LIAM ÓG Ó FLOINN “The Given Note”

LIAM ÓG Ó FLOINN “The Given Note”

LIAM ÓG Ó FLOINN “The Given Note”

Tara Records. CD, 1995

di alessandro nobis

Liam Óg Ó Floinn fu uno degli allievi del grande piper dublinese Leo Rowsome e questo “The Given Note” pubblicato nel 1995 può essere considerato come un omaggio al Maestro nel 25° anniversario della sua scomparsa. Rispetto alla discografia di O’Flynn questo è un lavoro atipico per le sonorità scelte e per il repertorio, considerato il determinante contributo dei galiziani Rodrigo Romani (arpa), Xosé Ferreirós (gaita) e Nando Casal (clarinetto e gaita) ovvero i Milladorio e i prestigiosi amici intervenuti come Paul Brady, Steve Cooney, Sean Keane, Andy Irvine e Artie McGlynn per citarne alcuni. Due sono quelli provenienti dal celtismo galiziano, ovvero “Foliada De Elvina“, un tema a danza che trova origini cento anni or sono, ed il set “Teño Un Amor Na Montaña · Alborada · Unha Noite No Santo Cristo” composto anche qui da temi a danza l’ultimo dei quali proviene dal repertorio dei Milladoiro dove il flauto e le uilleann pipes si incastonano alla perfezione nella bellissima melodia tracciata dal clarinetto di Nando Casal: forse il brano più significativo del disco. Splendidi il brano composto da Andy Irvine (la ballad “Come with me Over the Mountain” abbinata al jig “A Smile in the Dark” che sembra scritto apposta per le pipes di O’Flynn e “ The Rocks Of Bawn” cantato dall’inconfondibile voce di Paul Brady e proveniente dal repertorio di un altro leggendario piper, Willie Clancy; dicevo di Leo Rowsome, maestro di O’Flynn, omaggiato con un set di tre reels (“O’Rourke’s, The Merry Sisters, Colonel Fraser“) ascoltati e appresi in giovanissima età. Arrangiamenti che utilizzano non sempre strumenti legati alla tradizione, ma che importa? Il mondo cambia, O’Flynn mai come questa volta ha dato uno sguardo “oltre” l’ortodossia della tradizione mantenendo naturalmente intatto il suo background, e i due hornipes “ The Green Island, Spellan The Fiddler ” ascoltati per la prima volta dai genitori ne sono la dimostrazione.

Liam Óg Ó Floinn was one of the pupils of the great Dublin piper Leo Rowsome and this “The Given Note” published in 1995 can be considered as a tribute to the Maestro on the 25th anniversary of his death. Compared to O’Flynn’s discography this is an atypical work for the chosen sonorities and for the repertoire, considering the decisive contribution of the Galician Rodrigo Romani (harp), Xosé Ferreirós (gaita) and Nando Casal (clarinet and gaita) or the Milladorio and the prestigious friends who attended such as Paul Brady, Steve Cooney, Sean Keane, Andy Irvine and Artie McGlynn to name a few. Two are those coming from Galician Celticism, or rather “Foliada De Elvina”, a dance theme that has its origins a hundred years ago, and the set “Teño Un Amor Na Montaña · Alborada · Unha Noite No Santo Cristo” also composed here by themes dance, the last of which comes from the Milladoiro repertoire where the flute and the uilleann pipes fit perfectly into the beautiful melody traced by Nando Casal’s clarinet: perhaps the most significant piece on the disc. The song composed by Andy Irvine is splendid (the ballad “Come with me Over the Mountain” combined with the jig “A Smile in the Dark” which seems written especially for O’Flynn’s pipes and “The Rocks Of Bawn” sung by the unmistakable voice of Paul Brady and from the repertoire of another legendary piper, Willie Clancy; I was saying of Leo Rowsome, O’Flynn’s teacher, honored with a set of three reels (“O’Rourke’s, The Merry Sisters, Colonel Fraser”) listened and learned at a very young age. Arrangements that do not always use instruments linked to tradition, but who cares? The world changes, O’Flynn has never given a look “beyond” the orthodoxy of tradition as this time, naturally keeping his background intact, and the two hornipes “The Green Island, Spellan The Fiddler” heard for the first time by their parents are proof of this.

