EDUARDO PANIAGUA “Cantigas De Huesca · Santa Maria de Salas, Reino de Aragón”
PNEUMA RECORDS 1650. 2CD, 2022
di alessandro nobis
Questa nuova pubblicazione della Pneuma Records ed in particolare di Eduardo Paniagua è dedicata ai miracoli che la Vergine Maria avrebbe compiuto nei pressi dell’eremo che si trova nei pressi della città di Huesca nel nord della Spagna, in Aragona. Ventitre canti narrativi, ventitré “folk songs” – secondo la definizione di A.L. Lloyd che definisce folk un testo che narra storie – che raccontano queste vicende, quegli accadimenti che in periodo storico così lontano da noi impressionavano le genti del villaggi più vicini e le comunità più lontane così da far crescere il desiderio di recarsi all’eremo in pellegrinaggio. Poco prima del 1200 il tempio venne chiamato “Nuestra Señora de Salas”, da quando cioè venne translata l’immagine di Maria con il Bambino · qualcuno asserisce ad opera di angeli · dal villaggio di Salas Atlas, e per l’occasione venne stabilito di ingrandire il tempio.
Spettrale e convincente la scelta timbrica la voce di Cesar Carazo accompagnata da flauti, viola, chalumelau e vihuela della Cantiga 189 “El Dragon de Valencia“: un uomo era in pellegrinaggio sulla strada per Valencia, e mente camminava nella foresta nella notte buia perse la via ed incontrò un drago che gli veniva incontro. A quel punto pregò la vergine Maria e con la spada uccise la bestia tagliandola in due ma del sangue avvelenato raggiunse il suo volto che si riempì di pustole sanguinolente, fino a quando raggiunse la meta, si avvicinò all’altare guarì grazie all’intervento della Vergine. Solenne l’esecuzione della Cantiga 118 presente sul secondo compact disc “La Mujer de Saragoza, niño nacido muerto redivivo en Salas” che racconta la storia di una sfortunata donna di Saragozza che dopo aver preso tre figli alla nascita rimane incinta del quarto e per ingraziarsi la Vergine le offre un bambino di cera fabbricato con il poco denaro in suo possesso: ma il neonato sfortunatamente nasce privo di vita ed a quel punto la donna disperata si rivolge a Maria che ridà la vita al neonato e assieme al marito porta il bimbo al santuario di Salas.
Racconti tra realtà e religiosità che Eduardo Paniagua in maniera sempre efficace porta dai tempi del più lontano medioevo ai giorni nostri, l’ennesimo doppio cd da ascoltare in modo approfondito, seguendo i testi e le sempre precise note allegate.
EDUARDO PANIAGUA “Ave Maris Stella: Himno Liturgico a Santa Maria Virge, siglos X – XV”
PNEUMA RECORDS 1640. 3CD, 2022
di alessandro nobis
Questi triplo cd, la più recente produzione di Eduardo Paniagua, conduce l’ascoltatore in un inedito viaggio nei canti liturgici dedicati alla Vergine Maria dal decimo al quindicesimo secolo ed in particolare nella diffusione dell’inno “Ave Stella Maris” che Paniagua ha studiato minuziosamente cercandolo nelle più importanti biblioteche europee trovando importanti riscontri della sua presenza in archivi che ne testimoniano la diffusione a partire dal IX° secolo: i più antichi manoscritti di questo inno sono conservati al Monasteri di San Gallo (uno con il solo testo ed un secondo con la melodia), di San Domenico di Silos (in spagnolo e adattato al rito Romano) e nel Codice Vaticano (con la notazione mozarabica) che secondo il musicologo tedesco Peter Wagner è la versione più antica utilizzata in molti Paesi Europei fino al XI° secolo. “Ave Stella Maris” di cui non conosciamo l’autore e l’area di origine, si caratterizza da un’accentuata forma ritmica, si compone da sei strofe alle quali aggiunge nel finale una dossologia in preghiera alla Trinità e come detto divenne presto molto popolare nella cristianità soprattutto durante i Vespri delle feste Mariane.
