ALARICO GATTIA “Ivanhoe”

ALARICO GATTIA “Ivanhoe”

ALARICO GATTIA “Ivanhoe (di Rotherwood)”

Edizioni Segni D’Autore 2020, 68 pagg. cm 24 x 30. € 15,00

di alessandro nobis

Per noi che abbiamo passato la sessantina il ricordo di Ivanhoe è indissolubilmente legato all’omonimo sceneggiato televisivo mandato in onda dalla R.A.I. nei primi tre mesi del 1964, la domenica alle 17:30: si trattava del doppiaggio della versione originale inglese che la BBC mandò in onda nel 1958, protagonista Roger Moore, riduzione televisiva del romanzo storico che lo scozzese Sir Walter Scott scrisse nel 1829 per decenni derubricato a “romanzo per ragazzi”. La vicenda storica la conoscono (più o meno) tutti. Anno del Signore 1194: siamo al tempo della Terza Crociata, il Re Sassone Riccardo (Cuor di Leone) torna in incognito nella sua Inghilterra dopo la prigionia in Austria ma il fratello Giovanni (Senza Terra) da reggente è divenuto usurpatore del trono che vorrebbe mantenere facendosi amici i Normanni che lo avrebbero aiutato nell’impresa a scapito della sua gente Sassone. Nel romanzo di Sir Walter Scott, tra realtà e “fiction” come dicono quelli bravi, compaiono anche figure rimaste nell’immaginario collettivo come Robin “Locksley” Hood anche lui di ritorno dalla Crociate travestito da pellegrino e diseredato dal padre per essere andato in Terra Santa e frate Tuck. Sia che già conosciate gli avvenimenti e la conclusione della storia o che di Ivanhoe non abbiate mai sentito parlare, questo lavoro vi consente di avvicinare questo periodo storico raccontato “a china” da così belle ed evocative immagini, e vignette, da Alarico Gattia (1927 · 2022) eccellente sceneggiatore (qui il lavoro di “riduzione” a mio modesto parere è perfettamente riuscito) e figura importantissima nel panorama dell’illustrazione non solo italiana al quale la casa editrice ha dedicato tra il 2000 e il 2022 cinque volumi: “Ivanhoe“, “Vandea 1793“, “Il Prigioniero di Zenda“, “Giacche Blu · Garibaldi e la libertà promessa” e “I Tre Moschettieri“. Poi, letto questo fumetto, passate al romanzo di Walter Scott: non fate i timidi, questo non è un romanzo per ragazzi, eh!

ARMAROLI · MAIER “Figure(s) a due”

ARMAROLI · MAIER “Figure(s) a due”

ARMAROLI · MAIER “Figure(s) a due”

Dodicilune Dischi. CD, 2024

di alessandro nobis

Questo “Figure(s) a due” è (anche) un doveroso omaggio al grande vibrafonista Walter Roland Dickerson scomparso nel 2008, uno dei musicisti più dimenticati dagli appassionati e jazzofili ma non da Sergio Armaroli per il quale la sua musica rappresenta un riferimento. Il vibrafonista lo fa in compagnia di un altro gran musicista, il contrabbassista Giovanni Maier, compagno di viaggio complementare al vibrafonista sempre in grado di partecipare in modo creativo alla creazione delle “Figure(s)” lasciando con il suo strumento un segno davvero tangibile. Questo lavoro pubblicato dalla Dodicilune è quindi un viaggio in tredici tappe nell’idioma della creazione musicale spontanea fatta eccezione per la significativa rilettura · aperta dal contrabbasso · di uno degli “spartiti” di John Coltrane ovvero “India” che chiude anche il disco. Coltrane, perchè credo che le sue composizioni siano, lo dico da semplice fruitore, tra quelle che consentono ed anche invitano ad una maggiore libertà esecutiva i musicisti che le affrontano.

I primi dodici brani nascono da brevissimi temi il cui stesso concetto consente massima libertà ai due musicisti di sviluppare e di creare la musica in modo istantaneo, creativo e visto che stiamo parlando dell’idioma improvvisativo, anche irripetibili. Certamente non è musica di facilissima fruizione ma ascolto dopo ascolto si riesce ad entrare nella sua struttura e di apprezzare le sue sfumature, come ad esempio in “Figura #2” o nella “Figura #5” ma il discorso va allargato a tutto il disco. Intreccio continuo di suoni, comunanza di idee, stima reciproca per un lavoro che è stato pubblicato assieme a “Figure(s) a tre“, Maier e Armaroli con Francesca Gemmo, ed a “Stringsland” della stessa pianista in duo con il contrabbassista. Un trittico targato “Dodicilune” importante che molto modestamente consiglio. A tutti.

WORLD VIBES · IDENTITA’ SONORE “6 aprile · 7 giugno, Trento”

WORLD VIBES · IDENTITA’ SONORE “6 aprile · 7 giugno, Trento”

