TERREMOTO 1891 (diciottesima parte) ARENA, 15 – 16 GIUGNO 1891

TERREMOTO 1891 (diciottesima parte) ARENA, 15 – 16 GIUGNO 1891

TERREMOTO 1891 (diciottesima parte) ARENA, 15 – 16 GIUGNO 1891

I DISASTRI DEL TERREMOTO

IL SOCCORSO DEL RE

Un progetto di legge

(Per dispaccio all’”Arena”)

Roma, 15 ore 11,50

Come deve essere stato comunicato al vostro Prefetto, la rappresentanza politica della vostra provincia ottenne che a sollievo dei disastri arrecati dal terremoto e dal nubifragio concorrano alcuni pure dei ministeri oltre a quello dell’interno, direttamente interessato nel provvedere ai primi e più urgenti soccorsi. – Il Senatore Righi, ed il deputato Pullè, il quale pure come facente parte del Governo esercita un’azione assai efficace presso i colleghi, insieme colli altri deputati della provincia, ottenne che anche sua maestà colla abituale bontà dell’animo suo invii un sussidio, e posso assicurarvi che oggi stesso venne telegrafato in proposito al vostro Prefetto conte Sormani-Moretti, dal Gabinetto reale.

Il Ministero dei Lavori Pubblici inviò L. 500; altrettanto darà quello della Pubblica Istruzione, e come vi dissi havvi ogni miglior speranza di avere un concorso pure dagli altri Ministeri di Agricoltura e Commercio e di Grazia e Giustizia.

Ieri si riunirono sotto la presidenza del senatore Righi, in una sala di Montecitorio, i deputati Veronesi, e nel mentre saranno tutti per continuare nell’azione comune per avere i sussidi diretti a lenire i bisogni immediati, urgenti, quelli che non ammettono dilazione, stabilirono di esaminare subito tutti i precedenti parlamentari relativi a disastri consimili a quelli che colpirono la provincia di Verona, per tener pronto un progettino di legge che renda possibile a quelle povere popolazioni di rialzarsi.

A tal uopo però è indispensabile che si conosca la vera entità del danno, e che di conseguenza l’autorità prefettizia, che dimostra tanto interessamento in questa luttuosa circostanza, faccia procedere subito ad un rilievo esatto e coscienzioso che serva alla rappresentanza politica quale elemento positivo per una domanda quando fosse per chiedere l’intervento del potere legislativo con un apposito progetto di legge.

Il Parlamento siederà ancora non meno al certo di una ventina di giorni, tempo bastevole perché anche prima della sua chiusura il provvedimento eccezionale possa ottenersi.

L’on Danieli

L’egregio amico nostro o. Danieli ci ha inviato la sua offerta di L. 100 accompagnata dalla lettera seguente.

Roma, 14 giugno 1891

Carissimo sig. Aymo

Mando anch’io il mio obolo.

Vorrei recarmi sui luoghi del disastro, ma poiché ci sono già stati con amorevole sollecitudine i miei colleghi Miniscalchi e Poggi, rimango qui dove credo più utile l’opera mia per il raggiungimento dello scopo comune.

Verrò appena siano state soddisfatte le legittime domande di quei disgraziati Comuni.

Mio creda sempre

Suo aff.mo A. Danieli

***

Abbiamo detto giorni or sono che il Prefetto aveva mandato sui luoghi del disastro l’ing. Dolfin capo del genio civile.

L’egregio tecnico ha ora presentato al Prefetto la propria relazione ufficiale dalla quale risulta che i puntellamenti eseguiti a Tregnago, Cogolo, Marcemigo e Badia Calavena alle case pericolanti, rispondono alla temporanea stabilità dei fabbricati i quali pertanto possono venire riabitati finchè si provveda al riassetto completo delle case stesse.

***

Ieri il Prefetto ha fatto un’altra visita, per verità molto faticosa, a vari dei paesi colpiti dal disastro.

Per Sambonifacio in carrozza si condusse a Vestenanuova, poscia salito a cavallo visitò Castelvero, Badia Calavena, S. Mauro di Saline e Castagnè.

Dappertutto accolto a braccia aperte constatò l’entità dei danni, e distribuì, fra questi vari Comuni, un primo sussidio di L. 1000 del Comitato Centrale di Verona.

***

Il Ministero dell’Interno ha mandato al Prefetto che le metterà a disposizione del Comitato altre lire 2000; il Ministero dell’Istruzione ne ha spedito 300 e 100 in proprio D. E. l’on. Pullè.

***

Corre insistente la voce che il monte di Purga si sia, in seguito al terremoto, deformato ed abbassato.

Un fenomeno però, che non è una semplice voce, ma un fatto è il seguente:

Un tale che ha una casa nella collina di fronte a Velo, ci narra che prima del terremoto dalle finestra di casa sua vedeva soltanto la punta del campanile di Velo la chiesa ed il piazzale essendo nascosti da una piccola collina intermedia.

Ebbene, da dopo il terremoto egli, a stare in casa, vede benissimo l’intiera Chiesa ed il piazzale.

Questo fenomeno ha impressionato moltissimo la popolazione e merita di essere studiato dagli scienziati.

***

Nell’elenco dato ieri dei componenti il Comitato Centrale di Verona, furono ommessi i nomi del Conte Alberto di Sarego, del cav. Avvocato Luigi Dorigo, deputato provinciale, del dott. prof. Roberto Massalongo, assessore del Comune.

***

Il Comitato di Tregnago ha ricevuto dall’Istituto Tecnico nostro, allievi e professori, lire 81, dal Resto del Carlino di Bologna 100, da N.N. 50, da Cazzola Anacleto 100.

***

Sappiamo che si sta organizzando una attraentissimo divertimento da darsi in una di queste prossime sere nel giardino – birraria dell’egregio sig. Teodoro Maas a favore dei danneggiato dal terremoto.

Indicheremo ai nostri lettori il giorno che verrà scelto e quale sarà il programma del divertimento.

Da Mezzane di Sotto

Ci scrivono in data 13:

Le continue scosse di terremoto, sebbene leggere, aumentano i danni arrecati dalle scosse del 7 e dell’11 corrente.