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OSSIAN “St. Kilda Wedding”

OSSIAN “St. Kilda Wedding”

OSSIAN “St. Kilda Wedding”

Iona Records IR001. LP, 1978

di alessandro nobis

St. Kilda Wedding” è il secondo album degli scozzesi Ossian dopo l’eponimo pubblicato nel 1977 dalla Springthyme ed è anche il primo ad apparire nel catalogo dell’importante label di Glasgow Iona Records. Gli Ossian si sono sempre distinti dagli altri gruppi che hanno valorizzato la tradizione musicale di Scozia per l’indovinata combinazione strumentale oltre che per lo studio e gli arrangiamenti dei temi a danze e della ballate: anche dal vivo hanno sempre mantenuto questa caratteristica ed in tutti i concerti ai quali ho potuto assistere ed organizzare dai tempi di “Seal Song” ho sempre apprezzato il perfetto equilibrio tra cordofoni, strumenti ad arco e naturalmente la magnifica arpa celtica di Billy Jackson, un vero Maestro di questo strumento oltre che ottimo uilleann piper. Qui la line · up prevede quattro musicisti (Tony Cuffe ancora non faceva parte della band) ovvero John Martin (violino, violoncello e voce), George Jackson (plettri, violino, tin whistle, flauto e voce), Billy Jackson (arpa, uilleann pipes, voce e tin whistle) e Billy Ross (voce solista, chitarra, dulcimer e tin whistle). Il repertorio è molto interessante, va dalla tradizione delle isole Shetland, così tanto influenzata da quella scandinava come il set di reels che chiude l’album “More Grog Coming ·  Tilley Plump · Da Foostra” con le pipes irlandesi di Billy Jackson, la ballad “The Braes O’ Strathblane” riportata nella collezione Mavers pubblicata nel 1866 e molto diffusa nel nord est Ebridi comprese o ancora la melodia “St. Kilda Wedding” (splendida la combinazione tra violino e plettri con le pipes che fanno inizialmente da bordone che racconta attraverso la melodia i matrimoni sull’isola di St. Kilda delle Ebridi Esterne (ed è tratto dalla collezione di musica delle Highlands del Capitano S. Fraser di Knockie), melodia abbinata ai reels aperti dalle uilleann pipes  “Perrie Werrie · The Honourable Mrs. Moll’s“. Infine segnalo il canto gaelico di “‘S Gann Gunn Dirich Mi Chaoidh” dove l’autore, Norman Nicolson di Skye racconta la propria storia di bracconiere, fratello del capo Clan John Nicolson ultimo leader del Clan prima di emigrare in Canada e quindi in Australia e l’aria “Gie me a lass wi a lunp o’ land” dalla raccolta di Alan Ramsey “Tea Table Miscellany” pubblicata nel 1724, con clarsach e flauti a disegnare la eterea melodia di questa slow air.

Gran bel gruppo gli Ossian, dalla loro musica non si può prescindere se si vuole conoscere in profondo la musica popolare scozzese con i suoi suoni ed i suoi contenuti.

DALLA PICCIONAIA: INTERNATIONAL UILLEANN PIPING DAY in ITALIA

DALLA PICCIONAIA: INTERNATIONAL UILLEANN PIPING DAY in ITALIA

DALLA PICCIONAIA: INTERNATIONAL UILLEANN PIPING DAY in ITALIA

“Modena, 5 novembre 2022”

di alessandro nobis

Sabato 5 novembre sarà un giorno importante per gli estimatori della musica irlandese visto che si celebra la “Giornata Internazionale della Cornamusa Irlandese“; nel nostro Paese questo strumento e la musica che rappresenta come si sa sono molto amati almeno dal primo periodo del folk revival degli anni settanta quando il fenomeno della musica celtica iniziò ad avere un grande seguito in tutta Europa.

