FABIO POZZERLE  “Cronache da oltre frontiera”

FABIO POZZERLE  “Cronache da oltre frontiera”

FABIO POZZERLE  “Cronache da oltre frontiera: storie di guardie, contrabbandieri e … briganti”

Edizioni Vividolomiti · Volume 12,5 x 19 cm · Pagg. 233 · € 18,50 · 2023

di alessandro nobis

La storia “non ufficiale” la si può raccontare in molti modi: attraverso le microstorie di singole persone e di piccoli accadimenti, le esperienze personali, i canti narrativi, le testimonianze arrivate a noi attraverso la trasmissione orale, ed aggiungo a titolo personale lo storytelling, le “graphic novel” e il “burattinismo” · come mi piace chiamare l’arte dei maestri burattinai e pupari ·. Lo scrittore e ricercatore Fabio Pozzerle (nativo di Velo Veronese) sceglie di raccontare in questo volume gli accadimenti svoltisi lungo un importante segmento storico, negli anni immediatamente precedenti la Grande Guerra, fondendo in modo convincente ed equilibrato ricerca scientifica, memoria orale, fantasia ed una notevole capacità descrittiva, a mio avviso i cardini di questo “Cronache da oltre frontiera“. Un volume che si può considerare anche di divulgazione storica e dal valore didattico importante: dal punto di visto geo · antropologico ho trovato interessante ed estremamente utile per inquadrare le vicende narrate · anche per favorire la lettura da parte di coloro che non conoscono direttamente l’area descritta · sia la descrizione della geografia dei luoghi sia la preziosa elaborazione delle memorie come quelle di Attilio Benetti e Adele Pozzo portatori di fatti reali ma anche di fade e dell’antica mitologia lessinica. Inoltre i numerosi riferimenti alla “parlata cimbra” al tempo molto diffusa (oggi si contano circa millecinquecento persone che la parlano distribuite tra Luserna e le Prealpi veronesi e vicentine) e la descrizione dei “luoghi” antropici aiutano a comprendere bene la vita quotidiana nelle zone di montagna a cavallo del 1900. Come detto, dal punto di vista temporale siamo nel dicembre del 1913 (per essere precisi dal 6 al 25), appena prima quindi del diluvio del primo conflitto mondiale al cui termine verrà spostato il confine con l’Austria al Passo del Brennero: i suoi protagonisti sono contrabbandieri come Pietro ed Andrea, i “pintar” della Regia Guardia di Finanza come il Tenente Biagio Rasponi Sforza aristocratico nobile ravennate, briganti come lo Sfregiato, la montagna e i suoi spesso infidi sentieri soprattutto nei mesi invernali percorrendo i quali diversi finanzieri e contrabbandieri persero la vita come Enrico Caprara e Luigi Pozza ai quali il libro è dedicato, le contrade e le comunità umane che nelle stesse, come quella di Kunech (oggi “Cunego”), vivono da generazioni tramandandosi usi, gesti, lingua e attaccamento alla loro terra.

Si sposta verso nord il confine, finisce il tempo dei contrabbandieri e una nuova crisi economica e conseguente povertà spazza come un uragano la montagna veronese costringendo ad emigrare in pianura oppure oltreoceano uomini e famiglie. Ma questa è un’altra storia.

La trama del romanzo la lascio scoprire a chi avrà la curiosità e la fortuna di leggere “Cronache da oltre frontiera“, scritto con grande passione e competenza da Pozzerle: personalmente l’ho letteralmente divorato stando comodamente seduto su di una vecchia e comoda poltrona ma se voi risalirete nottetempo la Valle di Revolto alle prime luci dell’alba e vi farete trovare tra le rocce di Passo Pertica, sono sicuro che il fantasma di qualche “Tragher” lo vedrete passare di ritorno dalla Val di Ronchi con la pesante “carga” ben riempita sulle spalle. Salutatelo con “Guata tak! Bia Ghezt’z?” E fate attenzione allo Sfregiato ed alla sua banda, mi raccomando …..

