DRAÍOCHT “Tobar an Cheoil”, Autoproduzione. CD, 2022
di alessandro nobis
Sono convinto che non tutti gli irlandesi abbiano contezza di sia ampio il movimento che a vari livelli studia, suona e compone musica popolare: certo, le session nei pub sono importanti soprattutto per i musicisti (e anche per chi ascolta, ovviamente) – si fanno nuove conoscenze, si scambiano repertori, si migliora l’interplay – ma non danno l’esatta misura del lavoro e della passione con la quale centinaia di musicisti siano impegnati nel conservare e dare continuità alla tradizione. La flautista Jane McCormack e l’arpista – compositore Michale Rooney, il duo Draíocht, sono uno splendido esempio di quanto detto e questo “Tobar an Cheoil” è il terzo frutto della loro collaborazione dopo ” Draíocht” del 2004 e “Land’s End” del 2006: è una raccolta soprattutto di brani originali e di qualche tradizionale come quelli tratti dalla fondamentale raccolta di O’Neill stampata nel 1850 “Music of Ireland” come la giga “The Boys of Ballisodare” e il reel “Come West Along the Road” e per citarne un’altra, la giga “The Lark on the Strand” che Michael Coleman registrò per primo nel 1922. Le altre tracce sono per lo più composizioni di Micheal Rooney e sono perfettamente eseguite, non solo tecnicamente ma con grande passione, grazia ed equilibrio; ho trovato particolarmente interessante la versione in duo di “Lament for the Dead“, un frammento tratto dalla splendida “Macalla Suite” che lo stesso Rooney scrisse per commemorare le vittime della rivolta del 1916 (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2017/01/03/michael-rooney-the-macalla-suite/) e “Planxty Castle Leslie“, danza che richiama lo stile barocco parte di un’altra suite dell’arpista, “Clairseoireacht” dedicata naturalmente a O’Carolan con l’intervento della chitarra di Jack Warnock ed il violoncello di Aoife Burke.
Lavoro bellissimo, speriamo di vederli presto suonare in Italia in qualche contesto storico che possa valorizzare al meglio la musica di Draíocht.
AA. VV.: COMPÁNACH “Music from all the Counties of Ireland”
Imusic. 2CD, 2018
di alessandro nobis
Il titolo la dice lunga sul contenuto di questo brillante doppio CD pubblicato tre anni or sono: un viaggio attraverso le contee irlandesi, senza “immagini” sonore da cartolina, luoghi comuni come spesso capita di ascoltare nelle compilations che si trovano sui banconi di località turistiche ed aeroporti. E’ invece quello che può essere considerato un indispensabile compendio al preziosissimo volume di Fintan Vallely pubblicato nel 2016, ovvero “Companion to Irish Traditional Music” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/01/15/fintan-vallely-companion-to-irish-traditional-music/) alla cui registrazione hanno partecipato alcuni tra i migliori studiosi e musicisti tradizionali di diverse generazioni che vale davvero la pena citare: Tiarnán O’Duinchinn, Gerry O’Connor, Fintan Vallely, Sibéal Davitt, Karan Casey, Máire NíChoilm, Róisin Chambers, Maurice Leyden, Stephanie Makem e Roisín White.
Doppio CD, trenta i brani che concretizzano i vari stilemi esecutivi della musica popolare intendendo l’Irlanda come un tutt’uno; la suite strumentale “The Castle/The Boys Of Lough Gowna/Old Tipperary(Double Jigs, 6/8)” aperta dal flauto di Vallely e proseguita dal violino è solo una delle meraviglie di questo lavoro, come il canto “a cappella” cristallino di Ciaran Casey in “The Shamrock Shore” che tratta il tema dell’emigrazione ed il set proveniente dalle Contee di Carlow e Cavan composto dall’aria “FollowMe to Carlow” (nel repertorio anche dei Planxty” ed eseguito dalle pipes di O’Duinchinn, da “Come Back Paddy Reilly”, un solo di Gerry O’Connor e da due reels eseguiti dalle pipes, dal violino e dal ritmo della step dance. Certo sarebbe doveroso segnalare ogni singolo brano di questo importante lavoro non solo per il suo aspetto didattico ma anche per il livello delle esecuzioni ma di questo secondo aspetto agli appassionati di musica irlandese basta leggere i nomi dei musicisti coinvolti per capire il valore di questo straordinario “Compánach”; non è di facilissimo reperimento e non è stato distribuito in modo adeguato, ma con i mezzi attuali tutto si può fare …….. o quasi.
