PENNOU SKOULM “Fest-Noz”

PENNOU SKOULM “Fest-Noz”

PENNOU SKOULM

“Fest-Noz”. Coop. Breizh, CD 1994

di Alessandro Nobis

Registrato tra il novembre del ’89 e l’aprile del ’94, questo disco a mio avviso rappresenta la quintessenza del movimento del folk revival della musica bretone. E questo non solo perché l’unione dei due gruppi più rappresentativi del folk revival bretone, i Gwerz (Soig Siberil, Patrick Molard e Jacky Molard) ed i Kornog (Christian Lemaitre e Jean Michel Veillon) ha prodotto grazie anche agli autorevoli ospiti (ne cito due: l’Ronan Le Bars alle uilleann pipes e Frederic Lambierge all’organetto diatonico) quello che a mio parere è un disco-capolavoro, non solo per la scelta del repertorio ma anche – e forse soprattutto – per la bellezza degli arrangiamenti che presentano la musica bretone dedicata all’accompagnamento alla danza non avvalendosi dell’apporto vocale e producendo un suono d’insieme straordinario che riesce a levigare alla perfezione gli “spigoli” che l’ortodossia della musica di questa nazione celtica talvolta presenta. Un suono che regge in tutta la sua bellezza anche decontestualizzandolo dal ballo popolare ed è proprio il solo “ascolto” che ci rivela tutto il suo fascino.

“Breizh” è una dolcissima aria suonata da Ronan Le Bars e dal chitarrista Yvon Riou, “Son Kloareg”, toccante e suggestiva l’interpretazione del flautista Herve Guillo del tradizionale “Son Kloared”, da manuale lo “Schottische” con gli arpeggi di Soig Siberil ed il flauto di Jean-MichelVeillon che introducono le uilleann pipes ed il violino dei Molard, emblematica la suite di “Marches” della Bretagna Centrale che apre il disco con il “Kan ha diskan” strumentale (questa è una forma di accompagnamento alla danza solitamente vocale, una sorte di call and response) tra il flauto e le uilleann-pipes che danno subito all’ascoltatore la cifra stilistica di questo “Fest.Noz”

 

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PAOLA SELVA “Legno e Vento”

PAOLA SELVA “Legno e Vento”

PAOLA SELVA “Legno e Vento”

Autoproduzione, CD 2019

di Alessandro Nobis

Personalmente suscita grande curiosità quando un chitarrista di formazione classica si avvicina al mondo “parallelo” della chitarra fingerpicking, liberandosi per un po’ da quel repertorio e scrivendo ed arrangiando brani nuovi che diano piena libertà ai propri sentimenti ed alla propria creatività.

Paola Selva, diplomata in quel di Piacenza (al Conservatorio, naturalmente) è una di queste rarità del panorama chitarristico e questo “Legno e Vento” è una autoproduzione che si inserisce con grande autorevolezza nel cosmo del fingerpicking: undici brani originali (di cui una bonus track) ed una sorprendente quanto elegante e personale rilettura di una brano che non ti aspetti da un chitarrista, ovvero “Smooth Operator”, sì quella bellissima melodia scritta da Sade Adu che portò alla celebrità la cantante nigeriana alla metà degli anni ottanta.

C’è una profonda ricerca della melodia nella musica di Paola Selva che convoglia la sua tecnica accademica in uno stile così diverso da quello classico: ho trovato questo in “Chitarristicamente” ad esempio, nell’eterea “Virgina’s Room”, nella trascrizione di “Miaynak”, tema popolare armeno che ci trasporta verso est ed ancora nella ballad “Lontano”.

Disco brillante, e devo dirvi che per me è sempre un piacere scoprire ed essere sorpresi da nuove musiche e musicisti finora a me sconosciuti come questo “Legno e Vento” e la sua autrice Paola Selva, attesa ospite della prossima edizione di “Chitarre per Sognare”, sabato 29 giugno, alle Terme di Giunone di Caldiero a pochi chilometri da Verona in direzione di Vicenza (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/06/11/dalla-piccionaia-chitarre-per-sognare-2019/).