Quest’anno in Italia la giornata si terrà in quel di Modena (l’anno passato si tenne a Parma) ed è organizzata dalla I.U.P.A., acronimo di “Italian Uilleann Pipers Association” ·  fondata nel 2014 dal piper Nicola Canovi & Company · in collaborazione con la prestigiosa istituzione irlandese “Na Píobairí Uilleann” di Dublino che promuove e patrocinia questo importante avvenimento. Come nel 2021 arriverà per questo appuntamento un prestigioso piper e se nella passata edizione toccò a Mick O’Brien suonare e tenere un seminario a Parma quest’anno la scelta è caduta su Maitiú Ó Casaide di Ranelagh, nei pressi della capitale irlandese.

Come spessissimo succede in Irlanda, ma non solo, Maitiú Ó Casaide rappresenta la terza generazione di musicisti all’interno della sua famiglia e dopo aver studiato da giovanissimo il violino ed il tin whistle (lo strumento considerato propedeutico alle uilleann pipes) si avvicina alla cornamusa grazie allo zio Odhrán, componente del gruppo Na Casaidigh assieme ad altri cinque fratelli. Da lì in poi la sua vita musicale sarà totalmente dedicata al repertorio delle uilleann pipes seguendo gli insegnamenti dei grandi maestri e frequentando la “Na Píobairí Uilleann“; non ha mai fatto parte di ensemble particolarmente noti ma la sua attenzione si è rivolta soprattutto al repertorio solistico, alle session spesso informali ed alla didattica e quindi la scelta di invitarlo a Modena mi sembra particolarmente azzeccata.

A Modena quindi, presso lo spazio “La Tenda” in Viale Monza, che si trova all’angolo con Viale Monte Kosica, si terrà quindi questo importante appuntamento musicale, l’occasione sia per incontrare ed apprendere i segreti · o i primi rudimenti dello strumento · dal Maestro Maitiú Ó Casaide sia per incontrare altri musicisti appassionati di musica irlandese che suonano altri strumenti. Non a caso, sabato 5 dopo il concerto del piper ci sarà una session aperta a tutti i musicisti, una occasione da non perdere per “fare comunità” e per scambiare pareri e repertori. La giornata comunque si aprirà in mattinata con uno stage di uilleann pipes (tra le 10:00 e le 13:00) mentre nel pomeriggio alle 17:30 ci sarà la possibilità di incontrare Maitiú Ó Casaide per scambiare pareri per conoscere i “suoi” segreti tramandati dalla sua famiglia ed appresi dai grandi Maestri irlandesi. Alle 20:30 concerto e session come detto.

La mattinata della domenica prevede la conclusione dello stage e dell’incontro per quest’anno · con una lezione che si terrà dalle 9:00 alle 11:00.

Per partecipare al seminario di Maitiú Ó Casaide è previsto un contributo di € 5,00.

CONTATTO: NICOLA CANOVI 335 6837204

FISHERSTREET “Out in the Night”

FISHERSTREET “Out in the Night”

FISHERSTREET “Out in the Night. Music from Clare”

Mulligan Records 057. CD, 1991

di alessandro nobis

Ho davvero poche notizie del sestetto dei Fisherstreet: che provengono dalla Contea di Clare, che uno dei fondatori, il chitarrista Maurice Coyle è prematuramente scomparso nel 2017 e soprattutto che questo loro “Out in the Night” è una splendida selezione di brani strumentali, di danze eseguite in modo eccellente con un ottimo suono complessivo dato dalla somma (che non sempre corrisponde) delle qualità degli strumentisti. Che sono, in questo che credo il loro unico lavoro prodotto dalla benemerita Mulligan Records Seamus McMahon (violino, flauto), John McMahon (concertina, uilleann pipes), Dermot Lernihan (accordion), Noreen O’Donoghue (arpa, tastiere), Frank Cullen (mandolino, mandola), Maurice Coyle (chitarra), Cyril O’Donoghue (bouzouki) e Mick McElroy (chitarra). Ma la cosa non finisce qui perchè il fatto che alcuni di loro siano polistrumentisti aggiunge varietà timbriche ai jigs ed ai reels che sono i protagonisti di questo bel lavoro: John McMahon ad esempio è un eccellente suonatore di concertina che nel set di jigs “Humours Of Kilclogher/Anthony Frawley’s” imbraccia le uilleann pipes all’unisono con il flauto (questo è la traccia che preferisco) mentre nei brani dove la sua concertina si affianca all’accordeon di Dermot Lenihan ed al violino di Seamus McMahon come nei set di reels “Paddy Bartley’s · Aggie White’s · Hanley’s Tweed” e “Brady’s · Lough Mountain · Letterkenny Blacksmith” regala una dimensione sonora rara e particolare che solamente in qualche session informale capita di ascoltare, naturalmente quando si innesca la sfida (e le session informali lo sono sempre ovunque) tra musicisti. Splendide infine anche la slow air che da il titolo all’album, scritta da Dermot Lernihan aperta dal flauto traverso di Seamus McMahon accompagnato dalle lievi tastiere e quindi dall’accordeon ed i jigs presi dal repertorio del violinista di Killconnell, nei pressi di Galway, “Paddy Fahy’s“, scomparso nel 2019, brano inciso anche da Martin Hayes.