WORLD VIBES · IDENTITA’ SONORE 2024 “6 aprile · 7 giugno 2024, Trento”

di alessandro nobis

Incontri con protagonisti della musica acustica etnica e contemporanea” è il sottotitolo, una dichiarazione di intenti vera e propria in cinque puntate che gli organizzatori, “Abies Alba, Musica e tradizioni” da poco Circolo ARCI del Trentino in collaborazione con il Centro Musica Trento e Teatro Spazio 14 con l’autorevole direzione artistica di Mauro Odorizzi dichiarano di offrire al pubblico in quel di Trento a partire da questa sera con l’atteso concerto d’apertura di Ettore Castagna. Per chi segue la musica tradizionale in tutte le sue sfaccettature può tranquillamente considerare “World Vibes” come il naturale proseguimento di “Itinerari Folk“, prestigiosa e longeva rassegna estiva che per oltre trent’anni ha deliziato i palati più fini negli spazi trentini ancor più se si considera che l’anima di quella rassegna, Mauro Odorizzi, ha portato la sua lunga esperienza di cultore e di musicista · uno dei fondatori degli Abies Alba, importante ensemble di ricerca e di riproposizione della tradizione musicale trentina · in questa nuova esperienza “primaverile”. I paletti culturali sono fortunatamente sono sempre quelli all’interno dei quali sino sono mosse nel tempo rassegne simili a questa di Trento, ovvero confronto di identità culturali, passione per questi territori musicali e rispetto dei valori universali che nonostante molteplici sfaccettature accomunano le “Culture” di ogni comunità antropologica.

Cinque appuntamenti interessanti e imperdibili per gli appassionati e che offrono anche al pubblico più generico l’occasione di avvicinarsi ad alcune culture tradizionali in spazi chiusi (il “Teatro Spazio 14” e il “Centro Musica Trento” nel capoluogo e “Casa della Comunità Mondrone” nella frazione di Preore nel Comune di Tre Ville non lontano da Tione) con ingresso libero però su prenotazione dei posti, che sono 100 (www.abiesalba.it/wv2024); si inizia stasera con la lira calabra di Ettore Castagna, ricercatore e musicista che dai tempi dei leggendari Re Niliu con eccellenti risultati studiava rivisitando il prezioso scrigno della cultura popolare calabrese. Si prosegue giovedi 25 aprile con la performance del chitarrista Franco Morone la cui musica si muove nei territori del folklore celtico e di quello italiano, del blues e del jazz, generi che grazie al suo personale gusto ed alla straordinaria tecnica riesce ad impreziosire e a presentare in modo omogeneo e assolutamente originale. Con i seguenti due appuntamenti si va ad esplorare la musica popolare greca · il Rebétiko in particolare · che viene proposta da Takis Kunelis, studioso e interprete di questo repertorio lontano dalla musica “greca” da cartolina ma significativo nella sua storia · nasce nei quartieri di Costantinopoli e di Atene · testimoniata da registrazioni risalenti agli anni venti e riportato in auge negli anni settanta grazie anche a musicisti come Kunelis residente in Italia da molti anni e considerato uno dei più importanti ambasciatori di questo struggente genere che per i suoi contenuti viene da molti equiparato al blues d’oltreoceano, mentre il secondo, quello del 26 maggio, è dedicato alle musiche popolari dei Paesi Baschi. La serata, al “Centro Musica Trento” sarà suddivisa in due set, il primo avrà come protagonista il raffinato chitarrista, compositore e ricercatore di Bilbao Balen Lopez De Munain ed il secondo la cantautrice Elisa Maitea Olaizola Elosua (a.k.a. Maitea) per un viaggio nella millenaria cultura di Euskadi, temi a danza della tradizione popolare e canzoni originali ispirate dalla storia e cultura di questo antichissimo popolo. Per la conclusione di “World Vibes” ci si trasferisce nei pressi di Tione, nelle Valli Giudicarie, ambientazione perfetta per la proposta dell’ensemble “Abies Alba” che da trent’anni, ovvero dal 1994, ricerca e propone i repertori della tradizione trentina, fatti rinascere da un’attenta ricerca di testi, arie e suoni nei ricchi archivi e con il contatto con i portatori della tradizione: un gruppo davvero storico per il folk revival “regionalistico” italiano.

Come detto, i posti sono limitati, quindi consiglio vivamente la prenotazione.

IL PROGRAMMA:

sabato 6 aprile h 20:30 “Dalle tradizioni ionie al teatro canzone“: ETTORE CASTAGNA. Teatro Spazio 14, Via Vannetti 14, TRENTO

giovedì 25 aprile h 20:30 “Maestri della chitarra acustica“: FRANCO MORONE Teatro Spazio 14, Via Vannetti 14, TRENTO

domenica 12 maggio h 20:30 “Alla scoperta del Rebètiko, il blues della tradizione greca“: TAKIS KUNELIS Centro Musica Trento, Via Malpensada 136, Trento

domenica 26 maggio h 20:30 “Incontri con le proprie radici: la tradizione dei Paesi Baschi“: MAITEA & BALEN LOPEZ DE MUNAIN Centro Musica Trento, Via Malpensada 136, Trento

venerdì 7 giugno h 20:30 “Suoni di un territorio alpino di passaggio “: ABIES ALBA Casa Mondrone, frazione di Preore, Via Filippo Serafini, Tre Ville (Tn)

VERONA, MAGGIO 1918 ” Le autocromie veronesi di Fernand Cuville · 2/2″

VERONA, MAGGIO 1918 ” Le autocromie veronesi di Fernand Cuville · 2/2″

VERONA, MAGGIO 1918 ” Le autocromie veronesi di Ferdinand Cuville · 2/2″

di alessandro nobis

Fernand Cuville dedica tra il 3 ed il 16 maggio 1918 una settantina di autocromie alla città di Verona, ad alcuni dei suoi luoghi storici (l’anfiteatro areniano, le rovine del Teatro Romano, il Ponte Scaligero, la Porta dei Borsari, Piazza della Brà, la Piazza dei Signori, le Basiliche del Duomo, di Santa Anastasia e di San Zeno tra gli altri), alle vie del centro storico vicino alle classiche vedute del fiume Adige (con mulino, uno degli ultimi) ed anche ad alcuni interni di palazzi storici e chiese (splendida quella che ritrae il “gobbo” di Sant’Anastasia, ovvero l’acquasantiera) mentre in provincia il fotografo francese rivolge la sua attenzione ai centri di Garda e di Torri del Benaco, alla chiusa di Ceraino vista da sud, al paesino di Rivoli veronese e naturalmente al monumento che ricorda la vittoria dell’armata napoleonica d’Italia francese nella battaglia Rivoli Veronese del gennaio 1817 contro l’armata imperiale austriaca.