 

Paola selva https://www.paolaselva.com

ALBERTO LA NEVE “Night Windows”

ALBERTO LA NEVE “Night Windows”

ALBERTO LA NEVE “Night Windows”

“MANITU RECORDS. CD, 2019”

di Alessandro Nobis

NIGHT-WINDOWSRispetto al panorama jazzistico dei nomi più in voga cha hanno risalto sulla stampa specializzata, c’è una folta schiera di musicisti talentuosi che producono lavori spesso di notevole livello in completa autonomia o per coraggiose etichette discografiche sempre attente a scoprire talenti nuovi o artisti “dimenticati” dalle major.

Alberto La Neve, sassofonista, è a mio modesto parere uno di questi, di lui avevo scritto in occasione del suo ottimo CD “Lidenbrock” registrato in compagnia della cantante Fabiana Dota (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2018/01/27/alberto-la-neve-fabiana-dota-lidenbrock/), e con questa recente produzione sempre per la Manitù Records rientra a pieno titolo nel ristretto e prestigioso manipolo dei musicisti che hanno composto / improvvisato musica esclusivamente per sassofoni.

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MANHATTAN BRIDGE LOOP 1928

Se in Lidenbrock ci aveva accompagnato nel “Viaggio al Centro della Terra” di Jules Verne, qui La Neve propone sette tracce in solitudine ed un’ottava in compagnia di Fabiana Dota che propongono un’originale, affascinante ed appropriata “audioguida” per apprezzare ed “entrare” in alcune delle più significative tele di Edward Hopper. Per la precisione sono “Manhattan Bridge Loop”, “New York Movie”, “ Room in Brooklyn”, “Automat”, “Night Windows”, “Nighthawks”, “Chop Suey” e Morning Sun”, tutte tele che descrivono in modo mirabile l’ambiente urbano americano – e newyorkese in particolare – nelle prime sei decadi del secolo scorso.

“Manhattan Bridge Loop” è per solo sax tenore e descrive la solitudine (il tema più caro a Hopper) dell’uomo che cammina lungo il muro, in “Night Windows” dialogano il tenore ed il soprano, in “Chop Suey” i due sassofoni e l’uso dell’elettronica descrivono in modo davvero efficace i raggi di luce invernali che entrano dalla vetrina nel locale dove due persone siedono ad un tavolo ma sembrano non parlarsi.

Disco davvero interessante, complimenti ad Alberto La Neve ed a chi ha creduto nella sua musica.

GIUSEPPINA COLICCI – SERENA FACCI “Rosa di maggio: le registrazioni di L. Colacicchi e G. Nataletti (1949 – 50)”

GIUSEPPINA COLICCI – SERENA FACCI “Rosa di maggio: le registrazioni di L. Colacicchi e G. Nataletti (1949 – 50)”

GIUSEPPINA COLICCI – SERENA FACCI

“Rosa di maggio: le registrazioni di L. Colacicchi e G. Nataletti (1949 – 50)”

SQUI[LIBRI], 2018 Collana “aEM”. 227 pagg. con 2CD allegati. € 25,00.

di Alessandro Nobis

Questo è il sedicesimo volume pubblicato da Squi[libri] facente parte della collana aEM che sta pubblicando parte degli Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che tra il 1947 ed il 1972 diede via allo sviluppo degli studi etnomusicologici in Italia. In particolare questo “Rosa di maggio”, curato da Giuseppina Colicci e Serena Facci, riporta le raccolte 11 e 12 dell’archivio, ovvero le registrazioni effettuate in Ciociaria nel 1949 da Giorgio Nataletti e nell’anno seguente da Luigi Colacicchi.

ROSA DI MAGGIOSe uno degli intenti dell’Accademia – e di Squi[libri] – era quello di presentare ad un pubblico più vasto e quindi meno specialistico il preziosissimo archivio romano, come ho già scritto in altre occasioni, questo obbiettivo è stato raggiunto; al di là della veste grafica, sono i contenuti dei saggi dei curatori e le annotazioni ai 33 brani presenti nei due compact – disc che rendono quest’opera facilmente fruibile essendo scritti in modo comprensibile a tutti noi che siamo interessati alla cultura popolare. Qui, al di là del fatto puramente musicologico, è interessante conoscere il modus operandi dei ricercatori, la loro filosofia, i loro contatti con i “portatori”, le loro storie personali.

