TERREMOTO VERONA 1891 (quotidiano ARENA, terza parte)

TERREMOTO VERONA 1891 (quotidiano ARENA, terza parte)

TERREMOTO VERONA 1891 (quotidiano ARENA, terza parte)

8 – 9 GIUGNO 1891

“IL TERREMOTO DELL’ALTRA NOTTE”

A quanto ebbimo a dire nella nostra edizione di ieri – che sebbene triplicata nella sua tiratura non bastò alle richieste incessanti che da ogni parte iersera ci pervenivano – poco abbiamo ad aggiungere per quanto riguarda la città. Il panico è durato fini a questa mattina, e moltissime furono le famiglie che questa notte non rincasarono. Alle 4 di stamane infatti i caffè rigurgitavano di gente, e le vie erano straordinariamente affollate. La voce, non si sa come fatta correre ed accettata dai più, che da questa notte si dovesse ripetere il terremoto, aveva tenuto fuori si casa questi paurosi. Fortunatamente nulla accadde. All’infuori di qualche leggiera scossa ieri alle cinque e stanotte alle tre, l’igneo elemento sotterraneo tacque. Però tutto ieri, in ogni ritrovo, per le vie, argomento di tutti i discorsi era il terremoto. Ed ognuno aveva un aneddoto da raccontare, ognuno narrava la paura provata per sé o per la propria famiglia, e da tutti si conveniva essere impossibile resistere al senso di arcano terrore che invade gli animi allorquando il terribile fenomeno si manifesta nella sua misteriosa spaventosità.

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ARENA, 8 / 9 GIUGNO 1891

All’elenco dato ieri potremmo oggi aggiungere molti altri camini fatti precipitare dalla violenza della scossa, ma non franca la spesa. Diremo invece di un danno relativamente grave subito dalla nostra biblioteca comunale. Dal campanile dell’ex chiesa di San Sebastiano che sta addossato alla biblioteca, cadde un grosso pezzo di cornicione in pietra. Il masso forò il tetto, il sottotetto, il soffitto e precipitò in una delle sale, producendo danni non lievi.

Nella casa al N. 23 in Via S. Vitale i soffitti fecero conca talchè ora minacciano di cadere.

Il palazzo della Guardia sofferse pure discretamente.

Su per l’ampio scalone, nelle pareti laterali del pianerottolo, nel salone centrale, si vedono grandi crepacci che vanno dall’alto in basso; nelle due pareti laterali del grande salone, nelle quali si aprono le porte che mettono alle altre sale i crepacci molto larghi hanno la forma di due grandi semicerchi. Gli invitati del Municipio a contemplar gli infelicissimi, meschinissimi, poverissimi fuochi d’artificio bruciati in Arena, poterono iersera verificare nel palazzo tutti questi crepacci. Del resto danni salienti le case della città non ebbero a soffrirne. In quasi tutte qualche calcinaccio si staccò, qualche soffitto fu inerinato, qualche tappezzeria si spaccò, ma i malanni si limitarono a questo.

E, – diceva una valente e pratico capomastro che tornava allora da Tregnago, – fortuna volle che le case di Verona sono costruite con ottimo materiale! Guai se fossero costruite col materiale di cui lo sono quelle di Tregnago! Il disastro sarebbe stato enorme!

*

All’Arsenale militare fu riscontrata una grossa spaccatura nel muro maestro.

In un gran salone poi, appoggiate a speciali incastri in sedici rastrelliere, si conservano le sciabole per la cavalleria e l’artiglieria, in numero di 3800.

Ieri mattina furono trovate tutte per terra.

*

Il guardame di S. Leonardo ha la propria casa appoggiata al forte. La forza del terremoto la staccò di netto dal muro del fortilizio, talchè la famiglia del guardame dovette sloggiare.

*

A voler tener conto di tutti gli scherzi fatti dal terremoto ci sarebbe da riempire il giornale.

Basti accennare ad alcuni.

Una ventina di gingilli, di piccoli oggetti sparsi sopra un tavolo furono trovati tutti raggruppati nel centro del tavolo, come se una mano ne li avesse radunati.

Una bottiglia a tre quarti piena d’acqua fu trovata quasi vuota, l’acqua sparsa all’inrono per il moto sussultorio ed ondulatorio, senza che la bottiglia si sia rovesciata.

E via dicendo.

*

Quest’oggi a mezzogiorno è caduto in istrada dal palazzo Cattarinetti posto in Via Rosa, un camino che era stato danneggiato dalla scossa di ieri.

Nel cadere per poco non colpì un agente del sig. Mosconi ed un facchino dello stabilimento Franchini che passavano in quel camminamento.

Sappiamo che altri camini pericolano. Si faccia una visita onde non accadano altre disgrazie.

