GRATEFUL DEAD “WORKINGMAN’S DEAD 50th ANNIVERSARY EDITION”

GRATEFUL DEAD “WORKINGMAN’S DEAD 50th ANNIVERSARY EDITION”

GRATEFUL DEAD “WORKINGMAN’S DEAD 50th ANNIVERSARY EDITION”

Warner Bros Records, 1970. Rhino Records, 3CD 2020

di alessandro nobis

La copertina originale

Tra i dischi registrati dai Grateful Dead in uno studio, quello che personalmente preferisco è il loro quarto pubblicato nel 1970, ovvero “Workingman’s Dead” ed il motivo è molto semplice; è senz’altro il loro album più legato alle loro radici musicali, al folk, al country, al blues e dedicato ai lavoratori: contiene brani come “Casey Jones” (la storia di un macchinista che guida un treno sotto l’effetto della cocaine). “New Speedway Boogie” (dedicata all’incerto futuro di un cercatore d’oro) e “Cumberland Blues” (un minatore che scende in galleria per 5 dollari al giorno) che la band di Jerry Garcia & C. hanno spessissimo inserito nelle loro davvero leggendarie performance live. Per celebrare il cinquantesimo anno da quel 14 giugno 1970 la Rhino e la Warner pubblicano il vinile in picture disc e soprattutto un triplo CD che, oltre al disco originale al quale sono state aggiunte sei tracce dal vivo (1969 e 1970), contiene la registrazione il loro concerto del 21 febbraio 1971 a Port Chester nello stato di New York con in scaletta cinque brani contenuti in Workingman’s Dead. Per chi non conosce questo capolavoro deadiano l’occasione è ghiotta davvero vista la presenza della registrazione live finora inedita. E come in nessun altro disco dei Dead emerge così forte la “fratellanza” spirituale con gli altri musicisti della Bay Area che a cavallo del ’70 era così forte con gli impasti vocali così vicini alle esperienze di CSN&Y e la presenza di un ipotetico anello di congiunzione rappresentato qui da “Dire Wolf” e da “Teach your children” su “Deja Vu” di Crosby & C.: ancora una volta l’arrangiamento delle parti vocali, la magica steel guitar di Garcia, il carattere acustico del brano ed inoltre la presenza di David Nelson in “Cumberland Blues”, uno dei musicisti che contribuì alla nascita dei New Riders of the Purple Sage, gruppo nato appunto da una costola dei Grateful Dead e che nel 1969 aveva visti nella line-up ancher Phil Lesh e Mickey Hart (“Before Time Began” registrazione live pubblicata dalla Relix).

L’edizione De Luxe di “Workingman’s Dead” contiene come dicevo l’ottimo (l’ennesimo ottimo) concerto di Port Chester, un’occasione da non perdere soprattutto per chi non conosce il lato “americana” di Jerry Garcia & C.

Lato 1

  1. Uncle John’s Band– 4:42
  2. High Time– 5:12
  3. Dire Wolf– 3:11
  4. New Speedway Boogie– 4:01

Lato 2

  1. Cumberland Blues(Garcia, Hunter, & Phil Lesh) – 3:14
  2. Black Peter– 5:41
  3. Easy Wind(Hunter) – 4:57
  4. Casey Jones– 4:24

Brani inediti:

  • “Dire Wolf” recorded June 27, 1969, at Santa Rosa Veteran’s Memorial Hall, Santa Rosa, CA
  • “Black Peter” recorded January 10, 1970, at Golden Hall Community Concourse, San Diego, CA
  • “Easy Wind” recorded January 16, 1970, at Springer’s Ballroom, Gresham, OR
  • “Cumberland Blues” recorded January 17, 1970, at Oregon State University (Gymnasium), Corvallis, OR
  • “Mason’s Children” rec. Jan. 24, 1970 at Civic Auditorium, Honolulu, HI 
  • “Uncle John’s Band” recorded October 4, 1970, at WinterlandSan Francisco, CA

Edizione per il 50° Anniversario (CD 2 & 3)

February 21, 1971 (Set 1) – Capitol Theatre — Port Chester, New York

1.“Cold Rain and Snow” (traditional, arranged by Grateful Dead)7:36
2.Me and Bobby McGee” (Kris KristoffersonFred Foster)7:33
3.“Loser” (Garcia, Hunter)6:54
4.“Easy Wind”8:49
5.Playing in the Band” (WeirHart, Hunter)5:25
6.Bertha” (Garcia, Hunter)6:13
7.Me and My Uncle” (John Phillips)3:56
8.“Ripple” (false start)1:09
9.Ripple” (Garcia, Hunter)5:24
10.Next Time You See Me” (Earl ForestBill Harvey)4:39
11.Sugar Magnolia” (Bob WeirRobert Hunter)6:08
12.“Greatest Story Ever Told >” (Weir, Hunter)4:09
13.Johnny B. Goode” (Chuck Berry)3:42
1.China Cat Sunflower>” (Garcia, Hunter)6:20
2.I Know You Rider>” (traditional, arranged by Grateful Dead)4:29
3.“Bird Song” (Garcia, Hunter)6:17
4.“Cumberland Blues”4:55
5.I’m a King Bee” (Slim Harpo)7:32
6.“Beat It On Down the Line” (Jesse Fuller)3:17
7.“Wharf Rat” (Garcia, Hunter)9:46
8.Truckin’” (Garcia, Lesh, Weir, Hunter)8:07
9.“Casey Jones”4:39
10.Good Lovin’>” (Artie Resnick, Rudy Clark)17:00
11.“Uncle John’s Band” 

