PLANXTY “Cold Blow and the Rainy Night”

PLANXTY “Cold Blow and the Rainy Night”

PLANXTY “Cold Blow and the Rainy Night”

Polydor Records. LP, 1974

di alessandro nobis

Il terzo disco degli irlandesi Planxty chiude il primo trittico di lavori pubblicati dalla Polydor dopo l’omonimo disco di esordio (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2021/10/09/suoni-riemersi-planxty-planxty/) e “The Well Below the Valley” entrambi pubblicati nel 1973. In “Cold Blow and the Rainy Night” c’è un’importante novità,  entra a far parte del gruppo Johnny Moynihan al posto di Donal Lunny; dopo qualche tempo i Planxty si sciolgono fino al 1979 quando pubblicano un album dal titolo molto chiaro, “After The Break” per la Tara Records.

Penso di essere stato io a proporre il suo nome” · ricorda Christy Moore · , “lo contattammo e divenne il quarto Planxty“. A questo proposito lo stesso Moynihan ricorda, intervistato da Leagues O’Toole per la sua biografia della band (“The Humours of Planxty“, Hodder Headline, 2006): “Fu quasi uno shock: stavo suonando uno dei miei rari concerti all’Hotel Moran, a Dublino ed in particolare una melodia irlandese al bozouky. Sapevo che nel back stage c’erano i Planxty e alla fine del concerto Andy Irvine (anche lui uno degli Sweeney’s Men n.d.r.) e Christy Moore vennero a complimentarsi, sapevo che a loro piaceva quello che suonavo, bastava a quel punto dirlo a Liam O’Flynn e la cosa sarebbe andata in porto. Loro furono davvero fortunati ad assistere ad una mia esibizione, a quel tempo lavoravo in uno studio di progettazione architettonica …”

Cold Blow and the Rainy Night” presenta il repertorio e gli arrangiamenti che sono il marchio di fabbrica del quartetto; suite di danze, canti narrativi e al solito una capatina nella penisola balcanica, naturalmente curata da Andy Irvine. E’ qui che i Planxy presentano “The Lakes of Pontchartrain“, uno dei loro cavalli battaglia, e non solo loro (uno a caso, Paul Brady). Conosciuta anche come “Creole Girl” narra la storia di un emigrante irlandese a cui viene dato rifugio da una ragazza creola della Louisiana della quale naturalmente si innamora, lei era già promessa ad un marinaio e si nega all’irlandese; l’origine della ballata pare risalga al 19° secolo e si trova in numerose raccolte di folk·songs come quella Roud, che riporta il numero 1836. Tra le ballads segnalo quella scritta di Paddy Tunney della Contea di Fermanagh, “The Green Fields of Canada“, una storia di emigrazione che una volta tanto si rivela una scelta positiva. Di Irvine è “Baneasa’s Green Glade” composta in una sorta di “ritiro” nell’omonima foresta nei pressi di Bucarest (due mesi facendo il busker) e sempre suo è il suo inconfondibile arrangiamento di una danza  bulgara, “Mominsko Horo“. Tra le danze tipicamente irlandese entusiamanti il set di reels “The Old Torn Petticoat · The Dublin Reel · The Wind that Shakes the Barney” e quello di polkas “Denni’s Murphy · Thed £42 Cheque · John Ryan’s Polka“, la prima dedicata allo strepitoso violinista del Kerry John Ryan.

Onestamente faccio fatica a scegliere “il miglior disco dei Planxty” e va bene così, per me non devono mancare in qualsiasi discoteca di musica irlandese.

The third album by Planxty closes the first triptych of works published by Polydor after the homonymous debut album (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2021/10/09/suoni-riemersi-planxty-planxty/) and ” The Well Below the Valley” both published in 1973. In “Cold Blow and the Rainy Night” there is an important novelty, Johnny Moynihan joins the group instead of Donal Lunny; after some time Planxty split up until 1979 when they released an album with a very clear title, “After The Break” for Tara Records.

“I think it was me who proposed his name” · recalls Christy Moore · , “we contacted him and he became the fourth Planxty”. In this regard Moynihan himself recalls, interviewed by Leagues O’Toole for his biography of the band (“The Humors of Planxty”, Hodder Headline, 2006): “It was almost a shock: I was playing one of my rare concerts at the Hotel Moran, in Dublin and in particular an Irish melody on the bozouky I knew that Planxty were back stage and at the end of the concert Andy Irvine (also one of the Sweeney’s Men ed) and Christy Moore came to congratulate, I knew that they liked what I played, just tell Liam O’Flynn and it would go through. They were really lucky to see me perform, at the time I was working in an architectural design studio…”

“Cold Blow and the Rainy Night” features the quartet's trademark repertoire and arrangements; suite of dances, narrative songs and, as usual, a visit to the Balkan peninsula, naturally curated by Andy Irvine. It is here that Planxty present "The Lakes of Pontchartrain", one of their strong points, and not only them (a random one, Paul Brady). Also known as "Creole Girl" it tells the story of an Irish emigrant who is given shelter by a Creole girl from Louisiana with whom he naturally falls in love, she was already promised to a sailor and refuses the Irish; the origin of the ballad seems to date back to the 19th century and is found in numerous collections of folk·songs such as the Roud one, which bears the number 1836. Among the ballads I point out the one written by Paddy Tunney of County Fermanagh, "The Green Fields of Canada", a story of emigration that for once turns out to be a positive choice. Irvine's "Baneasa's Green Glade" composed in a sort of "retreat" in the homonymous forest near Bucharest (two months as a busker) and also his is his unmistakable arrangement of a Bulgarian dance, "Mominsko Horo". Among the typically Irish dances, the set of reels "The Old Torn Petticoat · The Dublin Reel · The Wind that Shakes the Barney" and that of polkas "Denni's Murphy · Thed £42 Check · John Ryan's Polka", the first dedicated to the Kerry violinist John Ryan.
Honestly I struggle to choose "the best Planxty album" and that's okay, for me they should not be missing in any Irish music collection.
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SETANTA “Setanta”