Spero che l’ensemble sia ancora in attività. Certo è che umanamente la perdita di Maurice Coyle avrà lasciato un grande dolore ai musicisti e naturalmente alla famiglia, ma sinceramente spero che una band di questo livello abbia proseguito negli anni anche se qui da noi in Italia non abbiamo avuto più notizie della sua attività.

MOVING HEARTS “Moving Hearts”

MOVING HEARTS “Moving Hearts”

MOVING HEARTS “Moving Hearts”

WEA Records. LP, 1981

di alessandro nobis

Per gli appassionati di musica irlandese questo primo ellepì dei Moving Hearts fu una sorta di pugno nello stomaco: vedere Donal Lunny, Dave Spillane e Christy Moore “contaminare” la loro purissima cultura tradizionale con musicisti di ambito rock fece un certo effetto. Per chi invece aveva già conosciuto queste “contaminazioni” nel decennio precedente come quelle provenienti dalla vicina Inghilterra fu una grandissima sorpresa, erano due idiomi che si fondevano alla perfezione dando origine ad uno straordinario nuovo mondo musicale inedito per l’Irlanda che sfruttava tutta l’energia portata non solo dai tre “tradizionalisti” citati sopra ma anche da Noel Eccles, Eoghan O’Neill, Declan Sinnott (gran chitarrista anche acustico che in seguito accompagnerà Moore in numerosi tour), Keith Donald e Brian Calman.

Non è difficile trovare le tracce della tradizione irlandese soprattutto grazie alle pipes di Spillane o della migliore canzone d’autore, ma soprattutto leggendo la scaletta ed i testi è facile comprendere il contenuto fortemente politico che i Moving Hearts hanno voluto dare a questo disco: la travolgente “Hiroshima Nagasaki Russian Roulette” scritta dal songwriter americano Jim Page ci narra naturalmente dell’olocausto nucleare ed ha dei magnifici break di Spillane (il primo piper a decontestualizzare le uilleann dal contesto tradizionale) e Sinnott, le pipes sono protagonista dello strumentale “McBrides“, composizione di Lunny e Sinnott dedicata alla figura dell’attivista pacifista Sean McBride, la splendida rilettura cantata da Christy Moore della “Before the Deluge” di Jackson Browne dell’attivismo ecologista, “Irish Ways and Irish Laws” è un brano di notevole impatto scritto da John Gibbs che ricorda come prima dell’arrivo dei Vichinghi – i primi ad arrivarvi nel 795 – l’Irlanda fosse una terra “libera” con la propria vita e le proprie leggi.

Da segnalare inoltre una rilettura di “Faithful Departed” di Philip Chevron dei Pogues, è la storia d’Irlanda rappresentata dall’emigrazione oltreoceano, dalla disoccupazione e dal secolare conflitto nelle contee dell’Ulster.

Questo disco eponimo degli Hearts rappresenta una sorta di disco “perfetto” dove l’equilibrio del suono tra rock, folk ed anche in qualche misura jazz (i break di Keith Donald) e la forza dei testi è a mio avviso perfetto; uno dei dischi dai quali non mi separerei mai.