Ben 23 case furono dichiarate inabitabili, sei fabbricati rusticali resi inservibili, senza contrare i danni più o meno interessanti che vanno continuamente manifestandosi in quasi tutte le abitazioni.

La popolazione è tuttora allarmata, ma ciò che solleva gli animi profondamente abbattuti è che ognuno si presta a soccorrere a vicenda i più gravemente colpiti, sempre guidati da questo Sig. Sindaco, che fino dal primo giorno del disastro, seguito dall’Ingegnere Com. e da persone dell’arte corre di casa in casa per provvedere ai bisogni e portando il conforto della sua voce.

Fino dal 7 corr. L’ill.mo Sig Prefetto viene giornalmente da questo Sindaco informato dello stato delle cose.

Urbano Trevisani

Seg. Comunale

***

In data del 13 lo stesso segretario Comunale signor Trevisani, ci scrive:

La popolazione è tuttore spaventata stante il continuo verificarsi di nuovi danni e maggiori pericoli.

Il Sign. Sindaco, sempre sul luogo del disastro, provvede con alacrità a far puntellare o demolire le case segnate dall’Ingegnere comunale, ed a ricoverare le famiglie senza tetto.

Da giorni abbiamo a disposizione del Signor Sindaco due Reali Carabinieri, che con lodevole zelo assistono all’esecuzione degli ordini del medesimo.

Speriamo che con cessare dei pericoli rientri la calma in questi abitanti.

Da Castagnè

Ci scrivono in data 15 giugno:

Egregio sig, Direttore!

Iersera a tarda ora l’ill.mo sig. Prefetto della provincia, reduce da una gita sulle montagne, fece una capatina a questa frazione, visitando due soli dei tanti fabbricato crollati a causa del terremoto ormai famoso; malgrado l’ora quasi notturna gli abbia impedito di proseguire nella sua visita Egli rimase profondamente colpito dalla gravità eccezionale del disastro, e lasciò nelle mani dell’assessore Foresti L. 200, pei danneggiati di Castagnè, promettendo ulteriori soccorsi.

Nel mentre si rendono le più vive e sentite azioni di grazie all’eminente magistrato, che tanto contribuì colla sua presenza, a rialzare il morale della popolazione di Castagnè, si raccomanda questo povero villaggio alla equanimità del solerte Comitato provicniale di Verona.

Parrebbe poi cosa opportuna che per la distribuzione dei sussidi ai danneggiati di Castagnè si dovesse costituire un Comitato di persone addatte di Castagnè, il quale sotto la presidenza del Sindaco avesse ad erogare le somme tutte fra i più bisognosi e a provocare disposizioni a riguardo della proprietà danneggiata.

Ringraziandola dell’ospitalità la riverisco distintamente.

Devotiss.

Mario Vinco.

L’influenza dell’eclissi sui terremoti

Il prof. Rodolfo Falb, già noto ai nostri lettori, scrive da Berlino ad un giornale viennese:

La catastrofe del terremoto che nella notte del 7 giugno ebbe luogo nell’Alta Italia, immediatamente dopo l’eclissi solare, aveva il suo punto di partenza nei dintorni di Grezzana, un miglio geografico (?) al nord di Verona, nel confine immediato della conformazione geologica dove i diversi strati calcarei e i terreni plutonici delle Alpi si confondono col piano lombardo.

L’epoca dell’avvenimento concorda nuovamente con la teoria delle alte maree lunisolari secondo la quale, come avvenne appunto ora, sono da attendersi dei forti terremoti. Infatti dal terremoto della Riviera (che si verificò precisamente il 23 febbraio, 1887 giorno dell’eclissi solare) non si ebbe a segnalarne uno così forte come quello del Veneto.

Questa coincidenza di terremoti con le eclissi, che condusse lo scrivente nel 1888 alla scoperta della sua Teoria, è, come rilevò più tardi, già accennata da Aristotile nella sua Meteorologia.

Secondo le probabilità matematiche bastano anche i fenomeni sismici degli anni 1886, 1887, 1889, 1890 e 1891 per legittimare coi fatti questa coincidenza.

VENIAMO IN SOCCORSO di TREGNAGO E BADIA

E Comuni finittimi

E’ inutile ormai ogni fervorino per incitare il pubblico a venire in soccorso dei colpiti dal terremoto del sette.

I paesi di Badia Calavena e di Tregnago, di Selva, di Vestena, ecc., si possono dire per tre quarti distrutti: la popolazione attende l’obolo dei generosi.

Lista di ieriL. 2555.15
Offerte d’oggi:           
Ditta Bozzi Fratelli10.00
Da Sambonifacio da persona che vuole serbare lincognito5.00
Carlotti march. Luigi (Montebello)50.00
Ab. Giovanni Baselga10.00
Comm. Giualtiero Danieli, deputato 2° offerta (1)75.00
Società Risveglio Agenti Salumieri (2)25.00
Augusto Failoni10.00
Marani Antonio5.00
Poggi Luigi100.00
Signore Poggi80.00
La famiglia Tommasi fu Tommaso100.00
Davico nob. Gio. Batta e consorte5.00
Carlo e Adele Danieli20.00
Famiglia Erbisti30.00
Fratelli Giordani10.00
M. Camerini20.00
Rag. U. Basilea5.00
Lodovico Sartori (Ancona)4.00
Fratelli Alessandri100.00
Ing. Giuseppe Monga, per la Società delle Acque100.00
Clotilde e Dr, Riccardo Goldschmidt30.00
Bisighin G. B.10.00
Alcune alunne delle Scuole Comunali Montanari offrono spontaneamente per mezzo della maestra7.80
TotaleL. 3366.95

(1) Per errose s’era stampata l’offerta dell’onor. Danieli in L. 25 l’altro ieri. Si doveva dire 100. Oggi rimediamo inserendo come seconda offerta di L. 75 il compeltamento della somma.

(2) Oggi riunitosi in sefuta straordinaria, su proposta della sottoscritta Presidenza, deliberò ad unanimità di erogare a favore dei danneggiati dal terremoto di Tregnago e paesi limitrofi L. 25, benchè sia tenue la somma; essa avrebbe desiderato fare di puù, ma stante i limitati mezzi finanziarii di cui può disporre codesta Società a malincuore con le permise concorrere con maggiore somma.