QUI LA SECONDA PARTE (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/09/20/terremoto-verona-1891-quotidiano-arena-seconda-parte/)

QUI LA PRIMA PARTE: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/08/30/terremoto-verona-1891-quotidiano-arena-prima-parte/)

 

 

 

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LUCIANA ELIZONDO “Alone”

LUCIANA ELIZONDO “Alone”

LUCIANA ELIZONDO “Alone”

ASSOCIAZIONE LATINOAMERICANA DI CREMONA. CD, 2019

elizondoIn molti abbiamo avuto il grande piacere di avvicinare il suono della viola da gamba grazie al film “Tutte le mattine del mondo” di Alain Corneau (1991) nel quale si narravano le vicende del rapporto tra i due autori – esecutori Marin Marais e Monsieur de Sainte Colombe. Jordi Savall era l’interprete della colonna sonora, e chi ha voluto poi proseguire sulla strada di questa musica avrebbe scoperto che il violista catalano dieci anni prima aveva inciso uno splendido lavoro solista dedicato a questo straordinario strumento.

Qualche settimana fa la violista argentina Luciana Elizondo ha pubblicato autonomamente questa sua opera prima solistica orientando la scelta del repertorio sulle scritture di due colossi della viola da gamba, Tobias Hume (1569 – 1575) e Carl Friederich Abel (1723 – 1787) vissuti ad un secolo e mezzo uno dall’altro, quasi a testimoniare come questo strumento abbia goduto in un periodo piuttosto lungo l’attenzione di musicisti e di compositori. Val la pena di spendere due parole su questi due autori: il primo, il geniale ed eccentrico Hume era un soldato professionista (leggi “mercenario”) la cui passione – a parte quella di prestare la sua opera a diversi eserciti europei – era la musica; pubblicò due raccolte musicali, The first Part of Ayres(o Musicall Humors) del 1605 che contiene 117 brani,e Captain Humes Poeticall Musicke, del 1607 che comprende 25 brani per viola e liuto. Fu il primo ad usare la tecnica che prevedeva l’uso anche del dorso dell’archetto (tecnica del legno) ed anche il primo ad utilizzata le intavolature per scrivere la musica e per questo venne attaccato duramente nientemeno che da John Dowland. Così Home aveva scritto: “D’ora in avanti il maestoso strumento “Gambo violl” produrrà con facilità una musica molto varia e ricca di risorse come il liuto”: apriti cielo.

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Dal canto suo Carl Friederich Abel era figlio del violoncellista dell’Orchestra di J. S. Bach e con il figlio di Bach, Johann Christian, organizzò per la prima volta in assoluto una serie di concerti “su abbonamento”, una grande novità per l’epoca. La Elizondo intepreta qui sei composizioni tra le quali segnalo un magnifico “Adagio” ed un “Tempo di Minuetto”: tutti provengono dalla raccolta “Drexel 5871”, 27 composizioni facenti parte di un’importante fondo di oltre seimila volumi che si trovano ora custoditi dalla Biblioteca Pubblica di New York e donati dal filantropo Joseph Drexel che li acquistò nel 1858 da Henry Albrecht.

Da semplice ascoltatore posso solo dire che la violista argentina interpreta in modo impeccabile questo repertorio (segnalo ancora il pizzicato di apertura di “Loves Farewell” di Hume e delleo stasso autore la Gagliarda “del Soldato”, riuscendo a dare una nitida immagine alla musica che veniva suonata nelle corti europee, prima solamente davanti ai selezionatissimi cortigiani ed in seguito, grazie all’iniziativa di Abel e Bach, anche ad un pubblico più ampio.

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Luciana Elizondo con Balen Lopez De Munain.

Se siete interessati a questo lavoro, contattate direttamente Luciana Elizondo qui: https://www.facebook.com/luciana.elizondo.9/timeline?lst=100001590709426%3A1111823132%3A1569149849

 

 

WILLIAM KENNEDY PIPING FESTIVAL, ARMAGH, IRLANDA 14 – 17 NOV. 2019 (seconda parte)

WILLIAM KENNEDY PIPING FESTIVAL, ARMAGH, IRLANDA 14 – 17 NOV. 2019 (seconda parte)

WILLIAM KENNEDY PIPING FESTIVAL, ARMAGH, IRLANDA 14 – 17 NOV. 2019 (seconda parte)

di Alessandro Nobis

(https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/09/06/william-kennedy-piping-festival-armagh-ulster-irlanda-14-17-nov-2019-prima-parte/)

Se non siete degli “ortodossi” delle cornamuse ma però pensate ugualmente di trascorrere le giornate del festival esclusivamente ad Armagh, mi permetto di dire che state commettendo un piccolo errore vista la possibilità di visitare importanti siti naturali e storici che si trovano, se non proprio nei dintorni, ad una distanza che consente di fare ritorno ad Armagh  per seguire gli appuntamenti del festival previsti per il pomeriggio e la sera. Prima di muovervi da Armagh, una visita al planetario fondato nel 1790 da Richard Robinson Primate d’Irlanda e al grande parco che lo circonda è altamente consigliata.

IMG_0061Imperdibile a mio avviso una visita alla Giant’s Causeway, nella Contea di Antrim che si raggiunge in un paio d’ore, di più se fate una sosta alla vicina  distilleria di Bushmill. Il sito è patrimonio dell’Unesco ed è formato da circa quarantamila colonne di basalto frutto di una eruzione avvenuta circa 60 milioni di anni fa: passeggiare lungo il mare su questo pavimento esagonale ha un grande fascino, soprattutto in questo periodo del’anno quando sono del tutto assenti le comitive di turisti. Se poi siete appassionati di storia naturale, la Passeggiata del Gigante “Fionn mac Cumhaill” è un “must” assoluto.

