendijk e Dario Fornara, Alex Gillan e Franco Morone dando intelligentemente spazio anche a musicisti veronesi come Dado Barbieri, Ciosi e lo stesso Giovanni Ferro del quale, a proposito, aspettiamo il suo secondo album.
Giornate dedicate alla chitarra acustica come questa di Colognola e “Un paese a sei corde” che si tiene nel novarese per non parlare di quelle inopinatamente chiuse come “Acoustic Franciacorta” e “Chitarre” a Pescantina nel veronese svolgono una importante funzione, quella di portare nei piccoli centri il suono di questo strumento e il sapere che tra i fruitori ci sono anche persone che per la prima volta si accostano a visioni diverse della chitarra acustica è già un risultato significativo.
Certo si potrebbero organizzare anche seminari, mostre di liuteria, presentazione di libri specialistici, session negli spazi chiusi di Colognola ai Colli e dintorni, occupare un intero fine settimana: un sogno troppo grande? Dipende a mio avviso solo dalla volontà politica e dalla capacità di reperire fondi per realizzare un progetto di più ampio respiro.
“Solo un sogno” direte voi lettori, ma dico io il titolo della serata è “Chitarre per sognare” o sbaglio?
Intanto complimenti a Giovanni Ferro, a Zonacustica ed al Comune di Colognola ai Colli.
Per il programma della serata, al momento nulla trapela ……
Sul finire di agosto, esattamente sabato 27 con inizio alle 21, si terrà alle Terme di Giunone nei pressi di Caldiero, la sedicesima edizione di “Chitarre per Sognare” ideata e concretizzata da Giovanni Ferro con la preziosa collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune appunto di Caldiero.
Quattro i set previsti che presentano chitarristi dagli stili diversi, dal flatpcking al fingerpicking alla chitarra classica.
Quest’ultima sarà imbracciata da Ilaria Pellegrino, chitarrista da una formazione classica ma che come altri suoi colleghi è rimasta affascinata dai compositori ispanici e sudamericani che tanto hanno dato allo sviluppo del repertorio classico del ventesimo secolo. Avremo coì modo di conoscere il venezuelano Rodrigo Rieira (1923 · 1999), autore di un corposo repertorio ispirato alla regione di provenienza (lo stato di Lara per la precisione) e importante didatta, João Teixeira Guimarães , meglio conosciuto come João Pernambuco (1883 · 1947) del quale Ilaria Pellegrino eseguirà il choro “Sons de carrilhõesI” risalente agli anni ’20 (lo registrò nel 1926) e lo spagnolo Federico Moreno Torroba (1891 · 1982), Un’altra composizione molto nota anche nel nostro Paese che avremo l’occasione di ascoltare sarà “Eu sei que vou te amar” di Antonio Carlos Jobim e Vinicius de Moraes che venne tradotta anche in italiano ed interpretata da Ornella Vanoni con il testo di Bardotti.
Lo stile flatpicking sarà il tema del set di Federico Franciosi a.k.a. “Ciosi”, autore dell’ottimo cd “The Big Sound” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2018/09/15/ciosi-the-big-sound/); il suo repertorio presenta brani originali – e già questo fa capire la cifra stilistica del chitarrista – e vicino a riletture dei grandi maestri del folk americano (etichetta che contiene numerosi mondi musicali) in particolare dei grandi maestri che hanno fatto di questo linguaggio quasi una “religione”.
Dario Fornara, autore di due bei dischi (“Amore e Psiche” del 2009 e “Sequeri” del 2013), è fine chitarrista e compositore (anche giornalista viste le sue collaborazioni con la rivista “Chitarra Acustica” ed il suo raffinato fingerpicking lo pone ai vertici di questo stile per la sua costante ricerca della melodia perfetta senza mai eccedere in sterili virtuosismi, ed è questo ultimo aspetto che lo apprezzare così tanto dai cultori della chitarra acustica. A Caldiero, e sono consapevole di scrivere una frase “obsoleta”, Dario Fornara presentarà il suo “ultimo 45 giri”, naturalmente in vinile, con i suoi due brani inediti come da copione: “Portata dal vento“, che dà il titolo al disco, e “Momenti di te“.
Naturalmente sarà della partita anche Giovanni Ferro con il suo repertorio composto da riletture di brani della canzone d’autore – con la seconda chitarra di Francesco Bonsavier in occasione delle riproposta di “Cara” di Lucio Dalla – opportunamente arrangiati in modo originale ed efficace dallo stesso chitarrista veronese oltre a brani che faranno parte del lungamente atteso secondo CD.