Formazione

Grateful Dead

Pubblicità

DALLA PICCIONAIA: TOCATI’ 2020, UN’EDIZIONE SPECIALE

DALLA PICCIONAIA: TOCATI’ 2020, UN’EDIZIONE SPECIALE

DALLA PICCIONAIA: TOCATI’ 2020, UN’EDIZIONE SPECIALE

Verona e Borghi d’Italia, 18 – 19 – 20 settembre

di alessandro nobis

tocati-logo.pngIl Tocatì, Festival Internazionale dei Giochi di Strada che si tiene “solitamente” nel centro storico della città scaligera, raggiunge con questa diciottesima edizione la “maturità” e lo fa in quello che certamente è il suo anno più difficile, non solo per l’ulteriore taglio di finanziamenti pubblici, ma perché questo 2020 è ancora devastato dall’epidemia che ha creato numerosissimi problemi alle persone ed all’economia a livello globale cambiando anche molte delle abitudini quotidiane di tutti noi causando inoltre la cancellazione o lo spostamento di eventi culturali piccoli e grandi in tutto il Paese; lo fa con un’edizione che a tutti gli effetti può essere considerata ”Speciale”, modificata nelle dimensione e nella modalità, minore nella presenza degli eventi ma che indiscutibilmente preserva la continuità.date-header-2020

Ho avuto l’occasione di intervistare Paolo Avigo, Presidente dell’Associazione Giochi Antichi che ha ideato e costruito nel tempo il Festival, incontrandolo in Sala Lodi a Veronetta, sede operativa del Tocatì messa a diposizione dal Comune di Verona.

Quest’anno molte rassegne sono state cancellate o spostate. Perché avete deciso di “tenere la posizione” e di proporre anche quest’anno il Tocatì?

Come Associazione Giochi Antichi crediamo che un evento importante come il Tocatì andasse comunque proposto: non solamente per garantire la sua continuità ma anche per cercare di dare un rilancio ad una situazione culturale che quest’anno è particolarmente stagnante, un stimolo per ripartire sia per Verona ma anche per le altre realtà extracittadine che si occupano della cultura tradizionale. Inoltre, a differenza della maggior parte dei Festival che si tengono nel pieno della stagione estiva avevamo il vantaggio di avere organizzato sempre il Tocatì nella seconda metà di settembre, il che ci dava un piccolo lasso di tempo ulteriore per seguire l’andamento della pandemia e apporre le opportune variazioni di programma.

In questa edizione che avete chiamato “Le Italie dei Borghi in Gioco” non ci saranno come appare evidente nazioni straniere ospiti: come avete costruito il calendario degli eventi?

L’attenzione sarà quest’anno rivolta verso le comunità ludiche italiane ma, differenza delle scorse edizioni il Tocatì non solo ne ospiterà alcune, ma di altre ne sarà “ospite” e questa è una novità importante che potrà avere importanti sviluppi nelle edizioni future: tra i giochi della tradizione italiana che si svolgeranno a Verona ci saranno la Schida (da Guidizzolo, Mantova), il gioco della Morra da Sant’Anna d’Alfaedo, la Palota da San Vito al Mantico il, Palo della Cuccagna da Santa Maria di Zevio, e diversi giochi da tavoliere come il Carrom, la Dama e naturalmente gli Scacchi.

Verranno invece proposti nei borghi di appartenenza nelle cui strade sono nati e dove si praticano tuttora e molti dei quali sono riconosciuti come patrimoni mondiali Unesco, Bijé (Farigliano, Cuneo),Birillo Parato (Fossato Ionico, Reggio Calabria), Cacio al fuso (Pienza, Siena), Corsa con la Cannata (Arpino, Frosinone), Gioco delle Noci (Monterosso al Mare, Liguria), Lancio del Maiorchino (Novara di Sicilia, Messina), Pilote (Gemona del Friuli, Udine), Trampoli (Schieti di Urbino), Tsan (Brissogne, Aosta), S’Istrumpa (Ollollai, Nuoro), Sburla la Roda (Fossacaprara, Cremona) e Zugo de l’ovo (Sezano, Verona).

  • Quali sono i settori che hanno dovuto forzatamente subire un ridimensionamento o una rimodulazione?

Naturalmente le attività che prevedono un contatto fisico che solitamente hanno riscontrato una forte presenza del pubblico; alcune sono state cancellate altre le abbiamo delocalizzate come per fare un esempio “il palo della cuccagna” che da Piazza delle Erbe è stato dirottato nello spazio più raccolto e gestibile nel cortile ovest dell’ex Arsenale asburgico. Naturalmente saremo molto accorti nel regolare l’afflusso del pubblico.

“Le piazze” del Tocatì che saranno coinvolte in questa “edizione speciale” 2020?

Piazza delle Erbe è sempre al centro del Festival e quest’anno farà da cornice all’installazione dedicata alle “Remiere”,con l’esposizione di tre tipi di barche per un confronto tra imbarcazioni tradizionali che adottano l’antica tecnica della voga alla veneta divenuta, negli anni, pratica ludico-sportiva: la “Bissa” del Garda, il “Naet” del Lago d’Iseo e la “Mascareta” della laguna veneziana. Naturalmente uno dei “centri” sarà al solito il “Forum Internazionale della Cultura Ludica” in Cortile del Mercato Vecchio che ospiterà l’Istituto Centrale per  il Patrimonio Immateriale, il Museo delle Civiltà, la Societá italiana per la museografia e i beni demoetnoantropologici (SIMBDEA), tutti enti impegnati nella valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, nonché l’Association Européenne des Jeux et Sports Traditionnels (AEJeST), organizzazione non governativa accreditata presso l’UNESCO dal 2010  che intende valorizzare e difendere gli sport e i giochi tradizionali.