Da Armagh è possibile raggiungere anche la città di Belfast in circa un’ora e quella di Derry, a Nord, in novanta minuti. Se siete invece stati rapiti dalla narrazione del “Trono di Spade” sappiate che numerose locations si trovano nell’Ulster, quindi avrete il modo di avventurarvi nelle foreste e visitare i luoghi che avete visto nelle serie TV. Tra l’altro a Belfast è esposto un lunghissimo arazzo che visualizza i fatti narrati.

Ritornando alla programmazione del Piping Festival, da evidenziare il concerto alle ore 16 al Market Place Studio Theatre con tre set, rispettivamente delCalum Stewart Trio  di Diarmaid, Deirdre & Donncha Moynihan e di Brìghde Chaimbeul & Aidan O’Rourke. Alle 20 nell’Auditorium del Market Place si esibirannoMartin Hayes & David Power, Liana Sharifian, Homayoon Nasiri & Sylvain Barou (Iran/Brittany), Gráinne Holland with Brian Finnegan & Tony Byrneed infine l’APC Harp Ensemble.

La Domenica, alle 15:30 presso la sede dell’Armagh Pipers Club, probabilmente l’evento più interessante di tutto il festival al quale parteciperanno ensemble composti da membri della stessa famiglia a testimoniare come  il passaggio generazionale degli strumenti e dei repertori in terra d’Irlanda sia ancora vivissimo. Saranno della partita i Keane (Tommy & Pádraic), i Potts (Seán, Sorcha & Fiachra), i Vallely (Brian, Dara, Niall, Cillian, & Oisín), i Mulligan (Néillidh, Alphie, & Tadhg). I McKeon (Gay, Seán & Conor) e i Rowsome (Kevin, Tierna & Naoise).

Di seguito il programma delle giornate di sabato 16 e domenica 17 novembre

SABATO 16

9:00 – 11:30 Academy Grading & Workshop 1 – Armagh City Hotel

– ‘Blackie’ O’Connell, Mickey Dunne, Máire Ní Ghráda, Seán Potts, Pádraig McGovern, Tommy Keane, Pádraic Keane, Mark Redmond, Brian McNamara, Tiarnán Ó Duinnchinn, Cillian Vallely, Emer Mayock, Néillidh Mulligan, Kevin Rowsome, Diarmaid Moynihan

10.00 – Workshops – St. Malachy’s P.S.

– Harp – Gráinne Hambley

– Fiddle – Siobhán Peoples

– Flute – Sylvain Barou

– Singing – Gráinne Holland

– Scottish Step Dance – Sophie Stevenson

12:00 – 13:00 – Pipers and their Pipes – Armagh City Hotel

– Néillidh Mulligan & Mickey Dunne in discussion with Brian Vallely

13:00 – Concerto – First Presbyterian Church Armagh

– Buile Shuibhne/The Madness of Sweeney – featuring David Power, Barry McGovern & the RTÉ ConTempo Quartet

– Tryst (Scotland) – featuring Finlay MacDonald, Ross Ainslie, Calum MacCrimmon, Lorne MacDougall, Steven Blake, James MacKenzie & John Mulhearn

13:00 – Lunchtime Sessions – Embers Restaurant/Red Ned’s Pub

15:00 – Singing Session – Charlemont Arms Hotel

16:00 – Sessions – Victoria Bar/Turner’s Bar/Hole in the Wall Pub

16:00 – 18:00 – Academy Workshop 2 – Armagh City Hotel

16:00 – Concerto – Market Place Studio Theatre

– Calum Stewart Trio (Scotland/Brittany)

– Diarmaid, Deirdre & Donncha Moynihan with Emer Mayock

– Brìghde Chaimbeul & Aidan O’Rourke

18:00 – Meet the Pipemaker – Armagh City Hotel

– Robbie Hughes talks about his life and times making pipes

20:00 – Concerto – Market Place Theatre Main Auditorium

– Martin Hayes & David Power

– Liana Sharifian, Homayoon Nasiri & Sylvain Barou (Iran/Brittany)

– Gráinne Holland with Brian Finnegan & Tony Byrne

– APC Harp Ensemble

23:00 – Festival Club – Market Place Theatre Studio

– Cúig

– ‘Blackie’ O’Connell, Siobhán Peoples & Cyril O’Donoghue

DOMENICA 17

10:00 – 12:00 – Academy Workshop 3 – Armagh City Hotel

11:00 – Workshops – Áras na bPíobairí

– Fiddle – Maeve Donnelly

– Scottish Step Dance – Sophie Stevenson

12:00 – Concerto – Market Place Studio Theatre

‘Blackie’ O’Connell, Siobhán Peoples & Cyril O’Donoghue

– Loïc Bléjean & Tony Byrne (Brittany/Ireland)

13:00 – 13:00 – Academy Workshop 4 – Armagh City Hotel

13:00 – Session – Red Ned’ 

13:00 – Junior Singing Session – Áras na bPíobairí

15:30 – Ó Ghlúin go Glúin– Áras na bPíobairí

– Keane (Tommy & Pádraic)

– Potts (Seán, Sorcha & Fiachra)

– Vallely (Brian, Dara, Niall, Cillian, & Oisín)

– Mulligan (Néillidh, Alphie, & Tadhg)

– McKeon (Gay, Seán & Conor)

– Rowsome (Kevin, Tierna & Naoise)

18.00 – Musical Service – St. Patrick’s Cathedral

18.30 – Final Session – Red Ned’s Pub

TERREMOTO VERONA 1891 (quotidiano ARENA, seconda parte)

TERREMOTO VERONA 1891 (quotidiano ARENA, seconda parte)

TERREMOTO VERONA 1891 (quotidiano ARENA seconda parte) 7 – 8 GIUGNO 1891

“IL TERREMOTO DI STANOTTE”

IN PROVINCIA (nostri telegrammi).

