DALLA PICCIONAIA: Ensemble Sira (Yemen)
di Alessandro Nobis
E’ dalla primavera del 2015 che nel piccolo Yemen infuria una cruenta guerra civile dallo sfondo religioso che ancora una volta vede lo scontro tra sciti e sunniti ed alla quale partecipa una coalizione internazionale a fianco dell’Arabia Saudita, conflitto al quale l’Italia sta intervenendo in modo diretto (la pistola la mettiamo noi, il grilletto lo preme qualcun altro) fornendo armi ai sunniti sauditi. Se ne parla troppo poco di questa guerra, che sta decimando il popolo yemenita sia con i bombardamenti che con la procurata carestia e che sta distruggendo la cultura locale, orale e scritta, e le città come la capitale Sana’a, una delle location del capolavoro pasoliniano del 1974 “Il fiore delle mille e una notte”.
Delle donne e degli uomini che nel 1999 uscirono per la prima volta dallo Yemen per presentare la loro cultura musicale in Italia grazie a Ravenna Festival, ad Andrea Marini ed all’Associazione musicAcustica, non si hanno più notizie da molti anni e mi auguro ardentemente che il Professor Nizar Ghanem e compagnia stiano per quanto possibile in salute o siano rifugiati in un luogo più sicuro.
In quel luglio del 1999 dunque l’Ensemble Sira tenne tre memorabili concerti nel veronese (due per i Concerti Scaligeri – il primo però con evidenti problemi di amplificazione – ed il terzo a Villa Bertoldi di Settimo di Pescantina); gente semplice, molto preparata musicalmente ed appartenente a diverse generazioni, ed ognuna proveniente da diverse zone dello Yemen, un gruppo composito formato per l’occasione e guidato come detto dal Professor Ghanem.
A ricordo dello Yemen, per far rimanere viva l’attenzione su ciò che sta accadendo nel Paese che si affaccia sull’Oceano Indiano, riporto qui quando avevo modestamente scritto sul volantino di presentazione ai concerti veronesi.
“La Cultura musicale dello Yemen è un campo poco esplorato e quindi molto poco conosciuto anche se le ancor scarse informazioni ne testimoniano antiche origini e influenze nel corso dei secoli. Le tradizioni tribali restano il cardine di questa cultura, ed è possibile stabilire relazioni con l’Antica Persia e l’India fino all’Indonesia verso Levante e fino al Maghreb verso Ponente soprattutto da quando la regione venne islamizzata.
La posizione geografica marginale dello Yemen rispetto al resto del mondo arabo e la distanza dai centri di potere come Damasco, Baghdad e Istambul sommata al succedersi delle Dianstie ne hanno provocato così l’isolamento culturale preservando così nel tempo la conservazione delle sue forme culturali più pure, musicali e non, che ne caratterizzano così fortemente la vita anche al giorno d’oggi.
La musica dello Yemen è estremamente ricca di generi, repertori, modalità di esecuzione ed anche di strumenti: la sua molteplicità è dovuta essenzialmente alle differenze tribali, ma al di là di queste diversificazioni, nella vita sociale è possibile distinguere nella stratificazione musicale le componenti etnica, tradizionale, religiosa, classica e popolare, ultima in senso temporale ma diffusasi prepotentemente grazie ai mass – media. A tutt’oggi quindi la cultura musicale yemenita appare dall’esterno come un mosaico di stili regionali le cui diversità rimangono però immutate fungendo anche da stimolo per nuove composizioni negli stili più antichi, mentre dal suo interno gli yemeniti possono facilmente riconoscere la provenienza degli stili delle varie forme vocali, come ad esempio le differenze tra la “ghina’san’aani” – le canzoni di Sana’a – e quelle di altre città come Ta’iz, Aden, Lahij o ancora il carattere religioso dell’area di Hadramaut.
La vita musicale di Sana’a non conosce concerti o sale da concerto e le esecuzioni musicali, come nelle più pure culture tradizionali, sono contestualizzate a momenti conviviali. Nella capitale ci sono due occasioni per queste performance, che per la prima volta saranno eseguite al di fuori dei confini yemeniti: una di queste si tiene nelle ore pomeridiane ed è conosciuta come “magyal” (che significa appunto riposo pomeridiano). Si tratta di riunioni tra gli uomini appartenenti allo stesso nucleo familiare con amici e colleghi di lavoro, che proseguono per parecchie ore e nelle quali si discute di vari argomenti ascoltando musica, suonata da musicisti professionisti o dilettanti; il tutto masticando il “qat”, una sostanza vegetale stimolante dal sapore dolce. La masticazione del qat (attività praticata solitamente in comunitò) è una caratteristica propria degli yemeniti ed è tipica delle popolazioni settentrionali. Nel pomeriggio i “qat party” sono molto frequenti ed ogni uomo, almeno una volta alla settimana, partecipa a queste riunioni (la masticazione del qat è un vero e proprio status symbol che incide economicamente da un quarto alla metà dell’introito mensile, e dalla frequenza delle masticazioni e dalla loro esibizione anche per le strade è possibile capire il tenore di vita della persona).
Ritornando al lato musicale originariamente erano suonate, inframezzate da lunghi intervalli, suites vocali in tre movimenti con figure rtimiche prefissate di tipo diverso e caratterizzate da tempi crescenti, con il cantante che si accompagna con il “qambus” (l’antico liuto di Sana’a), oggi soppiantato dal più moderno liuto arabo (oud) mentre il ritmo era fornito dal “Sahn” (una percussione formata da un piatto di rame o ciotola), anche questa soppiantata dal “darabukka” e dal “reqq”.
La seconda occasione per suonare è il “Samra”, intrattenimento notturno costituito da danze e canti e tipico di momenti conviviali come ad esempio quelli organizzati dalle famiglie degli sposi in occasioni dei matrimoni anche se più recentemente questa cerimonia privata ha assunto un rilievo talvolta pubblico.
Come per il magyal, c’è una tendenza a sostituire parti cantate con canzoni e con music he anche popolari indipendenti una dall’altra e spesso derivanti dai repertori delle regioni meno conservatrici come quelle meridionali e sud-occidentali del Paese.
Ma, al di là delle differenziazioni interne e delle contaminazioni tra gli strati più antichi e le tendenze più moderne, la musica dello Yemen ha una particolare attrattiva ed un grande fascino, aspetti questi elogiati anche nei tempi passati ed i musicisti di questo ensemble, riuniti dal musicologo Nizar Ghanem, rappresentano il meglio di quanto può offrire la musica yemenita. Alcuni dei solisti del gruppo hanno avuto un ruolo determinante nella registrazione dello splendido CD “The Music of Yemen”, pubblicato dall’americana Celestial Harmonies e coprodotto dallo stesso Ghanem”.
Nizar Ghanem (voce, oud), Saleh Abdulbaqi Shaibah (voce, oud, violino), Omer Ghallab (voce, oud), Hana’a Omer (voce), Abdulrahman Al-Amri (Sufi munshid, voce), Omer Bajubair (tabla), Marwan Al-Haidery (daf), Hamood Al-Gunald (voce, oud), Abdulelah Sallam, Zubaida Kassem & Kaiser Hussein (danzatori), Wahib Al-Awami (percussioni)
Discografia di riferimento:
“Music of Yemen: Sana’a”, Celestial Harmonies, 1998