Le immagini più toccanti sono senza alcuna ombra di dubbio · al di là del valore documentale e storico delle vedute che ho cercato di descrivere · i ritratti, (altri davvero significativi ne scattò anche nel vicentino) che raffigurano militari italiani e francesi oltre che di civili adulti e di bambini, tutti naturalmente “in posa” visti i lunghi tempi di esposizione richiesti.

Due parole infine sulle autocromie, procedimento fotografico in auge dal 1907· quando fu brevettato dalla società fondata dai Fratelli Lumiere (“Société Anonyme des Plaques et Papières photographiques A. Lumière et ses Fils”) · agli anni trenta quando venne soppiantato dai più moderni, meno costosi e più semplici procedimenti brevettati prima dalla Kodachrome, nel 1935 e dall’Agfa quattro anni più tardi. Le autocromie prevedevano l’uso di lastre di vetro ricoperte da una gelatina di bromuro d’argento con un filtro a mosaico composto di fecola di patata a granelli e colorati nei colori primari. La lastra andava poi sviluppata e si osservava proiettandola o più semplicemente controluce.

Fernand Cuville fu solamente uno dei fotografi che scattarono immagini di Verona tra Ottocento e prima metà del Novecento: cito solamente Mauritz Lotze, Florence Craig Albrecht o Frantisek Kratky (cfr. “L’Italia a colori” Edizioni Alba Pratalia, 2010),  e il veronese Angelo Dall’Oca Bianca.

L’archivio fotografico che consta come detto di 72.000 autocromie è gestito dal 1990 dal Musée Albert-Kahn, che ha caricato online la maggior parte delle immagini in regime di pubblico dominio.

La prima parte la potete leggere qui: https://ildiapasonblog.wordpress.com/2024/03/23/verona-maggio-1918-le-autocromie-veronesi-di-ferdinand-cuville/

VERONA, MAGGIO 1918 ” Le autocromie veronesi di Fernand Cuville” · 1/2

VERONA, MAGGIO 1918 ” Le autocromie veronesi di Fernand Cuville” · 1/2

VERONA, MAGGIO 1918 ” Le autocromie veronesi di Fernand Cuville · 1 / 2″

di alessandro nobis

Nella prima metà del maggio 1918 alcuni reparti delle truppe francesi erano di stanza a Verona e tra questi vi era una “sezione fotografica” che aveva il compito di documentare il fronte e le retrovie del fronte italiano: di uno di questi reparti faceva parte il fotografo Fernand Cuville, classe 1887 che prestò servizio nell’esercito d’oltralpe dal 1914 al 1918. La sua missione era non solo scattare immagini per conto dell’esercito, ma anche · e forse soprattutto · quella di scattarle per conto del mecenate e banchiere Albert Kahn (1860 · 1940) che dal 1909 aveva avviato il monumentale progetto “Archives de la Planete“, che a suo dire doveva essere “l’inventario della superficie del globo così come all’inizio del XX° secolo viene abitato e sviluppato dall’uomo” avvalendosi della collaborazione di Léon Busy, Paul Castelnau, Roger Dumas, Alfred Dutertre, Lucien Le Saint, Auguste Léon, Marguerite Mespoulet, Stéphane Passet e Camille Sauvageot oltre naturalmente a Fernand Cuville. Un progetto dunque molto, molto ambizioso ma che nonostante l’iniziale notevolissima disponibilità economica non potè essere concluso venendo interrotto nel 1931 a causa della crisi finanziaria del ’29 (Kahn ricordo era un banchiere); l’idea di Kahn per la sua l’imponenza e il suo mancato completamento non può non ricordare quella del fotografo americano contemporaneo a Kahn Edward Sheriff Curtis (1868 · 1952) che con il suo “The North American Indians of the United States and Alaska” avrebbe dovuto documentare attraverso immagini le centinaia di gruppi etnici dei Nativi Americani.

Ad esaminare il patrimonio del Musèe Kahn credo primo tra gli studiosi italiani fu il Professor Giuseppe Sandrini del Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona che così nel 2010 scrisse: “Durante un soggiorno di studio a Parigi nell’autunno del 2010, in qualità di Visiting Scholar presso l’Université Sorbonne – Paris IV, ho avuto modo di conoscere la straordinaria collezione del Musée Albert Kahn di Boulogne-Billancourt. Si tratta di un patrimonio visivo pressoché sconosciuto da noi, che unisce l’interesse storico di testimonianza sulla Grande Guerra alla freschezza coloristica delle immagini, una documentazione fotografica a colori basata sull’autocromia, il procedimento brevettato dai fratelli Lumière – gli inventori del cinematografo – nel 1907. Il museo conserva 72mila «plaques autochromes» (diapositive di grande formato, dai colori pastello che ricordano gli effetti di luce della pittura impressionista) con un’ampia sezione dedicata all’Italia e in particolare al Veneto. Si tratta, per quanto riguarda la nostra regione, di oltre 300 immagini in massima parte inedite, che riguardano Verona, il Lago di Garda, Rivoli, Vicenza, Bassano del Grappa, Asolo, Castelfranco, Venezia; una piccola parte delle autocromie di Venezia risale al 1912 ed è opera di Auguste Léon.”