Questo prezioso triplo cd riporta una quarantina di versioni (se così si possono chiamare) di diversa provenienza abbellite da curatissimi accompagnamenti con strumenti il cui utilizzo e contesto sono una caratteristica dei lavori di Eduardo Paniagua. Visto il mio punto di osservazione, ne cito qualcuna provenienti dagli archivi italiani come le due provenienti da quelli della Basilica della Santa Casa di Loreto, quella conservata in Vaticano ma originaria dal monastero di Montecassino (per solo coro e canto solista) che chiude il terzo compact disc o ancora quella il cui canto solista è accompagnato dalla citara (questa dalla Biblioteca Comunale di Reggio Emilia) ed infine la sontuosa “Sibila Vallicellana” (Biblioteca V. di Roma). Tra le altre “Ave Maris Stella”, ne cito solamente una a titolo esemplificativo il cui livello di esecuzione può essere preso come standard per tutto il lavoro: quella proveniente da Saragozza risalente al 1515 introdotta dall’evocativo suono del flauto, del liuto e soprattutto dalla gaida balcanica.
Infine, a testimonianza del fatto che Paniagua non ha del tutto abbandonato nemmeno in questa occasione il suo monumentale lavoro di recupero delle Cantigas di Alfonso El Sabio, tre dei canti proposti appartengono al repertorio delle Cantigas de Santa Maria (CSM 422, CSM 180 e CSM 412) inserite perchè contengono parti dell’inno o a questo si riferiscono.
Nel mio essere semplice “ascoltatore” ritengo questo lavoro di Paniagua di grande valore storico in quanto dimostra come in un’epoca dove la comunicazione era così limitata, la diffusione di canti religiosi come “Ave Stella Maris” fosse invece inaspettatamente ampia.
“La Vergine Maria aiuta l’Imperatrice di Roma Beatrice a sfuggire dalle angherie e approcci che deve sopportare per difendersi dalla castità e fedeltà al marito” (CSM 5 “Emperatriz de Roma”, Codice di Toledo 73): l’Imperatrice a cui fa riferimento questa Cantiga (una versione diversa e più breve quella completa di 26 strofe presente sul CD Pneuma 1490 dello stesso Paniagua) è Beatrice di Borgogna, seconda moglie di Federico Barbarossa Imperatore del Sacro Romano Impero.
“Un Cavaliere dalla via dissoluta fatta di rapimenti, distruzioni di chiese e monasteri decide di redimersi e per farlo intende costruire un grande monastero dotato di chiostro e di un ospedale sulla sua proprietà per viverci come monaco; muore però prima di realizzare il suo progetto di redenzione e la sua anima se la contendono i diavoli e gli angeli, che chiedono alla Vergine Maria di intercedere presso Cristo per far risorgere il Cavaliere perchè possa completare la sua opera. Così avviene ed il Cavaliere conclude la sua vita realizando il monastero e vivendo la castità monacale (CSM 45 “El Mal Caballero Constructor de Monastero”, Codice di Toledo 83).
Queste due delle diciotto storie “miracolose” riportate nel CD “Cantigas del Codice de Toledo” pubblicate nel 2021 da Eduardo Paniagua, l’ennesimo splendido capitolo che il musicista spagnolo ha pubblicato nell’ambito delle Cantigas De Santa Maria; le Cantigas qui presenti appartengono ad uno dei quattro manoscritti originali (riporta un centinaio di canti dedicati a Maria) esistenti del patrimonio raccolto nel XIII° secolo da Re Alfonso X “El Sabio”, quello originariamente conservato presso la Cattedrale di Toledo ed oggi alla Biblioteca Nazionale Spagnola.
Gregorio Paniagua sarà certamente ricordato (anche) per aver riportato alla luce la musica arabo andalusa (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2021/07/18/suoni-riemersi-atrium-musicae-de-madrid-musique-arabo-andalouse/), il fratello Eduardo per il ricchissimo catalogo della sua etichetta Pneuma ma soprattutto per la sua monumentale opera sulle Cantigas che come ho scritto in altre occasioni si distingue sempre per la magnifica scelta timbrica e per l’organicità delle scelte tematiche.
