EGBERTO GISMONTI “Sol do Meio Dia”
ECM Records. LP, 1978
di Alessandro Nobis
Ispirato dalle frequentazioni amazzoniche delle etnie Xingu e Sapain, il compositore, chitarrista e pianista brasiliano Egberto Gismonti nel novembre del 1977 entra nel Talent Studio ECM di Oslo dove il fondatore Manfred Eicher gli fa trovare un gruppo di straordinari musicisti come Ralph Towner, Jan Garbarek, Colin Walcott e Nana Vasconcelos per registrare questo album che oggi possiamo considerare tra i più importanti della sua corposa discografia.
“Sol Do Meio Dia” (il sole di mezzogiorno) pubblicato nel ’78 si caratterizza per la presenza della lunga suite in quattro movimenti che occupa tutta la seconda facciata del disco ovvero “Cafè (Procissão De Espirito)“, “Sapain (Sol Do Meio Dia)”, “Dança Solitaria No. 2 ” (Voz Do Espirito)” ed infine “Baião Malandro (Fogo Na Maranhão · Mudança)”. Il movimento più significativo tra i quattro è a mio avviso quello eponimo (ovvero il secondo), nel quale Towner e Gismonti abbandonano i cordofoni utilizzati nella splendida e lunga apertura (quella che ospita il sax soprano di Garbarek, inconfondibile davvero, e i duetti tra le due chitarre) per imbracciare assieme a Walcott e Vasconcelos le percussioni autoctone, i flauti indigeni, le voci ricreando nello studio il fascino e il mistero del Brasile più recondito, quasi un richiamo disperato a valorizzare e proteggere le etnie amazzoniche da sempre – ed oggi più di allora grazie alle politiche di Bolsonaro – in pericolo di sterminio o di “forzata” assimilazione alla cultura predominante di derivazione europea. Una suite · che si conclude con un meraviglioso introspettivo brano alla chitarra 8 corde di Gismonti (“Dança Solitaria No. 2 ” · Voz Do Espirito · ) e dal movimento conclusivo, per pianoforte e percussioni · tutta da ascoltare con grande attenzione, solo così saprà trasportarvi in altro luogo e in altro tempo……..
Nella prima facciata del disco troviamo un altro brano “amazzonico”, ovvero “Kalimba“, per strumenti etnici · niente chitarra di Gismonti quindi ·, ed il delicatissimo brano di apertura composto dal chitarrista brasiliano dove duetta con la dodici corde di Towner, florilegio per chitarre provenienti da culture diverse ma con la capacità di dialogare alla perfezione senza essere mai autoreferenziali, una vera meraviglia paradisiaca per i chitarristi ……. e per tutti.
Uno dei migliori “casting” di Manfred Eicher di quegli anni, quasi mezzo secolo ma la musica fluisce e sorprende come allora. Da avere assolutamente.