L’appuntamento è quindi per sabato 27 agosto alle ore 21 con ingresso gratuito come di consueto per questa manifestazione; in caso di malaugurato maltempo “Chitarre per Sognare” si terrà presso il Teatro Comunale di Caldiero.
SUCCEDE A VERONA: “Una tragica impressionante sciagura”, 6 giugno 1927, San Giorgio di Valpolicella
di alessandro nobis
Mi è capitato diverse volte di percorrere la stretta strada che da San Giorgio di Valpolicella conduce all’abitato di Monte ma non avevo mai rivolto la mia attenzione ad un monumento che si trova in corrispondenza di una stretta curva a sinistra. Divorato dalla curiosità durante il mio più recente passaggio sono sceso dall’auto per osservarlo da vicino, quasi un obelisco in rosso ammonitico con otto fotografie, una croce e la data del 6 giugno 1927: è il ricordo delle otto vittime di un pauroso incidente stradale dovuto principalmente alla superficialità ed alla sottovalutazione del rischio.
La cosa mi ha incuriosito non poco, ed ho quindi ricercato sulle pagine del quotidiano L’Arena altre notizie; in effetti il giornale veronese dedicò ben tre articoli al fatto, i giorni 7, 8 e 9 del giugno del 1927. Mi è sembrato doveroso riportare qui di seguito l’articolo pubblicato il giorno seguente, così se lo vorrete quando passerete avrete modo di soffermarvi o di rallentare.
“UNA TRAGICA IMPRESSIONANTE SCIAGURA PRESSO S. AMBROGIO”
Autocarro che precipita da una scarpata – Otto morti e sette feriti
Una gravissima, impressionante notizia giungeva ieri sera verso le 21 in città, causando una impressione penosissima. Essa accennava al capovolgimento di un autocarro, il quale, precipitando da una scarpata stradale in quel di S. Ambrogio aveva causato la morte di parecchi operai, alcuni dei quali appartenenti a quelle sezioni fasciste.
Del fatto si è interessata subito la Federazione e in breve, accorrevano sul sito in automobile spiccate personalità del Partito. La tremenda, disastrosa sciagura era avvenuta subito dopo il calar della sera lungo un tratto di strada in curva che si trova a breve distanza dal suddetto paese, e precisamente in località Fontana Caranzon.
Per venire ai particolari del disastro, diremo che il camion carico di blocchi pesantissimi di marmo, veniva dalle cave di Selva, diretto alla stazione ferroviaria, dovendo i blocchi essere spediti. Al volante era il proprietario del veicolo stesso, Alessandro Toffalori che ora è a contarsi tra le vittime. Aggiungiamo che per concessione dello stesso Toffalori, e come sovente avveniva, sull’autocarro, sedendo sopra i blocchi che essi avevano tolto dalle cave col sudor dei loro sforzi, avevano preso posto una ventina di operai che dovevano tornare alle loro abitazioni dove le famiglie li attendevano per la cena. Giunto il veicolo al punto fatale, si calcola che il guidatore abbia preso male la stretta curva. Una delle ruote, spinta sul ciglio stradale, ha causato il franamento d’un tratto di terreno, cosicchè il camion piegando rapidamente verso quel lato, si capovolse precipitando dalla scarpata nel campo sottostante, profondo circa 12 metri.
Non è a immaginarsi quanto possa essere stata raccapricciante la spaventosa scena che ha presentato poi lo spettacolo impressionante di vedere tutta quella povera gente schiacciata sotto la mole di quei blocchi, pesanti ciascuno parecchi quintali!
All’appello straziante dei feriti, che invocavano soccorso, si sono affrettati sul luogo molti, moltissimi artigiani. L’opera di soccorso fu iniziata tosto con fervore, e purtroppo, di sotto a quei massi, si cominciarono a togliere dei morti! Ciò che straziava l’animo era il penoso lamento dei feriti, che si sentivano oppressi sotto quel peso immane e che avevano chi un braccio, chi una gamba, chi i piedi, orribilmente schiacciati. I morti, tolti man mano di sotto a quella specie di valanga, in un primo tempo vennero adagiati in parte sull’erba, e ciò mentre si procedeva al trasporto dei numerosi feriti. Sul sito frattanto, giungevano fra i primi oltre alle autorità locali, ed ai militi della Croce Verde Righetti, Valente e Pavon, il voce segretario federale dottor Andreis, il sig. Alfredo Lippi, il delegato di zona sig. Talillo, il rag. Bruno Guarise, il fiduciario del Fascio di Parona sig. Pighi.
