EMMETT GILL  “The Mountain Groves”

EMMETT GILL  “The Mountain Groves”

EMMETT GILL  “The Ace and Deuce of Piping Vol. 2: The Mountain Groves”

Na Píobaíri Uilleann. CD, 2007

di alessandro nobis

Nativo di Londra ma “naturalizzato” irlandese, Emmett Gill è uno dei numerosi musicisti che, pur avendo una tecnica invidiabile ed una espressività davvero rara, resta per il momento poco conosciuto soprattutto nel “continente” al di fuori della cerchia degli appassionati di uilleann pipe e di conseguenza della musica tradizionale irlandese. Già nei primi anni ’80 – e quindi in giovanissima età considerando che il suo anno di nascita è il 1976 – in quel di Camden Town, quartiere londinese conosciuto per il fermento culturale che ospita, Gill ha respirato l’aria irlandese sia ascoltando la collezione di dischi dei genitori e successivamente collezionando preziosi 78 giri sia frequentando il “London Pipers Club” e maestri come Billy Browne e da John Murphy.

13853Meno male che nel 2007 la benemerita associazione “Na Píobaíri Uilleann” nella sua collana “The Ace and Deuce of Piping” ha pubblicato questo ottimo “The Mountain Groves” dove racconta le sue influenze, i suoi studi in una parola la sua passione per la cornamusa irlandese.

Qualche esempio? “The Garden of Daisies”, brillante set di danze imparato ascoltando gente come Patsy Touhey e Seamus Ennis, le gighe “Down the Black Lane / Donnybrook Fair / Scully’s Casey” provengono dal suo repertorio live, il set “Sean O’Duibhir a’Gleanna” nel repertorio di pipers e violinisti ed associato al West Clare, la slow air “”Mo Ghrád Sa An Jug Mòr Is E Lán” eseguita a-la dal fondamentale piper Willie Clancy.

Una scoperta interessante, questa di Emmett Gill, e probabilmente la sua unica registrazione pubblicata sin qui. Attendiamo smentite da parte dell’interessato o di chiunque sia più aggiornato di me.

https://napiobairiuilleann.bandcamp.com/artists

“THE ACE AND DEUCE OF PIPING”:

Vol. 1: https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/03/21/suoni-riemersi-eliot-grasso-up-against-the-flatirons/

Vol. 3: https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/04/09/suoni-riemersi-robbie-hannan-the-ace-and-deuce-of-piping-vol-4-the-tempest/

Vol. 4: https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/06/22/caoimhin-ofearghail-uilleann-piping-from-county-waterford/

 

 

Pubblicità

FEDERICO MOSCONI “Il tempo della nostra estate”

FEDERICO MOSCONI “Il tempo della nostra estate”

FEDERICO MOSCONI “Il tempo della nostra estate”

Slowcraft Records. CD, 2020

di alessandro nobis

Ho cercato di descrivere in altre occasioni i caratteri compositivi e sonori di Federico Mosconi e stavolta, devo dire finalmente, emerge tutto il suo talento di chitarrista acustico che abbinato alla ricerca di suoni elettronici fa di questo “Il tempo della nostra estate” a mio avviso sin qui la sua opera più completa perchè mette in piena luce tutti gli aspetti della sua progettualità sonora e il suo valore di strumentista. I misurati ed efficaci accordi in ”Di Luminosa Calma”, gli arpeggi in “In Silenzio Leggero”, la chitarra che emerge dalla turbolenza elettronica in “Notte Fragile” sono paradigmatici alla musica di questo lavoro suggestivo, a tratti pacato ed a tratti travolgente che lascia all’ascoltatore la voglia di rimettere il disco sul piatto e di riascoltarlo più e più volte.

Il tempo della nostra estate” si compone di sette brani, costruiti con la “solita cura architettonica” da Federico Mosconi che, cosa rara in questo genere musicale, è replicabile anche dal vivo, e questo è un valore aggiunto al lavoro del compositore: un tappeto sonoro stratificato sul quale e nel quale si inserisce mirabilmente il suono della chitarra classica con i due suoni, quello acustico e quello elettronico che si combinano sempre in modo equilibrato. Ho già citato tre dei sette che compongono il disco, ed a questi aggiungerei il lungo e contemplativo brano eponimo composto per solo “suoni elettronici”, aperto da una sorta di “muro sonoro” che pervade i primi due minuti e nel cui sviluppo si inseriscono suoni che vanno a rafforzare la struttura del brano rendendola più intrigante e, azzardo, “cosmica”.

Gran bel lavoro.

www.slowcraft.info

 

 

 

 

 

 

SOSTIENE BORDIN: STIFF LITTLE FINGERS “Nobody’s Heroes”

SOSTIENE BORDIN: STIFF LITTLE FINGERS “Nobody’s Heroes”

SOSTIENE BORDIN: STIFF LITTLE FINGERS “Nobody’s Heroes”

Chrysalis Records. LP, 1980

di cristiano bordin

Era il 1980 quando uscì “Nobody’s heroes”, il secondo album degli Stiff Little Fingers.