Fine della Prima Parte.

TAROZZI · VALDEMARCA · SOLDANO “In Roy’s Mood”

TAROZZI · VALDEMARCA · SOLDANO “In Roy’s Mood”

TAROZZI · VALDEMARCA · SOLDANO “In Roy’s Mood”

Cat Sound Records. CD, 2023

di alessandro nobis

Nell’autunno del ’23 la Cat Sound ha pubblicato questo interessante lavoro del pianista Andrea Tarozzi, del batterista Oreste Soldano e del contrabbassista Federico Valdemarca: interessante in quanto, al netto della preparazione tecnica dei musicisti e del loro affiatamento nell’esecuzione dei brani (“alto livello di interplay” direbbero i critici) quello che più mi ha colpito è la scelta del repertorio quantomeno originale nella sua composizione. Dedicato al batterista di Boston Roy Haynes (nato nel 1925), “In Roy’s Mood” presenta infatti brani che il batterista americano ha interpretato nella sua lunga carriera facendo parte di ensemble dei più importanti musicisti che hanno segnato la storia della musica afroamericana da Lester Young a John Coltrane, da Bud Powell a Chick Corea attraversando le varie stagioni del jazz nei loro momenti più significativi. Per questo lavoro Tarozzi sceglie alcuni brani scritti da jazzisti vicino ad altri composti da autori tra i più interpretati: tra i primi Thelonious Monk e Charlie Parker, tra i secondi James Van Heusen e Harry Warren. Naturalmente Oreste Soldano è perfettamente a suo agio nella rilettura del drumming di Haynes · significativi ad esempio sono l’intro ed il “solo” nella parkeriana “Segment” · ed è altrettanto bene coadiuvato dal contrabbasso di Valdemarca mentre il pianoforte al di là dell’esposizione di temi celebri come i monkiani “Hackensack” e “Trinkle Tinkle” o “Sugar Ray” dello spesso dimenticato pianista Phineas Newborn evidenzia ancora una volta come Andrea Tarozzi sia fortemente legato al jazz che molti chiamano “classico” senza precipitare nella trappola della rilettura calligrafica ma in grado invece di creare e personalizzare gli spazi tra i temi. Anche nell’insidiosa ballad · se non altro perchè la lista dei suoi interpreti è pressoché infinita · “It Could Happen To You” di Jimmy Van Heusen il trio va che è una meraviglia e, da semplice ascoltatore, dico che la musica fluisce in modo naturale, il che accade soltanto quando i musicisti che la creano hanno linguaggi comuni e rispetto non solo per gli autori delle musiche ma anche reciproco. Un bel disco che merita un’ampia diffusione ……… e che di recente ha vinto il prestigioso concorso “Lugano International Music Competition”, categoria “Jazz Piano”, naturalmente.

E Verona quando si accorgerà dei suoi talenti?

TERREMOTO 1891 (diciannovesima parte) ARENA, 15 – 16 GIUGNO 1891

TERREMOTO 1891 (diciannovesima parte) ARENA, 15 – 16 GIUGNO 1891

TERREMOTO 1891 (diciannovesima parte) ARENA, 15 – 16 GIUGNO 1891

ARENA, 16 – 17 GIUGNO 1891

ECHI DEL TERREMOTO

NUOVE SCOSSE.

Alle ore 2,26 del pomeriggio di ieri, preceduta da un forte e spiccato rombo che pareva una vera cannonata, si fece sentire una fortissima scossa di terremoto sulla linea da Castelnuovo veronese e Lonato.

Nella stazione di Castelnuovo si ebbero tutti i soffitti screpolati; a quella di San Martino della Battaglia oltre a tutti i soffitti screpolati cadde un comignolo e crepò profondamente il muro superiore dell’alloggio di quel signor capo stazione. A Peschiera sebbene la scossa fosse pur forte non produsse danni.

Fu sentita meno forte in Desenzano e Lonato e non cagionò danno alcuno.

Questa la prima notizia che abbiamo potuto avere positiva e certa.

***

Da Bardolino telegrafa il Sindaco Gelmetti che anche là fu avvertita una scossa ondulatoria sensibilissima alle 2.27.

Nessun danno.

***

Alcuni amici nostri che ebbero occasione di parlare ieri nel pomeriggio con signor Braghestrette chimico farmacista di Peschiera ci riferirono che egli loro disse come siasi sentita in Peschiera una fortissima scossa per modo che tutta la popolazione era uscita fuori di casa assai spaventata.

Fortunatamente tutto finì con un po’ di panico poiché non  vi sono da lamentare danni di sorta né alle proprietà, né alle case e tanto meno alle persone.

La scossa fu pure avvertita alle ore 2,45 a Castiglione delle Stiviere abbastanza marcata.

***

Avendo il Prefetto comunicato al Sindaco di Tregnago un telegramma dei deputati del 1° e 2° collegio che si occupano vivamente delle sorti dei Comuni colpiti e che seppero già ottenere sussidii parecchi dai vari ministeri, il Sindaco stesso rispondeva stama al Prefetto in questi sensi:

Ricevuto comunicazione telegramma sindaci indicatimi. Pregola smettere e comunicare ministri, deputati per loro premurose sollecitudini riconoscenza queste popolazioni. Stanotte ore 12m 3,10 due leggere scosse.

p.  Sindaco

Doria

***

Il terremoto del 7 fu tanto sentito a Marcellise – dove produsse danni calcolabili –  da far rivivere una fontana che da anni era asciutta.