La scena era straziante! Intere famiglie di lavoratori erano accorse angosciate in cerca dei loro cari e si doveva usare a quegli infelici dolce violenza alla presenza della scena spaventosa.
I primi cadaveri estratti e riconosciuti dalla folla accorsa. sono quelli degli operai Lorenzo Zorzi del Fascio di San Ambrogio, quello del guidatore Toffalori, Pietro Olivieri altro fascista di San Giorgio, Lodovico Crescini, Zorzo Emilio di San Giorgio e Giovanni Coati di S. Ambrogio. Quei miseri corpi presentavano mutilazioni impressionanti, specie alle gambe. I feriti erano tutti gravi; due erano gravissimi. Uno di essi, Olivieri Alessandro del Fascio di San Giorgio, è stato trasportato subito alla propria abitazione, ma purtroppo, poco dopo cessava di vivere senza avere ripreso i sensi. Anche l’operaio Paolo Coato, ferito gravissimamente, è morto un’ora dopo che fu trasportato all’ospedale di Bussolengo, dove, i medici dott. Carteri e dott. Fiorini subito a lui si erano prodigati.
Altri feriti, oggetti di cure premurose dei medici dott. Segattini e dott. Ferrari, sono stati riconosciuti per Giovanni Zorzi, fascista di S. Giorgio, Giuseppe Grigoli, Lionello Coato, Domenico Vassanelli ed Antonio Sartori di S. Ambrogio. Fino a tarda ora, sul luogo del disastro è stato un continuo affluire di gente, la quale ore si interessa moltissimo delle condizioni dei feriti, tra i quali sono dei giovani, dei combattenti, dei padri di famiglia.
Il lutto per la tremenda sciagura è profondissimo in tutto questo vasto territorio. Nelle varie case dove la sciagura ha fatto capolino, sono scene di strazio. Sono bimbi che invocano vanamente il nome del loro papà, sono giovani donne, vecchi genitori, che dovranno indossare le gramaglie, e che nessuno lenimento sentono a tanto dolore dal conforto amorevole che amici cercano loro apportare con ogni premura, con frasi affettuose.
I nomi delle vittime riportate (con foto) sul monumento che riporta la scritta: “Dal lavoro tornanti ai domestici affetti sotto gli avulsi macigni travolti qui perivano“: Coato Gio Batta, anni 31; Conati Paolo, anni 36; Crescini Lodovico, anni 24; Oliviri Alessandro, anni 30; Olivieri Paolo, anni 52; Toffalori Alessandro, anni 30; Zorzi Emilio, anni 37; Zorzi Lorenzo, anni 41
CENTRO PROVINCIALE PER L’ISTRUZIONE DEGLI ADULTI di VERONA: “Ondas do Mar, viaggi e viaggiatori tra realtà in fantasia“. Incontri di formazione per docenti aperto al pubblico
7 ottobre · 28 ottobre · 18 novembre · 2 dicembre 2022
di alessandro nobis (prima parte)
Sul comodino c’erano Tom Sawyer, Calza di Cuoio e Phileas Fogg vicini a Romolo Gessi ed al Capitano Nemo e naturalmente ad una versione economica dell’Atlante Geografico De Agostini: inseguire le avventure dei protagonisti di quei libri era quasi diventata un’ossessione “serale”, roba da “dopo Carosello”. Dal Mississippi alle foreste del New England, dall’India al Mar Dei Sargassi magari passando alla savana sudanese era tutto un susseguirsi di emozioni ed anche un modo per imparare la geografia, quella che a scuola non ti insegnavano ma quella che una volta posato il libro ti faceva sognare. Il viaggio fantastico che in seguito per i fortunati sarebbe diventato reale ed anche “professionale” ma che in ogni caso non aveva, sembra impossibile, lo stesso fascino dell’immaginarsi lì, assieme agli eroi protagonisti che sembravano materializzarsi per il tempo che si dedicava alla lettura e al sonno.