In particolare, tra le peculiarità di questa pubblicazione vorrei sottolineare che all’interno del primo CD sono riportate quattro rare registrazioni effettuate nel settembre del ‘49 a Venezia al Festival Internazionale del Folklore Musicale organizzato dall’E.N.A.L. (acronimo di Ente Nazionale Assistenza Lavoratori, un ente apolitico che negli anni settanta venne dichiarato inutile ….. ed il cui posto venne preso dai sindacati di varia appartenenza politica); si tratta di due strumentali e di due novene natalizie eseguite da musicisti ciociari invitati al festival dove naturalmente brillano le zampogne e le ciaramelle. I tredici rimanenti brani presenti sul primo CD assieme ai sedici del secondo appartengono alla raccolta 12; si tratta di registrazioni sul campo effettuate da tecnici della RAI (alcuni di questi in verità furono registrati negli studi RAI) che secondo Carpitella contribuì “all’individuazione del patrimonio musicale delle comunità contadine del Lazio”.

Chiude il volume l’anastatica di “Canti Popolari di Ciociaria” di Luigi Colacicchi pubblicato originariamente nel 1936 oltre ad un breve apparato iconografico ed una sostanziosa bibliografia.

http://www.squilibri.it

 

 

FABRIZIO D’ALISERA “Trisonic”

FABRIZIO D’ALISERA “Trisonic”

FABRIZIO D’ALISERA “Trisonic”

FILIBUSTA RECORDS. CD, 2019

di Alessandro Nobis

Fiatista romano convertito per questa occasione al solo sax baritono, Fabrizio D’Alisera ha pubblicato con l’etichetta Filibusta questo suo terzo bel lavoro registrato in trio come si evince dal titolo, in compagnia del contrabbassista Pietro Ciancaglini, del batterista Andrea Nunzi e, in due composizioni, il vibrafonista Andrea Biondi.

La musica di D’Alisera viaggia nel mainstream di nuova composizione, otto i brani scritti per l’occasione ed una indovinata interpretazione, la monkiana “Ask me now”, eseguita in “solo” a conclusione del disco che mette in evidenza non solamente la tecnica esecutiva ma anche, e soprattutto, la sensibilità musicale, la personalità e la voglia di mettersi in gioco nell’affrontare un brano scritto da uno dei monumenti del jazz. Due dicevo i brani eseguito in quartetto, con lo splendido ed espressivo vibrafono di Andrea Biondi che colora sempre appropriatamente – vedi il lungo solo in “Mysterious Voyage” o l’accompagnamento al solo di sax in “Nuoto Libero” – le composizioni del baritonista e che si inserisce alla perfezione nel progetto di “Trisonic”.

Gli altri cinque brani sono una sfida (vinta brillantemente) all’assenza di uno strumento armonico, ma con una sezione ritmica così ben affiatata e solidale al progetto il risultato non poteva essere diverso: la ballad “A Cloudy Morning Tale” con gli interventi Pietro Ciancaglini prima con l’archetto ed in seguito con il pizzicato e “Down By The Rhythm Side” con un bel solo di contrabbasso che interloquisce con il baritono sono i due brani in trio che voglio segnalare

Un bel disco che mi auguro possa avere la diffusione che merita. Notevole.

www.filibustarecords.com

www.federicafusco.it

 

ENDA SEERY “RAINING NOTES”

ENDA SEERY “RAINING NOTES”

ENDA SEERY “RAINING NOTES” (English version)

Indipendent. CD, 2018

by Alessandro Nobis

He comes from the County of Westmeath and this “Raining notes” is his third brilliant album that follows “The Winding ClocK” of 2010 and “Síocháin na Tuaithe: Peace of the Countryside” of 2013; I’m talking about Enda Seery, flautist, pianist, composer, singer and not least a music teacher. Listening to this excellent work takes us into the purest Irish tradition and the repertoire is a journey into the rhythms and melodies of the extraordinary musical casket of this land.