Nella villa Castellani e nelle ville De Betta e Zamboni, fece guasti notevoli.                         

———————-

Il prof. Goiran

Ci comunica:

Il movimento vivacissimo cominciato alle 11 ant. è continuato sino alle 6 pom. In questo intervallo di tempo entra la scossa delle ore 2.26 che ha battuto Desenzano, Castelnuovo, Colà, Peschiera, Sona, Sommacampagna, ecc.

Alle 5,45 p. scossa.

Alle ore 6 pom. un po’ di calma: riprese quindi il movimento che durò sino alle 10.30 p. tratto tratto interrotto da leggere scosse.

11 pom. leggera scossa.

***

16 giugno:

Ore 3.12 ant. scossa sensibile sussultoria.

Ore 7 ant. leggiere ondulazioni.

Ore 7.43 scossa leggera ondulatoria da Nord.

Continua leggera agitazione.

Da Badia Calavena

Ci scrivono in data 13 giugno:

Esimio sig Direttore,

Oggi alle ore 1.55 pom. una scossa alquanto forte di terremoto venne ad incutere sempre nuovo spavento negli animi stravolti di questi poveri valligiani sul capo de’ quali pare sia cascata tutta l’ira di Dio.

Siamo in mezzo alle più terribili prove. La terra dalle parti del Baldo manda urli e boati continui e continua ad ogni ora i suoi tremiti i suoi sussulti sotto di noi. Il cielo ci perseguita colle sue furie.

Ieri – quasi ogni giorno – un impetuoso temporale, alle ore 6 pom. con minaccie di tempesta venne giù un diluvio di acqua che invase le tende e fece penare per tutta la notte i poveri disgraziati di Badia, non escluso lo scrivente.

La popolazione, tanto coraggiosa per natura, è pure così spaventata che si aspetta di momento in momento la riapertura dell’antico vulcano del Bolca che sta non lunge a Badia – già i profeti dei mali ce la danno senza dubbio e vi uniscono le più strane fantasticherie.

Il sesso debole è quello che più paga il tributo alla paura e molte donne scappano in paesi lontani e moltissime lattanti invase di terrore hanno i bambini stessi che allo svegliarsi fremono come paralitici, l’ho constatato tante volte de visu. La popolazione dorme all’aperto o sotto le tende, ma alcuni vecchi forse perché rotti ai pericoli, o forse perché stanchi della vita vanno nella loro casa e dormono nel letto come chi va in cerca della morte. Ora che si può con dato certo misurare l’entità della sciagura si viene a conoscere che i maggiori danni toccarono alle Valli Tessari, Scudellari, Tanara di Badia, a Castelvero di Vestena, a Cogolo di Tregnago e che le maggiori forze teluriche spiegate dal terremoto tengono la linea Tessari – Castelvero – le rotture del suolo, delle forti muraglie, dei macigni sconquassati parlano chiaro.

Un pezzo di grosso calcare – circa 25 metri alla superficie – che sta sopra un pendio alle case Bruni di Castelvero fu palleggiato dal terremoto e minaccia rovesciarsi sulle case sottostanti – pensate che frittata! E i monti e i colli della povera Badia quanto non hanno mai sofferto! Le muricce di sostegno in gran parte sono rotte, o scrollate e per farla ricostruire quante fatiche e quanta spesa! Ora mentre scrivo mi rintronano le orecchie i colpi delle materie cascanti dalle case rovinate nella Valle Tessari ove lavora a demolire l’espertissimo tenente Biancolini con una squadra di soldati; ma i soldati sono pochi, ce ne vorrebbe un battaglione per la sola Badia Calavena.

Se nella Valle Tessari si lavorasse alla stregua di quanto si fece a Cogolo non una casa dovrebbe restar diritta. Il signor Sindaco Grisi tanto afaticò nei passati terribili giorni che ora ne soffre della salute. Buon per lui che il segretario comunale Panardo dotato della tempra ferrea del soldato lavora notte e giorno e si moltiplica pel bene del paese.

Pur troppo devo chiudere questa corrispondenza col dirle che l’effetto del terremoto si manifesta anche nella salute, molti sono ammalati e più saranno in avvenire causa le pioggie quasi quotidiane, il dormire nei campi e il grande spavento.

Dev. Associato

X

***

(Nostra corrispondenza)

Badia Calavena, 15

Ieri alle ore 4 ½ pomeridiane il birbone ha dato ancora prove della sua forza. Con una scossa alquanto forte è venuto a farci allibire e per tutta la giornata ci fù sensibile un sordo rombo, un continuo tremolo sotto de’ piedi che pareva foriero di novelle sciagure ed anche oggi perseguita inisistente. Una cupa melanconia, un accasciamento desolante invade sempre l’animo di questi sciagurati che si credono vicina l’ultima ora del mondo, e questo angoscioso stato porta ferali conseguenze Come è noto qui a Badia una donna è morta di paura, due uomini impazzirono, ed ora anzi sono alo stato furioso, ma se presto la scena non cambia nuovi guai avremo a lamentare perché lo spirito di molti, massime nelle donne, è troppo concitato. Vi sono molti che nella notte sorgono nel sonno delle tende, vanno di qua, di là, parlano sconclusionati, poi ritornano alla tenda, poi si svegliano e non sanno quello che hanno fatto – alla mia capanna ne capitarono due di queste sgradite sorprese. Vi sono tanti ancora che non sanno chiuder occhio, è loro in uggia il cibo e la bevanda, sembrano cadaveri cavati dal cimitero – una vera desolazione fisica e morale. Del resto il lavoro infernale opera assiduamente nelle case. Si manifestano sempre nuovi squarci e pericoli. La stessa casa Cieno che si teneva come una delle più robuste del paese ed avea salde mura anche di 80 centimetri in grossezza oggi è raccomandata da puntelli. Non parlo delle altre.

