TERREMOTO 1891 (settima parte)
ARENA, 9 – 10 GIUGNO 1891
IL TERREMOTO DEL 7 – SUI LUOGHI DEL DISASTRO
A TREGNAGO
Ed ora, dobbiamo noi dare una descrizione materiale del disastro?
Quando s’è detto che la desolazione è generale, che non una casa è illesa e che le meno guaste esternamente sono spaventevolmente rovinate all’interno, non vi sarebbe altro da aggiungere.
Però ci fermeremo alcun poco su quanto ci ha maggiormente colpito in quell’ammasso di macerie, di muri screpolati, di spigoli aperti, di frontoni caduti, di pietre divelte, che è formato da Tregnago, Badia Calavena le loro frazioni.
A Tregnago, la casa della Pretura è in uno stato deplorevole. Dall’attica sono cadute le pesanti decorazioni, i muri maestri sono fuori di piombo, i soffitti squarciati, e la scala è in pezzi. Fu subito sgomberata, perché minaccia di rovinare completamente.
La casa Castelli (droghiere, salumaio, chincagliere) esternamente non presenta grandi screpolature. Ma l’interno fa allibire. Il muro della facciata è letteralmente staccato da resto della fabbrica e tutti i muri trasversali sono spaccati dai tetti alle fondamenta, e le camere ingombre di calcinacci, di pezzi di soffitto. Gli architravi degli usci e delle finestre sono tutti spostati, e molti spezzati.
In peggiori condizioni ancora si trova la casa al N. 11, di G. Vinco, negoziante di pellami. Fu chiusa e puntellata da ogni parte perché non è possibile entrarvi senza esporsi a manifesto pericolo.
Tagliata a fette dall’alto in basso è la casa dell’esattore Colombari. I muri maestri sonostrapiombatiin modo spaventevole, le volte spaccate, le scale inservibili, e ad ogni tratto si presenta una nuova apertura.
Così pure è ridotta in condizioni da titubare ad entrarvi, la casa adibita ad uso delle scuole comunali. V’hanno crepe attraverso le quali passa il corpo di un fanciullo.
Né è a dirsi in quale stato si trovi la casa del famoso salumiere Rinaldi, la farmacia, la casa Doria, la casa Massalongo, la villa Franchini, la villa del medico. Dappertutto crepacci, muri sfasciati, porte divelte, pezzi di tetto precipitati.
Nel mezzo del paese, talchè ingombra la circolazione, cadde una casa, fortunatamente non abitata, le cui macerie i soldati del genio stanno ora sgomberando.
Danneggiata in modo notevole fu la frazione dei Colognato, dove una casa è precipitata e le altre quasi tutte sono a tal partito da augurarsi abbiano a cadere per evitare eventuali disgrazie.
Ma ripetiamo, non è possibile accennare alle case danneggiate: tutte lo sono, e tutte hanno bisogno di lavori radicali, moltissime d’essere in gran parte abbattute.
A MARCEMIGO
Da Tregnago passammo nella vicina frazione di Marcemigo.
Qui, la casa al N. 48 è quella che precipitò, travolgendo nella rovina la povera Roncari Teresa, ed uccidendola. Il piano terreno è un immenso monte di rottami, di sotto ai quali si scorge, in pezzi, il letto nel quale dormivano i coniugi Roncari e dal quale fu estratta, orribilmente pesta, la povera Teresa.
Alcuni contadini presenti ci narrano che allorquando cadde la casa essi credettero al finimondo. Balzarono in istrada gli uni, nel cortile gli altri, ed accorsero alle grida disperate che il Roncari mandava di tra le macerie.
– salveme! aiuto! salveme! fè a pian! no me stè a copar! fe a pian! moro! – gridava il tapino, che si trovava ad avere per miracolo il capo protetto dal vano del secchiaio nel quale, non si sa come, s’era a metà introdotto, mentre sulle gambe e sulle spalle gli incombeva il pondo immane delle travi, delle tegole e dei sassi.