Pur essendo uno dei primi a rivalutare il ruolo del flauto traverso nella musica tradizionale irlandese, Fintan Vallely, originario di Armagh ma da moltissimi anni residente a Dublino, non ha mai fatto parte di celebrati ensemble del cosiddetto fenomeno del folk-revival preferendo l’attività accademica e di giornalista (è l’autore del monumentale “Companion of Irish Traditional Music”(https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/01/15/fintan-vallely-companion-to-irish-traditional-music/) ma non disdegnando comunque di incidere ottimi album a suo nome – pochissimi per la verità, il primo nel ’79 fu “Irish Traditional Music” – come questo suo recentissimo “Merrjig Creek” per la registrazione del quale ha chiamato in studio musicisti eccezionali come Caoimhin Vallely, Sheena Vallely, Liz Doherty, Brian Morrissey, Gerry O’Connor e Dáithíá Sproule.
Sul repertorio, da italiano, non possono non essere felicemente sorpreso dalla melodia che Vallely ha scelto di arrangiare per flauto: mi riferisco al set eseguito assieme a Brian Morrissey e Caoimhin Vallely, che comprende “Reggio Jig” e soprattutto “Emilia Romagna Redoubt”, una preziosa rilettura di una celebre folk song scritta da Fausto Amodei “Per i morti di Reggio Emilia” (Reggio nell’Emilia è una città dell’italia Settentrionale) che fa riferimento all’uccisione da parte della polizia di cinque operai ventenni sindacalisti iscritti al Partito Comunista Italiano che partecipavano ad una manifestazione per rivendicare i propri diritti sindacali (https://www.youtube.com/watch?v=WmFYVEiXGyA). Era il 7 luglio 1960 e la canzone di Amodei diventò uno dei simboli delle lotte operaie da quel momento in poi: dice il testo: “Compagno Ovidio Franchi, compagno Afro Tondelli / e voi Marino Serri, Reverberi e Farioli / dovremo tutti quanti aver d’ora in avanti / Voialtri al nostro fianco per non sentirci soli” (“Comrade Ovidio Franchi, comrade Afro Tondelli, / And you, Marino Serri, Reverberi and Farioli, / From now on we all need to have you by our side / To not feel lonely.“. Traduzione di Giovanna Baglieri).
Degli altri brani voglio citare dapprima il set “The Rambles od Grappa” composto da una melodia si Sean O’Riada e da una originale di Vallely (“Verona Reel”, in ricordo di un tour del ’90 nell’area veronese”) suonata con Liz Doherty e Caoimhin Vallely ed un altro set, “Roving Rhythm” eseguito yn duo con il brillante chitarrista Dáithíá Sproule) che comprende una melodia scozzese del 28° secolo e due irlandesi: “The Crosses of Annagh” del violinista di Galway Tommy Cohen e “Captain O’Kane” di Turlough O’Carolan.
A mio modesto avviso questo “Merrijig Creek”, prodotto dal compositore e straordinario suonatore di concertina Niall Vallely, è uno dei più interessanti lavori per flauto traverso irlandese che ho ascoltato ultimamente, assieme a quello di Enda Seery.
SUONI RIEMERSI: P. BRADY · A. IRVINE ·P. BROWNE ·D. LUNNY · M. MOLLOY ·T. POTTS ·T. NI DOMHNAILL “The Gathering”
SRUTHÁIN/ GREENHAYS RECORDS. LP, 1981
di alessandro nobis
Nel 1977 Diane Meek, dublinese appassionata di musica tradizionale irlandese e titolare dell’etichetta discografica Srutháin riunisce in uno studio alcuni tra i più significativi esponenti del folk revival irlandese di quegli anni per registrare un disco ma passano però quattro anni prima che venga pubblicato in America dalla Greenhays Records. Non si tratta in realtà di vero e proprio ensemble – in nessuna delle tracce suonano tutti assieme -, ma la musica registrata mette in evidenza la qualità del repertorio e la coesione in tutti i piccoli combo che via presentano materiale di nuova composizione. Insomma, lo spirito ed il sentimento di una “Will the Circle Bill Umbroken” irlandese e, oltre ai nomi che appaiono in copertina vanno aggiunti il batterista Paul McAteer, il chitarrista Arty McGlynn e la clavicembalista Triona Ni Dhomnaill.
