DALLA PICCIONAIA: Reggio Emilia, una storia “curiosa”

DALLA PICCIONAIA: Reggio Emilia, una storia “curiosa”

Di seguito pubblico per dovere di cronaca e di informazione uno scritto del violinista Jamal Ouassini, che ricostruisce quanto è capitato a lui a Reggio Emilia nella sua attività di musicista a partire dal 2001. Le parole in grassetto ed in corsivo corrispondono esattamente allo scritto di Jamal. E’ una storia interessante.

DALLA PICCIONAIA: Reggio Emilia, una storia “curiosa”

di Jamal Ouassini

Durante una riunione dei soci dell’associazione culturale Sheherazade di Reggio Emilia, autunno 2001, il presidente Andrea Bonacini, ci parla della finanziaria Mag6, società cooperativa, e della sua amicizia con F.F, consigliere delegato della Mag6. Ci parla inoltre della possibilità di ottenere un prestito per sostenere le spese della sede dell’associazione in via del Guazatoio RE.

Andrea Bonacini, ci chiede di firmare una garanzia per il prestito. Io ho firmato come altri 4 soci. Ho firmato per amicizia e per il fatto che credevo nella collaborazione e nei progetti che mettevamo in agenda!

la mia posizione nell’associazione Sheherazade è sempre stata quella di “direzione artistica”, quindi non avevo nessuna responsabilità amministrativa, nessuna firma in banca e non potevo prendere decisioni finanziarie.

Dal 2002 cominciai ad allontanarmi dalle attività di Sheherazade. La mia attività artistica aveva cominciato a prendere altre direzioni e non potevo più dedicare tempo all’associazione.

Ogni volta che chiedevo informazioni riguardo il nostro rapporto con Mag6 e lo stato del prestito garantito, Andrea Bonacini mi tranquillizzava rispondendo che Sheherazade aveva già restituito il dovuto alla Mag6 e che non devo più pensare a quello, aggiungendo che l’associazione ha tutti i conti in ordine e che siamo in una “botte di ferro”, visto che il consulente finanziario di Sheherazade è “l’amico” F. F.  che è anche consigliere delegato Della Mag6.

Non ho più pensato a quella firma di garanzia. Ho avuto occasione di incontrare diverse volte F. F.  anche se non lo conoscevo bene, ci salutavamo sempre cortesemente. Ora penso che se il sig. F.F.  mi avesse informato sulle difficoltà di Sheherazade a rimborsare il prestito ricevuto, avrei forse potuto intervenire in tempo, evitando ingiunzioni di pagamento, tribunali, avvocati ecc. Probabilmente Mag6 intendeva, come è avvenuto, rivolgersi per le vie legali con pignoramenti presso terzi solo nei confronti di un garante che sono io.

il 28/05/2007 ricevo una raccomandata da Mag6. Fu la prima volta che venni a sapere che quel prestito non fu mai stato rimborsato, nonostante che l’associazione Sherherazade, il debitore principale, era in piena attività.

Il mio primo passo è stato quello di contattare Andrea Bonacini , presidente di Sheherazade, comunicandogli la mia amara sorpresa nel imparare che il debito della Mag6 non era ancora stato restituito. Gli avevo chiesto anche della documentazione contabile che mi permettesse di capire come era la situazione di quel prestito e la sua reazione era stata molto violenta; mi aveva scritto una mail dove diceva: “Jamal tu vuoi sollevare un polverone? io no ti do nessun documento e da oggi non sei più socio di Sheherazad, quindi non hai nessun diritto di controllare!”

Il 14/07/2012 mentre mi trovavo sul treno RE/BO per recarmi all’aeroporto di Bologna e prendere un volo per Palermo dove cominciavo un Tour con la “Med Kreol Orchestra”, il treno deragliò. L’incidente mi procurò 3 fratture vertebrali, con la conseguente cancellazione dell’intero tour e di tutti gli impegni del 2012/13! Ho visto svanire l’unica mia fonte di reddito.

Il giorno dopo, mentre ero a letto impossibilitato di muovermi, suona il campanello, mi alzai e mi affacciai dalla finestra: vidi il Sig. F.F.  della Mag6 accompagnato da un signore. Aprii la porta per farli salire chiedendo scusa che non potevo stare molto in piedi a causa dell’incidente del giorno prima e li feci accomodare in salotto.

Il Signore che accompagnava F.F.  si presentò come Ufficiale giudiziario, spiegandomi che la sua presenza lì era per valutare se ci fossero cose di valore da pignorare per conto di Mag6. Io acconsento ma ebbi la netta sensazione che la cosa lo disturbasse: il fatto di essere lì in cerca di cose da pignorare mentre io stavo in quelle condizioni lo imbarazzava. Espresse anche la volontà di fare presto!