Il viaggio di conoscenza, di scoperta e di esplorazione, il viaggio reale e quello fantastico è il tema degli incontri che il Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti di Verona ha inserito per l’anno scolastico 2022 · 2023 in quelle attività che vanno sotto il nome di educazione permanente e che ha voluto titolare “Ondas Do Mar:viaggi e viaggiatori tra realtà e fantasia”, l’incipit della trecentesca Cantiga de Amigo composta in gallego · portoghese che narra l’intrepida attesa di una donna del ritorno dell’amato marinaio da un viaggio in pieno oceano.
E’ un corso di formazione per i Docenti aperto però al pubblico desideroso di approfondire alcune tematiche legate al viaggio e rispetto al convegno “Giù la Maschera: i Carnevali Tradizionali delle Tre Venezie” realizzato nello scorso settembre, si articola in quattro incontri realizzati in collaborazione con il Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona, con il Museo Africano, la Biblioteca Capitolare, l’Associazione “Il Corsaro Nero” e la Biblioteca Civica di Verona e con il prezioso contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune; gli incontri si terranno il venerdì pomeriggio a partire dal 7 ottobre fino al 2 dicembre in prestigiose ambientazioni come la Biblioteca Capitolare, la Biblioteca Civica, la chiesa di San Giovanni in Fonte, la sala “Africa” del Museo Africano e la chiesa di Santa Maria in Chiavica.
Si parlerà dello straordinario viaggio di evangelizzazione di San Colombano che nel VI secolo partì dal monastero irlandese di Bangor per raggiungere l’Italia Settentrionale e di quello dei mercanti e viaggiatori lungo l’intricata Via della Seta, dell’avventurosa vita dei veronesi Daniele Comboni, Angelo Vinco e Giacomo Bartolomeo Messedaglia Bey nell’Africa Nord Orientale e dei viaggi fantastici di Emilio Salgari nel Borneo Malese. Due dei quattro appuntamenti prevedono una parte “musicale”, ovvero l’adattamento musicale dell’Antifonario di Bangor (l’appuntamento su San Colombano) e la lunga storia spazio temporale del liuto arabo che da Bagdad arrivò mille anni fa prima nell’Europa islamizzata per trasformarsi in seguito nel liuto rinascimentale (l’incontro sulla via della seta).
Questo il calendario, che nelle prossime settimane verranno descritti in particolare:
VENERDI 07 OTTOBRE. “LO STRAORDINARIO VIAGGIO DI SAN COLOMBANO (540 – 611), DAL MONASTERO IRLANDESE DI BANGOR ALL’ITALIA SETTENTRIONALE”:BIBLIOTECA CAPITOLARE e SAN GIOVANNI IN FONTE
VENERDI 28 OTTOBRE. “VERONESI NELL’AFRICA NORD ORIENTALE NELLA SECONDA META’ DELL’OTTOCENTO”: DANIELE COMBONI (1831 – 1881), GIACOMO BARTOLOMEO MESSEDAGLIA (1846 – 1893), ANGELO VINCO (1819 – 1853): MUSEO AFRICANO
VENERDI 18 NOVEMBRE. “VIAGGIATORI, MERCANTI E SUONI LUNGO LA VIA DELLA SETA”: CHIESA di SANTA MARIA IN CHIAVICA
VENERDI 02 DICEMBRE. “EMILIO SALGARI (1862 – 1911)”, TRA FANTASIA ED ETNOGRAFIA: BIBLIOTECA CIVICA DI VERONA
Per partecipare ai quattro incontri è indispensabile prenotare mandando una e-mail a info.ondasdomar@cpiaverona.edu.it fino ad esaurimento dei posti.
Questa la disponibilità attuale dei posti, calcolati nel caso di “distanziamento anti Covid” con l’eccezione dell’incontro del 18 novembre:
7 ottobre · San Colombano: 20
28 ottobre · Veronesi in Africa orientale nella seconda metà dell’Ottocento: 20
DA REMOTO: ORCHESTRA MOSAIKA “Teatro Camploy, Verona. 14 marzo 2022″
di alessandro nobis
Nell’ambito delle giornate dedicate alla Festa Della Donna si è tenuto il 14 marzo al Teatro Camploy un concerto dell’Orchestra Mosaika, ensemble che, come è facile intuire, ha nella diversa provenienza dei musicisti e dei repertori le caratteristiche principali; naturalmente non è “tutto qua”, c’è molto altro che l’ascolto del concerto mette chiaramente in evidenza, ovvero la capacità di posizionare in modo perfetto le “tessere” di questo mosaico per rendere, come dicevo sopra, omogenei i suoni pur lasciando i caratteri distintivi di ogni singola tessera. Come un mosaico appunto, da vicino leggi le singole tessere, più ti allontani apprezzi l’insieme e di questo grande merito va a Marco Pasetto, clarinettista, orchestratore di molti dei brani suonati e conduttore di questa Orchestra.