The arrangements are simple and effective, the instruments they accompany – the double bass by Aidan Guilfoyle, the guitar and the banjo by John Byrne – do it in an elegant and precise way, leaving space for the flutes of Seery. The repertoire includes original compositions written in the respect of tradition, pieces of oral tradition and others of composers that have given a great contribution to Irish music: among the first ones I point out the medley of initial slides “The Smell of Freshly Cut Grass / Kelleher’s / The Derravaragh “A traditional between two Seery originals and performed on the transverse flute, among the latter the set of dance air” The Hunt “for solo flute in the first part accompanied in the second by the piano, among the latter a composition of Peadar O ‘ Riada (“Cà bhfull an Solas”) combined with an original and two songs by the violinist of the Stockton’s Wing group Maurice Lennon (of the two magnificent the waltz “On Leaving Lough Melvin’s Shore”) which also writes the explanatory notes. Finally, I point out a song that struck me for its sweetness where the guitar accompanies the tin whistle in the two-gig set “The Windway, Paddy’s Whiskers”, the first original the second traditional.
The secular vein of traditional Irish music is anything but self-referential and conservative but is instead very lively and full of talents that with their precious work carry on in time, renewing it also with new compositions. Like Enda Seery for example.

http://www.endaseery.com

DALLA PICCIONAIA: Chitarre per sognare 2019

DALLA PICCIONAIA: Chitarre per sognare 2019

DALLA PICCIONAIA: Chitarre per sognare 2019

“Terme di Caldiero, 29 giugno ore 21”

di Alessandro Nobis

Sabato 29 giugno, dopo cena, prendetevi una serata libera e andate alle Terme di caldiero chitarre.jpgGiunone a Caldiero, o alle Terme andateci nel pomeriggio per una nuotata e poi trattenetevi: c’è l’attesa tredicesima edizione di “Chitarre per Sognare”, per il secondo anno ospitata a Caldiero con il supporto della locale Amministrazione Comunale che l’anno ha scorso ha deciso di “adottare” questa manifestazione sfrattata inopinatamente  da un Comune dei dintorni. Organizzata dalla benemerita Associazione Culturale ZONACUSTICA, la serata al solito prevede una “passerella” di chitarristi acustici che praticano lo stile fingerpicking: questa edizione ospita Pietro Nobile, Paola Selva, Francesco Palmas e Giovanni Ferro. Niente nomi super inflazionati come si vede, ma piuttosto, come nello stile di ZONACUSTICA, musicisti non molto conosciuti dal grande pubblico – ma conosciuti da chi segue questo stile chitarristico -, piccoli / grandi tesori che grazie ad iniziative come queste hanno l’occasione di mettere in luce il loro talento come strumentisti e spesso anche come compositori.

49548161_10215829193394473_4467249734301515776_n.jpgPietro Nobile è l’ospite probabilmente più conosciuto; strumentista, divulgatore e compositore ha all’attivo CD (quattro, il più recente è “Indefinito infinito”) e manuali, oltre ad essere un prestigioso dimostratore di chitarre nientemeneno che per la Guild – Fender. La sua carriera ha avuto un importante partenza quando a Parigi, a venti anni, fu invitato da Herbert Pagani e Marcel Dadì con il quale tenne concerti e partecipò ad un tour negli Stati Uniti; da allora Nobile ha raccolto via via sempre più consensi nel mondo della chitarra acustica internazionale.

Paola Selva, la seconda ospite della rassegna, è una chitarrista con una formazione classica che solitamente preferisce suonare repertori in Trio o con formazioni cameristiche più ampie, quindi quella di Chitarre per Sognare è un rara occasione per ascoltare e sicuramente apprezzare il talento in veste solista; presenterà il suo recente lavoro “Legno e Vento” che contiene brani di sua composizione. Per me che scrivo, ma anche per altri, tanta curiosità ed attesa per una musicista che non conosco.csm_Paola_Selva_Legno_e_Vento_1_48894e54b8.jpg

Ultimo set per Giovanni Ferro e Francesco Palmas con un repertorio centrato su brani appartenenti al repertorio della migliore canzone d’autore italiana sempre nel cuore di Ferro e Palmas, rivisitati e “corretti” dai due chitarristi. Ne sentiremo delle belle.

Al solito, “Chitarre per sognare” è ad ingresso libero, quindi ………….