Augurandosi che le altre Società Consorelle possano elargire maggior somma onde allenire i nostri fratelli colpiti da tanta sventura, passo a rassegnarle la mia più alta stima e considerazione.

Verona, 14 giugno 1891

Per la Presidenza

Il Segr. E. Venturini

Parte 17: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2021/08/14/terremoto-1891-quotidiano-arena-diciassettesima-parte-13-14-giugno-1891/)

parte 16: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/05/31/terremoto-1891-quotidiano-arena-sedicesima-parte/)

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KUHN · FINCK · BARON · LOVANO “Mostly Coltrane”

KUHN · FINCK · BARON · LOVANO “Mostly Coltrane”

KUHN · FINCK · BARON · LOVANO “Mostly Coltrane”

ECM RECORDS. CD, 2009

di alessandro nobis

Cominciamo dalla fine, mescoliamo le carte · o la scaletta · e partiamo dai due brani che Steve Kuhn esegue in completa solitudine, ovvero “With Gratitude” e “Trance” contenuti in questo splendido lavoro registrato nel 2008 pubblicato l’anno successivo e dedicato “per lo più” all’interpretazione di brani di John Coltrane: in questi due tributi emerge tutto il lirismo del pianoforte di Steve Kuhn che in queste due occasione vuole rendere omaggio all’anima di uno dei grandi della musica del Novecento che ebbe occasione di incontrare brevemente in giovanissima età a New York e che evidentemente lasciò nel giovane Kuhn un imprinting decisivo nonostante la breve collaborazione artistica – fece parte infatti del quartetto e il suo posto venne preso da “tale” McCoy Tyner -.

Mostly Coltrane” è uno dei più profondi omaggi al genio coltraniano che mi è capitato di ascoltare, non solo per i brani originali a lui dedicati, ma per la rilettura, sensibile e del tutto convincente si alcune delle numerose perle che il sassofonista ha composto e naturalmente eseguito; quelle scelte da Kuhn coprono il periodo tra il 1960 (“Like Sonny“) ed il 1967 (“Configuration” e “Jimmy’s Mode“). Splendide a mio avviso “Crescent” che Trane incise nel ’64, un’introspettiva ballad che mette in tutta evidenza il delicato lirismo di Kuhn e di Joe Lovano (bellissimi i due assoli), il brano che apre questo “Mostly Coltrane” ovvero “Welcome” (da “Kulu Se Mama” del 1965) e “Central Park West” che il pianista ebbe modo di suonare assieme a Coltrane eseguita con grande pathos in duo da Kuhn e Lovano. Particolare l’utilizzo nella ballad “Spiritual” del suono alloctono del “taragot”, uno strumento ad ancia appartenente alla tradizione ungherese, che si adatta perfettamente al respiro della ballad.

Perfetto l’apporto del contrabbasso di David Finck e della batteria di Joey Baron che contribuisco in modo determinante alla riuscita di questo lavoro che modestamente ritengo sia da avere senza dubbi; un lavoro che testimonia come la musica di Coltrane possa in ogni momento riprendere vita e che dà un segnale a coloro i quali volessero riprendere i suoi spartiti e suonarli perpetuando il ricchissimo patrimonio che il sassofonista afroamericano ha lasciato a “tutti noi”.

Let’s start from the end, shuffle the cards and start from the two songs that Steve Kuhn performs in complete solitude, namely “With Gratitude” and “Trance” contained in this splendid work recorded in 2008 published the following year and dedicated ” mostly” to the interpretation of songs by John Coltrane: in these two tributes all the lyricism of Steve Kuhn’s piano emerges, who on these two occasions wants to pay homage to the soul of one of the greats of twentieth-century music who had the opportunity to meet briefly at a very young age in New York and which evidently left a decisive imprint on the young Kuhn despite the brief artistic collaboration, considering that he was part of the quartet and that his place was taken by “such” McCoy Tyner.

“Mostly Coltrane” is one of the most profound tributes to the Coltranian genius that I have ever heard, not only for the original pieces dedicated to him, but for the sensitive and completely convincing reinterpretation of some of the numerous pearls that the saxophonist has composed and of course performed and those chosen by Kuhn cover the period between 1960 (“Like Sonny”) and 1967 (“Configuration” and “Jimmy’s Mode”). Splendid in my opinion “Crescent” that Trane recorded in ’64, an introspective ballad that highlights the delicate lyricism of Kuhn and Joe Lovano (the two solos are beautiful), the song that opens this “Mostly Coltrane” or ” Welcome” (from “Kulu Se Mama” of 1965) and “Central Park West” that the pianist was able to play together with Coltrane performed with great pathos in duo by Kuhn and Lovano. Particular is the use in the ballad “Spiritual” of the allochthonous sound of the “taragot”, a reed instrument belonging to the Hungarian tradition, which adapts perfectly to the breath of the ballad.

Perfect, the contribution of David Fink’s double bass and Joey Baron’s drums which contribute in a decisive way to the success of this work which I modestly believe is to be had without a doubt; a work that demonstrates how Coltrane’s music can come back to life at any moment and that gives a signal to those who want to take up his scores and play them, perpetuating the very rich heritage that the African American saxophonist has left to “all of us”.

GIULIO REDAELLI “Tempo Sospeso”

GIULIO REDAELLI “Tempo Sospeso”

GIULIO REDAELLI “Tempo Sospeso”

AUTOPRODUZIONE. CD, 2022.

di alessandro nobis

Giulio Redaelli, fine chitarrista fingerpicking, fa parte dell’Associazione Zonacustica il che tradotto in semplici parole significa grandi e piccoli significativi festival, altrettanto significative rassegne, club dove le persone sono davvero interessate alla musica che viene suonata sul palco, seminari, session informali il tutto con il comune denominatore lo stile “fingerpicking” con qualche rara intrusione di qualche “flatpicker” e questo “Tempo sospeso” è il suo quarto album dopo “Connemara” del 2008, “Aquiloni” del 2013 e il suo disco d’esordio “Blue-Eyed Duckling” del 2001, tutti autoprodotti.