EMILIO SALGARI “I Selvaggi della Papuasia”

EMILIO SALGARI “I Selvaggi della Papuasia”

EMILIO SALGARI “I Selvaggi della Papuasia”

a cura di Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi

Oligo Editore. Vol. 12 x 16,5 pp. 53, € 12,00

di alessandro nobis

A centosessanta anni dalla nascita, e a centodieci dalla morte di Emilio Salgari viene pubblicato dalla Oligo Editore il primo racconto di quello che a ragione viene considerato uno dei maggiori autori della letteratura avventurosa: “I Selvaggi della Papuasia“, originariamente pubblicato tra il luglio e l’agosto 1883 dalla rivista “La Valigia” dell’editore milanese Garbini.

Questo volumetto “tascabile” il cui contenuto è in grado di farvi salire a bordo del brigantino olandese Haarlem agli ordini del capitano Wan Nordholm in un men che non si dica in un qualsiasi momento ed ovunque vi troviate, non è naturalmente inedito ma la cura con la quale gli studiosi Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi hanno dedicato alla sua pubblicazione lo fa preferire alle altre ristampe al là delle belle, necessarie ed importanti pagine che i due curatori hanno scritto ed inserito in apertura, a mio modesto parere un viatico alla lettura ed al “viaggio” nei mari del Pacifico navigando tra le isole dei papuas.

Galeotto fu l’onomastico del Capitano sulla rotta da Mindanao alla Nuova Zelanda celebrato con abbondanti libagioni innaffiate da vini del Reno e della Spagna e dall’immancabile rhum naturalmente, ma a rovinare la festa ci si mise un vento notturno che spinse il brigantino e la sua ciurma ormai privata dei sensi ed in preda dei fumi dell’alcool sulle sabbie non lontane da una delle isole della Papuasia i cui abitanti su sei veloci piroghe non persero l’occasione di raggiungere la Harleem ormai bloccata e inclinata su un fianco. Battaglia, massacro, cannibalismo, estinzione dell’equipaggio e l’indomani fuga del fortunato Nordholm che per un mese vagò per i mari fino a quando ….

Segnalo infine che i due curatori hanno recentemente pubblicato sempre per “Oligo Edizione” una monumentale biografia del “Nostro” ovvero “Emilio Salgari · scrittore di avventure“, settecentotrentaquattro pagine per quella che a meno di ritrovamenti in archivi pubblici o nelle quasi sempre insondabili collezioni private viene considerata il definitivo racconto della vita di questo straordinario autore.

Senza il prezioso pluri · decennale lavoro di Bonomo e Gallo i dettagli, l’accurato metodo scientifico utilizzato per lo studio delle fonti e dei particolari della produzione letteraria di Salgari sarebbero ancora in parte sconosciuti, e a loro pertanto va tutta la nostra stima per la passione e dedizione nei confronti della divulgazione delle opere dello scrittore veronese.

Un lavoro lungo, difficile, minuzioso, credibile e attendibile quasi sempre non o poco riconosciuto economicamente, ma nel nostro Paese purtroppo questa è una consuetudine tanto da lanciare da qui l’idea di cambiare l’Art. 1 della nostra bellissima Costituzione in “L’Italia è una Repubblica Democratica fondata principalmente sul volontariato culturale“. E ciò è davvero triste.

Contatti con l’autore:

https://www.facebook.com/claudiomaxgallo

maxclaudiogallo@gmail.com

LAPROVITERA · RISPOLI “Le Notti Bianche”

LAPROVITERA · RISPOLI “Le Notti Bianche”

LAPROVITERA · RISPOLI “Le Notti Bianche”

EDIZIONINPE, 2021. cm  21 x 30 · Pagg. 79

di alessandro nobis

Per la Collana “Nuvole in Tempesta” la casa editrice NPE lo sceneggiatore Andrea Laprovitera ed il disegnatore Carlo Rispoli hanno pubblicato “Le Notti Bianche”, riduzione del celeberrimo ed omonimo racconto di Fëdor Dostoevskij che narra gli accadimenti durante le notti bianche di San Pietroburgo nella quale, nei giorni intorno al solstizio d’estate, la luce la fa da padrona per lunghissime ore. Il racconto, pubblicato nel 1848 nella rivista letteraria “”Annali patri”, si svolge sul lungofiume della Neva e racconta dell’incontro fortuito tra Nasken’ka e “Anonimo Sognatore”, la prima giovane donna che vive con l’anziana nonna ed è in vana attesa del ritorno del suo amante ed il secondo, uomo attanagliato dalla solitudine e poco abituato ad incontri con altre persone, che vaga nelle bianche notti di San Pietroburgo senza meta, scappando quasi dal mondo reale.