DA FERRARA DI MONTE BALDO. Ore 9.

S.G.) Questa notte si sentii una fortissima scossa sussultoria di terremoto alle 2 e quattro minuti, durata quasi un quarto di minuto (?). Grande panico, tutta la popolazione in istrada, qualche danno alle case ma nessuna disgrazia.

*

SULLA VERONA – CAPRINO.

Dai comuni posti sulla linea Verona – Caprino riceviamo notizie confortanti. A Caprino, Affi, Costermano, Sega, Albarè, San Pietro, Parona, la scossa non produsse danni rilevanti all’infuori di qualche casa sconnessa e di qualche camino abbattuto.

*

DA CHIESANUOVA, (ore 10).

S.O.) Giunge in questo momento notizia che il terremoto questa notte al Cerro ha abbattuto due case seppellendo due morti. Scriverò, non avendo il tempo di appurare la notizia per telegrafarvi in tempo. Si dice pure che due case siano cadute ad Erbezzo.

*

DA TREGNAGO. GRAVI DISGRAZIE.

C.) 17 sepolti. Una morta.

Ore 10.

Il terremoto di stanotte ha danneggiato tutte le nostre case. Non una rimase illesa. Moltissime sono pericolanti. Il Sindaco ha chiesto al Prefetto personale tecnico di rinforzo. A Badia Calavena tre case furono letteralmente distrutte seppellendo 17 individui. Mercè pronte le disposizioni delle autorità furono potuti estrarre dalle macerie tutti vivi.

Ore 10:45.

Nella frazione di Marcemigo è crollata un’altra casa abitata dai coniugi Roncari. Essi erano a letto, al pian terreno: dalla scossa vennero balzati in alto; ricadendo, il marito, non sa come, andò a finire sotto il secchiaio. Questo lo salvò.

Infatti in quel momento la casa precipitò trascinando il piano superiore. La donna, che era rimasta in letto fu seppellita dalle macerie. Il marito ebbe la spalla r lr gambe contuse dai sassi e dalle macerie, ma il secchiaio gli salvò il capo, quindi rimase illeso.

Con alacrità lodevole carabinieri ed autorità si adoperarono al salvataggio, pur troppo inutile per la povera donna che venne estratta cadavere.

Nella frazione di Cogolo s’è inclinato il campanile. In questa frazione e nelle altre vicine i danni sono enormi.

In questo momento sono giunti i dottori Massalongo e Colognato, il Procuratore del Re, il Giudice Aroldi, il canceliere Franchi, cinque guardie di P.S. col delegato Venosti, ed altre guardie col delegato Menegoni da Sambonifacio.

*

DA GREZZANA (ore 10)

In contrada Pozzo crollò una casa di proprietà comunale. Nessuna disgrazia.

*

DA MONTORIO.

Ci scrivono: Caddero qui moltissimi camini, si screpolano varie case, e precipitarono tutti gli alti parafulmini del Cotonificio Turati. Grande spavento nella popolazione.

*

DA AVESA.

Ci scrivono: Il terremoto di stanotte fece screpolare fortemente tutto il fabbricato nuovo della Scuola.

*

PARLA IL PROF. GOIRAN.

L’egregio cav. Goiran ci comunica:

Verona, 7 giugno 1891

Alle ore 2 e minuti 4 ant. Fortissima scossa di terremoto dapprima sussultorio e quindiondulatorio. La direzione è da est ad ovest. La scossa fu preceduta e accompagnata da un rombo prolungato da potersi paragonare al rombo prodotto da un treno che si avvicina ad una stazione.

La scossa è stata segnalata da tutti gli strumenti dell’osservatorio. La violenza della stessa è stata tale che sono rimasti rovesciati il sismografo Brassart e l’avvisatore Galli. Di questi il primo è pesantissimo. Tutti i pezzi del principale mio microsismografo sono stati spostati dagli scaffali del gabinetto di fisica, la massima parte degli apparati è stata rovesciata.

Il senso dello spostamento indica la direzione dell’onda primitiva nel senso indicato più sopra (da est ad ovest n.d.r.).

Così pure sono stati spalancati gli sportelli di molti armadietti e custodie sistemati nel mio studio.

Dai muri sono caduti non pochi calcinacci.

La scossa più forte delle ore 2 minuti 4 ant. è stata preceduta da altra più leggera ore 1 minuti 7 ant.

Altre leggere sono continuate posteriormente a quell’ora e segnatamente alle 4:30 ant. Anche questa mane (stamane n.d.r.) una scossa è stata avvertita alle ore 7 ant.

Alle ore 8:30 ant. gli strumenti che rimangono in azione segnano calma; ed il terremoto accenna appena un movimento ondulatorio leggerissimo.