SETANTA “Setanta”

SETANTA “Setanta”

Tinto Tap Records. CS, 1990

di alessandro nobis

Ritornati in Italia nel 1989 (dopo un’apparizione a Folkermesse) grazie al giornalista Enzo Palombella · che curò anche la copertina dell’audiocassetta · per la loro tourneè organizzata da FOLKITALIA, i Setanta suonarono a Verona al Posto il 13 aprile per presentare questa loro unica incisione dal titolo eponimo e che riporta misteriosamente la data di pubblicazione dell’anno successivo. Un vero peccato che la carriera discografica dei Setanta non sia in pratica mai iniziata perchè riascoltando la loro cassetta e la registrazione beninteso artigianale del loro live veronese emerge ancora oggi la qualità, il brio, la freschezza e l’equilibrio del loro suono apprezzato dal numeroso pubblico che affollò il locale sotto la spinta del fascino del folk scoto·irlandese nonostante fossero musicisti impegnati quotidianamente in altre professioni; una particolarità che distingueva i Setanta dagli gruppi del folk revival dell’epoca era senz’altro il suono dell’hammered dulcimer suonato con grande gusto e abilità dallo scozzese Jack Bethel (ascoltare “O’Dwyers” nel lato B della cassetta).

Era un gruppo ben rodato composto da musicisti irlandesi e scozzesi (Mike Berry · violino, tin whistle ·, Jack Bethel · hammered dulcimer, concertina ·, Colin McAllister · voce, bodhran ·, Hunter McConnell · voce, chitarra ·, David John Munro · uilleann pipes · e Gearoid O’Laoghaire · violino ·) residenti nell’area di Glasgow ed il repertorio di questa cassetta era fatto di canti narrativi e di suite di danze: tra i primi menziono una bella versione di “John Franklin” · presentata anche nel concerto veronese K, “Lovely Old Fintown” raccolta nella contea di Derry e “Carrickmammon Lake” proveniente invece dalla Contea irlandese di Down qui proposta nella versione della cantante tradizionale Sarah Ann O’Neill e qui con la splendida voce di Colin McAllister. Tra gli strumentali senz’altro va citata la suite di tre slides provenienti dalla regione di Cork e il medley “Da Auld Resting Chair · Hakki’s Polka · The Old Polka” (la seconda dalle Shetland e l’ultima dalle isole Orkney) e la suite di jigs “The Boys of the Town · The Connaughtman’sRamble · The Eaversdropper“.

In definitiva un lavoro ben riuscito, forse poteva essere un demotape per un possibile primo CD dei Setanta, peccato che il progetto non si sia concretizzato. Ma c’è sempre tempo …..

Back in Italy in 1989 (after an appearance at Folkermesse Festival) thanks to the journalist Enzo Palombella · who also edited the cover’ graphic of the audio cassette · for their tour organized by FOLKITALIA, the Setanta played in Verona al Posto on April 13th to present their the only engraving with the eponymous title and which mysteriously bears the publication date of the following year. It’s a real pity that Setanta’s recording career practically never started because listening to their cassette and the artisanal recording of their live performance in Verona still emerges today the quality, panache, freshness and balance of their sound appreciated by the numerous audiences who flocked to the venue under the influence of the charm of Scot·Irish folk despite being musicians engaged in other professions on a daily basis; a peculiarity that distinguished the Setanta from the folk revival groups of the time was undoubtedly the sound of the hammered dulcimer played with great taste and skill by the Scotsman Jack Bethel (listen to “O’Dwyers” on side B of the cassette).

It was a well-established group made up of Irish and Scottish players (Mike Berry fiddle, tin whistle, Jack Bethel hammered dulcimer, concertina, Colin McAllister vocals, bodhran, Hunter McConnell vocals, guitar, David John Munro uilleann pipes · and Gearoid O’Laoghaire · violin ·) resident in the Glasgow area and the repertoire of this tape was made up of narrative songs and dance suites: among the former I mention a beautiful version of “John Franklin” also presented in the Verona concert K, “Lovely Old Fintown” collected in the county of Derry and “Carrickmammon Lake” coming instead from the Irish County of Down proposed here in the version of the traditional singer Sarah Ann O’Neill and here with the splendid voice of Colin McAllister. Among the instrumentals, the suite of three slides from the Cork region and the medley “Da Auld Resting Chair · Hakki’s Polka · The Old Polka” (the second from Shetland and the last from the Orkney Islands) and the suite of jigs “The Boys of the Town · The Connaughtman’sRamble · The Eaversdropper”.

Ultimately a successful work, perhaps it could have been a demotape for a possible first Setanta CD, a pity that the project did not materialize. But there is always time …..