Si incontrano, aprono i loro cuori, passeggiano, forse si innamorano e le due inquiete anime sembrano aver donato serenità e voglia di stare insieme ma …………..

Certo che la riduzione “illustrata” di importante episodio della letteratura non è impresa facile, ma in questo “Le Notti Bianche” la sceneggiatura di Andrea Laprovitera mi sembra particolarmente efficace e perfettamente complementare alle acquerellature che Carlo Rispoli ha preparato per la realizzazione di questo volume; tavole che anche senza le nuvolette inquadrano perfettamente l’ambientazione ottocentesca tra i ponti della città ed il grigiore della luce notturna che fanno da sfondo alla vicenda. I dialoghi forzatamente stringati nelle nuvolette fanno il resto, ed alla fine chiudi il libro solo per riaprirlo e leggerlo nuovamente e, perchè no, nasce il desiderio di leggere il racconto di Dostoevskij nella sua forma originale: forse l’ho già scritto in altra occasione, ma la funzione didattica delle graphic novel o almeno di alcune di esse come questa, ha potenzialmente la funzione di far avvicinare gli studenti alla letteratura più significativa, di “accendere qualche lampadina”.

http://www.edizioninpe.it

MENTANA • VERGERIO • BOSSI: LE GRANDI BATTAGLIE AEREE “Il Pilota Polacco che sfidò la Luftwaffe”

MENTANA • VERGERIO • BOSSI: LE GRANDI BATTAGLIE AEREE “Il Pilota Polacco che sfidò la Luftwaffe”

MENTANA • VERGERIO • BOSSI: LE GRANDI BATTAGLIE AEREE “Il Pilota Polacco che sfidò la Luftwaffe”

Segni D’Autore Edizioni. Volume 30,5 x 24,5 cm. Pagg. 56, 2021. € 20,00

di alessandro nobis

Questo è il secondo episodio della collana “Le grandi battaglie aree” edita dalla casa editrice Segni D’Autore che va a seguire “Il giglio bianco di Stalingrado” edito lo scorso anno (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/11/17/laprovitera-%c2%b7vergerio-il-giglio-bianco-di-stalingrado/); storicamente siamo sempre negli anni del secondo conflitto mondiale ma in questo secondo volume la storia che si racconta riguarda il fronte occidentale, in particolare l’importante apporto che i trentamila militari polacchi fuggiti dal loro Paese per l’occupazione nazista diedero soprattutto nei cieli contribuendo alla sconfitta della Luftwaffe, l’aviazione militare a cui capo era Hermann Goering, hitleriano di ferro. Era l’estate del 1940, molti piloti inglesi era caduti in battaglia e vennero sostituiti, non senza perplessità da parte della RAF da 302 polacchi che furono peraltro determinanti nel decidere le stori della battaglia d’Inghilterra che si concluse alla fine dell’ottobre dello stesso anno dimostrando al resto del mondo che l’orda nazista si poteva fermare.

Dove però la protagonista del primo volume era Lydia Litvyak, vissuta realmente, in questo secondo i protagonisti son immaginari, come il giovane Tenente – ex pilota civile –  Marcin Kaczmarek e la sua compagna Claudia, italiana ed anche lei rifugiatasi nel Regno Unito; vere sono le storie dei bombardamenti sulle città tedesche e sopra Londra, vere sono le fiamme che ingurgitavano in piena notte migliaia di civili ed efficacissime le tavole a questi dedicate, non veri ma “molto plausibili” i ricordi che accompagnano la vecchiaia di Marcin e Claudia.