Certissimamente questa scossa è superiore a tutte le altre avvertite in Verona durante questo secolo.

A. Goiran

PRIMA PARTE: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/08/30/terremoto-verona-1891-quotidiano-arena-prima-parte/)

 

LAURA AVANZOLINI “Sings Bacharach”

LAURA AVANZOLINI “Sings Bacharach”

LAURA AVANZOLINI “Sings Bacharach”

DODICILUNE / KOINE’ RECORDS CD kne035, 2019

di Alessandro Nobis

Tuffarsi nei repertori di “Intoccabili” come Bob Dylan, Lucio Battisti o della coppia Lennon – McCartney può essere pericoloso ed il rischio di cadere nella banalità della riproposizione calligrafica è grande. Beatles, Battisti, Bob Dylan ma anche Burt Bacharach, maestro nel creare ed arrangiare melodie che sono nel tempo diventate immortali classici prima della musica popolare ed in seguito anche del jazz: ecco quindi che ascoltare con grande attenzione questo lavoro di Laura Avanzolini rivela la grande cura, la capacità di staccarsi dall’originale e di interiorizzare alcune gemme del songbook del pianista di Kansas City; inoltre gli arrangiamenti di Michele Francesconi che valorizzano al meglio la sua duttile voce ed il gruppo che partecipa alla registrazione rappresentano un rilevante valore aggiunto alla realizzazione di questo ottimo lavoro.

L’ensemble interpreta dieci composizioni di Bacharach che si ascoltano con grande piacere rivelando via via che si procede particolari e suono d’insieme che danno alla fina la cifra stilistica del disco: la calibrata introduzione del contrabbasso di Tiziano Negrello in “The Look of Love” (faceva parte della colonna sonora di “Casino Royale”), il bellissimo arrangiamento in crescendo di “Raindrops Keep Fallin’ on My Head” (da “Butch Cassidy”) con delle interessanti parti riservate ai fiati e con il solo di Giacomo Uncini alla tromba, il clima dixie di “Baby it’s you” ed infine “I Say a little Prayer” dagli ampi spazi strumentali aperta dal drumming di Michele Sperandio, ed originariamente composta per Dionne Warwick.

E poi naturalmente c’è la voce di Laura Anzolini che intelligentemente non decide di semplicemente di “lucidare” il songbook già perfetto di Bacharach, ma gioca con esso appropriandosene con la sua voce sempre fluente ed ispirata, dando una lucida visione fortemente legata al jazz di uno dei compositori più importanti ed influenti del ventesimo secolo.

http://www.dodicilune.it

SOSTIENE BORDIN: JOHN PEEL (1939 – 2004)

SOSTIENE BORDIN: JOHN PEEL (1939 – 2004)

SOSTIENE BORDIN: JOHN PEEL (1939 – 2004)

di Cristiano Bordin

image.pngIl 30 agosto avrebbe compiuto 80 anni: purtroppo però John Peel se ne è andato per colpa di un infarto quando era in vacanza a Cuzco, in Perù, nel 2004 quando di anni ne aveva solo 65. E’ stato molto di più di dj radiofonico, ha attraversato per intero la musica rock in tutte le sue varianti dal dopoguerra al nuovo secolo tanto che  Brian Eno lo raccontò così:” Si trovava veramente al centro di tutto. E’ stata il primo  ad aver capito che la musica era un luogo dove le persone si sarebbero incontrate tra loro. E lui è diventato il centro di tutte quelle conversazioni”. Oggi, per la rivoluzione che hanno avuto  l’approccio e il modo di fruire della musica un personaggio così sembra quasi una leggenda. E infatti una leggenda John Robert Parker Ravenscroft, questo il suo vero nome,  lo è stato per davvero. Dj radiofonico lo diventò in Usa dove si trovava con il padre nel 1960  grazie alla esplosione dei Beatles che erano di Liverpool come lui.  image.pngCavalcando la beatlemania inizia a lavorare in varie città e in varie radio per fare ritorno in Inghilterra nel ’67 quando lo assume la Bbc dopo la sua esperienza ad una radio pirata londinese, Radio London dove si era imposto alla attenzione generale con il suo programma “Perfumed garden”. Non gliene fregava nulla delle classifiche e dei singoli: in scaletta metteva quello che gli piaceva spaziando dalle Mothers of Inventions ai Jefferson Airplane, da Captain Beefheart al blues senza dimenticarsi dei Misunderstood  una delle sue band preferite dell’epoca. In piena libertà. Ma le radio pirata dovettero chiudere e la Bbc era lì che non aspettava altro che assumerlo. Prima “Night ride” poi “Top gear” e infine “The John Peel show” furono i suoi programmi in cui Peel dava fondo a tutto il suo eclettismo, a tutta la sua immensa cultura musicale e a tutta la sua curiosità. In scaletta c’era di tutto e nel suo studio ci passano tutti d a David Bowie a Bob Marley, lanciò i King Crimson e trasmise  per intero “Tubolar bells” di Mike Oldfield  che divenne un successo da milioni di copie anche grazie a lui. Dalla metà degli anni ’70 inizia un’altra avventura  che lo rese famoso, le Peel sessions: registrazioni dal vivo di 4 o più brani di band famose come di gruppi all’esordio. image.pngDi Peel session- molte pubblicate poi dalla sua etichetta, la Strange Fruit- ne condusse circa 4 mila e nel suo studio passarono qualcosa come 2 mila musicisti. Tra cui i Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Bob Marley, i Pink Floyd, Tim Buckley  e più tardi Siouxsie and the Banshees ancora senza contratto così come capitò agli Xtc, i Joy Division, gli Smiths e i Nirvana. E soprattutto i Fall, una delle sue band preferite, invitati una trentina volte. Ci furono mai ospiti italiani nei suoi programmi? Si, capitò alla Pfm, con due sessions nel ’73, e ai catanesi Uzeda, che incidevano per la Touch & Go, nel ’94 e che dimostrano quanto era attento alle novità e quanto coraggio e quanta  apertura mentale avesse. E anticonformista lo era anche nella vita e gli piaceva scherzare: il suo secondo matrimonio lo celebrò  sulle note di “You’ll never walk alone” inno del Liverpool di cui era tifosissimo tanto da interrompere durante una trasmissione  “Love will tear us apart” dei Joy Division  per esultare per un gol dei reds. E al suo funerale a fare da colonna sonora ci fu “Teenage kicks” degli Undertones: quando gliela mandarono la trasmise 2 volte  di fila dicendo “Non c’è niente di meglio di questo”. Ha attraversato 40 anni di musica John Peel, ha visto il declino del rock e l’inizio di un cambiamento epocale come la digitalizzazione. Ma sempre con ironia e senza reducismi lui che li ha visti, intervistati, ospitati praticamente tutti. “Ho avuto una sfortuna sfacciata- ha detto in un’intervista-  tutto quello che volevo l’ho avuto: una moglie meravigliosa, una casa in campagna, un impiego in radio. Cascassi morto domani mattina non potrei lamentarmi di nulla. A parte che mi perderei il nuovo album dei Fall”.