Molte delle iniziative che nelle passate edizioni si svolgevano all’aperto, hanno trovato ospitalità in prestigiosi spazi chiusi: tra questi il Museo di Storia Naturale e il Museo di Castelvecchio, inseriti nel circuito dei Musei Civici di Verona, la Villa Romana di Valdonega, Palazzo Diamanti,la Chiesa di Santa Maria in Organo, il Museo G.B. Cavalcaselle ed il Palazzo della Ragione. Alcuni di questi luoghi alcuni hanno contribuito all’iscrizione di Verona tra le città Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, titolo che quest’anno compie vent’anni.

Il palco che veniva montato in Piazza dei Signori quest’anno non ci sarà, ma uno di più ridotte dimensioni verrà allestito nel Cortile del Mercato Vecchio ed ospiterà artisti che si occupano della tradizione popolare veronese come l’ensemble Corde e Ance di Mondrago ed il duo formato da Luisella Mutto ed il fisarmonicista Giuseppe Zambon. I “Suoni lungo l’Adige” sono invece confermati, anche se non sarà possibile praticare il ballo popolare; qui suoneranno la Contrada Lorì, Otello Perazzoli ed il giovedì sarà dedicato alla musica del Salento in una versione da “ascolto”.

  • L’autorità prefettizia. L’ASL e l’Amministrazione Comunale hanno posto dei vincoli, e quali sono, a questa edizione, vista la pandemia del COVID – 19?

L’esigenza di evitare in primis assembramenti ha naturalmente comportato una riduzione consistente delle attività in presenza che saranno una trentina anziché le duecento degli anni scorsi. Per cercare di soddisfare questa importante esigenza l’area del festival è stata praticamente raddoppiata per avere in questo modo una maggiore distribuzione del pubblico e quindi una minore concentrazione dello stesso. In ogni caso ancora una risposta ufficiale non l’abbiamo, e quindi le variazioni del programma sono in realtà ancora possibili. Un’altra conseguenza delle limitazioni è, come ho detto prima, che non sarà possibile praticare il ballo popolare e quindi i gruppi che si esibiranno proporranno un repertorio più da ascolto che contestualizzato al ballo.

  • Questa edizione del Tocatì necessiterà di più controlli “a vista” del pubblico e quindi di un maggior coinvolgimento della fondamentale partecipazione dei volontari. Come sarà regolamentato l’afflusso del pubblico agli eventi?

Abbiamo preparato con grande cura questo aspetto. Anche se quest’anno i volontari saranno presenti in numero minore rispetto alle passate edizioni, questi si sposteranno per vigilare i vari eventi che necessitano della loro presenza; in Cortile del Mercato Vecchio, per esempio, i dovranno verificare che tutti indossino la mascherina e saranno dotati di un contapersone. Inoltre ci sarà una direzione obbligatoria di ingresso ed una di uscita per il pubblico.

  • Qual è la direzione che l’A.G.A. intende a far prendere al Tocatì in riferimento alla sua candidatura Multinazionale UNESCO ICH al Registro delle Buone Pratiche per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale?

E’ un percorso che abbiamo già iniziato assieme alle reti italiane che partecipano al processo di candidatura (trenta realtà) ed anche a livello internazionale Belgio, Cipro e Francia condivideranno il programma non solo del festival ma di tutte le attività che l’Associazione Giochi Antichi e le reti andranno ad organizzare e proporre durante il corso dell’anno.

LEO ROWSOME “Rína bPíobairí: The King of the Pipers”

LEO ROWSOME “Rína bPíobairí: The King of the Pipers”

LEO ROWSOME “Rína bPíobairí: The King of the Pipers”

Claddagh Records CC1. Lp, CD 1959

di alessandro nobis

LA COPERTINA DEL DISCO

Son duecento anni che la famiglia Rowsome costruisce e suona uilleann pipes, due secoli da quando il capostipite Samuel, contadino e piper, nacque nella Contea di Wexford intorno al 1820 e di tutta la dinastia il più conosciuto è senza alcuna ombra di dubbio Leo (1903 – 1970), nipote di Samuel. La sua carriera “ufficiale”, cioè quella testimoniata da rarissime incisioni su 78 giri, iniziò nel lontano 1926 e proseguì per un ventennio incidendo per Columbia, la Decca e la His Master Voice; queste incisioni furono poi raccolte dalla Topic Records in un CD intitolato – e non poteva essere diversamente – “Classics of Irish Piping”.

L’influenza che Rowsome ebbe sulla generazione di giovani pipers attivi negli anni Sessanta fu enorme, non c’è suonatore di uillean pipes che non lo citi o interpreti uno dei suoi brani, ed anche le generazioni seguenti lo venerano come musicista al pari di Willie Clancy o Seamus Ennis.

