MAKÁM ÉS KOLINDA “Szélcsend után”

Hungaroton Records. LP, 1984

di alessandro nobis

Registrato e pubblicato in Olanda nel 1982 dalla Stoof Records e successivamente dall’Hungaroton nel 1984, “Szélcsend után” è il primo degli album registrati (a questo seguirà “Utón”) dalla connection tra i gruppi ungheresi Kolinda (autori di tre splendidi dischi per la francese Hexagone) ed i Makam. In realtà qui dei Kolinda originali è presente solamente Peter Dabasi (mandoloncello, kaval, voce) mentre la line · up dei Makam comprende Peter Köszegi (contrabbasso), Eszter Matolcsy (violino, viola, kalimba, percussioni) Zoltán Krulik (chitarra, voce), Szabolcs Szőke (gadulka) e Endre Juhász (oboe). Disco notevole e molto interessante questo “Szélcsend után”, piuttosto lontano dall’ortodossia tradizionale che caratterizzava il prezioso catalogo dell’Hungaroton e segnato da per lo più composizioni originali composte da Zoltán Krulik, Peter Dabasi  e lo straordinario suonatore di gadulka Szabolcs Szőke. E’ musica che ancora si presenta molto interessante e fresca, va contestualizzata ai tempi della registrazione dove la rara, innovativa e raffinata combinazione di suoni etnici (i flauti pastorali, la gadulka, la kalimba e le percussioni) è al servizio degli spartiti e del talento dei musicisti tutti con una preparazione di primissimo livello, tant’è che il Makam Együttes è tutt’ora in piena attività ed ha da poche settimane celebrato con un concerto il quarantesimo anniversario; nel tempo ci sono stati numerosi avvicendamenti dei musicisti ma al centro restano più che mai le composizioni di quello che può essere considerato il perno centrale dell’ensemble, Zoltán Krulik.

Le voci, la chitarra e l’oboe di Töredek che aprono il disco, gli armonici della dodici corde con il violino che lanciano il brano eponimo, l’oboe di Endre Juhász (protagonista della sua “Mese” che chiude la prima facciata) con il mandoloncello conferiscono alla musica del gruppo un suono decisamente unico, con lo sguardo volto a oriente ed alle musiche “colta e popolare” ungherese (“Szélcsend után” prosegue con “Két Népdal“, due canti popolari arrangiati da Dabasi). Come nella balcanica “Tràk Dallam” arrangiata e suonata da Szőke, splendido esempio di come la musica popolare possa essere riletta con un idioma musicale diverso.

Disco bellissimo che a molti me compreso ha aperto un mondo musicale sconosciuto. Avere poi ospitato i Makam a Verona per tre volte a distanza di anni ci ha permesso di vedere la loro evoluzione oltre ad essere stato un onore conoscerli.