Senza entrare nei tecnicismi esecutivi per i quali rimando ad altri con più competenze di me, questo è a mio modesto avviso davvero un bel lavoro che conferma il progetto musicale del chitarrista lecchese, ovvero composizione di nuovi brani a fianco di riletture di brani di altri autori, riletture mai troppo calligrafiche con arrangiamenti interessanti per le appropriate scelte timbriche degli strumenti che affiancano in modo discreto ma molto efficace la raffinata e precisa chitarra di Redaelli. A cominciare dal classico del texano Jerry Jeff Walker interpretato anche dalla Nitty Gritty Dirt Band, ovvero “Mr. Bojangles“: qui la scelta è stata quella di accompagnare la voce equilibrata, l’armonica e la chitarra con il calibrato Hammond di Marco Maggi ed il supporto del contrabbasso di Luciano Montanelli e quel che ne risulta è una rilettura intelligente che rispetta l’originale abbandonando gli accenti della country music a favore di un folk intimista e riflessivo che narra la storia di un diseredato conosciuto da J. J. Walker in carcere. “Sheebeg and Sheemore“, quasi un passaggio obbligato per i chitarristi, è uno standard del folk irlandese attribuito all’arpista Turlogh O’Carolan e Redaelli la esegue in completa solitudine in modo impeccabile; tra i brani originali “Foglie nel vento“, le slow air “Colori d’autunno” con la viola di Socrate Verona, l’aria danzante “Foglie al Vento” eseguita in solo e “Forse” con la fisa di Maggi son quelli che tengo a segnalare.

In realtà tutto il disco è estremamente piacevole, agli appassionati chitarra e della buona musica in generale lo consiglio caldamente come consiglio di contattare Giulio Redaelli per l’acquisto e per conoscere le date delle sue performance.

http://www.giulioredaelli.com

GERRY O’CONNOR · GILLES LE BIGOT “Live in Oriel”

GERRY O’CONNOR · GILLES LE BIGOT “Live in Oriel”

GERRY O’CONNOR · GILLES LE BIGOT “Live in Oriel”

Lughnasa Records. CD, 2022

di alessandro nobis

Come “In Concert“, il primo lavoro registrato in Bretagna e pubblicato nel 2005 del violinista irlandese Gerry O’Connor e del chitarrista bretone Gilles Le Bigot, anche questo secondo splendido disco è stato registrato durante un concerto · stavolta in terra irlandese · nel polo culturale “Patrick Kavanagh Centre” a Inniskeen (luogo di nascita del poeta a cui è dedicato il centro) nella Contea di Monaghan nel mese di aprile del ’22. I due musicisti sono tra i più importanti nell’ambito delle tradizioni irlandese e bretone e nella loro carriera hanno fatto parte di ensemble che hanno lasciato profondi solchi nel recupero e rivalorizzazione della musica popolare come La Lugh e Skylark (nel caso di Gerry O’Connor) e Skolvan e Barzaz per Gilles Le Bigot; naturalmente anche in questo disco il livello esecutivo è di grande livello come lo sono l’interplay e la scelta del repertorio che comprende temi a danza irlandese, scozzese e bretone, scelti nello scrigno della tradizione ma comprende anche di nuova composizione.

Tra quelli che trovato più interessanti e particolari rispetto al repertorio, senz’altro c’è la suite “Son An Soner · An Damez Kozh” composto da una marcia composta da Le Bigot dedicata ai suonatori di biniou e bombarda bretoni accoppiata da una abbastanza rara a sentirsi “Ridèe“, un’aria da danza cantata e ballata in modi diversi a seconda dell’area di provenienza, comunque eseguita in cerchio e caratterizzata da un intercalare vocale tra una strofa e la successiva. Di area irlandese segnalo il travolgente set di gighe che apre il disco, “The Old Dash Chum · How She Gets Up in the Morning · The Torn Bag Apron“, riprese da una registrazione di un concerto del violinista Peter McArdle del 1971 in un pub di Dundalk, “Ùr Chnoic Chéin Cáinte“, una lirica di Peadar Ó Doirnín con la melodia dello studioso di Gaelico e collezionista Peadar Ó Dubhda ed infine il sontuoso set di reels “Huish the Cat · Sweet Molly · The Pinafore on the Wall” attrobuito a Walker Piper Jackson (1716 · 1798) proveniente dall’importante collezione “The Rose in the Gap“.

Disco importante, una delle migliori pubblicazioni di musica irlandese ed in questo caso anche bretone ascoltata negli ultimi anni.

http://www.gerryoconnor.net

http://www.gilleslebigot.com

As "In Concert", the first CD recorded in Brittany and released in 2005 by the Irish violinist Gerry O'Connor and the Breton guitarist Gilles Le Bigot, this second splendid disc was also recorded during a concert · this time in Ireland · in the "Patrick Kavanagh Centre" in Inniskeen (birthplace of the poet to whom the center is dedicated) in County Monaghan in April '22. The two musicians are among the most important in the Irish and Breton traditions and in their careers they have been part of ensembles that have left deep grooves in the recovery and re-evaluation of popular music such as La Lugh and Skylark (in the case of Gerry O'Connor ) and Skolvan and Barzaz for Gilles Le Bigot; naturally also in this disc the executive level is of a high level as are the interplay and the choice of repertoire which includes Irish, Scottish and Breton dance themes, chosen from the casket of tradition but also including new compositions.

Among those that I found most interesting and particular with respect to the repertoire, there is undoubtedly the suite "Son An Soner · An Damez Kozh" composed of a march composed by Le Bigot dedicated to Breton biniou and bombard players coupled with a fairly rare to feel "Ridèe", a dance aria sung and danced in different ways depending on the area of ​​origin, however performed in a circle and characterized by a vocal interlayer between one strophe and the next. From the Irish area I point out the overwhelming set of jigs that opens the disc, "The Old Dash Chum · How She Gets Up in the Morning · The Torn Bag Apron", taken from a recording of a 1971 concert by violinist Peter McArdle in a pub of Dundalk, "Ùr Chnoic Chéin Cáinte", a lyric by Peadar Ó Doirnín with a melody by Gaelic scholar and collector Peadar Ó Dubhda and finally the sumptuous set of reels "Huish the Cat Sweet Molly The Pinafore on the Wall" attributed to Walker Piper Jackson (1716 1798) from the important collection "The Rose in the Gap".