Lato A:

GOING TO THE WELL FOR WATER

WHEELS OF THE WORLD · THE RIGHTS OF MAN

TIBBIE FOWLE

DA AULD RESTIN CHAIR · HAKKI’S POLKA · THE OLD POLKA

LOVELY OLD FINTOWN

OUT ON THE OCEAN · THE MISTY MOUNTAIN · PADDY O’RAFFERTY

Lato B:

LORD FRANKLIN

THE BOYS OF THE TOWN · THE CONNAUGHTMAN’S RAMBLE

CARRICKMANNON LAKE

THE STRANGER · O’DWYERS · OFF TO CALIFORNIA

SWEET COUNTRY ANTRIM

THE MAID BEHIND THE BAR · THE HUMORS OF TULLA · THE TORN PETTICOAT · THE SAILOR’S BONNET

LIAM ÓG Ó FLOINN “The Given Note”

LIAM ÓG Ó FLOINN “The Given Note”

LIAM ÓG Ó FLOINN “The Given Note”

Tara Records. CD, 1995

di alessandro nobis

Liam Óg Ó Floinn fu uno degli allievi del grande piper dublinese Leo Rowsome e questo “The Given Note” pubblicato nel 1995 può essere considerato come un omaggio al Maestro nel 25° anniversario della sua scomparsa. Rispetto alla discografia di O’Flynn questo è un lavoro atipico per le sonorità scelte e per il repertorio, considerato il determinante contributo dei galiziani Rodrigo Romani (arpa), Xosé Ferreirós (gaita) e Nando Casal (clarinetto e gaita) ovvero i Milladorio e i prestigiosi amici intervenuti come Paul Brady, Steve Cooney, Sean Keane, Andy Irvine e Artie McGlynn per citarne alcuni. Due sono quelli provenienti dal celtismo galiziano, ovvero “Foliada De Elvina“, un tema a danza che trova origini cento anni or sono, ed il set “Teño Un Amor Na Montaña · Alborada · Unha Noite No Santo Cristo” composto anche qui da temi a danza l’ultimo dei quali proviene dal repertorio dei Milladoiro dove il flauto e le uilleann pipes si incastonano alla perfezione nella bellissima melodia tracciata dal clarinetto di Nando Casal: forse il brano più significativo del disco. Splendidi il brano composto da Andy Irvine (la ballad “Come with me Over the Mountain” abbinata al jig “A Smile in the Dark” che sembra scritto apposta per le pipes di O’Flynn e “ The Rocks Of Bawn” cantato dall’inconfondibile voce di Paul Brady e proveniente dal repertorio di un altro leggendario piper, Willie Clancy; dicevo di Leo Rowsome, maestro di O’Flynn, omaggiato con un set di tre reels (“O’Rourke’s, The Merry Sisters, Colonel Fraser“) ascoltati e appresi in giovanissima età. Arrangiamenti che utilizzano non sempre strumenti legati alla tradizione, ma che importa? Il mondo cambia, O’Flynn mai come questa volta ha dato uno sguardo “oltre” l’ortodossia della tradizione mantenendo naturalmente intatto il suo background, e i due hornipes “ The Green Island, Spellan The Fiddler ” ascoltati per la prima volta dai genitori ne sono la dimostrazione.

Liam Óg Ó Floinn was one of the pupils of the great Dublin piper Leo Rowsome and this “The Given Note” published in 1995 can be considered as a tribute to the Maestro on the 25th anniversary of his death. Compared to O’Flynn’s discography this is an atypical work for the chosen sonorities and for the repertoire, considering the decisive contribution of the Galician Rodrigo Romani (harp), Xosé Ferreirós (gaita) and Nando Casal (clarinet and gaita) or the Milladorio and the prestigious friends who attended such as Paul Brady, Steve Cooney, Sean Keane, Andy Irvine and Artie McGlynn to name a few. Two are those coming from Galician Celticism, or rather “Foliada De Elvina”, a dance theme that has its origins a hundred years ago, and the set “Teño Un Amor Na Montaña · Alborada · Unha Noite No Santo Cristo” also composed here by themes dance, the last of which comes from the Milladoiro repertoire where the flute and the uilleann pipes fit perfectly into the beautiful melody traced by Nando Casal’s clarinet: perhaps the most significant piece on the disc. The song composed by Andy Irvine is splendid (the ballad “Come with me Over the Mountain” combined with the jig “A Smile in the Dark” which seems written especially for O’Flynn’s pipes and “The Rocks Of Bawn” sung by the unmistakable voice of Paul Brady and from the repertoire of another legendary piper, Willie Clancy; I was saying of Leo Rowsome, O’Flynn’s teacher, honored with a set of three reels (“O’Rourke’s, The Merry Sisters, Colonel Fraser”) listened and learned at a very young age. Arrangements that do not always use instruments linked to tradition, but who cares? The world changes, O’Flynn has never given a look “beyond” the orthodoxy of tradition as this time, naturally keeping his background intact, and the two hornipes “The Green Island, Spellan The Fiddler” heard for the first time by their parents are proof of this.

AA. VV. “Armagh Pipers · 40th Anniversary album”

AA. VV. “Armagh Pipers · 40th Anniversary album”

AA. VV. “Armagh Pipers · 40th Anniversary album”

Armagh Pipers Club. 2cd, 2007

di alessandro nobis

Nel 2007 si celebravano i quaranta anni di attività dell’indomito Armagh Pipers Club, importante istituzione irlandese la cui missione è la salvaguardia della tradizione irlandese attraverso studi di documenti e registrazioni, corsi di musica e di strumenti per bambini ed adulti, pubblicazione di CD, saggi e libri didattici e organizzazione di eventi tra i quali il William Kennedy Piping Festival che si celebra alla metà del mese di novembre (quest’anno era la 28a Edizione): negli anni il WKPF si è guadagnato una solida reputazione, basta frequentarlo una volta per comprendere il senso del festival che non comprende solo session e concerti ma anche ad altre importanti attività che coinvolgono la città di Armagh con presenze di musicisti ed appassionati da tutta Europa e non solo.