EDUARDO PANIAGUA “Cantigas del Este de Francia · Provenza y Auvernia”
Pneuma Records 1620. 2CD, 2021
di alessandro nobis
Un nuovo doppio CD di Eduardo Paniagua dedicato a due regioni orientali della Francia, la Provenza e l’Auvergne, che va ad arricchire la collana dedicata alle Cantigas de Santa Maria da Eduardo Paniagua e dall’Ensemble Musica Antigua da lui diretto e formato da musicisti specializzati nella musica medioevale ed etnica, in particolare nordafricana. Sedici le Cantigas qui presenti, sette delle quali riguardano la Provenza e nove l’Auvergne che vanno a completare la sezione francese ed a seguire il doppio cd “Occitania y Rocamadour”. Provenza ed Auvergne hanno avuto una diversa storia nel Medioevo; la prima subì un tentativo di invasione da parte dei Mori vista la vicinanza ad Al-Andalus, risalirono il corso del Rodano fino ad Arles saccheggiando monasteri ed abbazia fino al 972 quando dopo falliti accordi diplomatici con Abdebarran III di Cordova finalmente l’anno seguente vennero respinti dalle truppe di Re Guglielmo di Provenza, la seconda trovandosi tra il Massiccio Centrale e le Alpi Occidentali venne risparmiata ma non dalla conquista carolingia entrando a far parte del Regno di Aquitania.
Al di là della bellezza e soprattutto varietà delle sonorità utilizzate è essenziale anche in questo doppio cd la lettura dei testi riportati nel libretto allegato per conoscere la profonda devozione durante il Medioevo verso la Vergine Maria che anche in queste due regioni francesi si dimostra profonda e la varietà dei miracoli a lei attribuiti. Tra tutte segnalo la CMS 255, “La Suegra Asasina“, una sorta di “murder ballad” ante-litteram con una evocativa introduzione della gaida di Jaime Muñoz. Ambientata a Lione, è la storia di una ricca famiglia che permette alla bellissima figlia di scegliersi lo sposo e di andare a vivere in una casa regalata loro dai genitori; ma voci degli abitanti del paese dove dimorava la coppia spargono la voce di una relazione tra la madre della sposa con il genero. La donna così paga dei sicari per ucciderlo mentre lei assiste alla Santa Messa ma viene scoperta, confessa il crimine, vengono arrestati i sicari e lei viene condannata al rogo; mentre viene portata al luogo dell’esecuzione – una casa fuori dal paese – , al momento di passare davanti alla chiesa supplica le guardie di fermarsi per poter pregare la Santa Vergine di aiutarla e, quando venne dato fuoco alla casa dove era stata portata, la Vergine impedì che la condannata bruciasse viva. Venne dato nuovamente fuoco alla casa, visto che era sopravvissuta, ma la donna si salvò una seconda volta. Il giudice a questo punto comandò alle guardie di rilasciare la donna che venne portata festosamente in chiesa dove il sacerdote fece omaggio alla Vergine pregando.
Questo “Cantigas del Este de Francia” è un’altra gemma della collana dedicata da Eduardo Paniagua alle Cantigas che Alfonso X “El Sabio” raccolse durante il suo regno ovvero tra il 1253 ed il 1284, tesoro da valore storico incommensurabile.
“Cantigas de Toledo” è sia il primo album pubblicato dall’etichetta fondata da Eduardo Paniagua sia il primo lavoro che lo studioso e strumentista spagnolo ha voluto dedicare allo straordinario repertorio delle Cantigas De Santa Maria, un impegnativo progetto che a tutt’oggi non è stato ancora completato. Il “Grupo de musica antigua” è un ensemble formato da due polistrumentisti (lo stesso Paniagua e Luis Delgado), dal suonatore di oud Wafir Sheik e da tre cantanti ovvero Paula Vega, Luis Vincent e Cesar Carazo (che suona anche la viola da braccio) ed il repertorio comprende otto Cantigas (le CSM-2, CSM-116, CSM-76, CSM-212, CSM-12, CSM-72, CSM-122 e CSM-69); importante sottolineare che il titolo di questo lavoro celebra la città di nascita di Alfonso X “El Sabio” conquistata da una suo antenato ai musulmani, Alfonso VI, nel 1085. Il progetto vuole onorare la Vergine Maria attraverso i canti a Lei dedicati nelle Feste religiose sia quelli che narrano dei suoi innumerevoli miracoli manifestatisi in quasi tutto il continente europeo, come confermano i titoli dei CD che seguono questo primo volume. La Cantiga 116 (Es justo que se alumbre a la que es Madre del Dios de la luz”) ad esempio, è di estrazione popolare e narra di un mercante che durante i suoi viaggi si reca nelle chiese dedicate alla Vergine accendendo come atto di referenza delle candele; in particolare a Salamanca le candele una volta terminate si spengono ma vengono riaccese da Maria. Un altro racconto popolare caratteristico di Toledo è quello della Cantiga 69 (“Santa Maria curas los enfermos”); è il 21 aprile del 1150, al tempo di Alfonso VII, e si narra della miracolosa guarigione di un sordomuto, fratello di un monaco che implorò a suo modo la Vergine di farlo guarire, ed infatti una mattina passando davanti alla cattedrale una luce non terrena lo investì restituendoli la voce e l’udito.