Quando cominciò a compilare il modulo dove dichiarava che non c’erano oggetti o mobili da pignorare, F.F.suggeri con insistenza: “i violini i violini i violini, Jamal ha dei violini di valore!!”, allora l’ufficiale giudiziario rispose imbarazzato che gli strumenti di lavoro non si possono pignorare. A quel punto F. F. vide un liuto appeso alla parete , ed esclamò “e quello?” l’ufficiale rispose: “ma noi come facciamo a valutare questo strumento, cosa è?” intervengo io spiegando che è un liuto arabo e che è di ottima liuteria, (non mi sentivo di nascondere nulla), a quel momento arrivò l’avvocato della Mag6 Signora C.G.,  la feci accomodare in salotto, si sedette ed esclamò “dai Jamal, sei un artista, fai una proposta decente e chiudiamo!

Rispondo: “Signora, la mia risposta è quella di sempre e la conoscete! siamo 4 firmatari, io pago la mia parte dividendo la somma in 4, anche se non ho alcuna responsabilità, ma pago per la mia firma” Mi risponde: “così non va!” firmo il verbale, ci salutiamo e se ne vanno. Oggi mi ritrovo pignorato il risarcimento che l’assicurazione delle Ferrovie ha offerto per le mie cure costosissime (che non potrò seguire)  ed il mancato reddito da lavoro perso per 2 anni e una bella somma dei diritti d’autore.SIAE (glie altri firmatari di Shaherazade? Che fine fanno? Ora io ho pagato, vengo a sapere che Andrea Bonacini è nominato responsabile per la cultura per il PD Reggio Emilia!

Riprendo in mano lo statuto della cooperativa finanziaria Mag6 e mi salta all’occhio l’art. 3 che recita così: “La cooperativa si prefigge lo scopo di promuovere una qualità alternativa della vita e del lavoro nelle forme della cooperazione, dell’autogestione e dell’associazionismo di base. La Cooperativa intende operare per uscire dalla logica del profitto e dello sfruttamento propri dello sviluppo capitalistico, verso una visione dell’economia che tenda ad escludere rapporti di lavoro subalterno e a favorire invece i rapporti di solidarietà e di uguaglianza sociale in un quadro generale di obiezione al sistema vigente. “ Allora mi chiedo se il Sig.F.F.XXXX, membro del Consiglio di Amministrazione della Mag6, se abbia mai letto questo art. dello statuto della cooperativa da lui rappresentata?

Jamal Ouassini.

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SYUSI BLADY “IL PAESE DEI CENTO VIOLINI”

SYUSI BLADY “IL PAESE DEI CENTO VIOLINI”

PIEMME VOCI, 2017. Pagg. 344, € 18,50
di Alessandro Nobis

Esterno: argine del torrente Cròstol, pomeriggio inoltrato.

Piano Medio: una ragazza è intenta a raccogliere essenze vegetali per preparare i decotti. All’improvvisano passano correndo a perdifiato due uomini (tali Carpi Mauro e Frizzi Arturo) con due strumenti a tracolla inseguiti a breve distanza da due Dragoni Ducali.

Una scena che potrebbe essere l’inizio di un film dei Fratelli Cohen, ma che invece rappresenta l’inizio di un interessante volume scritto da Maurizia Giusti a.k.a. Syusy Blady nel quale si narrano le vicende di Santa Vittoria di Gualtieri, vicende che in centocinquant’anni hanno fatto conoscere questo piccolo centro del reggiano come “Il Paese dei Cento violini”. Si parte dalla prima metà del diciannovesino secolo e si arriva ai primi anni Sessanta quando prima il “Boogie Woogie” e poi il “rock’n’roll” – e poi la musica non suonata dal vivo – costrinse praticamente a mettere la parola “fine” alle “sale da ballo” così frequenti in quella parte della valle del Po’ mettendo in crisi tutti i musicisti che avevano come prima o seconda attività il suonare accompagnando il ballo. Qualcuno smise di suonare, qualcuno ritornò a fare il bracciante a tempo pieno e qualcun altro diventò insegnante, come Arnaldo Bagnoli.71VFvsd6PNL

E durante la lettura mi sono venuti in mente anche Domenico Anselmi a.k.a. “Minci”, fisarmonicista della montagna veronese anche lui come i violinisti di Santa Vittoria bandito da preti e arcipreti a causa del loro suonare durante le ore dei divini uffizi o anche solamente nelle feste popolari e per questo era chiamato “il campanar del diaolo” e le saghe di famiglie come quelle dei Rowsome e dei Vallely – irlandesi – e degli Watson e Seeger – americane – che dovremo sempre ringraziare per aver saputo nei decenni salvaguardare e rinnovare un repertorio di tradizioni che avremmo altrimenti perduto.