Una graphic novel che si legge in un baleno ma che poi si rilegge subito per scoprire i particolari nascosti tra le pieghe della vicenda, e ciò grazie alle splendide tavole di Luca Vergerio (che aveva disegnato anche il primo volume sceneggiato da Andrea La Provitera) colorate da Ilenia Bossi che hanno saputo nel migliore dei modi tradurre in immagini la sceneggiatura di Umberto Mentana.

In attesa del terzo capitolo, delle terza avventura …..

www.segnidautore.it

JOHN GLATT “THE CHIEFTAINS · The Authorized Biography”

JOHN GLATT “THE CHIEFTAINS · The Authorized Biography”

JOHN GLATT “THE CHIEFTAINS · The Authorized Biography”

Edizioni Capo Press. Pagg.331, 15,88 x 26,04 cm, 1997

di Mauro Regis

Nessun gruppo o musicista, come i Chieftains, è riuscito a rappresentare e ad essere immagine della propria terra. Nessun gruppo o musicista, come i Chieftains, è riuscito con la sola musica a superare i confini ed i generi musicali, per andare ad eseguire dal vivo od a registrare in studio con culture e stili tanto diversi fra loro.

I Chieftains han suonato alla Casa Bianca, a Washington, ed han suonato lungo la muraglia cinese, han suonato con sconosciuti musicisti galiziani, con stars della musica country americana e del rock anglo americano, da Sting ai Rolling Stones, da Joni Mitchell a Frank Zappa, hanno avuto Van Morrison frequente ospite e l’hanno accompagnato in un tour europeo, e persino attori americani del valore di Jack Nicholson li annoverano orgogliosi fra i loro migliori amici. Al gruppo di Dublino rimane, forse, solo l’incisione di un disco di classici del rock’n’roll in compagnia di Bruce Springsteen, e di brani della tradizione americana con Bob Dylan, per poi poter dire di avere completato un’opera universale.Scorrere l’indice del libro, dove sono contenuti i nomi che compaiono nel testo, significa rivedere, in una lista impressionante, uno dietro l’altro i nomi più illustri ed apprezzati della musica degli ultimi quarant’anni, che in gran parte hanno suonato fianco a fianco con i nostri eroi.

Il libro, naturalmente in inglese, perché nessuno, fino ad oggi ha ritenuto interessante tradurlo in italiano, è scorrevole, e si legge quasi d’un fiato, tanto il suo racconto è avvincente. John Glatt ha raccolto infinite interviste con i componenti del gruppo, e con chi, musicista, tecnico, od anche solo occasionale presenza, ha avuto la possibilità di dividere, più o meno a lungo, il proprio tempo con Paddy Moloney e soci. E’ così che nasce la storia della vecchia Irlanda, splendidamente immortalata nella fotografia dell’orchestra condotta da Sean O’ Riada, e del gruppo che poco alla volta nasce, cresce e prende forma. Musicisti se ne vanno, ed altri arrivano, sino a raggiungere l’attuale sestetto, quello sicuramente più longevo dell’intera storia del gruppo. La band di una città diviene, poco a poco, ambasciatore di una musica e di una terra nel mondo intero, dagli Stati Uniti alla Cina, per ritornare poi alle proprie radici, recuperando quell’unico spirito che unisce terre lontane come l’Irlanda e la Galizia.L’inserto fotografico (solo sedici pagine, ma ricche di curiosità) ci regala un Paddy Moloney d’annata (non più di dieci anni), che molti anni dopo scherza con il senatore Ted Kennedy, ed inedite immagini del gruppo e dei suoi singoli componenti.

Ma è il racconto la parte più avvincente dell’opera, naturalmente.

Ritratti dei molti personaggi che hanno attraversato, come protagonisti od anche solo come comprimari, la storia della band, lasciando un segno indelebile, o più spesso, subendone il fascino e l’influenza musicale.Ci sono vere e proprie piccole storie nella grande storia del gruppo, come il racconto del capodanno 1981, quando, non invitato e non riconosciuto, si presentò a casa Moloney, a festeggiare, Jack Nicholson, o scherzi che solo l’acuto Paddy Moloney riesce ad offrire in ogni occasione, di fronte agli austeri commensali ed alti dignitari cinesi, come lungo la grande muraglia. Ma ci sono anche momenti di profonda ed intensa commozione, quando il gruppo, e Kevin Conneff, in particolare, stringono con Frank Zappa una straordinaria amicizia, proprio in coincidenza degli ultimi anni di vita del maestro americano, tanto che “The Green Fields Of America“, eseguita dalla sola voce di Conneff, divenne una delle canzoni favorite di Zappa, che spesso l’ascoltava in compagnia della moglie Gail negli ultimi tempi prima di morire, e che la volle fra i brani a colonna sonora delle proprie esequie.