Quarantuno brani in due compact disc aperti e chiusi, come si conviene, dalle uilleann pipes, inizia Jarlath Henderson con una suite di tre reels (The Boys of the Lough · The Green Fields of America · The Wind That Shakes the Barley) e chiude Mark Donnelly, piper di Armagh scomparso giovanissimo nel ’99 a soli trentatrè anni, con due gighe (Slieve Russell · The Eavesdropper) e questo l’unico brano registrato in un periodo antecedente, nel 1997. In tutto il resto c’è lo spettro completo della tradizione musicale irlandese rappresentata da musicisti di varie generazioni sotto l’attenta regia · e partecipazione · della famiglia Vallely, autentica promotrice del Club e del WKPF che con questa pubblicazione fotografa in modo efficace la situazione al 2007, a cominciare dalla purezza del canto “a cappella” come quelli interpretati dall’allora sedicenne Alana Henderson (“Is Fada Ó Bhaile“) e dalla tredicenne Niall Hanna (la celeberrima “A Stor mó Chroi“) e da Aine Mallon di nove anni (“Jeannie Jenkins“), o del repertorio per arpa (“The Wild Geese”) di Patricia Daly o per violino come gli Slip Jigs “The Humours of Derrykrosane / Hardiman The Fiddler” proposti da Brian Vallely (uilleann pipes) e dai violini di Caohmhin ed Eithne Vallely. Ma forse i brani che danno più senso al lavoro didattico del Pipers Club di Armagh è però (traccia 12, CD 2) il set formato da una canzone (“The Fiedmouse’s Ball“) e dalla polka “The Newmarket“; la prima eseguita da un coro di giovanissimi (“Beginners Singin Group” dai 4 ai 12 anni) guidati dalla tastiera di Eithne Vallely e la seconda da un’orchestra di musicisti (“Beginners Instrumental Group” da 7 ai 12 anni) con arpe, accordeon, violini e flauti. Magari nessuno di questi ragazzi sarà diventato una celebrità ma il piacere di conoscere la propria cultura tradizionale, di suonare uno strumento e di poter suonare in famiglia o nelle session informali è assicurato ed il Club ha raggiunto il suo scopo istituzionale.

Nella confezione inoltre si trova un libretto con l’interessante saggio di Fintan Vallely, flautista, giornalista e saggista.

In 2007 we celebrated forty years of activity of the indomitable Armagh Pipers Club, an important Irish institution whose mission is to safeguard Irish tradition through the study of documents and recordings, music and instrument courses for children and adults, publication of CDs, essays and educational books and organization of events including the William Kennedy Piping Festival which is celebrated in the middle of November (this year was the 28th Edition): over the years the WKPF has earned a solid reputation, it is enough to attend it once to understand the meaning of the festival which does not only include sessions and concerts but also other important activities involving the city of Armagh with the presence of musicians and enthusiasts from all over Europe and beyond.Forty-one tracks in two open and closed compact discs, as is fitting, from the uilleann pipes, Jarlath Henderson begins with a suite of three reels (The Boys of the Lough · The Green Fields of America · The Wind That Shakes the Barley) and closes Mark Donnelly, Armagh piper who died very young in '99 at only thirty-three years old, with two jigs (Slieve Russell · The Eavesdropper) and this is the only piece recorded in an earlier period, in 1997. In all the rest there is the complete spectrum of the Irish musical tradition represented by musicians of various generations under the careful direction · and participation · of the Vallely family, authentic promoters of the Club and of the WKPF who, with this publication, effectively photograph the situation to 2007, starting with the purity of "a cappella" singing such as those interpreted by the then sixteen year old Alana Henderson ("Is Fada Ó Bhaile") and the thirteen year old Niall Hanna (the very famous "A Stor mó Chroi") and by Aine Mallon of nine years ("Jeannie Jenkins"), or Patricia Daly's harp ("The Wild Geese") or violin repertoire such as the Slip Jigs "The Humors of Derrykrosane / Hardiman The Fiddler" proposed by Brian Vallely (uilleann pipes) and from the violins of Caohmhin and Eithne Vallely. But perhaps the pieces that give the most sense to the didactic work of the Armagh Pipers Club is however (track 12, CD 2) the set formed by a song ("The Fiedmouse's Ball") and the polka "The Newmarket"; the first performed by a choir of very young people ("Beginners Singin Group" from 4 to 12 years old) led by the keyboard of Eithne Vallely and the second by an orchestra of musicians ("Beginners Instrumental Group" from 7 to 12 years old) with harps, accordion, violins and flutes. Perhaps none of these guys will have become a celebrity but the pleasure of learning about one's traditional culture, playing an instrument and being able to play with the family or in informal sessions is guaranteed and the Club has achieved its institutional purpose.In the package there is also a booklet with an interesting essay by Fintan Vallely, flautist, journalist and essayist.

www.armaghpipers.com

I brani e gli esecutori:

DISCO UNO:

1) Jarlath Henderson (Uilleann Pipes) – Reels: The Boys of the Lough – The Green Fields of America – The Wind That Shakes the Barley.

2) Sinead Lennon ( Uilleann Pipes) & Carmel Toner (Fiddle) – Jigs: Behind the Haystack – An d’Tiocfaidh Tu Abhaile Liom?