Important disc, one of the best publications of Irish and in this case also Breton music listened to in recent years.

www.gerryoconnor.net

www.gilleslebigot.com

LIVIO BARTOLO VARIABLE UNIT “Star From Scratch”

LIVIO BARTOLO VARIABLE UNIT “Star From Scratch”

LIVIO BARTOLO VARIABLE UNIT “Star From Scratch”

Dodicilune Dischi. CD, 2022

di alessandro nobis

A leggerla prima dell’ascolto, la dotta presentazione di Davide Ielmini che accompagna la pubblicazione di questo “Star From Scratch” del compositore · chitarrista Lino Bartolo e della sua Variable Unit, potrebbe quasi intimorire un semplice ascoltatore come chi scrive ma se questa viene letta dopo numerosi ascolti la sua complessità si dipana, come del resto la musica di questi cinque movimenti che costituiscono questo lavoro. Sia chiaro, sono composizioni che necessitano di una grande attenzione per scoprirne i segreti o meglio ancora i dettagli; si gravita nell’ambito della musica contemporanea “sensu strictu” che tanto ha influenzato Bartolo sia durante i suoi studi che nel suo percorso artistico durante il quale, se consideriamo la sua giovane età non deve essere stato così lungo, ha intelligentemente saputo cogliere le lezioni di Shoenberg e Stockhausen come di Threadgill, Minton e Rypdal, linguaggi diversi ma che qui sono mutuati dal talento e dalle idee del compositore. Rigoroso radicalismo mi verrebbe da dire, nel quale le soluzioni timbriche giocano un ruolo fondamentale per colorare sia i momenti “obbligati” che quelli più “liberi”, ed i cinque compagni di viaggio ovvero Anais Drago al violino, Francesca Remigi alla batteria, Andrea Campanella ai clarinetti, Aldo Davide Di Caterino ai flauti e Pietro Corbascio alla tromba sono tra loro complementari e totalmente coinvolti nell’assecondare ed arricchire le idee di Bartolo: gli accordi di chitarra, gli archi e quindi la batteria nell’incipit del movimento conclusivo “Ending“, il clarinetto, il flauto e la batteria che danno il via al suggestivo quarto movimento “Scherzo” o ancora il lungo brano di apertura “Start” (significativi il dialogo chitarra · violino intorno al minuto quattro ed il solo di chitarra sul finire) che già al primo ascolto dà al fruitore le coordinate sulle quali si muove questo interessante progetto, secondo capitolo per la Dodicilune dopo “Don’t Beat a Dead Horse” del 2020. Decisamente da ascoltare e riascoltare ….. poi mi saprete dire.

DICK HECKSTALL · SMITH “A Story Ended”

DICK HECKSTALL · SMITH “A Story Ended”

DICK HECKSTALL · SMITH “A Story Ended”

Bronze Records. LP, 1972. Esoteric Records. CD, 2009

di alessandro nobis

Visto che il gruppo di John Hiseman a metà del 1971 si sciolse, Dick Heckstall · Smith, il sassofonista dei Colosseum e dello scenario del blues inglese · un nome per tutti la Graham Bond Organisation · decide di incidere un disco a proprio nome e “convoca” una serie di amici per registrare queste sei tracce da lui composte; se cercate i “Colosseum” ne trovate traccia (e che traccia!) nella lunga “The Pirate’s Dream” dove la band di Hiseman è quasi al completo, con Graham Bond all’Hammond e Chris Spedding alla chitarra e nella seguente “Same Old Thing“, composte come la precedente dal sassofonista con Clem Clempson e Hiseman ed eseguita da Paul Williams (voce), Caleb Quayle (chitarra), Mark Clarke (basso) e Rob Tait alla batteria oltre naturalmente a D. H·S. Inconfondibili soprattutto nel primo brano citato la sua costruzione, i passaggi strumentali e la voce di Chris Farlowe, un brano in perfetto idioma “Colosseum”.

Le altre quattro composizioni sono scritte da Heckstall · Smith e di queste voglio citare “What The Morning Was After” con il testo di Pete Brown, la brillante chitarra acustica di Caleb Quaye e due pianoforti, quello di Graham Bond e quello di Gordon Beck che ricordo essere uno dei più interessanti pianisti della scena del jazz europeo: è una ballad introdotta dal sax tenore con una bellissima parte di chitarra ed un importante ruolo dei pianoforti e con la voce di Williams perfettamente calibrata. Nella seconda parte il ritmo accelera ed il sax esegue un efficace “solo”, il ritmo quindi rallenta e lascia spazio alla chitarra che sottolinea la voce, bellissimo a mio avviso. Disco da riscoprire assolutamente, non solo per completisti, anche perchè nella versione CD della Esoteric Records sono presenti cinque brani inediti, tre esecuzioni live della band che Heckstall Smith mese assieme per promuovere il disco (“Moses in the Bullrushhourses“, “The Pirate’s Dream” e “No Amount of Loving“) e due registrazioni provenienti dal progetto “Manchild“, gruppo che presentava James Litherland alla voce e chitarra ma che non pubblicò nemmeno un singolo e la cui musica, diversa da quella alla quale ci aveva abituato il sassofonista, ruota attorno ad un robusto rock che al di là dei soli di sax a mio avviso decisamente non regge il tempo. Bene comunque la Esoteric ad inserire i due brani, è sempre interessante conoscere gli “sviluppi” post Colosseum.