In quell’anno c’era stato il primo grande sciopero della fame nel famigerato blocco H del carcere di Long Kesh. I militanti dell’IRA e delle altre organizzazioni armate repubblicane ed indipendentiste irlandesi si ribellarono alla perdita dello status di prigionieri politici e scelsero l’arma estrema dello sciopero della fame. Cominciò allora un’altra drammatica lotta con la Thatcher, che restò inamovibile, e che arrivò al tragico epilogo dell’anno successivo con 10 morti tra cui Bobby Sands che resse più di 60 giorni di sciopero della fame prima di cedere.

A-83072-1406481929-1356.jpeg.jpg

Erano gli anni dei “Troubles” e alla situazione del loro paese 4 ragazzi di Belfast, che avevano scelto come nome Stiff Little Fingers prendendolo da una canzone dei Vibrators,  avevano già dedicato il loro folgorante album di esordio, “Inflammable material”. Le loro canzoni erano insieme politiche – “Alternative Ulster” è un vero e proprio inno – ma anche  capaci  di  parlare a ragazzi come loro usando anche un registro personale. Il segreto? Quello di sempre per chi cammina sulla strada del punk, a quei tempi come oggi: la cosiddetta credibilità di strada.

“Inflammable material” resta una  vera  e propria pietra miliare del punk, che però sapeva anche guardare oltre il punk. E del resto il gruppo si era formato dopo aver visto suonare a Belfast i Clash, ma da ragazzino  Jack Burns, cantante e leader della band, era rimasto affascinato da Rory Gallagher. L’esordio, oltre ad essere un disco che rimarrà per sempre, finisce in classifica e la band trova in John Peel un solido alleato.

E allora arriva il momento di fare il bis, con “Nobody’s heroes”. Il secondo disco non è mai un passo facile. Confermarsi al livello dell’esordio- materiale infiammabile di nome e di fatto-  era davvero bella sfida che però la band vince con una naturalezza, e una forza, impressionanti.

Gotta getaway” ha la stessa potenza granitica e la stessa di capacità di stamparsi nella memoria di “Suspect device“.

Fly the flag” e  “Wait and see” sono episodi più complessi e più strutturati che vanno oltre il punk e lasciano aperti altri percorsi al gruppo senza però  tradire le origini.

In primo piano i marchi di fabbrica degli Stiff Little Fingers: la voce, roca, rabbiosa, inconfondibile di Burns, i riff di chitarra, i cori. “Nobody’s heroes” dà il titolo al disco ed è una delle canzoni simbolo della band nord irlandese: potenza, ritmica devastante, ritornello indimenticabile. Insomma c’è praticamente tutto e sicuramente sarà stata un esempio per tanti altri gruppi anche dei decenni successivi.

Ma una delle caratteristiche di quel periodo era unire la rabbia del punk ai suoni del reggae. I Clash, nel loro esordio, avevano segnato la strada con “Police and thieves“, cover di Junior Marvin e gli Stiff Little Fingers avevano accettato la sfida già nell’esordio con “Johnny was” di Bob Marley. E allora bastava solo proseguire, magari creando l’atmosfera adatta con “Bloody dub” e il terreno per un altro grande pezzo, “Doesn’t make all right” era pronto.

La potenza del punk arrivava e colpiva  e contaminava un pezzo degli Specials, altro grandissimo gruppo di quella stagione.

Ormai “Nobody’s heroes” sta scivolando verso l’epilogo anche se viene già voglia di ricominciare da capo: “I don’t like you” e la successiva “No change” hanno sfumature power pop e  preludono al gran finale di “Tin soldiers” un altro classico del gruppo.

Gli Stiff Little Fingers proseguirono poi con “Go for it”, e uscì, lo stesso anno di “Nobody’s hero”, un grande live, “Hanx” e poi si persero un po’ per strada. Si riformarono, cambiarono spesso formazione in cui ebbe posto per un po’ anche Bruce Foxton, bassista dei Jam,  ci furono ritorni dei membri originali del gruppo, altri dischi e soprattutto tanti tour e tanti concerti.

L’ultimo album in studio è di 6 anni fa, ma i concerti sono proseguiti anche dopo

Certo, la voce di Jack Burns non è più così abrasiva come un tempo  e i chili di troppo sono inevitabili.

Ma il loro pezzo di storia lo hanno fatto e per chi magari, per ragioni anagrafiche,  li scopre ora perchè non ne hai mai sentito parlare prima “Nobody’s heroes” ha ancora l’effetto di una scossa e la capacità di riportarci indietro di 40 anni per rivivere una stagione leggendaria e probabilmente irripetibile.