Come ognuno può capire qui siamo circondati da incommensurabili bisogni. Quello che però ora ci preme sono le tende militari. Le coperte, le lenzuola comuni lo sappiamo per troppe prove non valgono a difenderci dall’acqua che troppo continua ci manda il cielo, e quando si pensa che tutta la popolazione di Badia è costretta dal duro caso a dormire all’aperto ….! Abbiamo pure urgente bisogno di muratori. I pochi che conta il paese sono niente di fronte alla necessità. e poi quesi pochi anzano la cresta e sembrano in pretesa tanti avvocati tanto per farci capire che non tutto il male viene per nuocere. Alcune centinaia di muratori sarebero per questi luoghi una provvidenza – invero cominciano a capitare.

Ieri per la seconda volta abbiamo avuto la gradita visita del R. sig. Prefetto che affaticato veniva da da S. Giovanni Illarione e Vestena, per poi recarsi a Saline e scendere a Montorio – una bazzecola di viaggio. – Rifiutò ogni offerta di asciolvere e solo prese ristoro con un po’ di acqua della nostra pubblica fonte.

Altra visita non meno gentile ce la regalò ieri il Sig. nob. Giulio Pontedera il quale quantunque offeso in un piede ebbe il bel cuore e si diè curanza di camminare per scabre vie pur di vedere le rovine del paese e prender nota dei bisogni. Un immenso numero di forestieri dopo il giorno fatale – ben lo sa il tramway – si condusse a Tregnago, a Cogolo, a Badia Calavena per vedere la nostra desolazione. Fa però d’uopo a quei tanti gentili, che qua vengono, di recarsi non solo nella piazza maggiore del paese – per buona parte poco lesa – ma nelle comtrade Tessari, Riva, Lerchi, Trettene perchè è là dove si impara sul serio cosa vuol dire terremoto!

X Associato

VENIAMO IN SOCCORSO

di TREGNAGO E BADIA

e Comuni finittimi

E’ inutile ormai ogni fervorino per incitare il pubblico a venire in soccorso dei colpiti dal terremoto del sette.

I paesi di Badia Calavena e di Tregnago, di Selva, di Vestena, ecc., si possono dire per tre quarti distrutti: la popolazione attende l’obolo dei generosi.

Lista di ieriL. 3366.95
Offerte d’oggi:           
Ing. Giovanni Mantovanelli20.
Faccioli Francesco10.
Un veronese domiciliato a Milano10.
Avv. Levi – Minzi Lazzaro5.
Per le madri di Tragnago N. N.20.
Ing. Giuseppe Orlandi (Sassari)10.
Dott. Giovanni Chauvenet20.
La bambina Ines (1)10.
Enrico Bazzoni30.
M. S. di Milano5.
Fratelli Bertani30.
Alunni Collegio Artigianelli27.65
Cav. D-r Caro Scudellari10.
Losa Libanti ved. Libanti20.
Lamberto Milani5.
Ing.Paolo Milani5.
Cabianca Silvio2.
TotaleL. 3606.60

(1) Questa offerta era accompagnata dalla breve ma eloquente letterina che segue:

Preg. sig. Direttore,

Le mando L. 10 per i danneggiati dal terremoto:poveretti ne hanno bisogno; ne manderò ancora appena papà me ne dia.

La rig.razio tanto e mi dico sua

dev. bambina Ines

Verona 15 giugno 1891.

***

Offerte pervenute il giorno 15 al Comitato di soccorso costituitosi in Tregnago:

VENIAMO IN SOCCORSO

di TREGNAGO E BADIA

E Comuni finittimi

E’ inutile ormai ogni fervorino per incitare il pubblico a venire in soccorso dei colpiti dal terremoto del sette.

I paesi di Badia Calavena e di Tregnago, di Selva, di Vestena, ecc., si possono dire per tre quarti distrutti: la popolazione attende l’obolo dei generosi.

Municipio di ZimellaL. 100.
Municipio di Sanbonifaico”  100.
Municipio di Lavagno”    50.
Municipio di Grezzana”    50.

***

Offerte ai danneggiati dal terremoto pervenute al Comitato Centrale di Verona:

Camera di Commercio di VeronaL. 300.
Contessa Adelaide Pompei – Buri”  300.
Municipio di Belfiore”    50.

di alessandro nobis

Parte 18: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2023/01/30/terremoto-1891-diciottesima-parte-arena-15-16-giugno-1891/)

Parte 17: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2021/08/14/terremoto-1891-quotidiano-arena-diciassettesima-parte-13-14-giugno-1891/)

parte 16: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/05/31/terremoto-1891-quotidiano-arena-sedicesima-parte/)

IL DIAPASON BLOG incontra Enrico Breanza e Marco Pasetto del Wood (5et)

IL DIAPASON BLOG incontra Enrico Breanza e Marco Pasetto del Wood (5et)