E’ questo un lavoro importante per quanto detto in apertura nel quale la scelta timbrica, la ricerca della tipologia degli strumenti nei codici medioevali (l’oud, la vihuela o la viola da braccio) e nelle musiche di tradizione (il santur, il darabukka ed i tamburi a cornice) fanno capire quali siano i basamenti del lavoro che Paniagua da una trentina d’anni sta portando avanti e che è stato preso ad esempio da numerosi ricercatori e musicisti che lavorano nell’ambito sia della musica antica che tradizionale.
ATRIUM MUSICAE DE MADRID “Musique Arabo – Andalouse”
Harmonia Mundi. LP, CD, 1977
di alessandro nobis
Si parla e si scrive spesso di “dischi seminali” e non spetta certo a me dire se a proposito o a sproposito; certo è che questo lavoro di Gregorio Paniagua e del da lui diretto e fondato Atrium Musicae de Madrid rientra nella categoria a pieno diritto. Fino al ’77, anno della sua pubblicazione, della musica arabo-andalusa, della sua storia, del suo repertorio e dei suoi suoni ben poco o nulla si conosceva dalle nostre parti. Ebbene, la pubblicazione di questo straordinario ellepì per la prestigiosissima Harmonia Mundi rimane a tutt’oggi una pietra miliare, un seme piantato nei musicofili più curiosi per i quali si è aperto un mondo culturale ricchissimo e non è un caso se nei decenni è stato ristampato numerose volte come compact disc. Si tratta di frammenti delle undici “nube” andaluse arrivate fino a noi – molte altre sono andate perse nei passaggi generazionali orali – conservatesi nel nordafrica occidentale (El Maghrib) da quando dopo il lungo assedio di Granada il 2 gennaio del 1492 il califfato fu costretto a “riparare” dalla Spagna Islamica (Al-Andalus) in quello che oggi è il Marocco. Non ci sono “nube” complete qui, e nemmeno le loro esecuzioni orchestrali: sono esecuzioni davvero minimali, più adatte ad ambienti chiusi e raccolti, al cospetto di un pubblico ridotto, familiare, attento alla musica piuttosto che al contorno.
Come sottolineavo in apertura, questo lavoro deve anche essere considerato un compendio, un’introduzione alla musica arabo-andalusa vista la varietà dei repertori e soprattutto la ricchezza timbrica per la quale va assolutamente sottolineato l’enorme lavoro di ricerca sia tra gli strumenti tradizionali tuttora utilizzati (il rabab, i tamburi a cornice ad esempio) sia tra quelli illustrati nelle splendide miniature delle Cantigas de Santa Maria raccolte nel XIII secolo dal Re Alfonso X “El Sabio” che mostrano armi, strumenti ed abbigliamento di quelle parte di Medioevo. Basta leggere gli strumenti suonati dall’ensemble: kamanjeh, rabab, ‘ud, cetra, zamar, qitar(Gregorio Paniagua), rabab, nay, darabukka, surnay, hella, daff, qanun, tarrija, arghul, mizmar, tar, nuqqeyrat(Eduardo Paniagua), jalali, tar, qanun, nay, santur, tarrenas, cliquettes, qaraqeb, jank, zil, gsbab(Christina Ubeda), rabab, al-urgana, tar, qanun (Pablo Cano), tae jalalil, sinj, bandayr, al-buzuq, castagnettes, qanun, ghaita, bordun (Beatriz Amo), tambur, darabukka, ‘ud, zil, rabab, (Luis Paniagua), rabab, darabukka, tarrija, tar, nay, santur, peihne en bois (Carlos Paniagua), ben descritti nel libretto che accompagna l’ellepì (ma non il CD)
Come detto, disco fondamentale considerato che ha ispirato numerosi ensemble nei decenni successivi ad affrontare repertori e suoni, il prologo all’enorme e prezioso lavoro che Paniagua (Edoardo) sta facendo con la sua etichetta Pneuma.