DALLA PICCIONAIA: CHITARRE PER SOGNARE 2020

DALLA PICCIONAIA: CHITARRE PER SOGNARE 2020

DALLA PICCIONAIA: CHITARRE PER SOGNARE 2020

25 luglio, Terme di Giunone di Caldiero, XIV^ Edizione

di alessandro nobis

Davvero Giovanni Ferro è un uomo che non si arrende mai: dopo avere forzatamente dovuto migrare dal territorio del Comune di Colognola ai Colli un paio anni or sono ed aver trovato ospitalità, graditissima, in quello di Caldiero, quest’anno ci si è messo anche il “virus” che ha messo in difficoltà, per usare un eufemismo, tutti gli organizzatori di festival e rassegne. Ma ZonAcustica, l’Associazione di cui Ferro fa parte ha trovato il modo di confermare la serata nella quale ovviamente verranno rispettate tutte le regole dettate per la sicurezza e salute degli astanti, chitarristi compresi.

E quindi sabato 25 luglio, alle 21, via la quattordicesima edizione di “Chitarre per Sognare” che anche quest’anno propone musicisti di ottimo livello, alcuni conosciuti altri che conosceremo in quella occasione: Piera Dadomo, Giorgio Cordini, Gabriele Dusi e Giovanni Ferro.

48371537_10217722607007060_7847475655808647168_n.jpg

Gabriele Dusi è un giovane chitarrista molto dotato, ed il suo primo lavoro emblematicamente chiamato “Startin’ Point” è una dichiarazione di intenti del suo progetto musicale (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2017/12/03/gabriele-dusi-startin-point/) che comprende composizioni originali ed interessanti interpretazioni di brani che appartengono alla storia della chitarra acustica e che rappresentano i suoi punti di riferimento.

tumblr_m7m8ikw2pp1rpqhb6o1_1280Voglio sottolineare l’importanza della presenza a “Chitarre per sognare” di una chitarrista di formazione classica come Piera Dadomo in un contesto diverso da quello delle sale da concerto e di questo va dato merito all’organizzatore della serata, Giovanni Ferro. Piera Dadomo già nel 2004 ha pubblicato “Rayos de Sol y de Luna” un album dedicato al compositore messicano Manuel M. Ponce e svolge un’intensa attività didattica parallelamente a quella concertistica; sarà una preziosissima occasione per il pubblico di avvicinarsi alla musica per violoncello e violino di Johann Sebastian Bach arrangiate per chitarra, ed il“Preludio della prima Suite per violoncello BWV 1007” e la “Ciaccona” (composta in occasione della scomparsa della moglie Maria Barbara), tratta dalla “seconda Partita in re minore per violino solo BWV 1004” penso siano il viatico ideale per chi poi volesse approfondire la straordinaria musica di Bach e della musica classica per chitarra più in generale. Inoltre Piera Dadomo eseguirà una dell’ispanico Fernando Sor ispirata dal lavoro di Mozart, ovvero le “Variazioni sul Flauto magico op. 9”.

79374d83-0408-41a7-a051-1378d4fe8174.jpgSu Giorgio Cordini molto si è scritto, soprattutto del fatto che lungamente ha fatto parte del gruppo che accompagnava Fabrizio De Andrè come chitarrista e come suonatore di bozouky: dai tempi della Forneria Marconi (quando non ancora era “Premiata”) ad oggi Cordini ha attraversato tutta la musica italiana da quella d’autore a quella più legata alle forme d’oltreoceano ed è un richiesto musicista sia di “studio” che per i tour dal vivo. A Caldiero sarà in primis l’occasione per presentare e raccontare al pubblico il suo recente libro “I miei otto anni con De Andrè” ed inoltre sarà una ghiotta occasione per ascoltare alcuni brani di sua composizione e le sue riletture della musica di Faber in un inedito duo con Giovanni Ferro. “La Guerra di Piero”, “La canzone dell’amore perduto” e “Amore che vieni, amore che vai” sono solo tre dei brani che Cordini e Ferro proporranno al pubblico.

Serata davvero invitante, da non perdere. Ingresso libero.

 

 

DA REMOTO: CRISPINO PIGHI ZORZI “Spontaneous Music for Trio” 2020

DA REMOTO: CRISPINO PIGHI ZORZI “Spontaneous Music for Trio” 2020

DA REMOTO: CRISPINO PIGHI ZORZI

“Spontaneous Music for Trio” 2020

di alessandro nobis

Un altro caso di recensione “remota”.

Succede durante la pandemia che in una giornata del mese di giugno in una località sconosciuta, oserei direi quasi segreta, tre musicisti a distanza di sicurezza si incontrino per creare dal nulla della musica; il chitarrista “mastro improvvisatore” Roberto Zorzi, il contrabbassista Luca Crispino (che aveva già sperimentato la magìa dell’improvvisazione con Teo Ederle (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/04/30/dalla-piccionaia-drobro-concerto-al-modus-verona-6-febbraio-2019/)ed il batterista Luca Pighi, con Crispino nei Terreni Kappa, e del quale ignoravo totalmente il suo interesse verso la musica spontanea. Una quarantina di minuti suddivisi in due set – quasi da farne un ellepì – durante i quali la musica nasce, si sviluppa e finisce evidenziando un’ottima intesa tra i musicisti che dialogano, si guardano, intervengono e come sempre accade nelle migliori performance di questo tipo, sono sempre pronti a lasciare lo spazio agli altri quando se ne intravede l’occasione.