3) Alana Henderson (Song): Is Fada o’ Bhaile.

4) Fiddle Air: Lios na Banriona.

5) Cillian Vallely (Uilleann Pipes) – Jigs: The Stolen Purse – Calico – Banks of the Lough.

6) Martin Meechan (Flute) & Paul Meechan (Guitar) – Reels: Charlie Harris’ – The Raven’s Wing – The First Month of Summer.

7) Vivienne Murphy (Song): The Maid of Ballydoo.

8) Thomas & Rosie Smyth (Fiddles) & DonnchaMoynihan (Guitar) – Reels: John Loughran’s – The Secret Player.

9) Aoibheann Devlin (Fiddle), Deaglan Devlin (Guitar) & Seamus O’Kane (Bodhran) – Mazurkas: Seamus O’Kane’s – Jackie Donnan’s.

10) Gerry’s Group – Barndance & Reels: Kilnamona Barndance – Dublin Reel – Tommy Peoples’.

11) Niall Hanna (Song): A Stor mo Chroi.

12) Peter Grew (Fiddle) & Feargal French (Uilleann Pipes) – Reels: The Fox on the Town – A Parcel of Land.

13) Christopher McMullan (Uilleann Pipes) – Air & Jig: An Leanbh Si – An Seanduine.

14) Thomas Smyth’s Group – Hornpipe & Reel: The Cuckoo’s Nest – MacLeod’s Farewell.

15) Aine Mallon (Song): Jeannie Jenkins.

16) Austin Donnelly (Whistle) – Air & Reels: Beatha Ur on a Blas – Splendid Isolation – The Singing Stream.

17) March – Mairseail Ri Laoise.

18) Leo McCann (Accordion), Dermot McCann (Banjo) & Paul Meehan (Guitar) – Reels: Maud Millar – Palmer’s Gate – Famous Ballymote.

19) Patricia Vallely (Song): The Month of January.

20) Caoimhin Vallely (Piano) – Air: Amhran na Leabhar.

21) Brian Finnegan (Flute), Ed Boyd (Guitar), Leon Hunt (Dobro) & David Lord (Strings) – Waltz & Reel: 40 Year Waltz – Night Ride to Armagh.

DISCO DUE:

1) Tiarnan O’ Duinnchinn (Uilleann Pipes) – Highland & Reels: The Teelin Highland – The Emyvale Reel – The Wild Irishman.

2) Niall Murphy (Fiddle) – Jigs: The Boys of the Lough Gowna – Pat McKenna’s

3) Stephanie Makem (Song): A Oganaigh Og.

4) Niall Vallely (Concertina) – Reels: Rakish Paddy – Break Yer Bass Drone.

5) Struth na Maoile (Song): Clann Ulaidh.

6) Harp Group: The Eagle’s Whistle – An Falaingin Muimhneach.

7) Robbie McGleenan, Patricia Vallely & Harry Donnelly (Fiddles), Aidan Prunty (Flute) & Caoimhin Vallely (Piano) – Reels: Devenney’s Goat – The Shoemaker’s Daughter – John Henry’s.

8) Barry Kerr (Vocal & Bouzouki): The Lurgan Hare.

9) Gerry Lappin (Accordion) – Air & Reel: Goldsmith’s Lament – The Sailor On the Rock.

10) Fintan Vallely (Flute) – March, Jig & Reel: The Shanghai March – The Rollicking Boys From Tandragee – The Swallow’s Tail.

11) Roise Connolly (Concertina) – Jigs: The Fly In the Porter – Apples In Winter.

12) School Group – Song & Polka: The Fieldmouse’s Ball – The Newmarket Polka.

13) Junior Singers (Songs): Na Ceannabhain Bhana – Nead na Lachan sa Mhuta.

14) Martin’s Group – Jig & Reel: Windmill Hill – The Whistling postman.

15) Junior Instrumental Group – Slip Jig: Baby Rory’s – The Fisherman’s – Na Ceannabhain Bhana.

16) Catherine Donnelly (Song): The Mountain Streams Where the Moodcocks Crow.

17) Patricia Daly (Harp) – Air: The Wild Geese.

18) Dara’s Group – Jigs: An Buachaill Dreoite – An Seancluine Doite – Johnny Leary’s.

19) Brian Vallely (Uilleann Pipes), Eithne & Caoimhin Vallely (Fiddles) – Slip JIgs: The Humours of Derrykrosane – Hardiman the Fiddler.

20) Mark Donnelly (Uilleann Pipes) – Jigs: Slieve Russell – The Eavesdropper.

AA. VV. “Bringing it all back home”

AA. VV. “Bringing it all back home”

AA. VV. “Bringing it all back home”

BBC Records. 3LP, 2MC, 2CD. 1991

di alessandro nobis

Musicisti tradizionali e di ambito rock d’autore vicini ad altri legati al rock acustico ispirato dal folk provenienti da ambedue le coste atlantiche ma con una matrice comune, la tradizione irlandese con le radici dalla nostra parte dell’oceano e con i rami nati e cresciuti negli ultimi centocinquant’anni dall’altra parte dello stesso mare, dove i ritmi ed i racconti si sono mescolati con altri dando vita a forme musicali proprie ma spesso riconoscibili nelle origini.

Questo è “Bringing it all back home”, la storia di quella musica e della sua straordinaria odissea dalle session informali nelle cucine e nei pub, dalle feste in piazza agli stadi del rock internazionale, trentasette brani pubblicati nel 1991 or sono che contengono musiche scritte, arrangiate, riscritte ed interpretate per l’omonima serie televisiva della BBC, il tutto prodotto e coordinato nientemeno che da Donal Lunny.

