SOSTIENE BORDIN: THE LEAGUE OF GENTLEMEN “The League of Gentlemen”
EG Records. LP, 1981
di Cristiano Bordin
“Come faccio a ballare questa musica?
“Non ballare con i piedi, segui bene la musica e poi inizia a ballare”.
La voce campionata, e anche i campionamenti precedenti, rendono subito l’idea di quello che sarà lo spirito di questo disco: ritmo in 4/4, musica da ballo, ironia.
Siamo nel 1981 e il nome stampato sulla copertina è un nome misterioso, The League of Gentlemen. Leggendo però i nomi dei “gentiluomini” arriva subito qualche notizia in più: alla chitarra, ad esempio, c’è Robert Fripp, che è lo stratega di tutta l’operazione. Ma cosa c’entra Robert Fripp con il 4/4 e la musica da ballo? C’entra, perché riesce a mettersi su queste lunghezze d’onda alla sua maniera e anche se indossa una veste diversa dal solito ed i suoni della sua chitarra prendono forme diverse dal suo passato.
Però facciamo attenzione alle date: “The League of Gentlemen” – il nome dell’album è identico a quello del gruppo – viene realizzato nella seconda metà del 1980 ma uscirà nel 1981, anno in cui, a settembre, esce anche “Discipline” cioè quello che sarà il grande il grande ritorno dei King Crimson sette anni dopo “Red” con Adrian Belew in formazione insieme a Bill Bruford e Toni Levin. Un brano come “Trap” – che troviamo verso la fine di “The League of Gentlemen” – lo anticipa in pieno, il suono della chitarra e l’atmosfera complessiva sono praticamente un antipasto del nuovo corso dei King Crimson. A scandire “The League of Gentlemen” l’intreccio tra chitarra e tastiere che si rincorrono per tutto l’album, un album che potrebbe facilmente essere catalogato come new wave ma in ogni traccia c’è sempre quel qualcosa in più rispetto al clichè del periodo. Anche perché dire new wave, una autentica esplosione di gruppi, personaggi e di suoni, significa dire tante cose molto diverse tra loro.
Fripp in questi territori si muove da par suo producendo un album che non è un intermezzo né una divagazione ma qualcosa che lancia già un segnale su quella che sarà la sua una direzione futura. E in “The League of Gentlemen” c’è anche un ingrediente in più, l’ironia come è impossibile non notare dai campionamenti e dalle voci registrate con cui si apre il disco.
Del resto la vena ironica di Fripp oggi la vediamo nei video insieme alla moglie Toyah Wilcox.
Ma chi suona con lui nella League of Gentlemen? Alle tastiere, fondamentali in questo progetto, portato anche sul palco, troviamo Barry Andrews già con gli Xtc, alla batteria invece Kevin Wilson, poi con i Waterboys ed i China Crisis, al basso Sara Lee, che ritroveremo nei Gang of Four e una comparsa la fa anche Danielle Dax, già con i Lemon Kittens e poi autrice di un buon disco a metà anni ‘80, “Jesus egg that wept”, autrice anche della copertina. I brani si rincorrono, l’ipnotico strumentale dall’impronunciabile titolo “Heptaparaparshinok” è un po’ la sintesi dell’intero disco, “Minor man”, più cupa e dal ritmo spezzato, è forse il brano più in linea con i suoni dell’epoca, “Cognitive dissonance” spiega già le sue intenzioni nel titolo, “H.G.Wells” lascia più spazio ancora alle tastiere e “Trap”, come detto, fa da apripista a “Discipline”.
“The League of Gentlmen” considerato a torto come un disco minore all’epoca della sua uscita è invece un album importante e in ogni caso assolutamente piacevole e godibile.
Ieri come oggi.