A guardare le immagini esclusive sembra che Luca Pighi sia quello che si diverta di più ad accompagnare e soprattutto a proporsi ed a interloquire con Zorzi  e Crispino in un genere che penso di poter dire frequenti poco, evidentemente comprendendo subito lo spirito con il quale si debba affrontare la musica “spontanea” e la sua costruzione collettiva e partecipando sempre in modo attivo all’impresa. Dal canto loro Zorzi (è lui che da il “LA” iniziale in entrambi set) e Crispino mettono tutta la loro esperienza passando da momenti che definirei da “ballad spontanea” ad altri più intensi riferibili in particolare sì a certo free rock inglese ma anche a quello californiano, a certi Henry Cow ed alla musica di quel genio di Henry Kaiser, e non a caso quest’ultimo assieme a Fred Frith vengono sempre citati da Roberto Zorzi come fonti di ispirazione. Insomma, un triangolo equilatero con al centro la free music, per dare un’immagine di quanto è successo in quella stanza.

Una performance che sa mantenere alta l’attenzione e la qualità e che forse l’assenza del pubblico ha contribuito al suo processo creativo. Ci sarebbe da farne un disco, come dicevo ……. Stiamo a vedere e soprattutto a sentire.

DALLA PICCIONAIA: SUONI DELLA MURGIA 2020

DALLA PICCIONAIA: SUONI DELLA MURGIA 2020

DALLA PICCIONAIA: SUONI DELLA MURGIA 2020 “Rassegna internazionale di musica popolare”

XIX EDIZIONE, 17 LUGLIO – 14 NOVEMBRE 2020

di alessandro nobis

Con il contributo della Regione Puglia e dell’Amministrazione Comunale di Altamura e sotto la competente direzione artistica di Luigi Bolognese inizia dopodomani, venerdì 17 luglio al Centro Visite Lamalunga – L’Uomo di Altamura – la diciannovesima edizione di “Suoni della Murgia”, una delle più interessanti rassegne di musica tradizionale e dintorni del panorama estivo nazionale e questo, va detto, è merito soprattutto dell’impegno profuso generosamente negli anni da Luigi Bolognese e Maria Moramarco dell’ensemble Uaragniaun che hanno dato a Suoni della Murgia una particolare connotazione e una sempre maggiore risonanza internazionale.

Quest’anno la pandemia ha forzatamente costretto gli organizzatori ad aguzzare il loro ingegno ideando una rassegna itinerante e diversa dalle passate edizioni, e le bellezze naturali ed antropiche – le masserie ed i piccoli centri – della terra di Puglia ed in particolare della Murgia barese saranno quindi lo scenario degli appuntamenti il cui programma è riportato in calce.

La rassegna si concluderà a metà novembre, con una pausa nelle due settimane dopo Ferragosto, e propone eventi nel segno della grande qualità che rendono omaggio alla storia della terra di Murgia ospitando musiche e musicisti europei ma anche sudamericani, africani ed asiatici, un bel modo per conoscere culture “altre” che solamente in rassegne come queste trovano spazio in adeguati scenari ed un pubblico curioso ed attento. Insomma, un bel modo di trascorrere qualche giorno alla scoperta dell’entroterra di Puglia, delle sue bellezze e naturalmente della sua ricchissima eno – gastronomia.

Il programma, lo leggerete, è davvero ricco e mi voglio soffermare sugli appuntamenti che, se fossi in zona, non mi lascerei sfuggire. Procedendo in ordine cronologico, personalmente inizierei il 18 luglio presso la Dimora Cagnazzi ad Altamuradove Elias Nardi (liuto arabo), Ares Tavolazzi (contrabbasso) e Daniele Bonaventura (bandoneon) presentano il loro recente bellissimo “Ghimel” ( https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/05/17/nardi-·di-bonaventura-·tavolazzi-ghimel/) ed il giorno seguente, sempre ad Altamura, mi incuriosisce non poco la performance della violoncellista e cantante Simona Colonna che con i “Live electronics” di Stefano Melone presentano il loro progetto “Curima, curima …), tra classicità ed contemporaneità. Naturalmente imperdibili, il 5 agosto alla Masseria San Domenicoi canti arcaici dedicati al mondo dell’infanzia – e non solo – di “Cillacilla” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2018/12/25/maria-moramarco-cillacilla/) raccolti e proposti da Maria Moramarco a Murà presentati assieme a Luigi Bolognese, Alessandro Pipino, Adolfo La Volpe e Francesco Savoretti.