Tra tutti i brani ne segnalo alcuni, per forza di cose, anche se tutto il lavoro è di altissimo livello qualitativo indipendentemente dal fatto che costituisca una “colonna sonora” di una serie televisiva che consiglio di guardare con interesse ed attenzione. Philip Chevron porta “Thousand are Sailing” una delle più belle ballate contemporanee sull’emigrazione, incisa naturalmente dai Pogues e qui eseguita tra gli altri da Kevin Glackin, Paul Moran e Maire Breathnach, Richard Thompson la sua “The Dimming of the Day” con Declan Sinnott, il contrabbassista americano Roy Huskey e le voci di Dolores Keane e Mary Black, mentre gli Hothouse Flowers rivisitano “Tha Lakes of Ponchartrain” e i Waterboys “A song for life” scritta da Rodney Crowell. C’è naturalmente grande spazio alla tradizione più pura: i De Danann chiudono il primo disco con il set di danze “Humours of Galway” mentre Paddy, Seamas e Kevin Glackin suonano un set di danze ricordando il violinista del Donegal John Doherty, “Glen Road to Carrick” e Liam O’Flynn alle uilleann pipes (rappresentate anche da Spillane e Ronan Browne) chiude il cerchio con la versione strumentale di “A Stor Mo Chroi“.

Ma il brano più emblematico è senz’altro “St. Ann Reel / The Blackberry Blossom“, due brani irlandesi che sono entrati a pieno titolo nel repertorio nordamericano, qui eseguito in modo impeccabile da Ricky Scaggs, Paddy Glackin, Mark O’Connor, Roy Huskey Jr., Russ Baremberg e Donal Lunny.

Un triplo disco che non può mancare nella discoteca degli appassionati della musica irlandese e del folk americano, così la penso io. Parola de “Il Diapason”.

DALLA PICCIONAIA: INTERNATIONAL UILLEANN PIPING DAY in ITALIA

DALLA PICCIONAIA: INTERNATIONAL UILLEANN PIPING DAY in ITALIA

DALLA PICCIONAIA: INTERNATIONAL UILLEANN PIPING DAY in ITALIA

“Modena, 5 novembre 2022”

di alessandro nobis

Sabato 5 novembre sarà un giorno importante per gli estimatori della musica irlandese visto che si celebra la “Giornata Internazionale della Cornamusa Irlandese“; nel nostro Paese questo strumento e la musica che rappresenta come si sa sono molto amati almeno dal primo periodo del folk revival degli anni settanta quando il fenomeno della musica celtica iniziò ad avere un grande seguito in tutta Europa.

Quest’anno in Italia la giornata si terrà in quel di Modena (l’anno passato si tenne a Parma) ed è organizzata dalla I.U.P.A., acronimo di “Italian Uilleann Pipers Association” ·  fondata nel 2014 dal piper Nicola Canovi & Company · in collaborazione con la prestigiosa istituzione irlandese “Na Píobairí Uilleann” di Dublino che promuove e patrocinia questo importante avvenimento. Come nel 2021 arriverà per questo appuntamento un prestigioso piper e se nella passata edizione toccò a Mick O’Brien suonare e tenere un seminario a Parma quest’anno la scelta è caduta su Maitiú Ó Casaide di Ranelagh, nei pressi della capitale irlandese.

Come spessissimo succede in Irlanda, ma non solo, Maitiú Ó Casaide rappresenta la terza generazione di musicisti all’interno della sua famiglia e dopo aver studiato da giovanissimo il violino ed il tin whistle (lo strumento considerato propedeutico alle uilleann pipes) si avvicina alla cornamusa grazie allo zio Odhrán, componente del gruppo Na Casaidigh assieme ad altri cinque fratelli. Da lì in poi la sua vita musicale sarà totalmente dedicata al repertorio delle uilleann pipes seguendo gli insegnamenti dei grandi maestri e frequentando la “Na Píobairí Uilleann“; non ha mai fatto parte di ensemble particolarmente noti ma la sua attenzione si è rivolta soprattutto al repertorio solistico, alle session spesso informali ed alla didattica e quindi la scelta di invitarlo a Modena mi sembra particolarmente azzeccata.

A Modena quindi, presso lo spazio “La Tenda” in Viale Monza, che si trova all’angolo con Viale Monte Kosica, si terrà quindi questo importante appuntamento musicale, l’occasione sia per incontrare ed apprendere i segreti · o i primi rudimenti dello strumento · dal Maestro Maitiú Ó Casaide sia per incontrare altri musicisti appassionati di musica irlandese che suonano altri strumenti. Non a caso, sabato 5 dopo il concerto del piper ci sarà una session aperta a tutti i musicisti, una occasione da non perdere per “fare comunità” e per scambiare pareri e repertori. La giornata comunque si aprirà in mattinata con uno stage di uilleann pipes (tra le 10:00 e le 13:00) mentre nel pomeriggio alle 17:30 ci sarà la possibilità di incontrare Maitiú Ó Casaide per scambiare pareri per conoscere i “suoi” segreti tramandati dalla sua famiglia ed appresi dai grandi Maestri irlandesi. Alle 20:30 concerto e session come detto.

La mattinata della domenica prevede la conclusione dello stage e dell’incontro per quest’anno · con una lezione che si terrà dalle 9:00 alle 11:00.