SILLY WIZARD “So Many Partings”

SILLY WIZARD “So Many Partings”

SILLY WIZARD “So Many Partings”

Highway Records. LP, 1979

di alessandro nobis

So Many Partings” è il terzo disco dopo l’esordio del 1976 e “Caledonia Hardy’s Songs” del 1978 del gruppo scozzese con una formazione che si è ormai stabilizzata rispetto all’inizio della loro carriera (che risale al 1972, quando assumono il nome di Silly Wizard): al’epoca della registrazione di questo disco ne facevano parte Phil Cunningham (accordion, tin whistle, whistle, tastiere, voce), Martin Hadden (basso, harmonium, chitarra), Johnny Cunningham (violino e voce), Gordon Jones (chitarra, mandola e bodhrán ) e Andy Stewart (voce e banjo). Il repertorio è quello dei gruppi che si sono occupati del recupero della tradizione, a qualunque latitudine: canti narrativi e temi a danza, di tradizione e di nuova composizione e nel caso dei Silly Wizard si naviga nel repertorio scozzese che spesso è in comune con quello della vicina Irlanda. Il suono dalla band è caratterizzato in primis dall’accordeon e dal violino di Phil e Johnny dCunningham oltre che dalla voce di Andy Stewart. L’esecuzione dell’abbinata aperta dal bodhran “Donald Mc Gillavry” (qui il nome del capitano indica l’armata giacobina nel suo complesso e la canzone, interpretata anche da Ewan McColl nel 1962 trova origine nel 1715) e dalla “Calvary March” dal repertorio raccolto dal Capitano della polizia di Chicago, l’irlandese Francis O’Neill dà alla perfezione l’idea del suono dei Wizard che anche dal vivo avevano questa sorta di “wall of sound” (prendo in prestito dalla mitologia deadiana questa definizione) davvero impattante.

andy Stewart porta il suo importante contributo soprattutto con un brano tradizionale dal repertorio della sua famiglia, ovvero “Wi’ my dog and gun” (la storia di una ragazza che rifiuta le impetuose advances di un giovanotto troppo insistente · diciamo così ·) il cui testo è conosciuto anche in Irlanda anche se qui eseguito utilizzando un’altra melodia, e “The Valley of Strathmore“, un canto di emigrazione che narra la storia di un uomo che lasciata la Scozia realizza il suo piccolo sogno ma anche la mancanza dell’amata. Infine un reel in quattro parti, (“Cameron’ Strathspey · Mrs. Martha Knowles · The Pitnacres Ferryman · The new Shillin’“)” tra le quali segnalo il reel conclusivo scovato da Johnny Cunningham in un antico manoscritto e qui registrata per la prima volta ed il secondo, composizione di Johnny Cunningham.

Disco bellissimo a mio avviso e da parte mia chiudo con un caro ricordo della gentilezza e dell’arte di Johnny Cunningham che nel 1993 venne in tour in Italia (suonarono a Verona presso “Il Posto” di Luciano Benini il 2 Aprile) impreziosendo assieme al primo chitarrista degli Yardbyrds Top Topham le già meravigliose canzoni di Bill Morrissey.

Purtroppo sia lo storyteller americano che il violinista scozzese non ci sono più, ma fortunatamente rimane la loro immensa musica.

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“So Many Partings” is the third album after the debut of 1976 and “Caledonia Hardy’s Songs” of 1978 of the Scottish group with a formation that has now stabilized since the beginning of their career (which dates back to 1972, when they take the name of Silly Wizard): at the time this album was recorded it included Phil Cunningham (accordion, tin whistle, whistle, keyboards, vocals), Martin Hadden (bass, harmonium, guitar), Johnny Cunningham (violin and vocals), Gordon Jones (guitar, mandola and bodhrán) and Andy Stewart (vocals and banjo). The repertoire is that of the groups that have dealt with the recovery of tradition, at any latitude: narrative songs and dance themes, of tradition and of new composition and in the case of the Silly Wizard we navigate the Scottish repertoire which is often in common with that from neighboring Ireland. The band’s sound is primarily characterized by the accordion and fiddle of Phil and Johnny Cunningham as well as the vocals of Andy Stewart. The execution of the match opened by the bodhran “Donald Mc Gillavry” (here the name of the captain indicates the Jacobin army as a whole and the song, also interpreted by Ewan McColl in 1962, originates in 1715) and by the “Calvary March” from the repertoire collected by the Captain of the Chicago police, the Irishman Francis O’Neill perfectly gives the idea of ​​the sound of the Wizards who even live had this sort of “wall of sound” (I borrow this definition from Deadian mythology) really impactful.

Andy Stewart brings his important contribution above all with a traditional song from his family’s repertoire, namely “Wi’ my dog ​​and gun” (the story of a girl who refuses the impetuous advances of a too insistent young man · shall we say ·) whose text is also known in Ireland although performed here using another melody, and “The Valley of Strathmore”, an emigration song which tells the story of a man who left Scotland realizes his little dream but also the lack of loved. Finally a reel in four parts, (“Cameron’ Strathspey · Mrs. Martha Knowles · The Pitnacres Ferryman · The new Shillin'”)” among which I point out the final reel found by Johnny Cunningham in an ancient manuscript and recorded here for the first time and second, composition by Johnny Cunningham.

Beautiful album in my opinion and for my part I close with a fond memory of the kindness and art of Johnny Cunningham who toured Italy in 1993 (they played in Verona on April, 2nd at “Il Posto” di Luciano Benini) embellishing the already wonderful songs of Bill Morrissey together with the lead guitarist of the Yardbyrds Top Topham.

Unfortunately both the American storyteller and the Scottish violinist are gone, but fortunately their wonderful music remains.

SUCCEDE A VERONA “Chitarre per sognare 2023 · ritorno a casa”

SUCCEDE A VERONA “Chitarre per sognare 2023 · ritorno a casa”

SUCCEDE A VERONA “Chitarre per sognare 2023 · ritorno a casa”

Colognola ai Colli · Verona, 24 giugno 2023

di alessandro nobis

Per noi amanti della buona musica e della chitarra acustica il 2023 ha già portato una buona, anzi ottima notizia che in parecchi aspettavamo: “Chitarre per Sognare“, serata organizzata con passione e competenza da Giovanni Ferro da sedici anni dedicata alle chitarre, ritorna in occasione della diciassettesima edizione “a casa”, ovvero nel Teatro all’aperto recentemente dedicato al pittore Federico Bellomi (1928 · 2010) di Colognola ai Colli grazie alla locale Amministrazione Comunale dopo cinque edizioni svoltesi alle Terme di Caldiero.