L’occasione era “anche” quella di presentare al pubblico in una sede prestigiosa il secondo lavoro dell’Orchestra, “Vite“, e di conseguenza la scaletta del concerto ha inevitabilmente rispecchiato quella del CD con un paio di inserti e di sorprese che il pubblico ha molto gradito. Tra queste il quartetto di danzatrici tradizionali di Sri Lanka che sono state parte integrante dell’arrangiamento di un brano della tradizione Rom, quel “Ederlezi” che ha aperto la serata e cha evidenziato come il ballo popolare possa essere decontestualizzato dalle proprie origini con un rispettoso lavoro sull’orchestrazione; nell’esecuzione di “Tanamdenata” invece, il ballo ha presentato passi legati sia alla tradizione indiana che srilankese ed è è stato decisamente uno dei momenti di maggior impatto del programma. L’altra “tessera” inedita è stata dedicata alle donne afgane: un brano della tradizione, “Da Zamong Zeba Watan” preceduta dalla lettura curata da Susanna Bissoli di un racconto scritto nella Casa di Ramia da una donna afgana durante un laboratorio di narrazione orale, narrazione accompagnata dall’orchestra e uno dei momenti più toccanti del concerto.
Molto intenso ed efficace anche il brano composto, suonato, cantato ed orchestrato dall’arpista australiana Diane Peters (“Now / Celtic Roots“), una sorta di diario di viaggio della sua esperienza di migrante sulla rotta Europa – Australia e ritorno; una profonda ricerca della melodia e di una perfetta resa orchestrale che “accompagna” il testo della ballad con un inserto dal chiaro riferimento alle tradizione di matrice celtica ed anche, visto l’intervento del digeridoo di Stefano Benini, di quella aborigena.
Dell’Orchestra hanno fatto parte per questa occasione anche Michele Masini e Francesco Sbibu Sguazzabia alle percussioni (che ha sostituito Ernesto Da Silva), dimostrazione di come cambiando alcune tessere del “mosaico” il livello dell’esecuzione rimanga inalterato, un ulteriore prova di come il progetto di Marco Pasetto sia solido e ben convincente e naturalmente piacevolissimo da ascoltare.
La serata ha avuto il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Verona ed è stata realizzata con l’Associazione “Casa di Ramia”.
ROBERTO TOMBESI “Suoni dal Mondo: mostra di strumenti musicali della Raccolta Tombesi”
11 dicembre · 27 febbraio 2022 · TEOLO · Padova
di alessandro nobis
Il ruolo del padovano Roberto Tombesi rispetto alla cultura popolare va ben al di là delle gesta musicali dell’ensemble Calicanto (cfr. https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/11/02/suoni-riemersi-calicanto-de-la-de-lacqua/) che proprio quest’anno festeggia i 40 anni di attività: la sua curiosità, i suoi interesse ed i suoi studi escono dai confini “domestici” della musica tradizionale dell’alto Adriatico andando a cercare collaborazioni con gli ispanici Milladoiro, incidendo un meraviglioso disco per trio di organetti con Stefano Del Vecchio (a.k.a. “Ciuma”) e Mario Salvi, “Concier de Festa” con l’Orchestra Popolare delle Dolomiti (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/01/14/orchestra-popolare-delle-dolomiti/), un disco solista (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/04/02/roberto-tombesi-in-sta-via/) e recentissimamente assieme a Corrado Corradi e Rachele Colombo partecipando al progetto “Passeggeri” che racconta l’incredibile viaggio attorno al mondo di Marco Piazza al seguito dell’attrice veronese Adelaide Ristori.
Tombesi è inoltre cantante e polistrumentista (oltre all’organetto diatonico suona i plettri e piccole percussioni) e negli anni – forse meglio dire decenni – di attività ha saputo raccogliere anche grazie all’imput di Roberto Leydi una vasta selezione di strumenti legati alla cultura popolare, non solo di area veneta.