Questo libro ci restituisce l’immagine più bella e più vicina di un grande gruppo musicale, che a dispetto della celebrità e del segno lasciato nella storia della musica, non disdegna, alla fine dei concerti, di fermarsi con i propri fans, a firmare autografi ed a scambiare strette di mano, lasciando nere limousines ed insuperabili servizi d’ordine ad altri artisti che, chiamati proprio dai Chieftains, si sono sentiti onorati di un simile coinvolgimento, a conferma che, per una volta, la statura artistica e quella umana vanno davvero di pari passo.

Pubblicato sul mensile Folk Bulletin nel 2002. La foto è di Mauro Regis scattata a Merano nell’agosto del 2011

LEONARDO CARGNEL “Mario Cargnel e la Foto Cargnel”

LEONARDO CARGNEL “Mario Cargnel e la Foto Cargnel”

LEONARDO CARGNEL “Mario Cargnel e la Foto Cargnel”

Volume. cm 23 x 22. Pagg. 260, 2021. € 30,00

di alessandro nobis

Dal 1941 al 2021 80 anni di fotografia” recita il sottotitolo di questo importante volume che Leonardo Cargnel ha voluto dedicare al padre Mario titolare dello storico negozio di Via XX Settembre, a Verona. “Vita e Storia” si cita puntualmente in copertina, gli aspetti che il fotografo Cargnel ha affrontato nella sua lunga carriera di testimone dei cambiamenti sociali, geografici e storici di Verona e della sua provincia fissandoli per sempre su pellicola e rigorosamente in bianco e nero.

Le immagini raccolte nel volume hanno a mio avviso un alto valore documentale per noi veronesi soprattutto per coloro che si occupano di storia locale visto che qui, ad esempio, ci sono numerosi scatti che immortalano i risultati dei bombardamenti anglo-americani sulla città e l’arrivo delle truppe – lo scatto al Ponte Pietra con il carro Sherman e quello ripreso a Poiano fissano questo importante momento – , vicino ad altri a mio giudizio ancora più importanti che documentano la poco conosciuta vita delle “vittime civili” (ora si chiamerebbero effetti collaterali) sopravvissute alla guerra ovvero quelli che mostrano le condizioni di “sopravvivenza” dei numerosissimi sfollati andati ad occupare le vecchie strutture imperiali ottocentesche asburgiche, quasi una riappropriazione di fortini e casematte costruite per scopi bellici come quelli di San Felice e di Lugagnano.

Ho trovato molto interessanti le foto che dell’alta Lessinia come ad esempio quelle che mostrano lo status della conca di San Giorgio prima del turismo di massa e della sua devastante antropizzazione oppure gli scatti dedicati alla leggendaria corsa automobilistica “Stallavena – Bosco”, appuntamento motoristico molto seguito dagli appassionati, i primi sciatori in alta Lessina ed ancora quelli che mostrano il ventre del Corno D’Aquilio, nella Spluga della Preta che Cargnel esplorò con il Gruppo Speleologico “GES Falchi” da lui costituito nel 1951.

Lo sport, la montagna e la città con le persone che la animano e che Cargnel ha immortalato in numerose occasioni; foto “animate” che fermano per un attimo la vita dei mercati di Piazza Erbe con i “piassaroti”, di Piazza Isolo, di Corso Porta Palio e di Interrato dell’Acqua Morta, il vigile che sembra sgridare un ciclista dall’alto della sua pedana in Piazza Erbe, la mamma con  i due figli che osserva il passaggio del Treno Verona – Affi – Garda, gli uomini che chiacchierano davanti all’edicola all’incrocio tra Via Carducci e Interrato dell’Acqua Morta, e, lasciatemi citarla per ultima, la foto di un ventenne Fausto Coppi che pedala sullo sterrato della strada delle Torricelle nel Giro d’Italia del 1940 che avrebbe poi vinto.