E’ una serata, quella del 24 giugno prossimo, suddivisa in più set che nel corso degli anni ha visto sul palco, ottimizzando con grande oculatezza il budget limitato, grandi strumentisti italiani e internazionali ognuno con il suo stile, con i suoi repertori tradizionali e di nuova composizione; basti citare Duck Baker e Roberto Taufic, Peo Alfonsi e Paola Selva, Karlijn Langendijk e Dario Fornara, Alex Gillan e Franco Morone dando intelligentemente spazio anche a musicisti veronesi come Dado Barbieri, Ciosi e lo stesso Giovanni Ferro del quale, a proposito, aspettiamo il suo secondo album.

Giornate dedicate alla chitarra acustica come questa di Colognola e “Un paese a sei corde” che si tiene nel novarese per non parlare di quelle inopinatamente chiuse come “Acoustic Franciacorta” e “Chitarre” a Pescantina nel veronese svolgono una importante funzione, quella di portare nei piccoli centri il suono di questo strumento e il sapere che tra i fruitori ci sono anche persone che per la prima volta si accostano a visioni diverse della chitarra acustica è già un risultato significativo.

Certo si potrebbero organizzare anche seminari, mostre di liuteria, presentazione di libri specialistici, session negli spazi chiusi di Colognola ai Colli e dintorni, occupare un intero fine settimana: un sogno troppo grande? Dipende a mio avviso solo dalla volontà politica e dalla capacità di reperire fondi per realizzare un progetto di più ampio respiro.

“Solo un sogno” direte voi lettori, ma dico io il titolo della serata è “Chitarre per sognare” o sbaglio?

Intanto complimenti a Giovanni Ferro, a Zonacustica ed al Comune di Colognola ai Colli.

Per il programma della serata, al momento nulla trapela ……

AA. VV. “Armagh Pipers · 40th Anniversary album”

AA. VV. “Armagh Pipers · 40th Anniversary album”

AA. VV. “Armagh Pipers · 40th Anniversary album”

Armagh Pipers Club. 2cd, 2007

di alessandro nobis

Nel 2007 si celebravano i quaranta anni di attività dell’indomito Armagh Pipers Club, importante istituzione irlandese la cui missione è la salvaguardia della tradizione irlandese attraverso studi di documenti e registrazioni, corsi di musica e di strumenti per bambini ed adulti, pubblicazione di CD, saggi e libri didattici e organizzazione di eventi tra i quali il William Kennedy Piping Festival che si celebra alla metà del mese di novembre (quest’anno era la 28a Edizione): negli anni il WKPF si è guadagnato una solida reputazione, basta frequentarlo una volta per comprendere il senso del festival che non comprende solo session e concerti ma anche ad altre importanti attività che coinvolgono la città di Armagh con presenze di musicisti ed appassionati da tutta Europa e non solo.

Quarantuno brani in due compact disc aperti e chiusi, come si conviene, dalle uilleann pipes, inizia Jarlath Henderson con una suite di tre reels (The Boys of the Lough · The Green Fields of America · The Wind That Shakes the Barley) e chiude Mark Donnelly, piper di Armagh scomparso giovanissimo nel ’99 a soli trentatrè anni, con due gighe (Slieve Russell · The Eavesdropper) e questo l’unico brano registrato in un periodo antecedente, nel 1997. In tutto il resto c’è lo spettro completo della tradizione musicale irlandese rappresentata da musicisti di varie generazioni sotto l’attenta regia · e partecipazione · della famiglia Vallely, autentica promotrice del Club e del WKPF che con questa pubblicazione fotografa in modo efficace la situazione al 2007, a cominciare dalla purezza del canto “a cappella” come quelli interpretati dall’allora sedicenne Alana Henderson (“Is Fada Ó Bhaile“) e dalla tredicenne Niall Hanna (la celeberrima “A Stor mó Chroi“) e da Aine Mallon di nove anni (“Jeannie Jenkins“), o del repertorio per arpa (“The Wild Geese”) di Patricia Daly o per violino come gli Slip Jigs “The Humours of Derrykrosane / Hardiman The Fiddler” proposti da Brian Vallely (uilleann pipes) e dai violini di Caohmhin ed Eithne Vallely. Ma forse i brani che danno più senso al lavoro didattico del Pipers Club di Armagh è però (traccia 12, CD 2) il set formato da una canzone (“The Fiedmouse’s Ball“) e dalla polka “The Newmarket“; la prima eseguita da un coro di giovanissimi (“Beginners Singin Group” dai 4 ai 12 anni) guidati dalla tastiera di Eithne Vallely e la seconda da un’orchestra di musicisti (“Beginners Instrumental Group” da 7 ai 12 anni) con arpe, accordeon, violini e flauti. Magari nessuno di questi ragazzi sarà diventato una celebrità ma il piacere di conoscere la propria cultura tradizionale, di suonare uno strumento e di poter suonare in famiglia o nelle session informali è assicurato ed il Club ha raggiunto il suo scopo istituzionale.

Nella confezione inoltre si trova un libretto con l’interessante saggio di Fintan Vallely, flautista, giornalista e saggista.

In 2007 we celebrated forty years of activity of the indomitable Armagh Pipers Club, an important Irish institution whose mission is to safeguard Irish tradition through the study of documents and recordings, music and instrument courses for children and adults, publication of CDs, essays and educational books and organization of events including the William Kennedy Piping Festival which is celebrated in the middle of November (this year was the 28th Edition): over the years the WKPF has earned a solid reputation, it is enough to attend it once to understand the meaning of the festival which does not only include sessions and concerts but also other important activities involving the city of Armagh with the presence of musicians and enthusiasts from all over Europe and beyond.Forty-one tracks in two open and closed compact discs, as is fitting, from the uilleann pipes, Jarlath Henderson begins with a suite of three reels (The Boys of the Lough · The Green Fields of America · The Wind That Shakes the Barley) and closes Mark Donnelly, Armagh piper who died very young in '99 at only thirty-three years old, with two jigs (Slieve Russell · The Eavesdropper) and this is the only piece recorded in an earlier period, in 1997. In all the rest there is the complete spectrum of the Irish musical tradition represented by musicians of various generations under the careful direction · and participation · of the Vallely family, authentic promoters of the Club and of the WKPF who, with this publication, effectively photograph the situation to 2007, starting with the purity of "a cappella" singing such as those interpreted by the then sixteen year old Alana Henderson ("Is Fada Ó Bhaile") and the thirteen year old Niall Hanna (the very famous "A Stor mó Chroi") and by Aine Mallon of nine years ("Jeannie Jenkins"), or Patricia Daly's harp ("The Wild Geese") or violin repertoire such as the Slip Jigs "The Humors of Derrykrosane / Hardiman The Fiddler" proposed by Brian Vallely (uilleann pipes) and from the violins of Caohmhin and Eithne Vallely. But perhaps the pieces that give the most sense to the didactic work of the Armagh Pipers Club is however (track 12, CD 2) the set formed by a song ("The Fiedmouse's Ball") and the polka "The Newmarket"; the first performed by a choir of very young people ("Beginners Singin Group" from 4 to 12 years old) led by the keyboard of Eithne Vallely and the second by an orchestra of musicians ("Beginners Instrumental Group" from 7 to 12 years old) with harps, accordion, violins and flutes. Perhaps none of these guys will have become a celebrity but the pleasure of learning about one's traditional culture, playing an instrument and being able to play with the family or in informal sessions is guaranteed and the Club has achieved its institutional purpose.In the package there is also a booklet with an interesting essay by Fintan Vallely, flautist, journalist and essayist.