Le registrazioni di questo “Rína bPíobairí: The King of the Pipers” che risalgono al 1959 sono anche la prima pubblicazione della meritoria Claddagh Records: contengono sedici tracce eseguite in solo come amava fare – a parte qualche limitata occasione su 78 giri come “St. Patrick Day” dove si fa accompagnare dalla Leo Rowsome’s Irish Pipers’ Band (Stereo IR007; mx #S2923; 1933) – e mettono in risalto, con una qualità audio ovviamente migliore delle registrazioni precedenti, lo stile potente e preciso e l’assolutamente perfetto senso del ritmo che il piper di Wexford evidenziava nell’esecuzione del repertorio legato al ballo popolare e nelle slow airs.

Queste registrazioni sono quindi una delle pietre angolari della tradizione dei pipers irlandesi, e tra le tracce segnalo naturalmente “O’Carolan’s Concerto” abbinata al planxty “Davis”, la toccante slow air “An Buachaill Caol Dubh (The Dark Slender Boy)”ed il set dance “Madame Bonaparte” dedicato alla memoria di Marie-Josèphe-Rose Tascher de La Pagerie, meglio nota come Giuseppina di Beauharnais Imperatrice della Francia alleata dell’Irlanda ai tempi di Napoleone.

FEDERICO BOSIO “Double Time”

FEDERICO BOSIO “Double Time”

FEDERICO BOSIO “Double Time”

Dodicilune Records, CD. 2020

di alessandro nobis

Il compositore e chitarrista trentino Federico Bosio ha pubblicato negli scorsi mesi per la Dodicilune questo interessante lavoro “Double Time” con un trio del quale fanno parte anche Valerio Vantaggio (batteria)  e Seby Burgio (pianoforte) che costruisce la base delle sue composizioni, di volta in volta arricchite dall’apporto di ospiti del calibro dei bassisti Stefano Senni e Pierpaolo Ranieri, dalla vocalist Clara Simonoviez e dal tenorista Michael Rosen. “Roses Dance” e la seguente “Tower Blues” raccontano in modo chiaro, a mio avviso, quanto detto: la seconda è una lunga e classica ballad acustica nella quale Bosio che in questa occasione imbraccia l’acustica “chiama” il contrabbasso di Senni che esegue un solo significativo che introduce quello si sax tenore, la prima, con l’intervento puntuale ed efficace della voce di Clara Simonoviez, si avvale del basso elettrico di Pierpaolo Ranieri che assieme ad un fraseggio “spagnoleggiante” che fa riferimento al miglior Chick Corea e ad un bel solo di Bosio ricorda quel jazz elettrificato che qualche decina di anni fa seppe dare una nuova linea, un nuovo sentiero alla musica afroamericana.

Ma attenzione, qui non c’è nulla di calligrafico o di autocelebrativo, se il disco si ascolta con grande attenzione si scoprono arrangiamenti curatissimi, suoni sempre efficaci (l’apertura dell’organo in nella ballad, sempre con Senni, “Gentle Waltz” il lungo brano dal sapore metheniano, o così mi è parso) e soprattutto si evince la capacità di mantenere costantemente bilanciato ed alto il livello della musica nonostante la spiccata personalità degli “ospiti” (metto le virgolette perché i loro interventi sono sempre contestualizzati al progetto).

http://www.dodicilune.it

DALLA PICCIONAIA: FOLKEST 2020 “International Folk Music Festival”

DALLA PICCIONAIA: FOLKEST 2020 “International Folk Music Festival”

DALLA PICCIONAIA: FOLKEST 2020 “International Folk Music Festival”

17 SETTEMBRE – 4 OTTOBRE

di alessandro nobis

Stavolta abbiamo veramente rischiato di perdere l’edizione 2020 di Folkest, e le motivazioni le potete ben immaginare; evidentemente però gli anticorpi del festival accumulati in quarantuno edizioni se non hanno sconfitto le conseguenze del Corona Virus hanno almeno consentito agli organizzatori di posticipare questa 42^ Edizione nella seconda metà di settembre e di allestire un programma più che degno della qualità di questa manifestazione che ha accompagnato in oltre quattro decenni musicisti, musiche e spettatori in lungo ed in largo per il Friuli Venezia Giulia alla scoperta di musiche e di scorci storico-naturalistici, come dice Andrea Del Favero, uno di quelli che il festival, avendolo fondato, lo conosce proprio bene:

Folkest  compie 42 anni in questo 2020 per tutti così singolare, segnato dal Covid e durante il lockdown il festival si è fermato come tutti riflettendo sui possibili futuri sviluppi, sull’uso creativo della tecnologia, sulle possibilità offerte dai più recenti mezzi di comunicazione. Alla fine si è sdoppiato, anzi, addirittura triplicato, legandosi ancor più al territorio della regione Friuli Venezia Giulia, con tutti quei luoghi che nel corso di oltre quarant’anni di scorribande sonore hanno segnato la storia di un festival che ha aperto la strada alla world music internazionale e a un moderno concetto di promozione turistica, che sposasse l’evento culturale con un luogo ad alta, e spesso inespressa, vocazione turistica”.

Intelligentemente gli organizzatori hanno puntato su ciò che succede all’interno del panorama italiano tradizionale e di derivazione con oltre cinquanta eventi tra concerti, seminari (quello ad esempio di Elena Ledda), presentazione di libri, concorsi (l’assegnazione dell’ambito Premio Cesa) riuscendo a coinvolgere ben ventisette Amministrazioni Comunali, la Regione Friuli Venezia Giulia ed il Comune istriano di Capodistria (Koper) e di importantissimi Enti come il Mibact (Ministero delle Belle arti e della Cultura della Repubblica Italiana) e l’UNESCO.