Il volume che ripercorre la storia di uno dei fotografi storici di Verona è stampato da Grafiche Aurora. Lo si può trovare presso il negozio Cargnel in Via XX Settembre 24 a Verona o nelle librerie più fornite della città.

fotocargnelvr@hotmail.it

Il mio personale augurio è che a questo prezioso libro ne segua presto un secondo, chissà quali perle custodisce l’archivio Cargnel ……..

LA LESSINIA – IERI OGGI DOMANI QUADERNO CULTURALE n. 43

LA LESSINIA – IERI OGGI DOMANI QUADERNO CULTURALE n. 43

LA LESSINIA – IERI OGGI DOMANI QUADERNO CULTURALE n. 43

Accademia della Lessinia, pagg. 247, 2020 € 15,00

di alessandro nobis

Puntuale anche in questo 2020 pesantemente degnato dalla pandemia, è arrivato nelle librerie veronesi – non in tutte per la verità – per la quarantatreesima volta il volume “La Lessinia, Ieri Oggi Domani”, curato dall’ONLUS “Accademia della Lessinia” diretta dal geomorfologo Ugo Sauro.

lessinia 2020 1.jpgE’ un appuntamento annuale che gli studiosi e gli amanti della montagna veronese attendono ogni inizio d’estate e che non ha mai deluso per la varietà degli argomenti proposti e per la serietà e scientificità degli articoli delle varie sezioni ovvero “Territorio ed ambiente”, “Scienze naturali”, “Preistoria ed archeologia”, “Storia”, “Tradizione e memoria popolare”, “Itinerari” e “Vita in Lessinia”. Tra la quarantina di articolo proposti in questo volume ne segnalo tre: il primo, curato dal geologo Michele Sommaruga e dall’archeologo sperimentale Giorgio Chelidonio, ci accompagna in località Torre di Trezzolano e riporta oltre ad un’accurata carta geologica dell’area studiata l’esame e la descrizione dei materiali litici che manifestano la presenza di gruppi di neanderthaliani già nel Paleolitico Inferiore. Molto interessante anche “Monitoraggio lupo 2018 e 2019”, studio di Paolo Parricelli e Diego Lonardoni che presenta i risultati di una ricerca riguardante la popolazione del predatore nei suoi due branchi (quello del Carega e quello della Lessinia) ed l’impatto sulla presenza dell’uomo e delle sue attività legate all’allevamento del bestiame; una ricerca resa possibile grazie anche alla collaborazione degli allevatori, dei Carabinieri Forestali e del Servizio Guardaparco tra gli altri. Per ultimo segnalo uno scritto di Gabriele Bacilieri, Maria Teresa Zantedeschi, Leonardo Ceradini e Giancarlo Collin, “Un filo d’acqua”, che ci descrive le fontane delle località lessiniche di Gorgusello, Breonio e Molina e le attività legate alla presenza di corsi d’acqua soprattutto nei pressi di quest’ultimo piccolo centro della Lessinia Occidentale, piccolo ma che ha ospitato nella sua storia ben 18 mulini assieme alle attività a questi legate.

Un altro prezioso tassello alla conoscenza della natura, della geografia antropica e della storia della Lessinia, bellissima e sempre sorprendente.

Ricordo infine che al quaderno pubblicato nel 2017 è allegato un CD-ROM con tutti gli articoli pubblicati sino ad allora in formato pdf.