IL DIAPASON BLOG incontra Enrico Breanza e Marco Pasetto del Wood (5et)

di alessandro nobis

Un concerto importante quello che si terrà il 15 di marzo all’Esotericproaudio Theater di Villafranca: si festeggiano i trent’anni · e la sua ricostituzione · dell’ensemble Wood, a mio modesto avviso uno dei più interessanti progetti emersi negli ultimi decenni per l’equilibrata e sapiente fusione tra jazz contemporaneo, nuova composizione e anche richiami alla cultura popolare: comun denominatore è la scelta timbrica degli strumenti tutti ottenuti mediante la lavorazione del nobile legno, e da qui nome “Wood”. Componenti del combo · che per questo concerto sarà un quintetto · sono Marco Pasetto (clarinetti), Enrico Breanza (chitarra), Gianni Sabbioni (contrabbasso), Michele Pachera (marimba) e Massimiliano Zambelli (percussioni). L’ensemble ha pubblicato · con diverse formazioni · Strade (1995), Lands (1996), In the Wood (2002), Notturni Moderni (2003), L’attesa (2006), Wood Duo (2010) e Wood Trio (2017). Abbiamo ritenuto opportuno porre alcune domande a Marco Pasetto (M. P.) e Enrico Breanza (E. B.) non solo per ripercorrere un po’ la storia del Wood ma per conoscere dettagli sulla loro prossima performance.

· Intanto vi ringrazio della vostra disponibilità, immagino queste siano giornate di prove e di finitura degli arrangiamenti, trovare tempo tra gli impegni quotidiani di tutti non sarà certo semplice …

(M. P.): Esatto, grazie a te, ci troviamo spesso dopo tanto tempo per il piacere di incontrarci e soprattutto di suonare di nuovo insieme. (M. P.)

· Torniamo un attimo a quella metà degli anni Novanta: come nacque l’idea di formare un ensemble acustico come il vostro, quale è stata l’idea comune che ha portato all’inizio di questo progetto?

(M. P.): E’ partito tutto da Gianni che conosceva Enrico, ci siamo trovati a leggere dei temi insieme a Massimiliano e fu subito interazione, amalgama sonora, fatta di gusti musicali comuni, dal jazz alla classica. Ricordo ancora il primo incontro in Valpolicella nel 1993.

(E.B.): Fin dall’inizio degli anni ’80 ascoltavo musica ECM; personalmente mi ha aiutato ad affrontare l’improvvisazione in un modo un po’ diverso da quello del jazz di derivazione “nera”, non sentivo il blues come una cosa mia. Agli inizi degli anni ’90 desideravo creare una formazione che si ispirasse principalmente agli Oregon: molto precisa formalmente, molto libera di improvvisare. Gianni Sabbioni mi mise in contatto con Marco Pasetto, con il quale ci fu subito un’intesa sulle intenzioni, pur nella differenza di ascolti, perchè lui era più orientato verso il jazz tradizionale. Portai con me un amico percussionista, Massimiliano Zambelli e iniziammo.

· Personalmente ritengo che il progetto “Wood” sia un ensemble caratterizzato da un marcato poliformismo che al di là delle forme che ha assunto e assume sia sempre riuscito a mantenere un suono piuttosto unico dove la ricerca della melodia e della cantabilità sono rimasti i cardini del vostro progetto.

(M. P.): Certamente, lirismo e forma sono il cardine che ha creato la nostra sonorità, anche il modo comune di scrivere i brani, aperti a improvvisazioni interattive e leggerezza di suoni.

· In tutto questo tempo come è cambiato il vostro approccio alla composizione e alla prassi esecutiva?

(M. P.): Penso sia rimasto così com’era, il suono lo creano le persone, ognuno conosce l’altro, e ognuno conosce meglio se stesso, forse c’è più consapevolezza e non c’è più autocompiacimento…

(E. B.): Rispetto al Wood Quintet del passato non è cambiato l’approccio alla musica. C’è un’attenzione agli aspetti formali, come il rispetto di temi e strutture dei brani. All’interno di questo spazio definito avviene l’improvvisazione, spesso anche collettiva, che ha il senso di parafrasare e arrucchjre il lavoro del compositore. Ci interessa, ma era un’interazione fondativa, valorizzare il suono acustico, i timbri “wooden”.

· Qual’è lo spazio improvvisativo che lasciate all’interno dei brani?

(M. P.): L’improvvisazione è il naturale sviluppo dei temi, talvolta si dialoga improvvisando insieme, altre volte si rielabora a turno, ma l’accompagnamento non è mai statico, ci si influenza a vicenda.

(E. B.): Nei brani che suoniamo lasciamo ampio alla personale creatività: alcuni sono eseguiti in modo diciamo “formale” nei quali il “tema” è riconoscibilene nei quali il musicista di turno improvvisa i suoi assoli, in altri invece la creazione avviene in modo collettivo, spontaneo quindi e imprevedibile (del resto questo processo creativo sta alla base di quella che viene chiamata appunto “improvvisazione collettiva” tipica di una certa cultura musicale europea · n.d.r.

· C’è questo importante prossimo appuntamento del 15 marzo all’Esotericproaudio Theater di Villafranca. Quale repertorio proporrete?

(M. P.): Abbiamo scelto tutte composizioni originali scritte da Enrico, Massimiliano, Michele e dal sottoscritto, partendo al primo album “Strade” passando per “Lands”, “In the Wood” e “Wood Orchestra”.

(E. B.): Il repertorio che eseguiremo il 15 marzo sarà una scelta tra i vecchi brani, quelli che in particolare ci offrono appunto la possibilità di improvvisare di più. Bello constatare che nelle prove abbiamo ritrovato la stessa energia di un tempo, gli stessi equilibri dinamici.