SOSTIENE BORDIN:

(https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/08/16/sostiene-bordin-the-stranglers-rattus-norvegicus/)

(https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/07/12/sostiene-bordin-king-crimson-live-arena-di-verona-8-luglio-2019/)

 

 

BAD BLUES QUARTET “Back on my feet”

BAD BLUES QUARTET “Back on my feet”

BAD BLUES QUARTET “Back on my feet”

TALK ABOUT RECORDS. CD, 2019

di Alessandro Nobis

Questo “Back on my Feet” è il secondo lavoro di questo quartetto sardo dopo l’ottimo esordio (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2017/07/05/bad-blues-quartet-bad-blues-quartet/): Eleonora Usala (voce), Federico Valenti (chitarre), Gabriele Loddo (basso) e Frank Stara (batteria) confezionano un altro disco di blues elettrico tosto, con un suono incisivo confermando una personalità nel comporre brani originali che naturalmente, e non può essere altrimenti, si rifanno alle dodici battute della schematica musica del diavolo. Non ho percepito autoreferenzialità nella musica del Bad Blues Quartet, ma piuttosto l’esigenza di farsi attraversare dal blues più classico e di trasformarlo in qualcosa di proprio: l’accenno al spiritual nella parte iniziale di “Basic man” con a seguire un efficace riff di chitarra, echi di “delta” nel brano di Vera Ward Hall “I been drinking”, il “call and response” nel brano che chiude l’album, “S.O.B.” con un bel solo del violino di Diego Milia. Musica solida, band affiatata con le idee chiare anche nell’affrontare brani scritti da altri come i brani citati e nei davvero convincenti brani originali come il robusto slow “In my silence” o lo shuffle “Birthday present” con l’incisiva voce di Eleonora Usala, l’hammond di Alessio Sanna e con un bel solo di chitarra.

Bravi “quelli” della “Talk About Records” che hanno prodotto l’album che ha anche il marchio di Blues Made in Italy, marchio di garanzia naturalmente.

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www.badbluesquartet.com

 

JORDI SAVALL – HESPERION XXI “Ibn Battuta 1304 – 1377”

JORDI SAVALL – HESPERION XXI “Ibn Battuta 1304 – 1377”

JORDI SAVALL – HESPERION XXI “Ibn Battuta 1304 – 1377”

ALIAVOX RECORDS, 2CD, 2019

di Alessandro Nobis

UnknownFra il 1325 – quando lasciò la natìa Tanger dove era nato ventuno anni prima – ed il 1355 – l’anno del suo ritorno in Marocco dove trascorse il resto della sua incredibile vita e dove morì nel 1377 – Ibn Battuta descrisse i luoghi che visitò lungo i centoventimila chilometri che lo portarono ad entrare in contatto con civiltà lontanissime sia in termini geografici che culturali dalla sua, quella araba islamizzata. E’ considerato dai geografi e dagli storici come il più importante viaggiatore di quel periodo assieme al più conosciuto e quasi coevo veneziano Marco Polo (1254 – 1324), ed alla sua figura, al suo continuo instancabile peregrinare in cerca della conoscenza di mondi “altri”, il catalano Jordi Savall dedica questo straordinario lavoro, un doppio CD allegati ad una preziosa raccolta di saggi, un viaggio sonoro nel viaggio di Ibn Battura attraverso recitativi – brevi – e musiche polari degli angoli più reconditi del mondo medioevale.