 

 

 

 

ENDA SEERY “Raining Notes”

ENDA SEERY “Raining Notes”

ENDA SEERY “Raining Notes”

Autoproduzione. CD, 2019

di Alessandro Nobis

Viene dalla Contea di Westmeath e questo “Raining notes” è il suo terzo brillante album che segue “The Winding ClocK” del 2010 e “Síocháin na Tuaithe:Peace of the Countryside” del 2013; parlo di Enda Seery, flautista, pianista, compositore, cantante e non da ultimo insegnante di musica. L’ascolto di questo ottimo lavoro ci porta nella tradizione irlandese più pura ed il repertorio è un viaggio nei ritmi e nelle melodie dello straordinario scrigno musicale di questa terra.

Gli arrangiamenti sono semplici ed efficaci, gli strumenti che accompagnano – il contrabbasso di Aidan Guilfoyle, la chitarra ed il banjo di John Byrne – lo fanno in modo elegante e preciso lasciando lo spazio ai flauti di Seery.

Il repertorio comprende composizioni originali scritte nel rispetto della tradizione, brani di tradizione orale ed altri di compositori che hanno dato un grande contributo alla musica irlandese: tra i primi segnalo il medley di slides iniziale “The Smell of Freshly Cut Grass/  Kelleher’s / The Derravaragh” un tradizionale compreso tra due originali di Seery ed eseguito al flauto traverso, tra i secondi il set di aria da danza “The Hunt” per solo flauto traverso nella prima parte accompagnato nella seconda dal pianoforte, tra gli ultimi una composizione di Peadar O’Riada (“Cà bhfull an Solas”) combinata con un originale e due brani del violinista del gruppo Stockton’s Wing Maurice Lennon (dei due magnifico il valzer “On Leaving Lough Melvin’s Shore”) che scrive anche le note illustrative. Segnalo infine un brano che mi colpito per la sua dolcezza dove la chitarra accompagna il tin whistle nel set composto da due gighe “The Windway, Paddy’s Whiskers” la prima originale la seconda tradizionale.

Disco che ascolta e si riascolta con grande piacere e che conferma come la vena secolare della musica tradizionale irlandese sia tutt’altro che autoreferenziale e conservativa ma sia invece vivissima e ricca di talenti che con il loro prezioso lavoro portano avanti nel tempo, rinnovandola anche con nuove composizioni. Come Enda Seery ad esempio.

 

http://www.endaseery.com

 

LA CANTIGA DE LA SERENA “La Fortuna”

LA CANTIGA DE LA SERENA “La Fortuna”

LA CANTIGA DE LA SERENA “La Fortuna”

DODICILUNE / FONOSFERE FNF118, 2019

di Alessandro Nobis

Nella collana “Fonosfere” Dodicilune Records ha da poco pubblicato “La Fortuna”, un bel lavoro accreditato a Fabrizio Piepoli, Giorgia Santoro e Adolfo La Volpe, ovvero “La Cantiga de la Serena”. Radici ben piantate nella cultura e nelle terre di Puglia con rami che vanno a toccare terre lontane come quelle provenzali, iberiche e ancora più in là, in Irlanda. Il fatto che i tre musicisti non abbiamo una formazione popolare “ortodossa” ma siano impegnati anche in altri ambienti musicali consente loro di sentirsi liberi di interpretare, abbellire, incastrare piccole tessere “alloctone” nel loro progetto che pur basandosi sulla tradizione utilizza un  “arsenale strumentale” che con le sue timbriche e le combinazioni sonore realizzano un progetto composito e convincente; troviamo tra gli altri il santur vicino al tin whistle, l’oud accanto al bansuri, i flauti ed il saz. Qualche esempio? La splendida “Rossinhol” del trovatore provenzale duecentesco Peire D’Alverhe che nasconde una melodia del trovatore settecentesco irlandese Turlogh O’Carolan “richiamato” anche nella tarantella foggiana di Andrea Sacco, la ninna nanna griko – salentina “Nia Nia Nia”, la purezza della celebre “Pizzica di San Vito dei Normanni” e “Quannu te llai la facce” che concludono “La Fortuna”.

Disco convincente, prezioso e sincero che pur presentando repertori diversi geograficamente e temporalmente riesce a farsi apprezzare per la sua omogeneità e fascino.