BOYS OF THE LOUGH “Midwinter Night’s Dream”

BOYS OF THE LOUGH “Midwinter Night’s Dream”

BOYS OF THE LOUGH “Midwinter Night’s Dream”

Blix Street Records. CD, 1994

di alessandro nobis

Dedicato alle tradizioni legate alla stagione invernale nelle terre del Nord” potrebbe essere il sottotitolo di questo gran bel lavoro dei Boys of the Lough che qui si presentano in quartetto (Christy O’Leary, Aly Bain, Cathal McConnell e Dave Richardson) e che presentano un repertorio che comprende brani provenienti dalle Isole Shetland, dalla penisola scandinava, dal nord est scozzese e dalla Contea irlandese di Wexford; il suono dei “Boys” è inconfondibile, possono cambiare i musicisti ma il carattere quasi cameristico, come ho detto in altra occasione, rimane inalterato. Come nella magnifica “That Night in Bethlehem” antica “Christmas Carol” probabilmente antecedente al 1691 quando vennero promulgate le Penal Laws che proibivano la composizione e l’esecuzione di canti natalizi, come scrive Donal O’Sullivan; questa è cantata in gaelico irlandese da Christy O’Leary e si caratterizza per lo splendido arrangiamento che mette in gran risalto il pianoforte di Henning Sommerro di Trodheim. Interessante la suite di danze “The Greenland man’s tune / Da Forfit O’ Da Ship Reel / Green Grow da Rashes Reel” non solo perchè provengono dal repertorio dei balenieri della Shetland ma anche perchè la prima è di origine Eskimo e la cui versione orifginale era cantata in Yaki; il violino  di Aly Bain e la chitarra dello straordinario chitarrista inglese Chris Newman, ospite graditissimo, fanno il resto evidenziando al meglio il fascino e la bellezza di queste melodie nordiche. Dalla Svezia il suggestivo ed evocativo set “Sankt Staffan Han Rider / Christmas day in the Morning / Trettondagsmarschen“, introdotto dal pianoforte e cantato da Christy O’Leary, che dalla sua Irlanda porta in dote “The Wexford Carol“, canto sulla natività la ciui prassi esecutiva si basa su quella del cantante dublinese Frank Harte: anche cui il fine cesello della chitarra di Chris Newman è il valore aggiunto al brano.

Spesso i dischi dedicati al Natale paiono raffazzonati per soddisfare le esigenze del consumismo legato a questa Festa; ci sono delle eccezioni e questo“Midwinter Night’s Dream” ne è la prova, sia per la qualità e raffinatezza del repertorio che per il marchio di garanzia dei “Boys of the Lough” sempre rigorosi ed allo stesso tempo piacevolissimi. Non ricordo infatti dischi “mediocri” nella loro poderosa discografia.

LIAM O’FLYNN · SHAUN DAVEY “THE BRENDAN VOYAGE”

LIAM O’FLYNN · SHAUN DAVEY “THE BRENDAN VOYAGE”

LIAM O’FLYNN · SHAUN DAVEY “THE BRENDAN VOYAGE”

TARA RECORDS. LP, CS, 1980

di alessandro nobis

Se alla fine del VI secolo San Colombano con dodici monaci lasciò il monastero di Bangor, centro dell’Irlanda nord orientale, per attraversare l’Europa e giungere a Bobbio nell’Italia Settentrionale, San Brendano con sessanta compagni probabilmente fuggiti dalle incursioni vikinghe prese la via opposta e lasciò nel 559 il monastero di Clonfert nell’Irlanda occidentale vicino a Galway per compiere un altrettanto straordinario ma sicuramente più ardimentoso viaggio verso terre inesplorate attraversando l’oceano Atlantico. Lo storico Tim Severin (1940 – 2020) ha raccontato il viaggio di Saint Brendan nel suo volume “The Brendan Voyage” pubblicato nel 1978 dalla casa editrice Arrow, che ha ispirato il compositore Shaun Davey e il piper Liam O’Flynn a scrivere e quindi registrare la musica contenuta in quest’opera il cui riferimento alle scritture di Sean O’Riada viene naturale sin dal primo ascolto. E’ quindi un album orchestrale (l’orchestra di 48 componenti è condotta da Noel Kelehan) con ampi spazi al talento ed alla poesia di O’Flynn che narra appunto il viaggio di Brendan e le cui pipes rappresentano l’imbarcazione sulla quale compie il viaggio; tocca dapprima le scozzesi isole Arran, e qui lo splendido jig “Water under the keel” rende perfettamente l’idea della terra di Scozia e del vento che spinge la barca che poi toccherà del isole Faer Oer, l’Islanda, il Labrador ed il Newfoundland canadesi. Nel VI° secolo!