EDUARDO PANIAGUA · MUSICA ANTIGUA “Cantigas del Sur de Francia”
PNEUMA RECORDS. 2CD, 2020
di alessandro nobis
Queste ventiquattro Cantigas De Santa Maria si vanno ad aggiungere a quelle pubblicate tempo fa sul CD dedicato a quelle riguardanti la Francia Settentrionale (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/10/21/eduardo-paniagua-cantigas-del-norte-de-francia/); questa volta “arrivano” dall’Occitania” e metà di esse furono raccolte da Alfonso X° El Sabio nel santuario della bellissima Rocamadour, che oggi si trova nel Dipartimento della Lot ma che nel Medioevo era parte della nazione occitana. Il primo compactdisc si apre con una suggestiva versione strumentale de “De Romeria Sentada in Silla” (sul cd “Cantigas de Flauta y tamburil” PN 400 trovate la versione con il testo) che precede la lunga Cantiga 331 “Mozo y Madre en Rocamadour” che, introdotta dal suono del fhal (un flauto di bambù) celebra uno dei miracoli della Vergine Maria (in questo caso resuscita l’amatissimo figlio dodicenne di una donna falciato da una febbre altissima) e si chiude con un inusuale miracolo “pastorale”: una donna affida un agnello che ha comperato impegnando tutti i suoi risparmi ad un pastore, ma al suo ritorno costui dà la colpa della sparizione ad un lupo, la donna implora con una preghiera Nostra Signora di Rocamadour che la ripaga facendo riapparire l’agnello che le dice “sono tornato!”. Anche del secondo CD dedicato all’Occitania scelgo un brano strumentale ed uno cantato: il primo è “La Nave Cargada de Trigo”, dove il testo (qui non presente in quanto è una versione strumentale) racconta di un naufragio di una nave carica di farina e del miracolo della Vergine Maria che salva sia il carico della nave che i suoi marinai e mercanti). Il secondo è una Cantiga di guarigione che narra appunto della guarigione della Regina Beatriz de Suabia, madre di Alfonso X°, mandata dal Re Fernando III°, incinta, a Cuenca dove si ammalò gravemente e fu vanamente curata dai medici; ma aveva con sé una preziosa immagine della Vergine del Mare che salvò dalla malattia la Regina, immagine che poi Alfonso consegnò alla Cattedrale di Siviglia.
Quello che colpisce di questo e degli altri lavori di Paniagua – in specie quelli dedicati alle Cantigas – è la costante capacità di utilizzare musicisti di grande levatura (i cinque cantori ad esempio, ma anche gli specialisti dei singoli strumenti) e di un autentico arsenale sonoro etnico ispanici e non, per dare corpo e immagine a questo straordinario repertorio della cultura cristiana. Ovviamente, un altro bellissimo lavoro di Eduardo Paniagua e dell’Ensemble Musica Antigua che ha fondato e che dirige.
Di altri lavori pubblicati da Eduardo Paniagua ne avevo scritto qui:
IL DIAPASON INCONTRA RICCARDO MASSARIdel BIOGRAMMA ENSEMBLE
di alessandro nobis
Dell’importanza del lavoro del Biogramma Ensemble per ricordare il centenario della nascita del compositore veneziano Bruno Maderna vi ho già parlato qualche tempo fa (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2021/01/16/biogramma-ensemble-per-bruno-maderna-voll-1-2-2020/), ma vista la qualità e rilevanza della musica prodotta ho ritenuto opportuno rivolgere qualche domanda all’ideatore del progetto Riccardo Massari che ha per l’occasione composto una parte rilevante de “Per Bruno Maderna”.
Perché è così importante ricordare la figura di Bruno Maderna? Che cosa ha lasciato al mondo della musica contemporanea?