Per partecipare al seminario di Maitiú Ó Casaide è previsto un contributo di € 5,00.

CONTATTO: NICOLA CANOVI 335 6837204

FISHERSTREET “Out in the Night”

FISHERSTREET “Out in the Night”

FISHERSTREET “Out in the Night. Music from Clare”

Mulligan Records 057. CD, 1991

di alessandro nobis

Ho davvero poche notizie del sestetto dei Fisherstreet: che provengono dalla Contea di Clare, che uno dei fondatori, il chitarrista Maurice Coyle è prematuramente scomparso nel 2017 e soprattutto che questo loro “Out in the Night” è una splendida selezione di brani strumentali, di danze eseguite in modo eccellente con un ottimo suono complessivo dato dalla somma (che non sempre corrisponde) delle qualità degli strumentisti. Che sono, in questo che credo il loro unico lavoro prodotto dalla benemerita Mulligan Records Seamus McMahon (violino, flauto), John McMahon (concertina, uilleann pipes), Dermot Lernihan (accordion), Noreen O’Donoghue (arpa, tastiere), Frank Cullen (mandolino, mandola), Maurice Coyle (chitarra), Cyril O’Donoghue (bouzouki) e Mick McElroy (chitarra). Ma la cosa non finisce qui perchè il fatto che alcuni di loro siano polistrumentisti aggiunge varietà timbriche ai jigs ed ai reels che sono i protagonisti di questo bel lavoro: John McMahon ad esempio è un eccellente suonatore di concertina che nel set di jigs “Humours Of Kilclogher/Anthony Frawley’s” imbraccia le uilleann pipes all’unisono con il flauto (questo è la traccia che preferisco) mentre nei brani dove la sua concertina si affianca all’accordeon di Dermot Lenihan ed al violino di Seamus McMahon come nei set di reels “Paddy Bartley’s · Aggie White’s · Hanley’s Tweed” e “Brady’s · Lough Mountain · Letterkenny Blacksmith” regala una dimensione sonora rara e particolare che solamente in qualche session informale capita di ascoltare, naturalmente quando si innesca la sfida (e le session informali lo sono sempre ovunque) tra musicisti. Splendide infine anche la slow air che da il titolo all’album, scritta da Dermot Lernihan aperta dal flauto traverso di Seamus McMahon accompagnato dalle lievi tastiere e quindi dall’accordeon ed i jigs presi dal repertorio del violinista di Killconnell, nei pressi di Galway, “Paddy Fahy’s“, scomparso nel 2019, brano inciso anche da Martin Hayes.

Spero che l’ensemble sia ancora in attività. Certo è che umanamente la perdita di Maurice Coyle avrà lasciato un grande dolore ai musicisti e naturalmente alla famiglia, ma sinceramente spero che una band di questo livello abbia proseguito negli anni anche se qui da noi in Italia non abbiamo avuto più notizie della sua attività.

BIRKIN TREE “40.”

BIRKIN TREE “40.”

BIRKIN TREE “40. · Forty Years of Irish Music”

Felmay Records. CD, 2022

di alessandro nobis

Come si evince dal titolo, questo recentissimo lavoro dei Birkin Tree intende festeggiare – più che celebrare – il traguardo di quaranta anni di attività del gruppo fondato dall’uilleann piper Fabio Rinaudo che ha saputo in questo lungo periodo mantenere viva la proposta nonostante, ma forse anche per questo, numerosi cambi di formazione che come detto non hanno influito né sulla qualità delle registrazioni e nemmeno sulla qualità delle esibizioni – molto richieste – dal vivo. A questa registrazione partecipano oltre a Rinaudo Laura Torterolo (chitarra e voce), Luca Rapazzini (violino), Claudio De Angeli (Bouzouky e banjo) Michel Balatti (flauti) oltre a prestigiosi ospiti che intervengono a vario titolo nei brani.

Il repertorio, come gli estimatori dei Birkin Tree possono facilmente immaginare, comprende brani delle tradizioni irlandese e scozzese assieme ad un paio di convincenti composizioni di Michel Balatti, ovvero il valzer “Gabriella’s” e la seconda parte della splendida ballata che chiude il disco, “Bonny Light Horseman” con la voce dello scozzese Tom Stearn, un brano che si riferisce alle guerre napoleoniche il cui testo è una accurata composizione di strofe di diversa provenienza.

Al solito segnalo due brani che hanno catturato la mia attenzione · senza sminuire il resto del lavoro ·:

Edward on Lough Erne’s Shore” ed il set di danze “Trip to Athlone / Chapel Bell / The road to Glountane“. La prima è una ballata che racconta ancora una volta i soprusi dei latifondisti britannici sui piccoli proprietari terrieri ed in particolare narra la vicenda di Edward Cassidy e dei suoi due figli, cacciati dal loro appezzamento nel 1829 ed in seguito condannati a morte per una presunta uccisione di un cavallo; pena tramutata in due anni di galera per il padre · troppo vecchio · ed in esilio forzato in Australia per i figli. Notevole l’arrangiamento con la concertina di Caitlin Nic Gebhann e la chitarra di Tom Stearn ma notevole soprattutto la voce di Laura Torterolo che interpreta questo testo.

Il set di danze “O’ Rourke” si compone di due reels (“All About Weaving” del grande Charile Lennon e il tradizionale “O’Rourke“) e di due gighe (“Trip to Athlone“, tradizionale e “Chapel Bell” composto dal violinista Frank McGollum) ed eseguito · ci tengo a dirlo · solo dai Birkin Tree; esecuzione perfetta, solita eleganza stilistica e rispetto dei repertori che sono da sempre le caratteristiche dell’ensemble italiana.