Il primo dei due compact disc segue il percorso di Battuta dal Marocco, da dove si era mosso per il pellegrinaggio alla Mecca, fino all’arrivo in Afghanistan, il secondo CD segue il viaggio che dall’Asia Centrale lo portò dapprima in Cina ed il suo ritorno, da Bagdad a Granada fino a Tanger. Un viaggio durato trenta anni ed effettuato “solo, senza un amico la cui compagnia avrebbe potuto essere gradevole, e senza una carovana di cui facessi davvero parte”, così scrive Ibn Battuta nel suo diario.

L’ascolto è davvero intrigante, tra i testi curati da Manuel Forcano e Sergi Gran e le musiche scelte ed interpretate da uno stuolo di musicisti sempre di altissimo valore come lo sono quelli dell’Hesperion XXI; a parte un doveroso ricordo di Marco Polo con il “Lamento di Tristano” eseguito da Savall con le ribeca, vorrei segnalare due brani provenienti dalla Cina che narrano dell’espulsione dei Mongoli da Pechino, quelli che si rifanno all’Impero del Mali e l’Istampitta “Isabella” che narra della conquista della Sardegna da parte di Pierre III.

Una pubblicazione di grande valore musicologico e storico tra narrazione e musica al pari delle altre analoghe a questa che Jordi Savall ha pubblicato negli ultimi anni. Consigliato a tutti i “curiosi” come noi de ildiapasonblog.

WILLIAM KENNEDY PIPING FESTIVAL, ARMAGH, ULSTER, IRLANDA 14 – 17 NOV. 2019 (Prima parte)

WILLIAM KENNEDY PIPING FESTIVAL, ARMAGH, ULSTER, IRLANDA 14 – 17 NOV. 2019 (Prima parte)

WILLIAM KENNEDY PIPING FESTIVAL, ARMAGH, IRLANDA 14 – 17 NOV. 2019 (Prima parte)

di Alessandro Nobis

Da parecchi anni oramai, questo è il ventiseiesimo, per i cultori della musica tradizionale – in particolare irlandese –  di tutto il mondo i giorni attorno al 15 di novembre rappresentano un imperdibile appuntamento, un momento di incontro e di confronto tra musicisti che si tiene nella città di Armagh, nell’omonima Contea irlandese. E’ il William Kennedy Piping Festival dedicato al piper e piper maker nato non lontano da Armagh e vissuto nella cittadina dell’Ulster (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/04/19/500-dalla-piccionaia-william-kennedy-pipe-maker-piper-1768-1834/), brillantemente organizzato dall’attivissimo Pipers Club, istituzione molto importante che lavora nei campi della divulgazione, della ricerca, dell’insegnamento della tradizione musicale irlandese agli adulti ma anche e soprattutto ai giovanissimi che frequentano i corsi di uilleann pipes, di violino, di canto, di step dance, di flauto e di arpa che spesso si concretizzano nella formazione di gruppi musicali anche professionisti.66719761_2396369443810871_1771897747331350528_o.jpg

Al solito molte sono le locations scelte che coprono tutta la città di Armagh, quelle per eventi più “formali” e quelle per gli altrettanti eventi “informali”, ovvero le session libere che si tengono nei pub e negli hotel. Tra le prime il Primate’s Palace, ove si tiene l’apertura ufficiale e dove si può ammirare la collezione permanente di alcune delle opera del pittore (e piper) John Brian Vallely, la sede del Clun “Áras na bPÍobari”, il Cathedral Road Recreation Centre, la Fisrt Presbyterian Church, il Teatro al marker Place, e la St. Malachy P. School, tra i secondi I pub Red Ned’s, Hole in the Wall, Victoria, Turner’s, gli hotel Charlemont, Armagh City.

Per questa ventiseiesima edizione, lo spettro musicale definito dagli organizzatori si amplia ulteriormente con un sguardo al Medio Oriente ed  all’area mediterranea. Vorrei sottolineare a questo proposito la presenza dell’italiano Nico Berardi, multistrumentista e “zampognaro” per l’occasione che presenterà un repertorio popolare proveniente dalla Puglia, regione del sud Italia che si affaccia al Mare Adriatico di fronte alla Grecia e del duo proveniente dall’Iran formato da Liana Sharifian e Homayoon Nasiri, presenti assieme agli scozzesi Tryst all’inaugurazione del WKPF, giovedì 14 alle ore 18 al Primate’s Palace.

Qui sotto il programma dettagliato degli eventi che si terranno il giovedì ed il venerdì a partire dale 10 della mattina, ovvero subito dopo l’Irish Breakfast……………….

Tra I nomi che vorrei solo segnalare, al di là di quelli già citati, il bretone Loic Blejean (già presente nel 2016 con lo straordinario quartetto Celtic Project, Kevin Rowsome, Sean Potts e Padraig McGovern.