Il 13 agosto, sempre ad Altamura presso la Dimora Cagnazzi, concerto per due nickelharpa (Marco Ambrosini ed Angela Ambrosini) e pianoforte (Eva Maria Rusche), un affascinante viaggio nella musica di origine popolare, dal rinascimento di Diego Ortiz alla musica del Novecento di Bartok Bela mutuato dal magico suono della nickelharpa di cui Marco Ambrosini è senz’altro uno dei maggiori interpreti (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/05/02/marco-ambrosini-·-ensemble-supersonus-resonances/). La prima parte della rassegna si conclude la vigilia di Ferragosto con un altro importante appuntamento, il concerto di Banditaliana – alle 20:30 presso la Masseria Conti Filo –  dove il quartetto presenta la sua più recente produzione discografica, “Argento”

Ma forse l’appuntamento più atteso è quello programmato per i primi due giorni di settembre che si terrà presso il Campo 65, tra Gravina di Puglia ed Altamura: è l’anteprima di uno evento progettato dalle associazioni Suoni della Murgia e Campo 65. Campo 65 è il nome del più grande campo di prigionia italiano della Seconda Guerra Mondiale riconosciuto dalla Regione Puglia come “luogo della memoria”.La performance musicale e teatrale trae origine da una ricerca storica di Domenico Bolognese negli archive militari britannici e germanici e prende vita dalle testimonianze e dalle storie personali di coloro i quali hanno forzatamente trascorso un drammatico periodo della loro vita in questo campo di detenzione. L’evento è stato realizzato in collaborazione con Il Teatro delle Storie Vere di Trento, con il Festival della Lentezza di Parma, con il Maestro Maglio del Conservatorio di Bari e con il comune di Altamura ed ha in modo molto appropriato coinvolto i ragazzi delle scuole superiori, in particolare una sezione del Liceo Scientifico Federico II e del Liceo Classico Cagnazzi, entrambi di Altamura. Il lavoro, che va ad aggiungere un importante tassello alla storia del XX° ed in particolare del secondo conflitto mondiale e delle microstorie di coloro vi sono stati convolti, nelle intenzioni dei promotori rappresenta un primo passo che ci permetterà di far conoscere storie sconosciute di alcuni protagonisti del più grande conflitto mondiale del ‘900 in una produzione che ha la giusta ambizione di essere proposto non solo in Italia ma anche a livello internazionale.

Ultima segnalazione riguarda il concerto del 3 ottobre nella Sala Tommaso Fiore a Gal Terme di Murge ad Altamura: protagonisti la voce e la viola da gamba dell’argentina Luciana Elizondo, che nel 2019 ha pubblicato un splendido lavoro solista (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/09/27/luciana-elizondo-alone/); con il chitarrista Quito Gato rivisiterà le musiche tradzionali sudamericane. Un evento davvero imperdibile, un itinerario nel folklore latino Americano lontano dai soliti cliché.

Concludendo, Suoni della Murgia é una significativa rassegna che merita di essere sostenuta sempre più dalle Istituzioni considerato che rappresenta senza ombra di dubbio uno dei segni distintivi dell’estate culturale pugliese ed italiana. 

immagine copertina pagina-01.jpgGLI APPUNTAMENTI

17 luglio ore 20.30 – Centro visite l’Uomo di Altamura, Lamalunga 

RADICANTO: Un sogno così. Omaggio a Domenico Modugno. Maria Giaquinto, canto e narrazione, Giuseppe De Trizio, chitarra classica, Adolfo La Volpe, chitarra elettrica, basso elettrico, Francesco De Palma, cajon, percussioni

18 luglio ore 20.30 – Dimora Cagnazzi, Altamura.

“GHIMEL”, presentazione del cd.Elias Nardi, Oud, Daniele Di Bonaventura, Bandoneon, Ares Tavolazzi, Double Bass,  Fretless B

19 luglio ore 20.00 – Agor@teca, Altamura

“ Curima, curima… “: Concerto per voce, anima e violoncello. SIMONA COLONNA: voce e violoncello, STEFANO MELONE: live electronics

Ore 21.15  Agor@teca, Altamura.Il regista Gianfranco Pannone presenta il docufilm: “ Scherza con i fanti “ 2019 

29 luglio ore 20.30 – Masseria San Domenico, Murà. Claudio Prima “ Nina Balla di madre italiana” Concerto di musiche e parole

 3 agosto ore 20,30 – Masseria San Domenico, Murà. AYOM, Musica do atlantico negro. Jabù Morales voce e percussioni, Alberto Becucci fisarmonica, Olmo Marin chitarra, Ricardo Quinteira basso, Timoteo Grignani percussioni, Walter Martins percussioni 

4 agosto ore 20.30 – Masseria Castelli

Duo Savoretti – Mina: Sonorità tradizionali e le incursioni dell’elettronica. Francesco Savoretti : percussioni mediterranee e live electronics, Fabio Mina: flauti 

4 agosto ore 21.30 – Masseria Castelli: Terra Brazil. Forrò e musica popolare brasiliana