L’autrice racconta in modo appassionato, consapevole e credibile del “ieri” e dell’”oggi” in brevi capitoli che ho personalmente visto come una raccolta di acquerelli, di nitide fotografie nei quali si cela un modo di microstorie che andrebbero raccontate nelle aule delle scuole: quella dei due amici suonatori che attraversano di nascosto il confine con l’Impero Asburgico portandosi gli strumenti di lavoro (non la carriola o la vanga, ma il violino), o quello dove si narra dei moti e dei morti (257) per la tassa sulla carne macinata del 1868 e quella di quando, ai nostri giorni, Ivonne Bagnoli apre il baule “del tesoro” con un fiume di spartiti manoscritti del nonno.

Sì, si legge tutto d’un fiato questo importante volume, divulgativo, storicamente ben documentato che si rivolge – avendone tutte le qualità e potenzialità – al grande pubblico dei curiosi e degli addetti ai lavori che avevano fino ad oggi a disposizione il solo “Socialismo a passo di valzer: storia dei violinisti braccianti di Santa Vittoria” di Carmelo Mario Lanzafame, diventato quasi introvabile.

Ma fortunatamente la storia non finisce dove finisce la narrazione, continua grazie agli spartiti dei Bagnoli, alla voglia, alla bravura ed alla passione dei “Violini di Santa Vittoria” che con il loro spettacolo (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/06/12/dalla-piccionaia-i-violini-di-santa-vittoria/) ed il loro cd (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/04/29/i-violini-di-santa-vittoria-denominazione-dorigine-popolare/) fanno conoscere nel migliore dei modi la tradizione violinistica così particolare di questo angolo del reggiano. Che possa perpetuarsi bel tempo.

 

BENOZZO, BONVICINI, F. lli MANCUSO “Un Requiem Laico”

BENOZZO, BONVICINI, F. lli MANCUSO “Un Requiem Laico”

BENOZZO, BONVICINI, FRATELLI MANCUSO “Un requiem Laico”

Arci – Fondazione Ex Campo di Fossoli, CD, 2016

di Alessandro Nobis

“Un Requiem Laico” è l’importante, splendido e toccante frutto della collaborazione tra Fabio Bonvicini, Francesco Benozzo ed i Fratelli Mancuso sfociata nello spettacolo tenutosi a Fossoli il 25 aprile 2015 (e qui ne viene riportato l’audio), ed è a mio avviso uno di quei dischi che “servono”.

“Serve” a farci ricordare un luogo, Fossoli nel modenese nei pressi di Carpi, che dal 1942 al 1947 ha visto prima transitare nel campo di concertamento e transito migliaia di prigionieri in attesa di essere trasferiti nei lager nazisti (anche Primo Levi “passò” di qui prima di essere portato ad Auschwitz) e poi detenere prigionieri coinvolti con il regime fascista; “serve” a farci ricordare nel modo più profondo il giorno della Liberazione, “serve” a puntualizzare ancora una volta quanto sia ricco il patrimonio della cultura popolare e quanto importanti siano coloro che – raccogliendo, studiando, rielaborando e suonando – dedicano parte della loro vita a mantenere acceso il fuoco della cultura tradizionale: un lavoro encomiabile e preziosissimo questo,  da sempre conosciuto da pochi ma patrimonio invece di tutti noi. CD requiem digipack - esecutivo (1)Queste considerazioni – forse banali ed ovvie ma che trovo sempre opportuno ripetere – per ribadire la validità del progetto di cui vi parlo: un incontro tra musicisti e ricercatori competenti, apprezzati e ben conosciuti come Francesco Benozzo (arpa e voce), Lorenzo (chitarra e voce) ed Enzo (violino, chitarra, colascione e voce) Mancuso ed infine Fabio Bonvicini (flauti, voce e percussioni) con un repertorio che si muove tra le parole (ad esempio quelle scritte da un prigioniero, Giangio Banfi, alla moglie Julia che aprono “Disiu ti tia” dei Frantelli Mancuso) e la musica, fatta di brani più conosciuti (“Fuoco e mitragliatrici” in una lezione emiliana e “La figlia del soldato”) ad altri originali come “Quando il mondo fu creato” scritto da Benozzo e Bonvicini e “Cinno Zòbei”, canto militante che richiama la figura di Eliseo Zòbei ed infine “Deus Meus”, ancora dei Mancuso. Un gran bel lavoro curato nei suoni e negli arrangiamenti, dedicato alla memoria, ed a tutte le “donne e uomini spezzati” che lasciarono le loro vite non solo a Fossoli ma negli eventi bellici. Tutti.