Bruno Maderna è uno dei titani musicali della seconda metà del Novecento: mai abbastanza celebrato ed eseguito nel nostro Paese, per questo nell’anno che molti hanno dedicato a commemorare Beethoven (!), mi sembrava urgente celebrare, seppur con un modesto tributo, un fenomeno musicale come quello di Bruno Maderna, un artista, un visionario dal quale c’è ancora moltissimo da apprendere. La sua musica rappresenta brillantemente, il panorama artistico e culturale degli anni in cui ha operato, ma si proietta verso il futuro in modo sorprendente con caratteristiche e scelte spesso più ardite di quanto si compone attualmente.
Maderna possiede grande libertà di idee, padronanza tecnica, forte ed elegante spontaneità del gesto musicale, e una conoscenza profonda della musica dei secoli passati. Il fatto che dirigesse la propria musica ne fa un musicista completo, che mantiene un rapporto sanguigno e pieno con l’espressione sonora. Il suo poco conosciuto eclettismo lo rende molto attuale come compositore; un musicista che trascriveva i concerti di Vivaldi esortato dal suo maestro Gian Francesco Malipiero, faceva i primi esperimenti elettronici nello studio di fonologia di Milano, dirigeva i classici, e utilizzava l’improvvisazione nelle proprie composizioni…
Come nasce l’idea di questo progetto e come hai scelto i tuoi collaboratori? Che cosa li accomuna dal punto di vista musicale?
Questo progetto nasce da conversazioni con gli amici Carlo Miotto e Fabio Zannoni, due grandi conoscitori del lavoro maderniano che hanno fatto molto per Maderna a Verona alcuni anni fa, con “Verona Contemporanea”, un festival aperto, dinamico ed eccezionale che purtroppo dopo tre edizioni di gran successo inspiegabilmente non ebbe seguito.. L’idea nasce nel dicembre 2019 parlando del centenario e ipotizzando una proposta veronese che purtroppo non si poté concretizzare. Considera che la figura di Maderna è molto legata a Verona e sarebbe logico che si fosse fatto qualcosa a proposito. In quei mesi stavo creando partiture grafiche, un tributo maderniano e che chiamo Serenate Spaziali ispirato dalle serenate per un missile e per un satellite del grande maestro; riaprivo la partitura orchestrale di Biogramma e tornavo a capire il Maderna che avevo studiato una ventina d’anni fa. Con il lock-down sarebbe stato difficile realizzare un tributo e pensai di invitare a collaborare alcuni colleghi con un progetto mio creato in studio, che fungesse da “scialuppa di salvataggio”. Tutti reagirono con gran entusiasmo e realizzammo le registrazioni che ho assemblato nei Madernaliae nelle altre composizioni incluse in questi due album.
Il Biogramma Ensemble (così ho chiamato il gruppo) è formato da una decina di musicisti con formazione “anfibia”, sanno leggere e sanno improvvisare magnificamente. Alcuni di loro provengono dalla scena del free delle ultime generazioni qui a Barcellona. Sono accomunati da una profonda coscienza timbrica, da capacità creative come improvvisatori e da una grande preparazione. Molti compongono musica propria fuori dai canoni imperanti. Mi sento estremamente fortunato a collaborare con loro!
C’è una parte scritta ed una parte improvvisata in questo lavoro, e questo rispetta perfettamente i dettami di Maderna. In un inserto “vocale d’archivio” si sente il compositore veneziano dire “dovete improvvisarla da voi senza note” ……. Quanto era importante per lui – e quanto lo è per te – la pratica improvvisativa in un contesto di musica contemporanea?
Quella espressione di Maderna citata riassume molto bene un aspetto del suo lavoro diretto coi musicisti, cosa estremamente affascinante, che mi riporta alla esperienza personale nell’orchestra di Lawrence “Butch” Morris. Quando nel 1996 partecipai a un concerto di Butch come pianista, capii che possono non esserci confini netti tra l’alea, l’improvvisazione e la musica scritta. Capii che l’improvvisazione (alcuni usano il termine comprovisation unione di composition e improvisation, oppure “composizione in tempo reale”) è un potentissimo motore musicale, e che quindi “scrivere tutto” può essere un gesto pedante, che chiude possibilità creative e che quindi limita la musica. Ci sono sezioni di Biogramma per esempio che possiedono molte analogie con la musica di Butch (Morris, n.d.r.) … L’improvvisazione serve ad aprire il linguaggio musicale, a mettere in comune cose che non lo erano, a generare nuove dimensioni sonore, a fare dell’alchimia sonora; siamo troppo abituati ad associare l’improvvisazione al jazz o ad altri generi tradizionali che rispondono a linguaggi musicali chiusi e a scatole di mercato molto definite.