Brani eseguiti in completa solitudine come le due gighe del piper Peter Browne (“Hardinan the Fiddler” dedicata a James H. che nel 1831 pubblicò “Irish Minsterlsy” e “Banish Misfortune” Dalla raccolta di O’Neill) e, tra i canti narrativi, non posso esimermi dal citarne almeno due: la prima interpretata da Paul Brady – Paddy’s Lamentation-, la storia di un irlandese emigrato in America che viene forzatamente arruolato nell’esercito dell’Unione durante la Guerra di Secessione (la leva era obbligatoria per tutti gli uomini tranne che per quelli che potevano permettersi di pagare una tassa di 300 $ e di mandare un altro in loro vece) e la seconda cantata da Andy Irvine, “The Mall of Lismore” che narra la vicenda di una giovane ragazza che si innamora di un altrettanto giovane e focoso soldato venendo così disconosciuta dal padre, che comunque spera di re-incontrare un giorno ……
“The Gathering” è un disco che all’epoca passò quasi inosservato nonostante l’eccezionale livello dei musicisti coinvolti da Diane Meek: un vero peccato perché a mio avviso resta un lavoro significativo che va oltre i capolavori incisi dai gruppi storici del folk revival irlandese di quegli anni, un lavoro dove la collaborazione ed il piacere di suonare e di comunicare emerge a piè sospinto durante l’ascolto.
MOLLOY ·KEANE ·O’FLYNN “The Fire Aflame” Claddagh Records. CD, 1992
di alessandro nobis
Credo, e so di non essere il solo, che Matt Molloy, Sean Keane e Liam O’Flynn siano tre giganti della tradizione musicale irlandese avendo nei decenni attraversato la sua ”storia” militando o addirittura fondando ensemble come Chieftains, Planxty, Bothy Band e la Ceoltoiri Chualann del seminale Sean O’Riada. Dunque nell’ormai lontanissimo 1992 i tre amici si incontrano in studio di registrazione ed assieme al chitarrista Arty McGlynn, al violoncellista Neil Martin ed all’arpista e tastierista Noreen O’Donoghue suonano le tredici tracce contenute in questo straordinario disco pubblicato dalla storica etichetta dublinese Claddagh lasciando una testimonianza non solo del loro talento immenso che già conoscevamo ma della perfezione e brillantezza con la quale i tre affrontano questo repertorio; l’hornpipe “The Belharbour” (dal repertorio del suonatore di concertina Chris Droney) abbinato al reel “The Old Ruined Cottage in the Glen” sono splendidamente eseguite al flauto di Matt Molloy accompagnato dal sempre pregevolissimo tocco di Arty McGlynn alla chitarra, “The Turnibìng of the Geese” è la melodia di una ballata d’amore del repertorio sean-nos di Cork resa alla perfezione dal violino di Sean Keane accompagnato dal violoncello e dalla tastiera, “Eire” è un’altra melodia, stavolta eseguita da Liam O’Flynn con il supporto di arpa e tastiera ed infine voglio citare il reel e lo Strathspey che chiudono questo lavoro, “Sean Ryan’s Reel” e “The Grand Spey” suonati da Keane, O’Flynn e Molloy.
Christopher McMullan da Strabane nella Contea di Tyrone è uno dei migliori “prodotti” della scuola dell’Armagh Pipers Club; per sei anni ha percorso la strada che da lì conduce ad Armagh per frequentare i corsi ed in seguito si è perfezionato all’Università di Derry ma, come nelle miglior famiglie legate alla tradizione musicale irlandese è stato avviato alle uilleann pipes dal padre John, piper egli stesso. Per la verità non che sia un musicista che nella sua carriera abbia registrato e pubblicato molto, anzi quasi nulla visto che prima di questo suo primo lavoro il suono del suo set di pipes lo si poteva ascoltare solo in una traccia (“An Leanbh Sí/ An Seanduine”) nel documentale doppio CD pubblicato dall’Armagh Pipers Club nel 2007 in occasione del 40° anniversario della fondazione del club.
In questi dodici racconti troviamo tutto l’”arsenale” dei pipers e flautisti irlandesi, legati alla tradizione più profonda ed allo stesso tempo attenti alle nuove composizioni e compositori loro stessi: c’è un toccante omaggio a Willie Clancy (“The Plains Of Boyle / The Friendly Visit”), una composizione di Micheal McGoldrick inserita in un medley di gighe, una slow air eseguita al low whistle scritta dallo stesso McMallan per il nipote (“Wee John O’Connors”) con Steven Byrnes alla chitarra, la struggente slow air che arriva dal 16° secolo scritta da David Rizzio per la Regina Mary di Scozia (“Ar Éirinn Ní nEosfainn Cé Hí”) ed infine il medley di gighe che chiude l’album eseguita al low whistle con la chitarra ed il bodhran di Niall Preston.