 

 

DALLA PICCIONAIA: I Violini di Santa Vittoria

DALLA PICCIONAIA: I Violini di Santa Vittoria

LA VALIGIA DEI SUONI: I violini di Santa Vittoria. Venerdì 10 giugno 2016

di Alessandro Nobis

Si è inaugurata venerdì 10 giugno l’undicesima edizione de “La valigia dei Suoni”, promossa dalla Fondazione Centro Studi Campostrini a Verona, l’unica rassegna di musica tradizionale degna di questo nome rimasta nel veronese. Sul palco il quintetto d’archi reggiano “I violini di Santa Vittoria”, che ci hanno raccontato l’interessante storia dei violinisti braccianti di questa località nei pressi di Gualtieri. E visto che nel loro lavoro discografico i cinque preparatissimi musicisti hanno avuto la brillante idea di inserire anche il racconto “parlato”, il concerto ha ripercorso il bellissimo “Denominazione di Origine Popolare” (vedi https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/04/29/i-violini-di-santa-vittoria-denominazione-dorigine-popolare/), riportando magnificamente e restituendo la sua bellezza e dignità ad un repertorio spesso male arrangiato e banalizzato.VSV 01Certo, Santa Vittoria non é più “il paese dei Cento Violini”, ma ascoltare musicisti di formazione classica riappropriarsi della tradizione musicale della loro terra studiandola (molti spartiti sono stati trovati in un baule, che parafrasando il titolo della rassegna per una serata è diventato “Il Baule dei Suoni”), arrangiandola ed anche componendone di nuova, è come respirare aria fresca a pieni polmoni. E la serata inaugurale, nonostante la spietata concorrenza di altre manifestazioni anche gratuite, è dal punto di vista artistico riuscita pienamente, anche se il pubblico non era quello delle grandi occasioni. Ma che importa, come spesso dico, gli assenti hanno sempre torto, e la Fondazione deve continuare nel proporre musica di questo livello. Ma sono certo che lo farà.

Il prossimo appuntamento è fissato per venerdì 17 giugno con lo “Zazous Quintet”.

I VIOLINI DI SANTA VITTORIA “Denominazione d’Origine Popolare”

I VIOLINI DI SANTA VITTORIA “Denominazione d’Origine Popolare”

I VIOLINI DI SANTA VITTORIA “Denominazione d’Origine Popolare”

AUTOPRODUZIONE, CD, 2015

di Alessandro Nobis

Se nella zone del veronese, da dove scrivo, fino agli anni sessanta del secolo scorso nelle campagne e nella periferia cittadina si ballava al suono delle orchestre di plettri – mandolini per lo più -, ad un centinaio di chilometri da qui, o poco più, si ballava al suono degli strumenti ad arco, violini in particolare. Addirittura nel reggiano, vicino a Gualtieri c’era un piccolo paese che era chiamato dai più “ Il paese dei cento violini”. Santa Vittoria è il nome di questo centro che ha dato il nome all’omonimo quintetto d’archi: Davide Bizzarri. Orfeo Bossini e Roberto Mattioli (violinisti), Ciro Chiapponi (violista) e Fabio Uliano Grasseli (contrabbassisti) che si sono presi la briga di recuperare ed arrangiare il repertorio di quelli che erano chiamati “i violinisti braccianti di Santa Vittoria” i quali operarono una sorte di “rivoluzione dolce” per staccarsi dalla durezza del lavoro nell’agro del padrone. (la storia poi naturalmente è proseguita e che la villa del Conte si è trasformata nella sede della prima cooperativa agricola del posto n.d.r.).SANTA VITTORIA.jpg

Un lavoro realizzato con certosina cura e grande orgoglio in tutti i suoi aspetti, dalla grafica alla registrazione, dai commenti ai singoli brani inseriti in tracce separate da quelle musicali e soprattutto con una raffinatissima interpretazione di questo repertorio considerato da molti con stupido distacco, fino alla realizzazione di un DVD realizzato da Nico Guidetti, “la vera o presunta storia dei Violini di Santa Vittoria”. Brani scritti e conservati negli archivi e provenienti dalle famiglie Carpi e Bagnoli, due brani originali, il verdiano Preludio alla Traviata è il repertorio trattato ed interpretato nella maniera più alta.

Ascoltatelo perchè i cento violini, dalle parti di Gualtieri, suonano ancora…….

 

http://www.violinidisantavittoria.com

 

di Alessandro Nobis