5 agosto ore 20,30 – Masseria San Domenico, Murà: Francesco Moramarco Project. Francesco Moramarco chitarra elettrica, Domenico Caliri chitarra elettrica, Manco Donato batteria e rav, Francesco Lavecchia basso elettrico, Grazia Lombardi voce e violino

5 agosto ore 21,30 – Masseria San Domenico, Murà. “Cillacilla”:Maria  Moramarco, voce, Luigi Bolognese, chitarre, Alessandro Pipino, organetti, fisarmonica e colori sonori, Adolfo La Volpe, oud chitarra portoghese, Francesco Savoretti, percussioni mediterranee e live electronics

10 agosto ore 20.30 – Masseria Castelli. Uaragniaun: Maria Moramarco  voce e chitarra, Luigi Bolognese chitarra, mandoloncello, Silvio Teot percussioni, voce, Filippo Giordano violino 

10 agosto ore 21.30 – Masseria Castelli.Arsene Solo, Shaman Showman

13 agosto ore 20.30 – Dimora Cagnazzi. Terrae. Presentazione CD “Approdi”

 13 agosto ore 21.30 – Dimora Cagnazzi. “Dal Barocco a Béla Bartók”: musiche di Diego Ortiz, Orlando Gibbons, Antonio Vivaldi, J.S. Bach e Béla Bartók. Angela Ambrosini e Marco Ambrosini, Nyckelharpa, Eva-Maria Rusche, Pianoforte

14 Agosto ore 20.30 – Masseria Conti Filo. Riccardo Tesi & Banditalianapresentani il CD “Argento” 

1-2 settembre – Campo 65, Altamura: Campo 65 anteprima assoluta di una produzione realizzata dalle associazioni culturaliSuoni della Murgia e Campo 65 

3 ottobre ore 20.00 – Sala Tommaso Fiore ( Gal Terre di Murge ) Altamura. Presentzione del CD “Murgia”. Michele Santarcangelo chitarre, con Annamaria Rifino : arpa celtica

3 ottobre ore 21.00 – Sala Tommaso Fiore ( Gal Terre di Murge ) Altamura. “ La copla Perdida “, Percorsi e memorie del folklore dell’ America Latinacon Luciana Elizondo, Canto e Viola da Gamba e Quito Gato Chitarre a 5 e 6 ordini

14 novembre 20.00 – Sala Tommaso Fiore ( Gal Terre di Murge ) Altamura. Radicanto: “Conosco appena le mani”: Maria Giaquinto(canto), Giuseppe De Trizio(chitarra classica),Adolfo La Volpe(chitarra acustica, chitarra portoghese)e Francesco De Palma(percussioni)

info e contatti: https://www.facebook.com/suonidellamurgia/

info@suonidellamurgia.net

SUONI RIEMERSI: “The Drones and the Chanters. IRISH PIPERING Volume 2”

SUONI RIEMERSI: “The Drones and the Chanters. IRISH PIPERING Volume 2”

SUONI RIEMERSI: “The Drones and the Chanters. Irish Pipering Volume 2”

Claddagh Records. LP, CD. 1994

di alessandro nobis

A più di vent’anni di distanza dal primo (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/05/26/suoni-riemersi-the-drones-and-the-chanters-irish-pipering-vol-1/) nel 1994 la benemerita Claddagh Records pubblicò il secondo volume di “The Drones and the Chanters: Irish Pipering”, stavolta con i contributi di Robbie Hannan, Gay McKeon, Joseph McLaughlin, Sean Potts, Liam O’Flynn, Michael O’Brian e Ronan Browne ovvero il meglio del panorama dei pipers dell’epoca, anche se manca a mio avviso il grande Paddy Keenan.

Molti conoscono alcuni dei pipers sopra citati per i loro set acustici o per essere stati membri di gruppi, altri sono meno conosciuti dagli appassionati soprattutto non irlandesi, come chi scrive: mi riferisco in particolare a Joseph McLaughlin, Michael O’Brian e Sean Potts.

Il primo è originario della città di Derry ed ai tempi di questa registrazione lavorava come dentista. Il suo stile è influenzato dalla musica per violino e con Robbie Hannan ha avuto il grande merito di far conoscere la musica per violino del Donegal – uno stile molto caratteristico e facilmente distinguibile dagli altri – ai suonatori di uilleann pipes. Tre i brani qui presenti tra i quali il famoso “The Lark In the morning” (interpretato anche da Hamish Moore e dai Boys of the Lough), pubblicato nel 1804 in una collezione in Scozia da O’Farrell mentre il mitico O’Neill ne pubblicò ben sei versioni a testimoniare la diffusione di questo bellissimo jig.

Michael O’Brian è un insegnante dublinese che a nove anni iniziò a suonare le pipes. Si fece la sua esperienze venendo in contatto con i pipers che suonavano in Thomas Street, al “Piper’s Club” e per quel che ne so le tre tracce presenti qui sono le uniche testimonianze del suo stile raffinato e caratterizzato da un senso del ritmo fuori del comune. Tra loro importante è il set di tre jig (“An Rògaire Dubh” / Na Ceannabhàin Bhàna / Pàidin O’ Raofeartheigh”) perché sono trascrizioni leggermente modificate per esaltare il suono delle pipes dal repertorio del cantante del Connemara Pàdraig O’Ceannabhàin.