Lavorando appena rischiarati da lumicini ad olio, quei bravi terrazzani riuscirono in breve ora ad estrarre vivo il povero Roncari, mentre dopo un lavoro più lungo e più difficile poterono finalmente scoprire il cadavere della infelice Teresa, colle gambe trattenute sul letto da un enorme trave e il corpo rovescioni, letteralmente coperto da grossi pezzi di muro. Il Roncari era tanto inebetito dallo spavento provato, che allorquando gli dissero che sua moglie era morta, non seppe trovare una lacrima, un lamento, ma balbettò, cogli occhi sbarrati: Povareta!
E ieri il misero frale di questa donna di 45 anni era là, disteso sur un po’ di paglia, sotto un porticato del meschino cortile, con accanto la bianca cassa di abete che sull’imbrunire l’avrebbe rinchiuso per servirgli da riparo alla terra della fossa.
Quale funereo spettacolo!
Qui una casa crollata, più in là un vasto porticato di certo Biasioli, rovinato, accanto due case squarciate, più su un muro di facciata a mezzo caduto lasciando scorgere l’interno della camera, un poco altre dieci, venti case puntellate, mancanti di parte del tetto, prive delle finestre, o comunque malconcie, e di faccia, dormente nella pace infinita della morte. Indifferente ormai alle lacrime, alle miserie prodotte dal disastro, la vittima di esso, Teresa Roncari, giacente accanto al feretro!
E tutti que’ contadini guatavano la morta, rivolgevano gli occhi alle proprie case cadute o cadenti, e rabbrividivano, pensando che solo un miracolo ha fatto si che essi non si trovassero in quello stesso momento, allineati vicino alla morta Teresa, pronti per essere rinchiusi nella cassa funerale!
Povera gente”
*
Ma la via lunga ne sospingeva.
Il dettaglio era per ogni dove eguale: rovina, desolazione, pianto, case inabitabili, famiglie intiere, posseditrici esclusivamente della sfasciata catapecchia e di un orticello, o di un campo, o di un gerbido, che pensavano, con terrore, all’impossibilità di rifabbricarsi la misera casetta.
A Cogòlo, a Scorgnan, ai Finetti, frazioni tutte di Tregnago la scena è identica di quella di Marcemigo.
Due case senza tetto a Cogòlo; il campanile spostato la chiesa rovinata e chiusa al culto, musri di cinta sventrati come da cannoante, due porticati in frantumi; la casa dell’assessore Marani in stato da far pietà, due case rovinate ai Tessari.
L’ultima casa di Cogòlo verso Badia, al primo urto del terremoto si sfasciò. Dormivano al primo piano parecchie persone che si poterono salvare non si sa ancora in qual modo. Una però mancava all’appello, ed era una ragazza di 22 anni. Cercata fra i rottami, fu trovata in letto, coperta di macerie, ma viva. E in che modo? Due travi, grossissime, del tetto, erano cadute contemporaneamente sul letto, proprio accanto ai due lati della sua testa, una a destra e l’altra a sinistra facendole schermo. Così i materiali non la colpirono. Questa ragazza oggi ha gli occhi sbarrati e pare sorpresa da ebetismo.
Qui, come a Marcemigo, come in tutte le altre frazioni, i lavori dei campi sono abbandonati.
I contadini si aggirano sulla via, attorno alle tende, coi bimbi in braccio, istupiditi, e non torvano la forza di andare in campagna e di lavorare.
QUI LA PRIMA PARTE: (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/08/30/terremoto-verona-1891-quotidiano-arena-prima-parte/)
QUI LA SECONDA PARTE (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/09/20/terremoto-verona-1891-quotidiano-arena-seconda-parte/)
QUI LA TERZA PARTE (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/09/29/terremoto-1891-quotidiano-arena-terza-parte/)
QUI LA QUARTA PARTE (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/10/05/terremoto-verona-1891-quotidiano-arena-quarta-parte/)
QUI LA QUINTA PARTE (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/10/25/terremoto-1891-quotidiano-arena-quinta-parte/)
QUI LA SESTA PARTE (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2019/11/10/terremoto-1891-quotidiano-arena-sesta-parte/)