ROBERTO MENABO’  “Il Blues ha una Mamma Bianca”

ROBERTO MENABO’  “Il Blues ha una Mamma Bianca”

ROBERTO MENABO’  “Il Blues ha una Mamma Bianca”

Stampato in proprio. Volume pagg. 207, 2019. € 12,00

di alessandro nobis

MENABO'.jpgVi assicuro che una delle cose più divertenti da fare se amate la musica, di qualsiasi genere, è senz’altro quella di mettersi a cercare gli autori e gli interpreti più sconosciuti, quelli che hanno lasciato poche tracce sia dal punto di vista discografico – magari entrando nella storia lo stesso – sia dal punto di vista umano. Ci vuole pazienza, dedizione, capacità di scrittura ed in molti casi si lavora come l’archeologo che ricostruisce vasi antichi partendo da pochi frammenti; alcuni lasciano scientemente grigie le parti mancanti, altri le riempiono calibrando la fantasia con la realtà rappresentata dai frammenti ritrovati.

Per il blues ad esempio, c’è Roberto Menabò che con la sua consueta capacità descrittiva sapientemente mescola il reale con il quasi-reale ci ha regalato in passato “Mesdames a 78 giri” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2018/11/27/roberto-menabo-mesdames-a-78-giri-storie-di-donne-che-hanno-cantato-il-blues/)e da qualche mese ha pubblicato quest’altrettanto interessante antologia – rigorosamente autoprodotta –  che racconta le gesta di autori celebri “caucasici” all’epoca della depressione dimenticati, vicino ad altri che invece sono rimasti nella storia. Tutti come dice Menabò nella quarta di copertina “suonavano dell’ottimo ed intenso blues” ed “erano musicisti bianchi della zona degli Appalachi che mescolavano l’idioma afroamericano con la cultura popolare bianca rendendo così il blues interessante ed intrigante”.

Ecco che vicino ad Uncle Dave Macon, a Frank Hutchinson, ed alla storia di Giuseppe “Joe” Venuti e Salvatore Massaro – Eddie Lang conoscerete altre vicende, altre personalità, altri autori come il minatore del West Virgina Harry Franklin “Dick” Justice o lo straordinario talento chitarristico del georgiano Jimmie Tarlton; insomma come “Mesdames a 78 giri” questa nuova antologia di Roberto Menabò – chitarrista sopraffino, divulgatore e ricercatore “blues” racconta l’altro blues, quello delle microstorie personali, quello di cui è rimasta poca memoria se non in qualche gracchiante 78giri o su qualche lapide in cimiteri nascosti chissà dove.

Se amate il blues, se siete curiosi, se vi volete “impicciare” delle vite di questi eroi della musica, questo di Menabò è il libro che fa per voi.

ANDREA DEL FAVERO “Lungje, Po’”

ANDREA DEL FAVERO “Lungje, Po’”

ANDREA DEL FAVERO  “Lungje, Po’”

Folkest Libri. Pp. 257 + CD, 2019. € 20,00

di alessandro nobis

DEL FAVERO 1Datemi pure del “passatista”, ma avere tra le mani un volume interessante e ottimamente documentato come questo non mi fa rimpiangere per nulla lo scorrere  le pagine sullo schermo di un computer e nemmeno i vari asettici e-book, sempre che ne esistano sull’argomento. Non c’entra l’antico fascino di sfogliare le pagine cartacee c’entrano piuttosto la struttura del volume e la facilità di consultazione, e se a queste considerazioni aggiungo che “Lungje, Po’” può essere letto con grande piacere dagli specialisti e dal pubblico più ampio ecco che il libro di Andrea Del Favero, musicista e ricercatore friulano ben conosciuto nell’ambiente della musica popolare italiano, diventa una testimonianza importante delle tradizioni musicali friulane, “terra d’incontri e scontri dove etnie diverse convivono pacificamente da secoli” come è riportato sulla quarta di copertina del volume stampato a cura di FolkestLibri.

La prefazione di Angelo Floramo racconta bene il valore di questo volume lungamente atteso dal popolo del folk friulano, e gli aspetti descritti da Del Favero con grande competenza e con linguaggio sempre piacevole ci narrano delle tradizioni della sua terra, della loro riscoperta, degli strumenti e della loro storia, di quanti nei decenni hanno continuato a suonare, magari apportando qualche variazione come è giusto che sia, i repertori di una terra che ancora riesce a proteggere il suo passato culturale in un tempo nel quale l’omogeneizzazione culturale sta prendendo il sopravvento.