Ed un altro musicista influenzato dagli stili di Seamus Ennis e Willie Clancy è Ronan Browne oltre che dai genitori. La struggente slow air “Port na bPucai” è originaria delle isola Blasket nel Kerry; la leggenda narra che descriva il triste lamento per la morte di una fata, ma un’altra interpretazione più reale sostiene che la melodia si riferisca ad una comunicazione sonora tra due balene sentito dai pescatori ed amplificato dallo scafo delle imbarcazioni.

Disco molto importante per il suo valore antologico e per il repertorio.

 

 

 

RITMIA “Forse il mare” / “Perhaps the Sea”

RITMIA “Forse il mare” / “Perhaps the Sea”

 

Robi Droli, LP, CD. 1986

Shanachie Records, LP. 1989

di alessandro nobis

Pubblicato dalla benemerita Robi Droli, etichetta emanazione de La Ciapa Rusa, “Forse è il mare” è a mio modesto parere uno dei progetti degli anni ottanta che hanno segnato in modo ben chiaro una possibile evoluzione della musica popolare italiana, lo spartiacque tra quella eseguita in modo filologico ed un nuovo sentiero; già all’epoca della sua realizzazione era evidente che qualcosa di innovativo si stava ascoltando ed oggi, trentacinque anni dopo, al di là del fatto che questa musica ha resistito all’usura del tempo e che si ascolta sempre in modo piacevolissimo, prendiamo atto che sono numerosi i musicisti che hanno preso l’ispirazione da questo lavoro di Riccardo Tesi, Daniele Craighead, Enrico Frongia e Alberto Balìa.

R-8623661-1465363766-5269.jpeg.jpgAbbinare testi tradizionali come “Siscari” e di nuova composizione come “La stella e la luna” di Enrico Frongia a musica originale ma di ispirazione popolare fu un’operazione in qualche modo rivoluzionaria per l’Italia perchè andava in qualche modo controcorrente a quello che era il filone del folk revival. La già citata Siscari ad esempio, una lunga suite di oltre tredici minuti in cui i ritmi della tradizione sarda si abbinano al testo popolare ed agli strumenti sì legati alla tradizione ma ispirati anche da musiche altre: le due magnifiche chitarre di Balìa e Frongia, le evoluzioni dell’organetto diatonico ed il canto hanno il respiro della tradizione riportata prepotentemente ai nostri giorni con preziosi arrangiamenti che lasciano lo spazio ad assoli che a mio avviso guardano anche al jazz come quello del sax soprano di Craighead e dell’organetto di Tesi. Anche la durata dei brani, tre dei quali intorno ai dieci minuti, lasciano piena possibilità al quartetto di declinare il loro percorso musicale. Come anche la splendida “Serenata Mare” che apre la prima facciata scritta da Tesi, Balìa e Craighead con la voce accompagnata dall’organetto ed il ruolo importante riservato flauto dolce che accompagna l’ascolto nella prima parte del brano al quale subentrano i suoni delle chitarre che duettano con l’organetto diatonico e che si conclude con il canto.115597240

Poco tempo dopo in Francia “quelli della Silex” avrebbero definito la musica dei Ritmia  e dei progetti di Riccardo Tesi con l’azzeccata definizione di “Nuova musica acustica”.

Il disco fu pubblicato anche dalla prestigiosa etichetta Shanachie in Nordamerica con il titolo “Perhaps the sea” nella collana “World Beat Etno pop”, una definizione che oggi fa un po’ sorridere, o no?

 

GIUSEPPE CISTOLA 5et “Por la Calle Argentina”

GIUSEPPE CISTOLA 5et “Por la Calle Argentina”

GIUSEPPE CISTOLA 5et “Por la Calle Argentina”

EMMERECORDLABEL, CD, 2020

di alessandro nobis

image.pngGiuseppe Cistola, chitarrista e compositore, si è posto come obiettivo per questo lavoro scrivere musica mettendoci la passione, i ricordi e tutte le emozioni che ha vissuto e quindi interiorizzato durante un suo lungo soggiorno in terra argentina; con lui, per questo ottimo “Por la Calle Argentina” ci sono il contrabbassista Lorenzo Scipioni, il batterista Michele Sperandio, il sassofonista Marco Postacchini ed il pianista Simone Maggio, presenze fondamentali per la realizzazione di questo bel progetto. Qui non troverete l’Argentina più conosciuta e forse anche più scontata (e nemmeno la rilettura dei classici del jazz), ma piuttosto la rielaborazione di un’esperienza personale che si è realizzata in queste dieci composizioni, tant’è che l’unico a mio avviso chiaro richiamo diretto alle atmosfere argentine l’ho trovato nella splendida e “notturna” ballad “Paseo Nocturno”, con l’incipit di Scipioni (con l’archetto) e Maggio ed un cantabile solo di Postacchini ad introdurre quelli di pianoforte e di chitarra. Cistola e compagni conoscono benissimo l’ABC del linguaggio della musica afroamericana sul quale costruiscono momenti di interplay e assoli mai scontati e sempre caratterizzati da una ricerca melodica e da un controllato virtuosismo. Così nel brano di apertura “5 – 3”, un’altra ballad aperta dalla chitarra di Cistola con un bel tema, nel conclusivo “Sunday Blues” dove il tema è esposto all’unisono dalla chitarra e dal sassofono o ancora la lunga “Out of Rules” con un bel dialogo pianoforte – chitarra che apre al pizzicato del contrabbasso e caratterizzato da un lungo solo di Cistola.