(continua)

PROGRAMMA:

GIOVEDI 14

10:00 – Lá na Meanscoileanna – Cathedral Road Recreation Centre

– Sophie Stevenson, Gráinne Holland, Tadhg Mulligan, Brìghde Chaimbeul

18:00 – INAUGURAZIONE UFFICIALE – Primate’s Palace

– Tryst (Scotland)  e Liana Sharifian & Homayoon Nasiri (Iran)

20:00 – A World of Piping – Áras na bPíobairí

– Stefce Stojkoski (Macedonia), Liana Sharifian & Homayoon Nasiri (Iran), Nico Berardi (Italy), Brìghde Chaimbeul & Sophie Stevenson (Scotland), Edelmiro Fernández (Galicia)

INGRESSO £10

22:00  – Session in Red Ned’s

 VENERDI 15

10:00 – Lá na nGaelscoileanna – Cathedral Road Recreation Centre

– Sophie Stevenson, Gráinne Holland, Tadhg Mulligan, Brìghde Chaimbeul

10.00 – Schools Concert – First Presbyterian Church Armagh

– Loïc Bléjean, Sylvain Barou & Tony Byrne (Brittany)

– Tryst (Scotland)

– Liana Sharifian & Homayoon Nasiri (Iran)

– Nico Berardi (Italy)

– Stefce Stojkoski (Macedonia)

– Edelmiro Fernández (Galicia)

13:00 – Lunchtime Session – Embers Restaurant

14:00 – Session – Hole in the Wall Pub

17:00 – Concert – Market Place Studio Theatre

– Máire Ní Ghráda & Maeve Donnelly

– Loïc Bléjean, Sylvain Barou & Tony Byrne (Brittany)

– Brian McNamara & Gráinne Hambley

– Gráinne Holland with Brian Finnegan & Tony Byrne

INGRESSO £10

18:00 – Session – Red Ned’s Pub

18:00 – Lecture/Presentation – Áras na bPíobairí

– ‘Lord Rossmore’ – Seán McElwaine with Tiarnán Ó Duinnchinn

20:00 – Uilleann Pipes Concert – First Presbyterian Church Armagh

– Seán Potts, Tommy & Pádraic Keane, Emer Mayock, Máire Ní Ghráda, Mark Redmond, Pádraig McGovern, Kevin Rowsome

INGRESSO £10

22.30 – Session in Charlemont Arms Hotel

JOHNNY SHINES “The Blues Came Falling Down: live 1973”

JOHNNY SHINES “The Blues Came Falling Down: live 1973”

540 – JOHNNY SHINES “The Blues Came Falling Down: live 1973”

Omnivore Records, CD 2019

di Alessandro Nobis

Questi ottanta minuti rappresentano una sorte di Santo Graal per gli estimatori di Johnny Shines, uno di quelli che come padrini musicali ebbe due tizi come Howlin’ Wolf e Robert Johnson. Non so se mi spiego. La registrazione, di ottima qualità, ci riporta al 1973 quando assieme a Leroy Jodie Pierson (che lo accompagna in tre brani) tenne un concerto a St. Louis presso la Washington University.

81imKmX6NBL._SY355_Classe 1915, nato dalle parti di Memphis lungo il corso del Mississippi, Shines fa parte di quella schiera di straordinari talenti che ad un certo punto della carriera, con varie motivazioni, sparirono letteralmente dal mondo della musica per poi essere riscoperti da compagnie discografiche, da musicisti europei ed americani e da impresari bianchi. Nel caso specifico Shines effettuò delle sedute di registrazione nella seconda parte degli anni Quaranta per la Columbia e la Chess che non portarono però ad alcuna pubblicazione e nel ’52 registrò un ottimo disco che non ebbe alcun risultato commerciale tanto da far decidere a Shines di abbandonare la strada del musicista per dedicarsi ad altro, l’intenzione di andare in Africa e poi il duro lavoro in un’impresa di costruzioni.

Alla metà degli Sessanta – nel 1966 – la lungimirante Vanguard records lo trovò che fotografava (si avete capito bene, che “fotografava”) altri bluesman in un club del Southside e non perse l’occasione di registrare nei suoi studi alcuni brani che divennero parte del terzo volume della prima serie “Chicago: the Blues Today” (a divedersi le due facciate c’erano con Shines anche Johnny Young e Big Walter Horton) che finalmente contribuì a far conoscere questo straordinario bluesman al pubblico dei bianchi americani ed europei assieme agli altri che ebbero spazio in questi tre fondamentali LPs. Erano i tempi in cui negli Stati Uniti ma soprattutto in Inghilterra c’era un forte interesse verso il blues americano ed infatti lì emersero straordinari talenti della cosiddetta corrente del British Blues, cito solamente i Bluesbreakers, gli Stones, i Fleetwwod Mac, la Graham Bond Organisation e gli Yardbirds.

In questa registrazione c’è la sua potente voce (ascoltatela e ascoltate la slide nella sua “Have you ever loved a woman”), la sua straordinaria chitarra, c’è la sua storia personale e la storia del blues americano con i suoi protagonisti, da Robert Johnson (“Kind Hearted Woman”, “I’m a steady Rollling Man”, “They are red hot” e Sweet Home Chicago), c’è Sleepy John Estes (“Someday Baby Blues”), c’è anche Wllie Johnson (“It’s nobody fault but mine”) ma soprattutto ci sono i suoi blues, le sue sofferenze accumulate in dura vita che improvvisamente gli regala una chance di riscatto sociale.

Per me disco imperdibile. “Chicago Blues Legend”, recita lo sticker nel cellophane che avvolge il cd: niente di più vero.