Ho trovato interessante l’uso dell’elettronica, ed addirittura in un brano sostituisce l’arpa prevista dalla partitura.
Maderna fu un pioniere dell’elettronica negli studi di Milano, quindi le mie investigazioni elettroniche non potevano mancare… e poi come non cedere alla tentazione di aggiungere l’elettronica alla Serenata per un missile…! In mancanza dell’arpista abbiamo due sintetizzatori analogici russi Lyra8 che sono sicuro sarebbero piaciuti moltissimo al nostro Maderna. L’elettronica aiuta a percepire i suoni più convenzionali (un violino, un clarinetto, un piano) in modo completamente nuovo … Nel caso di queste Serenate Spaziali l’ho voluta utilizzare per “inclinare il piano di ascolto” sul quale poggiano gli strumenti classici.
Quali sono gli aspetti del lavoro di Maderna che hai voluto maggiormente evidenziare nelle composizioni che a lui hai dedicato?
…. sicuramente quelli che mi influenzano di più come la libertà nell’uso del serialismo, il magnifico lirismo mediterraneo (Biogramma appunto nel solo di corno inglese per es.) e poi la forza sonora fatta di colpi e silenzi infiniti (ascoltate Stele per Diotima )… ma anche l’ironia giocosa di pezzi come le serenate (oserei dire post-Satie!). Dall’assolo di corno inglese di Biogramma infatti (girato e rigirato con le antiche tecniche del contrappunto) nasce gran parte del materiale melodico dei Madernalia,e dalla Serenata per un missile ha origine il progetto delle mie Serenate Spaziali come partiture visuali e pezzi di musica elettroacustica allo stesso tempo.
Nella mia recensione scritta a proposito dei due volumi de “Per Bruno Maderna” mi sono augurato di vedere anche la realizzazione fisica del lavoro, su compact disc o su vinile. Hai previsto questa eventualità?
Sarebbe certamente magnifico stampare questo lavoro su vinile (preferisco di gran lunga i “vecchi” LP come oggetti rispetto al compact disc), anche in una tiratura ridotta, ne varrebbe la pena, come per alcune altre mie produzioni recenti che hanno ricevuto un certo riscontro (come le Ligetian Variations) ed infatti lo sto valutando. Attualmente come sai la situazione discografica è piuttosto complicata. Molta gente neppure possiede un lettore CD o un piatto per i dischi a casa. Quindi sembra assurdo pure distribuire il proprio lavoro in formato fisico. Anche le vendite on line però sono assurde: mai sarà pagata a sufficienza una produzione di mesi con quelle poche monete a brano che con un po’ di fortuna riceviamo dalle reti. Bisogna creare prodotti elitari, per collezionisti, dicono alcuni. È giusto? Il vinile purtroppo è poco sostenibile ecologicamente… Un amico mio ricicla vecchie cassette e produce lavori unici su nastro in poche copie…
Che ne penserebbe di tutto questo Bruno Maderna? Forse direbbe che la musica dal vivo è quella che conta, ma il mondo virtuale la sta annullando…
BIOGRAMMA ENSEMBLE “Per Bruno Maderna voll. 1 & 2”. 2020
di alessandro nobis
L’appena trascorso 2020 è stato il centesimo anniversario della nascita del compositore veneziano Bruno Maderna (1920 – 1973). Pochi se ne sono ricordati e tra questi un nugolo di compositori e musicisti – alcuni di base a Barcellona altri di passaggio nella città catalana – che sotto la guida di Riccardo Massari hanno realizzato questi due doverosi e molto interessanti omaggi al genio di Maderna che, lo voglio ricordare, è stato mentore di Luigi Nono ed era solito frequentare figure del calibro di Karlheinz Stockhausen, Oliver Messiaen e John Cage.