Un disco davvero notevole, espressivo, suonato con grande perizia e talento che scrive un’altra bella pagina nel poderoso libro della tradzione musica irlandese, delle uilleann pipes e non solo.
Le note di copertina sono di John B. Vallely fondatore dell’Armagh Pipers Club, e sono una garanzia assoluta.
“Strains on Wind Once Blown. Volume 1; the Pure Drop”
TARA RECORDS 1077. LP, 1974
di Alessandro Nobis
“Non c’è mai stata nella musica tradizionale irlandese una personalità così forte ed importante come quella di Séamas Mac Aonghusa, Seamus Ennis.” Così lo definisce il piper John McSherry nel suo importante volume “The Wheels of the World” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/02/09/colin-harper-john-mcsherry-the-wheels-of-the-world/) la cui copertina ritrae appunto Ennis mentre viene registrato da Jean Ritchie: narratore, etnomusicologo, ricercatore, conduttore radiofonico e soprattutto straordinario piper, Seamus Ennis è stato uno dei “fari” che hanno illuminato la storia della musica popolare irlandese nel XX° secolo, e continua a farlo visto che al suo lavoro come quello di William Clancy o Sean O’Riada – per citare due figure fondamentali – fanno riferimento anche le nuove generazioni di pipers e musicisti tradizionali in generale.
“Molto del repertorio che suono qui l’ho appreso da mio padre” scrive nell’interno della copertina del disco che contiene le sue registrazioni del 1973 e pubblicata dalla benemerita Tara l’anno seguente e che riporta sul retro uno scritto di Liam O’Flynn. Questo lavoro, uno dei più alti esempi di musica per uilleann pipes mai registrati, contiene quindici tracce tra le quali ve ne voglio segnalare alcune per me particolarmente significative del lavoro di ricerca e di interpretazione. Inizierei con le due gighe in 6/8 “Chase me Charlie & The Dingle Regatta (Two Single Jigs)”, una delle 212 arie che Ennis trascrisse ascoltando tale Colm Keane di Glynsk nei pressi di Carna nel Connemara (costa occidentale), e quindi il set di reels “The Pure Drop & The Flax in Bloom”, una sorta di passaggio per i pipers che si trova nella raccolta O’Neill (1903). Del repertorio tramandatogli dal padre ecco la slow air “The Fairy Boy” (una melodia il cui testo era cantato in irlandese) ed il set di hornpipes “The Groves Hornpipe & Dwyer’s Hornpipe”.
Ennis non ha una corposa discografia alle spalle ma la sua importanza travalica l’aspetto prettamente strumentale visti i suoi interessi che abbiamo citato in apertura. Il suo set di cornamuse, che il padre James liutaio e piper aveva costruito nel 1908 (il padre era considerato l’ultimo rappresentante della vecchia scuola di pipers, la madre era invece una violinista della Contea di Mo
SEAMUS ENNIS & JEAN RITCHIE
naghan), andò in eredità al suo grande amico Liam O’Flynn che per tre anni condivise con lui un appartamento, fino a quando si trasferì in un caravan a Naul in un appezzamento che aveva acquistato. Come racconta Peter Browne, “il set venne lasciato alla morte di O’Flynn a Páraic MacMathúna, figlio del collezionista ricercatore e speaker radiofonico della RTE Ciarán; al 100° anniversario della nascita di Seamus Ennis, vennero suonate da valenti pipers al Seamus Ennis Centre di Naul, nella Contea di Dublino, area di origine della famiglia Ennis”.
Pensate che Seamus Ennis si esibì al di fuori dell’Irlanda, solamente nel Regno Unito ed a Rotterdam, nel 1976, durante un festival di musica “celtica” (il virgolettato è di John McSherry) e fu invitato anche ad una edizione del Newport Folk Festival. Di lui Paddy Glackin dice a John McSherry che “quando Seamus Ennis saliva sul palcoscenico pur esibendosi da solo con la sua personalità e carisma riempiva l’intero spazio, catturando la totale attenzione del pubblico presente”. O’Flynn racconta come Ennis fosse uno strumentista insuperato nella tecnica e nell’espressività: “il suo stile era impeccabile, aveva il totale controllo dello strumento ma non gli piaceva stupire il pubblico solamente con la tecnica alla quale preferiva l’eleganza”.