Folkest 2020 si concluderà come sempre a Spilimbergo nei primi 5 giorni di ottobre, stavolta al chiuso nel teatro Miotto che ospiterà tra l’altro la fase finale di “Suonare a Folkest”. Il programma dettagliato del festival, nella parte successiva a Ferragosto, è visibile oltre a qui sotto anche nel sito del Festival www.folkest.comdove è riportato il programma completo.

Naturalmente tutto il festival rispetterà le disposizioni ministeriali e di conseguenza sarà  necessaria la prenotazione per presenziare agli eventi di Folkest 2020: informazioni sulle prenotazioni saranno fornite dall’organizzazione in seguito.

 

 

IL PROGRAMMA

FOLKEST IN CADORE

AGOSTO

FOLKEST A UDINE

♦VENERDI’ 21
Udine • 21.00 Piazza Libertà
Al centro delle cose – omaggio a Pierluigi Capello. In collaborazione con Progetto Musica

♦LUNEDI’ 31
Udine • 21.00 Piazza Venerio
Tite Grison – Musicist, pitôr, mestri, fotografo, ingignîr con Lino Straulino, La Sedon Salvadie e Kujacoustic.

SETTEMBRE

♦GIOVEDI’ 3
Cussignacco (Udine) • 20.45 area parrocchiale San Martino Vescovo
Tite Grison – Musicist, pitôr, mestri, fotografo, ingignîr con Lino Straulino, La Sedon Salvadie e Kujacoustic. In collaborazione con Progetto Musica

 

FOLKEST A CAPODISTRIA

AGOSTO

♦SABATO 22
Capodistria • 21.30 Taverna
I Beatles di Pirano con Le.C@tene e Perpetuum Mobile

♦DOMENICA 23
Capodistira • 21.30 Taverna
I Nomadi – Milleanni

FOLKEST IN FRIULI VENEZIA GIULIA

SETTEMBRE

♦MARTEDI’ 1
Spilimbergo • 20.30 Teatro Miotto
Tomat Band – Twenty for twenty. Un progetto in collaborazione con Associazione Gottardo Tomat

♦SABATO 5
Pradibosco (Prato Carnico) • 20.45 Hotel Pradibosco
Green Kings – Il volo degli angeli

♦SABATO 12
Spilimbergo • 20.30 Teatro Miotto
Elisir d’Amore – Progetto Donizetti in collaborazione Operaprima – Wien

♦DOMENICA 13
Pozzuolo del Friuli • 17.30 Villa Gradenigo Sabbatini
Elisir d’Amore – Progetto Donizetti in collaborazione con Operaprima – Wien

♦GIOVEDI’ 17
Maniago • 20.30  “Antica Taverna” palazzo d’Attimis
Morrigan’s Wake – Dagli Appennini all’Irlanda

♦VENERDI’ 18
Aurisina (Duino-Aurisina) • 20.30 Piazza del Municipio
Baraban – Canti d’amore, danzi e canti di guerra

♦SABATO 19
Vergnacco (Reana del Rojale) • 20.30 parco Sculture Vergnacco
Terre del Sud – Dalla Majella ai Trabocchi

Flaibano • 20.30 piazza Monumento
Cogli la prima mela – Quartetto d’autore

♦DOMENICA 20
Sauris • 17.30  centro sportivo/Treinke
Tocodebanda – In ‘sta via e dintorni

♦MARTEDI’ 22
San Giorgio della Richinvelda • 20.30 parco della Biblioteca Civica
Marco Sforza – Canzoni a mezza pensione
Daniele D’Agaro & The Dixieland Stumblers – Honky Tonk Town

Polcenigo • 20.30 piazza Plebiscito
Acamar – Musicainviaggio

♦MERCOLEDI’ 23
Papariano (Fiumicello Villa Vicentina) • 20.30  giardino ex scuole – via Trieste
Massimo Giuntini e Silvio Trotta – Libero arbitrio

  • Basaldella (Campoformido) • 20.30  chiesa di San Martino Vescovo
    Kujacoustic– Arie virtuose delle colline

♦GIOVEDI’ 24
Artegna • 20.30  collina di San Martino
Confessioni di un Musicante – Silvio Trotta canta Branduardi

Prato Carnico • 20.30  Casa del Popolo
Green Waves – Viaggi d’Irlanda

♦VENERDI’ 25
Gorizia • 20.30 Teatro Verdi
Confessioni di un Musicante – Silvio Trotta canta Branduardi

Chiaulis Verzegnis • 20.30 Chiesa Santi Pietro e Paolo
Na Fuoia – Foglie di tradizione

♦SABATO 26
Pradielis (Lusevera) • 20.30  Centro sociale di Pradielis “Lemgo”
Rolling Around – Venti d’Irlanda

Romans d’Isonzo • 17.30  Casa Candussi-Pasiani
La Quadrilla – Corde Grosse, tamburi, ance e plettri

♦DOMENICA 27
Tramonti di Sopra • 17.30  Area sala polifunzionale
La Mesquia – L’àrbol e altre storie

Cercivento • 17.30  Cjase da Int
La sedon Salvadie – Liendes dal Friûl

♦MARTEDI’ 29
Cassacco • 20.30  parco d’Europa
Ensemble du Sud – A spasso per il mondo

Pinzano al Tagliamento • 20.30  cortile della biblioteca
Alberto Grollo e Federica Capra – Da Bach ai Pink Floyd