Dell’ensemble Wood si era parlato anche qui:

(https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/06/05/suoni-riemersi-wood-4et-strade/)

(https://ildiapasonblog.wordpress.com/2017/06/01/wood-3-wood-3/)

(https://ildiapasonblog.wordpress.com/2017/06/07/missing-in-action-wood-3-al-cohen-verona/)

STEFANO ZENI “Avalon Songs”

STEFANO ZENI “Avalon Songs”

STEFANO ZENI “Avalon Songs”

Caligola Records. CD, 2024

di alessandro nobis

E’ vero, con la tecnologia oggi chiunque armeggi uno strumento può registrare musica nella propria casa per poi condividerla nel web. Ma se i musicisti coinvolti non sono preparati tecnicamente, se non c’è condivisione di linguaggi musicali, se entrano in gioco gli “ego” e l’autoreferenzialità e non c’è desiderio di raggiungere un obiettivo la musica sarà sempre di poco o nullo significato, tutto percepito da chi ascolta. Per un buon risultato sono invece a mio avviso necessari competenza, rispetto e passione tre qualità che emergono via via dall’ascolto di questo significativo “Avalon Songs” pubblicato dalla casa discografica Caligola e che vede coinvolti il violinista e titolare del disco Stefano Zeni con il baritonista Bruno Marini, il batterista Alberto Olivieri e il contrabbassista Marco Arienti: qui la condivisione del linguaggio jazzistico ha fatto sviluppare come un “work in progress” questi otto brani nati in modo spontaneo nel “Brazz Studio” nel quale è stato registrato con le stesse modalità il disco del bassista Roberto Del Piano (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2023/03/16/del-piano-%c2%b7-olivieri-%c2%b7-mazza-%c2%b7-marini-double-3/) e dove nella semi – clandestinità nascono perle come queste. Protagonista di queste otto tracce ispirate dal Ciclo Bretone e dedicate ad altrettanti “Cavalieri della Tavola Rotonda” è il violino di Stefano Zeni ma il coinvolgimento dei suoi tre compagni è totale: si decide inizialmente “il tempo” da seguire · e qui Olivieri è l’agente provocatore · e si parte per improvvisare, ma non c’è un solo momento del disco dove si senta prevaricazione di uno strumento sull’altro. Non mi resta che segnalare un paio tra gli otto che costituiscono “Avalon Songs”: il primo è “Agravain” con il raro, efficace e appropriato uso del pizzicato del violino · con un solo nel finale ·  accompagnato dalle “spazzole” di Olivieri e con un significativo solo di Marini, il secondo è “Bohort le Renversè” guidato dal violino e con il ritmo dettato dal preciso drumming di Olivieri e abbellito dai soli di Zeni e del baritono. Una affiatata e ispirata sezione ritmica, due solisti di grande livello ed esperienza, idee che nascono e si sviluppano: non serve altro, “si fa per dire” …

ANDREA SABATINO “Melodico”

ANDREA SABATINO “Melodico”

ANDREA SABATINO · “Melodico”

DODICILUNE Dischi ED558. CD, 2024

di alessandro nobis

Sappiamo tutti come il patrimonio della musica d’autore italiana sia oltremodo sterminato ed è comune opinione come sia importante continuare a studiarlo, suonarlo restando fedeli ad esso o anche rielaborandolo secondo le sensibilità ed il background culturale degli interpreti. Chi ha una preparazione musicale legata alla musica afroamericana ha a mio modesto avviso una carta in più da giocare ovvero quella di penetrare a fondo nella struttura dei brani, interiorizzarli e quindi proporne una rilettura magari lontana dalla melodia originale ma in grado di riportare questi brani, grazie anche a segmenti improvvisativi, al nostro tempo.

Questo è quello che il trombettista Andrea Sabatino assieme allo straordinario fisarmonicista Vince Abbracciante propongono · e trasmettono al fruitore · in “Melodico“, l’ennesima ottima produzione dell’etichetta salentina Dodicilune che lo ha pubblicato in queste settimane nel quale emerge l’oculata scelta del repertorio che illumina spartiti di Bruno Martino, Luigi Tenco, Jimmy Fontana, Bruno Canfora, Nino Rota, Augusto Martelli e Francesco Kramer Gorni. E quale brano se non “Brava” di Canfora (scritto nel 1965 per evidenziare al meglio le doti vocali di Mina) può essere preso come esempio per apprezzare le grandi doti di fraseggio di Andrea Sabatino e gli abbellimenti della fisarmonica di Vince Abbracciante, sempre straordinario e sempre pronto a sostenere la tromba, ad interloquire con essa e a improvvisare assoli?

Le due ballad di Luigi Tenco, “Angela” del 1962 e “Ho capito che ti amo” del ’65 ad esempio, la prima lungamente nelle mani di Abbracciante che espone la melodia e costruisce una splendida lunga improvvisazione che sembra invitare la tromba di Sabotino, la seconda sempre introdotta dalla fisarmonica con il tema esposto da Sabotino sono a mio avviso i brani che identificano meglio il processo creativo di questo ottimo “Melodico”, naturalmente assieme al già citato “Brava”. Penso che la canzone d’autore italiana nelle mani di musicisti di grande “visione” e sensibilità come i due protagonisti di questa produzione abbia tutte le carte in regola per essere traghettata nel futuro. Anzi, ne sono certo.

1 – Cos’hai trovato in lui (Bruno Martino)

2 – Noi due (Augusto Martelli)

3 – Brava (Bruno Canfora)

4 – La strada (Nino Rota)

5 – Ho capito che ti amo (Luigi Tenco)

6 – L’ultima occasione (Jimmy Fontana)

7 – Angela (Luigi Tenco)

8 – Un giorno ti dirò (Gorni Kramer)

http://www.dodicilune.it