Per chi invece sa leggere uno spartito e di conseguenza sa suonare uno strumento, gli spartiti in coda al libro danno la possibilità di cimentarsi con il repertorio che parte dalla raccolta seicentesca di Giorgio Mainerio e arriva alla trascrizione dii brani raccolti “sul campo” curati da un altro studioso e musicista di area friulana, Dario Marusic.

Parte integrante del volume è il prezioso CD allegato che contiene 21 tracce di “field recordings” ascoltando le quali i musicisti e musicofili delle regioni limitrofe troveranno collegamenti con i repertori delle proprie aree di studio.

Libro importante, da leggere e da ascoltare.

 

 

 

Succede a Verona: IL VENERDI ULTIMO DI CARNOVALE

Succede a Verona: IL VENERDI ULTIMO DI CARNOVALE

IL VENERDI ULTIMO DI CARNOVALE

Cenni storici su l’origine e celebrazione dell’annua festività ricorrente in Verona

Verona 1847. 15 x 21 cm, Scripta Edizioni, anastatica 2011. € 12,00

di alessandro nobis

Questo volume pubblicato dalla Scripta di Enzo Righetti e Beppe Muraro nel 2011 fu presentato al quartiere di Santo Stefano, a Verona, in occasione di una delle tre edizioni del TREDESEDODESE, una manifestazione le cui intenzioni erano quelle di celebrare non tanto la Festa di Santa Lucia ma la Cultura Popolare. Questa ristampa anastatica è di fatto un libro importantissimo per i cultori di storia locale e per gli etnografi perché fa il punto della situazione del Bacanal del Gnoco nel 1847; un volume che la stampa locale snobbò al momento della sua pubblicazione e di fronte al quale le “istituzioni” non solo mancarono l’occasione di contribuire alla realizzazione del volume ma si dimostrarono indifferenti anche all’acquisto di copie dello stesso (e, in Primis, il Comitato del Carnevale di D’Agostino): peggio per loro.

carnevaleQuesto volume è uno dei pochi (l’unico?) a ricostruire la storia del Carnevale Veronese in modo preciso e completo: come detto questa era la seconda edizione, mentre la prima risaliva al 1818 e rispetto a questa contiene integrazioni grazie alla scoperta di nuovi documenti in corso d’opera che non trovarono spazio nella prima.

Il volume è suddiviso in sezioni: la prima è “Cenni storici su l’origine e celebrazione dell’annua festività ricorrente in Verona il venerdì ultimo di Carnovale”. E’ la parte più interessante del volume, e si tratta della “Relazione di Alessandro Carli alla Municipale Amministrazione di Verona” che riporta con grande precisione la composizione della sfilata dei carri, una “Nota delle spese occorrenti per la funzione del Venerdì Gnocolare, apparenti dai registri pubblici”, un articolo datato 5 febbraio 1812 del Giornale dell’Adige. “Poesie varie” si chiama la parte seguente che comprende le 20 “Maccaroniche” del Marchese Francesco Dionisi scritte nel 1789 alla quale segue un supplemento di una sessantina di pagine contenente anche un con saggio bibliografico ed alcune “Stanze” e “Sonetti” in dialetto veneziano tratte dalla Raccolta stampata in Verona da G. B. Saracco nel 1953. Si tratta di documenti che vennero in possesso dell’autore durante il lavoro di stampa che, come viene riportato “gli vennero per buona ventura alle mani alcuni scritti non prima veduti, che gli parvero poter far seguito convenevole al suo libro, e li ha perciò qui riuniti come supplemento al medesimo

Naturalmente non si può riportare indietro l’orologio del tempo e ricostruire il Carnevale come era in origine, sarebbe un’operazione del tutto anacronistica, sciocca ed inutile, anche perché le origini del Bacanal sono legate a tempi di grande povertà e carestia; si può, anzi penso si debba non dimenticare la storia di questa festa che a Verona davvero pochissimi conoscono, e questo volume, se fosse stato accolto con entusiasmo e diffuso dalle istituzioni comunali avrebbe senz’altro contribuito a questo.

Mi dicono dalla regia che l’editore conservi ancora delle copie in magazzino ………