Nella combinazione orchestra – uilleann pipes sta tutto il fascino di quest’opera e l’ambientazione musicale creata lascia facilmente immaginare le peripezie di questa nave con lo scafo di semplici pelli che attraversa quei mari tempestosi, quei venti incontrastabili, quelle terre sconosciute spesso inabitate. All’arrivo nel Newfoundland il tema iniziale viene ripreso con una variazione che celebra l’arrivo in quelle terre ed anche la fine dell’incredibile viaggio.

Una produzione importante e di enorme valore culturale, importante non solo per il popolo irlandese che ben conosce Saint Brendan e la sua storia ma per tutti i musicisti che al tempo ammirarono il lavoro di Shaun Davey e di Liam O’Flynn e che dopo quarantadue anni si presenta ancora originale, luminosa e difficilmente ripetibile.

Se volete andare “oltre” la musica puramente tradizionale irlandese per quanto ben suonata, rinnovata ed interpretata questo disco è l’ideale per un nuovo viaggio di scoperta.

3 ON THE BUND “Frenzy”

3 ON THE BUND “Frenzy”

3 ON THE BUND “Frenzy”

AUTOPRODUZIONE. CD, 2022

di alessandro nobis

“3 on the Bund” è un’altra dimostrazione (l’ennesima) di quanto sia vivo il movimento musicale irlandese che non solo studia la tradizione musicale ma ne rinnova il repertorio, non credo ci siano altri Paesi che lo facciano a questo livello e con questa intensità: Aisling Lyons (arpa e concertina), Sean Kelliher (plettri), Rebecca McCarthy Kent (violino, voce) e Simon Pfisterer (flauti e uilleann pipes) confezionano con questo ottimo “Frenzy” il loro lavoro d’esordio ponendosi subito in evidenza nel panorama della musica celtica irlandese. Le dieci tracce contengono brani composti recentemente sia da membri del quartetto che da altri musicisti tra i quali Niall Vallely, Blakie O’Connell o Mark Knopfler (sì proprio lui!); del compositore di Armagh (e fantastico suonatore di concertina) il gruppo interpreta il reel “Singing Stream” abbinato ad un altro reel, “Gortavale Rock” scritto da Chathal Hayden mentre del chitarrista dei Dire Straits suonano “Local Hero” originariamente scritto per la colonna sonora dell’omonimo film abbinato ad una composizione dell’accordeonista Blakie O’Connell, “The Master’ Return“. Tra le ballad splendido l’arrangiamento di “I Wish I  Had Someone to Love me” cantata da Roísín Ryan: il titolo in realtà è l’incipit della ballata americana “The Prisoner’s Song” che narra delle immaginabili condizioni carcerarie ascritta al genere hillibilly composta nei primi anni Venti da Vernon Dalthart e registrata la prima volta nel ’24 da Guy Massey sulla base di un testo imparato dal fratello di Guy, Robert, che l’aveva sentita mentre prestava servizio in carcere, il classico esempio di come nasce una ballata dal contenuto sociale.

Disco d’esordio splendido, il mio augurio è che la coesione tra i musicisti resti forte, per loro il futuro è davvero roseo; sperimao di vederli dal vivo in Italia. Chissà.

Segnalo infine che tra gli ospiti del disco oltre a Roísín Ryan troviamo anche il contrabbassista dei Lunasa, Trevor Hutchinson.

DONAL LUNNY “Donal Lunny”

DONAL LUNNY “Donal Lunny”

DONAL LUNNY “Donal Lunny”

Gael-Inn Records. LP, CD 1987

di alessandro nobis

Seán Óg Potts alle uilleann pipes, Manus Lunny al bozouky, Nollaig Ní Chathasaigh al violino e viola, Cormac Breathnach al flauto, Arty McGkynn alla chitarra, Steve White e Damien Quinn alle percussioni e soprattutto il “band leader” Donal Lunny, una delle figure che ha dato un enorme contributo alla divulgazione della musica tradizionale in Irlanda, in Europa e ovunque esista nel mondo una comunità di irlandesi: una formazione stellare per questo ottimo lavoro che comprende tutte composizioni del titolare del disco tranne due brani di origine popolare ma arrangiate dallo stesso Lunny, il tutto registrato in una serata dedicata al ricordo di Seán Ó Riada alla National Hall Concert di Dublino il 25 aprile del 1987, probabilmente l’unica performance di questa formazione.