Il primo volume contiene i cinque movimenti di “Madernalia” ed altre due composizioni (“Hyperbole Amnesiaca” e “Una passeggiata notturna in Venezia”) di Riccardo Massari con lucide improvvisazioni del Biogramma Ensemble che mettono in evidenza la qualità del gruppo, la capacità di interloquire e di creare musica spontanea e, a questo proposito, le parole “d’archivio” di Maderna che si sentono ad un certo punto (“Dovete improvvisarla da voi senza note”) sono come scolpite nella pietra ed esemplificative della modalità esecutiva del lavoro. Silenzi, inserti con la voce di Maderna (brevi e frasi chiarificatrici d’archivio del modus operandi in fase di registrazione), rumori e suoni si alternano creando un universo sonoro che lascia solo immaginare il suo fascino e la sua intensità nelle esibizioni dal vivo. Con Massari (pianoforte, elettronica e Tarcordium) performano in questo primo volume Marta Oro Amon al violino, Maria Morera alla viola, Fabio Zannoni al flauto traverso, El Pricto al clarinetto e sax, Ferran Besalduch al sax, Diego Caicedo e Tony Peña alle chitarre, Vasco Trilla e Pablo Posa alle percussioni e Josè Guillen ha curato la parte dei suoni elettronici.
Il secondo volume contiene tre versioni di una composizione risalente al 1969 di Maderna, ovvero “Serenata per un missile” per flauto, clarinetto, violino marimba ed elettronica (che sostituisce l’arpa presente nelle partiture originale) ed una composizione dedicata a Maderna, “Le Serenate Spaziali e del pianeta umano”) ed anche qui una significativa “nuova” esecuzione delle indicazioni di Maderna. In questo secondo volume ascoltiamo la tromba di Feliciano Garcia Zecchin.
Entrambi i volumi sono una perfetta occasione per affrontare il repertorio – e le sue “libertà esecutive” dell’importante compositore veneziano e l’auspicio è quello di vedere questa musica pubblicata fisicamente su compact disc o ellepì; è un lavoro che deve assolutamente avere un supporto fisico per restare nel tempo a futura memoria, sulle piattaforme digitali ho parecchie perplessità. Speriamo che un giorno, magari con il crowfunding ……
Questi i links dove ascoltare e scaricare questi due importanti lavori:
Alchimia: “Pretesa scienza naturale per mezzo della quale gli uomini si avvisavano di poter convertire i metalli vili in nobili e di comporre medicamenti atti a guarire ogni malattia e a prolungare la vita oltre ai suoi limiti naturali” (G. Devoto – G. C. Oli, “Vocabolario della lingua italiana”). A questa “scienza” millenaria Eduardo Paniagua dedica “Musica Andalusi para el Museo de la Alquimia en Cordoba” approfittando dell’apertura nella città andalusa della Mezquita del museo “Al Iksir”, aperto nel 2017 e curato da Salma Al Farouki con l’idea di portare a conoscenza delle generazioni più giovani questa scienza millenaria, ancora praticata in alcune delle sue parti. L’antologia consta di tredici tracce proveniente dal ricco catalogo della Pneuma Records e può essere considerata anche come una audio-guida alla visita di questo museo unico in terra d’Ispagna e probabilmente in Europa: i brani sono stati scelti molto accuratamente e tutti hanno una relazione con l’alchimia ed il libretto allegato, del quale l’attenta lettura è fondamentale per la piena comprensione del lavoro, spiega in modo preciso il repertorio. Chi segue le pubblicazione della Pneuma sa che uno dei suoi è la cura con la quale vengono affrontati l’aspetto divulgativo e quello iconografico.
Tra i brani che mi permetto di segnalare indico “Entre Palmeras” preso dal CD “Hilal” che descrive con una metafora l’unione dei quattro elementi (terra, fuoco, acqua a aria) eseguita dal suonatore di oud Naseer Shamma accompagnato dall’orchestra araba da camera “Oyoun”, lo splendido taqsim eseguito al qanun e con il canto dello stesso Paniagua “Viaje Interior” dall’omonimo CD che apre questa antologia e da ultimo lo strumentale “Vitrinas” (con lo straordinario Saber Abdelsattar al qanun) che idealmente accompagna l’ascoltatore e ancor più il visitatore del museo, alla scopertadelle tecniche di filtraggio e distillazione degli antichi alchimisti.
Una raccolta importante come tutte le pubblicazione di questa unica etichetta. L’ho già detto in altre occasioni, è vero. Bene, lo ribadisco.