Per celebrare i 40 anni di attività dei Calicanto, in quel di Teolo nel padovano, Roberto Tombesi ha deciso di aprire le porte della sua collezione che, inaugurata sabato 11 dicembre, sarà visitabile al Museo di Arte Contemporanea (MAC) Dino Formaggio fino al 27 febbraio del prossimo anno, nei weekend dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18; alla realizzazione della mostra hanno contribuito il Comune di Teolo, l’Atelier Calicanto, la fondazione Cassa di Risparmio Rovigo e Padova e naturalmente il MAC. Cordofoni a pizzico, arco ed a plettri, aerofoni a sacco e non, naturalmente organetti e piccole percussioni, un florilegio di suoni che a differenza di esposizioni “statiche” ed impolverate ancora costituiscono l’arsenale “dinamico” di questo ricercatore musicista che tanto ha dato ed ancora dà allo studio ed alla divulgazione della tradizione musicale non solo, come detto, vicina alle sue radici. Inoltre sarà possibile a coloro già abbiano una certa dimestichezza, provare gli strumenti sotto l’attento sguardo di Roberto Tombesi il quale, a sorpresa, durante le ore di apertura farà ascoltare ai presente i loro magici suoni.
Scrive lucidamente Roberto Masiero dell’Istituto Universitario della facoltà di Architettura di Venezia: “C’è una sorta di scena delle origini, prima di qualsiasi tempo, una scena che nessuno di noi ha mai vissuto, ma che ricordiamo come fosse ora: alcuni uomini e donne, vecchi e bambini, attorno al fuoco all’imbrunire e qualcuno distribuisce del cibo. È un capo. Si mangia assieme, ma in quel momento non può mancare chi racconta storie, spesso cantando e suonando per renderle più vive e più vere. Si sta così assieme diventando comunità. Si sopravvive alla vita.”
MICHELA BRUGNERA · TOROTOTELA “Canti Popolari Veneti”
I Dischi dello Zodiaco VPA 8431. LP, 1979
di alessandro nobis
Michela Brugnera, veneziana, registra nel 1979 con Loris Schivardi (chitarra, mandolino, flauto, mandola e percussioni) e Alberto Vitucci (chitarra, plettri e percussioni) questo “Canti Popolari Veneti”, secondo album del trio nel periodo in cui lo studio e la riproposizione del materiale tradizionale gode di un grandi sviluppo ed attenzione in Italia ed in tutta Europa; ha alle spalle studi classici e quindi più che una “portatrice” della tradizione è una studiosa e ricercatrice di assoluto livello che in quel periodo aveva centrato la sua attenzione sulle origini del canto popolare veneto ed in particolare dei canti legati alla laguna veneziana.
Qui la musica grazie soprattutto alla splendida voce va in modo diretto al cuore dell’ascoltatore trasportato in una possibile ed autentica dimensione nella quale questi canti erano contestualizzati, lontani da una situazione di concerto ma piuttosto in famiglia, tra amici, attorno ad un tavolo di un’osteria; certo è arduo trasportare nell’asetticità dello studio il calore della “presenza popolare” ma mi sento di dire che Michela Brugnara, Schivardi e Vitucci siano riusciti nell’impresa decidendo di registrare in presa diretta, senza orpelli e con una limitatissima post-produzione.
Nel repertorio ci sono canti del “torototela” (“Xe’ rivà del torototela” e “Ista bagarina” vicino alle villotte e romanele che appartengono al repertorio lirico – monostrofico ed a canti narrativi raccolti dalla stessa Brugnara come “Mansueta” e la “Fia del Paesan” nell’entroterra lagunare ed ancora “La Guerriera”, ballata che nelle sue diverse lezioni circola, o circolava, nel Lombardo – Veneto.
Interessante e decisamente nostalgico rileggere le note in retrocopertina che ci riportano a quegli anni in cui la musica popolare era fortemente caratterizzata dal punto di vista politico, dimensione che con il passare dei decenni è decisamente cambiata: “ ……. La conoscenza della questione sociale passa, e deve passare, attraverso il recupero della cultura popolare e della tradizione. Tra gli elementi fondamentali della espressione popolare è la musica, soprattutto perchè riesce a sfuggire al dominio della borghesia e nasce da esigenze concrete, strutturandosi su reali situazioni di vita, quali: il lavoro, l’amore, la morte, la discriminazione, che sono le tematiche costanti e sempre presenti della denuncia. ….”
Come di consueto per I Dischi dello Zodiaco, all’ellepì è allegato un esaustivo libretto con testi e un breve saggio introduttivo; i Torototela e Michela Brugnera con il tempo sono stati dimenticati da molti, ma il loro lavoro è stato importante e andrebbe riscoperto da musicisti e studiosi quantomeno di area veneta.