♦MERCOLEDI’ 30
Piano d’Arta (Arta Terme) • 20.30  Chiesetta di San Nicolò degli Alzeri
Alessandro D’Alessandro – “Organetto SOLO” libere canzoni e temi onirici per organetto ‘preparato’ ed elettronica
Villandorme – La fia del paesan

OTTOBRE

♦GIOVEDI’ 1
Pulfero• 20.30  sala consiliare
Suonno d’ajere – Vincitori del Premio Alberto Cesa 2019

 

FOLKEST A SPILIMBERGO

SETTEMBRE

♦MERCOLEDI’ 30
Spilimbergo • 20.30  locali pubblici del centro
Musica tra la gente

OTTOBRE

♦GIOVEDI’ 1
Spilimbergo • 20.30  locali pubblici del centro
Musica tra la gente

♦VENERDI’ 2
Spilimbergo • 21.15  Teatro Miotto
Neri Marcorè – Edoardo De Angelis – Due amici dopo cena, tra chiacchiere e canzoni

♦SABATO 3
Spilimbergo • 16.30  Palazzo Tadea – presentazione libro
I Beatles di Pirano, con Slobodan Simič – Sime e Sergio Settomini

Spilimbergo • 17.45  Palazzo Tadea
La ghironda di michellecon Silvio OrlandiMarco Salvadori e Andrea Del Favero

Spilimbergo • 21.15 Teatro Miotto
Silvio Orlandi – omaggio a Michelle Fromenteau

Premio Alberto Cesa
Bratiska – Italia
Calimani– Toscana
Carlo Pestelli – Piemonte
Little Train Band– Italia
Mesudì – Italia
Musica Spiccia – Italia 
Politikos – Grecia/Italia
Violoncelli itineranti ft. Ana Pilat – Italia/Slovenia/Croazia
Teresa De Sio – Premio Folkest alla carriera

♦DOMENICA 4
Spilimbergo • 11.00 Palazzo Tadea
I diritti dei musicisti in tempo di COVID-19 con Andrea Marco Ricci (Note Legali)

Spilimbergo • 16.30 Palazzo Tadea
Ballando le parole con Francesca Fedrizzi e Brian Chambouleyron

Spilimbergo • 17.45 Palazzo Tadea
“Canzoni” irriverenti reinterpretazioni per organetto ‘preparato’ ed elettronica  con Alessandro D’Alessandro

Spilimbergo •   Teatro Miotto
21.15 Suonno d’Ajere
22.10 Francesco Giunta – in collaborazione con il festival Frattempi
23.05 Fanfara Station – vincitori del Premio Andrea Parodi 2019

♦LUNEDI’ 5
Spilimbergo •  21.15 Teatro Miotto
Violoncelli itineranti ft. Ana Pilat – Italia/Slovenia/Croazia
Politikos – Grecia/Italia
Musica Spiccia – Italia
Mesudì – Italia 
Little Train Band– Italia
Carlo Pestelli – Piemonte
Calimani – Toscana
Bratiska – Italia
Ospite speciale della serata: Elena Ledda– Sardegna

 

 

CONTRADA LORI’ “Cicole Ciacole”

CONTRADA LORI’ “Cicole Ciacole”

CONTRADA LORI’ “Cicole Ciacole”

Autoproduzione, CD. 2019

di alessandro nobis

I veronesi della Contrada Lorì giungono alla terza prova discografica proseguendo nel prezioso lavoro di personale riproposizione della tradizione popolare e con una sempre più significativa capacità di scrittura accompagnata da una piacevole “ironia” che contraddistingue la loro produzione.

contrada 1

Questo “Cicole e Ciacole” è un altro bel disco con il quale Contrada Lorì si conferma una delle migliori realtà musicale del panorama tradizionale vocale e strumentale di area veneta, tra l’altro andando a colmare nel veronese il vuoto lasciato dall’inopinato scioglimento di un altro ensemble, i Folkamazurka: radici ben fisse e rispetto delle tradizioni, attenzione verso suoni e strumenti alloctoni ed arrangiamenti preparati molto accuratamente e con il tutto caratterizzato da una forte coesione derivata da decine e decine di esibizione live. L’ironia dell’iniziale “Bossa Nova” dove il ritmo “parla” brasiliano ma con il titolo che racconta un’altra storia (“Bossa nova” in veneto significa “Bottiglia Nuova”), la ballata “Sogna Nina” che deriva da una barcarola veronese e con un significativo arrangiamento per pianoforte ed archi di Federico De Vittor (tastierista del gruppo), la capacità di raccontare drammi in modo amaramente ironico come in “Bala Laica” che narra con un ritmo “russo” la storia di Don Mario parroco di Poiano trovatosi suo malgrado nella steppa russa con migliaia di soldati (il periodo indovinatelo voi, ce la potete fare ….), la splendida “Cicole e Ciacole” scritta da Paolo Marocchio con in evidenza il quartetto d’archi ed il pianoforte, per ciò che mi riguarda il brano più significativo di tutto il disco. La seconda parte del lavoro, come si conviene alla Contrada, è dedicata alla riproposizione del repertorio popolare, e qui val la pena citare la “Nina Nanna Fontanelle” con un inedito ed interessante arrangiamento quasi cameristico di De Vittor e dei contradaioli (proveniente dall’omonimo coro spontaneo di San Bonifacio) e la scoppiettante classico “I vol che me marida” con la sempre lucidissima voce di Grazia De Marchi

“Cicole e Ciacole” si conclude con la lunghissima e scanzonata “’na Casa su Titan”, quasi una jam session dal sapore latino che coinvolge numerosissimi musicisti, anche non contradaioli: un brano forse più adatto alla dimensione dal vivo del gruppo veronese, magari a conclusione dei suoi sempre trascinanti e convincenti concerti. Ma, lo voglio dire, questo è solo il mio modesto parere.