www.armaghpipers.com

I brani e gli esecutori:

DISCO UNO:

1) Jarlath Henderson (Uilleann Pipes) – Reels: The Boys of the Lough – The Green Fields of America – The Wind That Shakes the Barley.

2) Sinead Lennon ( Uilleann Pipes) & Carmel Toner (Fiddle) – Jigs: Behind the Haystack – An d’Tiocfaidh Tu Abhaile Liom?

3) Alana Henderson (Song): Is Fada o’ Bhaile.

4) Fiddle Air: Lios na Banriona.

5) Cillian Vallely (Uilleann Pipes) – Jigs: The Stolen Purse – Calico – Banks of the Lough.

6) Martin Meechan (Flute) & Paul Meechan (Guitar) – Reels: Charlie Harris’ – The Raven’s Wing – The First Month of Summer.

7) Vivienne Murphy (Song): The Maid of Ballydoo.

8) Thomas & Rosie Smyth (Fiddles) & DonnchaMoynihan (Guitar) – Reels: John Loughran’s – The Secret Player.

9) Aoibheann Devlin (Fiddle), Deaglan Devlin (Guitar) & Seamus O’Kane (Bodhran) – Mazurkas: Seamus O’Kane’s – Jackie Donnan’s.

10) Gerry’s Group – Barndance & Reels: Kilnamona Barndance – Dublin Reel – Tommy Peoples’.

11) Niall Hanna (Song): A Stor mo Chroi.

12) Peter Grew (Fiddle) & Feargal French (Uilleann Pipes) – Reels: The Fox on the Town – A Parcel of Land.

13) Christopher McMullan (Uilleann Pipes) – Air & Jig: An Leanbh Si – An Seanduine.

14) Thomas Smyth’s Group – Hornpipe & Reel: The Cuckoo’s Nest – MacLeod’s Farewell.

15) Aine Mallon (Song): Jeannie Jenkins.

16) Austin Donnelly (Whistle) – Air & Reels: Beatha Ur on a Blas – Splendid Isolation – The Singing Stream.

17) March – Mairseail Ri Laoise.

18) Leo McCann (Accordion), Dermot McCann (Banjo) & Paul Meehan (Guitar) – Reels: Maud Millar – Palmer’s Gate – Famous Ballymote.

19) Patricia Vallely (Song): The Month of January.

20) Caoimhin Vallely (Piano) – Air: Amhran na Leabhar.

21) Brian Finnegan (Flute), Ed Boyd (Guitar), Leon Hunt (Dobro) & David Lord (Strings) – Waltz & Reel: 40 Year Waltz – Night Ride to Armagh.

DISCO DUE:

1) Tiarnan O’ Duinnchinn (Uilleann Pipes) – Highland & Reels: The Teelin Highland – The Emyvale Reel – The Wild Irishman.

2) Niall Murphy (Fiddle) – Jigs: The Boys of the Lough Gowna – Pat McKenna’s

3) Stephanie Makem (Song): A Oganaigh Og.

4) Niall Vallely (Concertina) – Reels: Rakish Paddy – Break Yer Bass Drone.

5) Struth na Maoile (Song): Clann Ulaidh.

6) Harp Group: The Eagle’s Whistle – An Falaingin Muimhneach.

7) Robbie McGleenan, Patricia Vallely & Harry Donnelly (Fiddles), Aidan Prunty (Flute) & Caoimhin Vallely (Piano) – Reels: Devenney’s Goat – The Shoemaker’s Daughter – John Henry’s.

8) Barry Kerr (Vocal & Bouzouki): The Lurgan Hare.

9) Gerry Lappin (Accordion) – Air & Reel: Goldsmith’s Lament – The Sailor On the Rock.

10) Fintan Vallely (Flute) – March, Jig & Reel: The Shanghai March – The Rollicking Boys From Tandragee – The Swallow’s Tail.

11) Roise Connolly (Concertina) – Jigs: The Fly In the Porter – Apples In Winter.

12) School Group – Song & Polka: The Fieldmouse’s Ball – The Newmarket Polka.

13) Junior Singers (Songs): Na Ceannabhain Bhana – Nead na Lachan sa Mhuta.

14) Martin’s Group – Jig & Reel: Windmill Hill – The Whistling postman.

15) Junior Instrumental Group – Slip Jig: Baby Rory’s – The Fisherman’s – Na Ceannabhain Bhana.

16) Catherine Donnelly (Song): The Mountain Streams Where the Moodcocks Crow.

17) Patricia Daly (Harp) – Air: The Wild Geese.

18) Dara’s Group – Jigs: An Buachaill Dreoite – An Seancluine Doite – Johnny Leary’s.

19) Brian Vallely (Uilleann Pipes), Eithne & Caoimhin Vallely (Fiddles) – Slip JIgs: The Humours of Derrykrosane – Hardiman the Fiddler.

20) Mark Donnelly (Uilleann Pipes) – Jigs: Slieve Russell – The Eavesdropper.