Naturalmente le nuove composizioni percorrono gli stilemi della tradizione irlandese e vista la qualità dei musicisti coinvolti e la perfezione degli arrangiamenti si può tranquillamente affermare che questo disco di Donal Lunny è uno dei più interessanti prodotti in Irlanda negli anni ottanta; cruciale il ruolo del piper Seán Óg Potts che nel brano iniziale “Poirt: across the hill“, accompagnato dal bouzouky e dal bodhran sfodera il meglio della sua tecnica senza mai suonare una nota in più del necessario, Nollaig Ní Chathasaigh e Cormac Breathnach introducono la seguente evocativa slow air “An Fáinne Oir”, un tradizionale arrangiato: il gruppo suona assieme che è una meraviglia, il suono è compatto, delizioso e sono convinto che il grande Seán Ó Riada ne sia rimasto compiaciuto da qualunque luogo abbia ascoltato il concerto.

Disco importante, e da qui ad ascoltare la musica di Ó Riada il passo è breve: fatelo. Capirete quale sia stata la sua influenza sul mondo del recupero e della riproposta della musica popolare irlandese.

BOYS OF THE LOUGH “Farewell and Remember Me”

BOYS OF THE LOUGH “Farewell and Remember Me”

BOYS OF THE LOUGH “Farewell and Remember Me”

Lough / Shanachie Records. LP, 1987

di alessandro nobis

Questo ellepì del gruppo scoto irlandese è il secondo, dopo “Welcoming Paddy Home” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2021/02/01/suoni-riemersi-the-boys-of-the-lough-welcoming-paddy-home/) che si avvale delle uilleann pipes di Christy O’Leary e del pianoforte di John Coakley, entrambi irlandesi, che raggiungono il violinista delle Shetland Aly Bain, il suonatore di concertina e di plettri Dave Richardson dalla regione scozzese del Northumberland e l’altro irlandese, il flautista Cathal McConnell; “Farewell and Remember Me” è un altro lavoro straordinario che conferma la qualità della proposta musicale in termini di scelta del repertorio e del modo di proporlo con arrangiamenti eccellenti e godibilissimi anche dal pubblico poco avvezzo all’ascolto della musica popolare scozzese (e irlandese) e che confermò all’epoca la statura di una band che aveva già registrato con grande regolarità la bellezza di tredici album a cominciare dal disco eponimo del 1973 (e Dick Gaughan faceva parte del gruppo).

Il suono dei Boys of the Lough è sempre stato tutto sommato diverso dalle altre formazioni scozzesi, soprattutto per l’assenza dell’arpa e delle highland bagpipes ed il repertorio di questo bel disco presenta una selezione di musiche e di canzoni tradizionali inserite sia in raccolte storiche che provenienti delle regioni di appartenenza dei componenti del gruppo. Non potevano mancare vista la loro straordinaria importanza brani tratti dalla raccolta stampata nella prima decade del 19° secolo di O’Farrell “Pocket Companion for the Irish Union Pipes”, ossia il walzer (“The Waterford Waltz”) abbinato a “The Stronsay Waltz” raccolto da Richardson a Stromness nelle isole Orcadi, e da quella di Francis O’Neill (“Music of Ireland”) dalla quale il piper O’Leary interpreta “Den Bui”, jig di apertura del disco abbinato ad altre due jigs, il primo dal repertorio del grande violinista del Donegal Tommy Peoples e “Lark in the Morning” imparato dal piper dalla madre di un altro grande suonatore di cornamusa irlandese, Willie Clancy.

Infine voglio citare la ballad irlandese risalente al 1790 “An Spalpin Fanach”, in una versione del Connemara che racconta di un lavoratore disoccupato che vaga di villaggio in villaggio alla ricerca di un lavoro.

Uno dei dischi dei Boys Of The Lough da avere assolutamente, a mio parere.