(https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/03/01/contrada-lori-eviva-il-mar/)

(https://ildiapasonblog.wordpress.com/2015/12/27/contrada-lori-doman-le-festa/)

(https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/02/01/il-diapason-intervista-la-contrada-lori/)

 

CIPRIANI · MYRICK “Reflections”

CIPRIANI · MYRICK “Reflections”

CIPRIANI · MYRICK “Reflections” Autoproduzione. CD, 2020

di alessandro nobis

Mi dicono che questo “Reflections” sia il terzo lavoro dei due chitarristi dopo l’extended play “Live in Bulb” e “Wanderlust” pubblicato nel 2019; un chitarrista italiano ed uno americano si incontrano, tengono numerosi concerti, compongono, mettono “alla frusta” delle esibizioni dal vivo il loro progetto ed infine registrano i nove brani che formano questo ottimo e maturo lavoro.

51-8zfLot2L._SS500_Le registrazioni che coinvolgono due chitarristi acustici non sono moltissime, ma quelle che esistono sono considerate delle pietre miliari della musica acustica; non le citerò non fosse altro per rispetto ai due “nostri” ovvero Nicola Cipriani e Brad Myrick che non ho difficoltà a definire un eccellente esempio di come due talenti di livello possano unire gli intenti e collaborare senza alcuna autorefenzialità.

Appare chiaro, almeno a chi scrive, che i due chitarristi conoscano bene la letteratura della chitarra acustica non solo quella fingerpicking a partire da quella riferibile a certo folk acustico d’oltreoceano e per finire alle atmosfere Windham Hill che hanno fatto scuola nell’ambiente; nel bel mezzo ci sono le nove scritture a quattro mani di questo “Reflections” dove la fruttuosa ricerca della melodia si combina esaltando le qualità e la purezza del suono dei due strumenti. Il breve ma significativo dialogo in “Interlude”, la lunga ed articolata “Bordogan” con le percussioni delle casse armoniche che introducono il brano e ne definiscono la sua struttura fino alla pacata e bellissima melodia del lungo brano eponimo che chiude “Reflections”.

Un lavoro davvero significativo che mi auguro possa trovare il giusto spazio e gradimento nell’ambiente della musica acustica e della chitarra in particolare. Lo merita.

 

nicolabradmusic@gmail.com

www.nicolabrad.com

lorenz@a-zpress.com

 

 

 

OPEN PAPYRUS JAZZ FESTIVAL 40^ Edizione – “3 – 19 settembre 2020” – Ivrea

OPEN PAPYRUS JAZZ FESTIVAL 40^ Edizione – “3 – 19 settembre 2020” – Ivrea

 

DALLA PICCIONAIA: OPEN PAPYRUS JAZZ FESTIVAL 40^ Edizione

“3 – 19 settembre 2020” – Ivrea

di Alessandro Nobis

Oltre al fatto di avere una programmazione di grande respiro dedicata alla musica afroamericana senza alcun ammiccamento al pop, mi sembra di poter dire che la caratteristica più significativa al di là del livello dei contenuti musicali che distingue l’”Open Papyrus” dalla maggior parte degli altri Festival legati al jazz italiani è certamente quella di saper coinvolgere in un’unità progettuale le realtà presenti sul territorio di Ivrea. E considerando che le date del festival sono state spostate in settembre e che il programma ha dovuto subire dei cambiamenti forzati a causa della pandemia, ancor più in questa edizione settembrina – che non definirei di emergenza – si evidenzia ancor di più come la programmazione sia il frutto di una grande passione, di molta pazienza, di lucidità e naturalmente di competenza ed esperienza da parte di chi questo festival organizza, ovvero l’Ivrea Jazz Club / Music Studio.

109930178_10159349185978475_8622156295632276875_n.jpgGià avevo avuto l’occasione di descrivere l’organicità dell’edizione “39” ed anche in questa quarantesima edizione, leggendo il progetto, incontriamo naturalmente la musica, la danza, la fotografia, la pittura e la letteratura; non a caso “Linguaggi” è la parola scelta, la migliore possibile per identificare questo festival che si terrà dal 3 al 19 settembre prossimo, con l’anteprima mercoledì 2.

Se darete uno sguardo al programma dettagliato in calce a questo articolo vi renderete conto come ci sia il modo di trascorrere un fine settimana “lungo” nella città di Ivrea seguendo passo passo il festival e perché no, ammirando le bellezze della città di Ivrea e dintorni. Tra gli appuntamenti più interessanti a mio avviso ci sono quelli del venerdì, il primo alle 19 presso la Sala Santa Marta per la presentazione del CD “Techne” del quartetto Night Dreamers (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/10/01/night-dreamers-techne/), il secondo alle 21 presso il Teatro Giacosa con il concerto dell’ensemble Oldwalla la conclusione di questa edizione, domenica 16 è di quelle da non perdere non solamente per la gratuità dell’evento ma perché è una straordinaria occasione per ascoltare le musiche del CD “Woland” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/04/03/barbiero·manera·sartoris-woland/) pubblicato da qualche mese da Massimo Barbiero (batteria), Emanuele Sartoris (pianoforte) ed Eliosa Manara (violini); originariamente questo concerto era inserito nella programmazione iniziale del Festival ed ora è fortunatamente ospitato dal Festival dell’Architettura che si tiene sempre ad Ivrea al Centro Adriano Olivetti. In conclusione segnalo inoltre l’appuntamento di giovedì 3 al Teatro Giacosa per il concerto di Paolo Fresu con il suo nuovo progetto in trio dedicato a Chet Baker.