Il quintetto suona davvero bene, le composizioni del chitarrista passano dallo spartito attraversando le sensibilità dei compagni di viaggio creando della musica di gran qualità.

Ha ragione Cistola quando dice di non avere nulla contro gli standard e spero converrà con me nel ritenerli indispensabili allo studio del jazz e della sua secolare storia: se però hai una fluidità di scrittura di questo livello, come si evince dall’ascolto di questi disco, proseguire in questo percorso è d’obbligo.

http://www.emmerecordlabel.it/

 

 

 

JACQUI McSHEE & KEVIN DEMPSEY “From there to here”

JACQUI McSHEE & KEVIN DEMPSEY “From there to here”

JACQUI McSHEE & KEVIN DEMPSEY  “From there to here”

MCDEM Records. CD, 2020

di alessandro nobis

Pur frequentando lo stesso ambiente musicale londinese da molto prima, Jacqui McShee e Kevin Dempsey
pubblicano solo ora questo magnifico lavoro acustico che contiene classici del folk, brani di autore e parecchie canzoni scritte a quattro mani. Jacqui McShee è una delle muse del folk inglese ed è stata componente di quello straordinario quintetto che risponde al nome di Pentangle, il più originale a mio avviso nella ricerca di una nuova dimensione per il folk inglese; Kevin Dempsey è uno dei migliori chitarristi acustici che la scena inglese abbia prodotto (chi siano gli altri lo potete immaginare) ed anche un ottimo cantante e di lui vorrei citare almeno due “presenze”, quella con i Whippersnapper e quella con i Dando Shaft.

MCSHEE DEMPSEY.jpgIn “From there to here” i due nostri eroi si incontrano e danno vita ad un disco che nella sua semplicità, spontaneità, pacatezza e sincerità lascia l’ascoltatore letteralmente a bocca aperta. La voce della McShee ed il sapiente, raffinato quanto ricercato tocco di Dempsey valorizzano al meglio il repertorio proposto che come dicevo in apertura pur essendo caratterizzato da un costante equilibrio sonoro affronta brani di diversa provenienza.

Lasciatemi citare inizialmente la toccante lettura di “Lord Franklin”, una delle più significative e belle ballad di metà Ottocento qui con una breve introduzione di Dempsey, fine cesellatore in tutto il lavoro, ed al suo ascolto mi viene da pensare sia una dedica a John Renbourn che mantenne questo brano nel suo repertorio live per decenni, e la bellezza e semplicità esecutiva di un altro splendido canto narrativo tradizionale appalachiano, dal repertorio dei seminali New Lost City Ramblers ma di origine scozzese incluso nel catalogo Roud con il numero 268: è la storia d’amore di “Jack Monroe”, una ragazza che per seguire il suo amore si traveste da uomo e si imbarca sulla stessa nave di lui, Jackie Frazier (“Jack-A-Roe” è il nome maschile che lei stessa si attribuisce).IMG_9288.jpg Poi davvero interessante la resa acustica di “Nature Boy”, composta da Eden Ahbez (George McGrew) per Nat King Cole nel ’47 (registrato tra gli altri da Lady Gaga), un tributo a Bill Pastor per avergli fatto conoscere la cultura vegana crudista (i Nature Boy erano appunto gli adepti a questa filosofia), e tra i cinque brani originali segnalo “Telephone Lies” cantata da Dempsey (la lontananza anche temporanea dagli affetti familiari) e “Beautiful Island” scritta interpretata da Jacqui McShee con uno splendido accompagnato fingerpicking di Dempsey, pacato ricordo dell’avventura della sua famiglia passata nel ’92 alle Bahamas durante il passaggio dell’uragano Andrew.

Per me questo lavoro è uno dei dischi più significativi della prima metà di questo imprevedibile 2020. Jacqui McShee e Kevin Dempsey saranno probabilmente in Italia in autunno.

Ora attendo con impazienza il nuovo lavoro di Shirley Collins, previsto per l’estate.

Jacqui McShee e Kevin Dempsey saranno probabilmente in Italia in autunno.

Contatti: https://www.facebook.com/geomusicagency/?epa=SEARCH_BOX