Andate a riascoltare il loro concerto al Quirinale romano dello scorso febbraio (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2021/04/04/da-remoto-the-birkin-tree-a-i-concerti-del-quirinale/) per farvi un’idea del livello del gruppo ………… andateci, ne val la pena.

http://www.felmay.it

MOVING HEARTS “Moving Hearts”

MOVING HEARTS “Moving Hearts”

MOVING HEARTS “Moving Hearts”

WEA Records. LP, 1981

di alessandro nobis

Per gli appassionati di musica irlandese questo primo ellepì dei Moving Hearts fu una sorta di pugno nello stomaco: vedere Donal Lunny, Dave Spillane e Christy Moore “contaminare” la loro purissima cultura tradizionale con musicisti di ambito rock fece un certo effetto. Per chi invece aveva già conosciuto queste “contaminazioni” nel decennio precedente come quelle provenienti dalla vicina Inghilterra fu una grandissima sorpresa, erano due idiomi che si fondevano alla perfezione dando origine ad uno straordinario nuovo mondo musicale inedito per l’Irlanda che sfruttava tutta l’energia portata non solo dai tre “tradizionalisti” citati sopra ma anche da Noel Eccles, Eoghan O’Neill, Declan Sinnott (gran chitarrista anche acustico che in seguito accompagnerà Moore in numerosi tour), Keith Donald e Brian Calman.

Non è difficile trovare le tracce della tradizione irlandese soprattutto grazie alle pipes di Spillane o della migliore canzone d’autore, ma soprattutto leggendo la scaletta ed i testi è facile comprendere il contenuto fortemente politico che i Moving Hearts hanno voluto dare a questo disco: la travolgente “Hiroshima Nagasaki Russian Roulette” scritta dal songwriter americano Jim Page ci narra naturalmente dell’olocausto nucleare ed ha dei magnifici break di Spillane (il primo piper a decontestualizzare le uilleann dal contesto tradizionale) e Sinnott, le pipes sono protagonista dello strumentale “McBrides“, composizione di Lunny e Sinnott dedicata alla figura dell’attivista pacifista Sean McBride, la splendida rilettura cantata da Christy Moore della “Before the Deluge” di Jackson Browne dell’attivismo ecologista, “Irish Ways and Irish Laws” è un brano di notevole impatto scritto da John Gibbs che ricorda come prima dell’arrivo dei Vichinghi – i primi ad arrivarvi nel 795 – l’Irlanda fosse una terra “libera” con la propria vita e le proprie leggi.

Da segnalare inoltre una rilettura di “Faithful Departed” di Philip Chevron dei Pogues, è la storia d’Irlanda rappresentata dall’emigrazione oltreoceano, dalla disoccupazione e dal secolare conflitto nelle contee dell’Ulster.

Questo disco eponimo degli Hearts rappresenta una sorta di disco “perfetto” dove l’equilibrio del suono tra rock, folk ed anche in qualche misura jazz (i break di Keith Donald) e la forza dei testi è a mio avviso perfetto; uno dei dischi dai quali non mi separerei mai.

DRAÍOCHT “Tobar an Cheoil”

DRAÍOCHT “Tobar an Cheoil”

DRAÍOCHT “Tobar an Cheoil”, Autoproduzione. CD, 2022

di alessandro nobis

Sono convinto che non tutti gli irlandesi abbiano contezza di sia ampio il movimento che a vari livelli studia, suona e compone musica popolare: certo, le session nei pub sono importanti soprattutto per i musicisti (e anche per chi ascolta, ovviamente) – si fanno nuove conoscenze, si scambiano repertori, si migliora l’interplay – ma non danno l’esatta misura del lavoro e della passione con la quale centinaia di musicisti siano impegnati nel conservare e dare continuità alla tradizione. La flautista Jane McCormack e l’arpista – compositore Michale Rooney, il duo Draíocht, sono uno splendido esempio di quanto detto e questo “Tobar an Cheoil” è il terzo frutto della loro collaborazione dopo ” Draíocht” del 2004 e “Land’s End” del 2006: è una raccolta soprattutto di brani originali e di qualche tradizionale come quelli tratti dalla fondamentale raccolta di O’Neill stampata nel 1850 “Music of Ireland” come la giga “The Boys of Ballisodare” e il reel “Come West Along the Road” e per citarne un’altra, la giga “The Lark on the Strand” che Michael Coleman registrò per primo nel 1922. Le altre tracce sono per lo più composizioni di Micheal Rooney e sono perfettamente eseguite, non solo tecnicamente ma con grande passione, grazia ed equilibrio; ho trovato particolarmente interessante la versione in duo di “Lament for the Dead“, un frammento tratto dalla splendida “Macalla Suite” che lo stesso Rooney scrisse per commemorare le vittime della rivolta del 1916 (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2017/01/03/michael-rooney-the-macalla-suite/) e “Planxty Castle Leslie“, danza che richiama lo stile barocco parte di un’altra suite dell’arpista, “Clairseoireacht” dedicata naturalmente a O’Carolan con l’intervento della chitarra di Jack Warnock ed il violoncello di Aoife Burke.

Lavoro bellissimo, speriamo di vederli presto suonare in Italia in qualche contesto storico che possa valorizzare al meglio la musica di Draíocht.

http://www.draiochtmusic.com

draiochtmusic@yahoo.com