IMG_3901Concludo riportando le assolutamente condivisibili parole di Massimo Barbiero, compositore, musicista e in questo periodo anche “libero pensatore di festival” che danno una chiara idea del lavoro fatto dal gruppo di appassionati che con grande fatica ha preparato il progetto: “Sono tempi difficili, dare un senso ed un valore alle cose che immaginiamo, pensiamo, progettiamo, sembra esser diventato inutile e privo di sostanza. Noi continuiamo a credere che invece quella sia la strada, l’unica, in quanto “non sono i mezzi che fanno un Festival, sono gli uomini che comprendono cosa significa la responsabilità di dare un senso ad un’idea….tracciare dei percorsi, avere il coraggio dei propri errori…..perché per dirla con Monk “si devono commettere gli errori giusti”.

Massimo Barbiero, Music Studio – Ivrea Jazz Club

Prevendite presso:

Associazione “Il Contato” – Piazza Ferruccio Nazionale 12 – Ivrea – Tel. 0125 641.161

Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 16.30

Music Studio – Tel. 0125 40450 – informazioni@music-studio.it

 

 

MOLLOY · KEANE · O’FLYNN “The Fire Aflame”

MOLLOY · KEANE · O’FLYNN “The Fire Aflame”

MOLLOY ·KEANE ·O’FLYNN “The Fire Aflame” Claddagh Records. CD, 1992

di alessandro nobis

Credo, e so di non essere il solo, che Matt Molloy, Sean Keane e Liam O’Flynn siano tre giganti della tradizione musicale irlandese avendo nei decenni attraversato la sua ”storia” militando o addirittura fondando ensemble come Chieftains, Planxty, Bothy Band e la Ceoltoiri Chualann del seminale Sean O’Riada. Dunque nell’ormai lontanissimo 1992 i tre amici si incontrano in studio di registrazione ed assieme al chitarrista Arty McGlynn, al violoncellista Neil Martin ed all’arpista e tastierista Noreen O’Donoghue suonano le tredici tracce contenute in questo straordinario disco pubblicato dalla storica etichetta dublinese Claddagh lasciando una testimonianza non solo del loro talento immenso che già conoscevamo ma della perfezione e brillantezza con la quale i tre affrontano questo repertorio; l’hornpipe “The Belharbour” (dal repertorio del suonatore di concertina Chris Droney) abbinato al reel “The Old Ruined Cottage in the Glen” sono splendidamente eseguite al flauto di Matt Molloy accompagnato dal sempre pregevolissimo tocco di Arty McGlynn alla chitarra, “The Turnibìng of the Geese” è la melodia di una ballata d’amore del repertorio sean-nos di Cork resa alla perfezione dal violino di Sean Keane accompagnato dal violoncello e dalla tastiera, “Eire” è un’altra melodia, stavolta eseguita da Liam O’Flynn con il supporto di arpa e tastiera ed infine voglio citare il reel e lo Strathspey che chiudono questo lavoro, “Sean Ryan’s Reel” e “The Grand Spey” suonati da Keane, O’Flynn e Molloy.

Disco da dieci e lode e, aggiungerei, commovente.

 

CALANDRA  “Amanita”

CALANDRA  “Amanita”

CALANDRA  “Amanita”

Manitù Records. CD, 2020

di alessandro nobis

Questo interessante Amanita firmato dal chitarrista ed autore Raul Gagliardi, dal bassista Carlo Cimino e dal batterista Maurizio Mirabelli è il secondo lavoro del trio che giunge ben nove anni dopo disco d’esordio “Gente di Sud”. Qui “Calandra” si muove all’”ombra” del mainstream di nuova composizione, se proprio vogliamo etichettare la musica che si ascolta, e le composizioni sono tutte scritte da Raul Gagliardi a parte la funambolica rilettura di uno dei più famosi brani dei Police che però visto il felice “trattamento” riservatole – ovvero smontaggio e rimontaggio e quindi difficilmente riconoscibile -, può essere anche questa considerata quasi un’altra scrittura uscita dalla fertile penna del chitarrista.

Chiaro che la fine tecnica dei tre musicisti si rivela essere al servizio dello spartito e dei compagni, ed altrettanto appariscente è l’interplay, fondamentale del jazz di un certo valore, che mi pare produttivo riuscendo a valorizzare pienamente le idee di Gagliardi, brillante chitarrista come si evince ad esempio ascoltando i suoi solo in “Jumper” e nella ballad “Calandra” efficacemente con una lunga apertura tutta del contrabbasso di Cimino e con un ottimo lavoro di “spazzole” di Maurizio Mirabelli. “Windrush” è il brano che ho riascoltato e riascoltato e che più mi ha intrigato: qui, oltre alla significativa successione di accordi della chitarra, il solo di basso elettrico mi ha fatto ritrovare piacevolmente certi suoni del jazz elettrico inglese della scuola di Canterbury (in particolare al bassista Fred Baker).

Un disco brioso, un altro esempio di come il jazz italiano sia evoluto e sempre interessante, un lavoro che merita i più ampi riconoscimenti di critica e di pubblico.

www.amanitajazz.com