Una settimana prima della sua dipartita O’Flynn e Glackin, lo accompagnarono per una visita medica: infinito rispetto ed amicizia verso un uomo che seppe trasmettere la sua eredità musicale ed il suo contagioso entusiasmo alla generazione successiva.
TRACK LIST:
The Pure Drop & The Flax in Bloom (Two Reels)
The Fairy Boy (Slow Air)
The Groves Hornpipe & Dwyer’s Hornpipe (Hornpipes)
O’Sullivan the Great (March)
When Sick, Is it Tea You Want? & The Humours of Drinagh (Double Jigs)
By the River of Gems & The Rocky Road to Dublin (Slow Air and Slip-Jig)
Ask My Father & Pat Ward’s Jig (Two Single Jigs)
Valencia Harbour (Slow Air)
The Standing Abbey & The Stack of Barley (Hornpipes)
The Leitrim Thrush & Miss Johnson (Two Reels)
The Return From Fingal (March)
Chase me Charlie & The Dingle Regatta (Two Single Jigs)
White Connor’s Daughter, Nora (Slow Air)
Slieve Russell & Sixpenny Money (Two Double Jigs)
Stay for Another While : I Have No Money & The Cushogue (Three Reels)
He comes from the County of Westmeath and this “Raining notes” is his third brilliant album that follows “The Winding ClocK” of 2010 and “Síocháin na Tuaithe: Peace of the Countryside” of 2013; I’m talking about Enda Seery, flautist, pianist, composer, singer and not least a music teacher. Listening to this excellent work takes us into the purest Irish tradition and the repertoire is a journey into the rhythms and melodies of the extraordinary musical casket of this land.
The arrangements are simple and effective, the instruments they accompany – the double bass by Aidan Guilfoyle, the guitar and the banjo by John Byrne – do it in an elegant and precise way, leaving space for the flutes of Seery. The repertoire includes original compositions written in the respect of tradition, pieces of oral tradition and others of composers that have given a great contribution to Irish music: among the first ones I point out the medley of initial slides “The Smell of Freshly Cut Grass / Kelleher’s / The Derravaragh “A traditional between two Seery originals and performed on the transverse flute, among the latter the set of dance air” The Hunt “for solo flute in the first part accompanied in the second by the piano, among the latter a composition of Peadar O ‘ Riada (“Cà bhfull an Solas”) combined with an original and two songs by the violinist of the Stockton’s Wing group Maurice Lennon (of the two magnificent the waltz “On Leaving Lough Melvin’s Shore”) which also writes the explanatory notes. Finally, I point out a song that struck me for its sweetness where the guitar accompanies the tin whistle in the two-gig set “The Windway, Paddy’s Whiskers”, the first original the second traditional.
The secular vein of traditional Irish music is anything but self-referential and conservative but is instead very lively and full of talents that with their precious work carry on in time, renewing it also with new compositions. Like Enda Seery for example.
Viene dalla Contea di Westmeath e questo “Raining notes” è il suo terzo brillante album che segue “The Winding ClocK” del 2010 e “Síocháin na Tuaithe:Peace of the Countryside” del 2013; parlo di Enda Seery, flautista, pianista, compositore, cantante e non da ultimo insegnante di musica. L’ascolto di questo ottimo lavoro ci porta nella tradizione irlandese più pura ed il repertorio è un viaggio nei ritmi e nelle melodie dello straordinario scrigno musicale di questa terra.
Gli arrangiamenti sono semplici ed efficaci, gli strumenti che accompagnano – il contrabbasso di Aidan Guilfoyle, la chitarra ed il banjo di John Byrne – lo fanno in modo elegante e preciso lasciando lo spazio ai flauti di Seery.
Il repertorio comprende composizioni originali scritte nel rispetto della tradizione, brani di tradizione orale ed altri di compositori che hanno dato un grande contributo alla musica irlandese: tra i primi segnalo il medley di slides iniziale “The Smell of Freshly Cut Grass/ Kelleher’s / The Derravaragh” un tradizionale compreso tra due originali di Seery ed eseguito al flauto traverso, tra i secondi il set di aria da danza “The Hunt” per solo flauto traverso nella prima parte accompagnato nella seconda dal pianoforte, tra gli ultimi una composizione di Peadar O’Riada (“Cà bhfull an Solas”) combinata con un originale e due brani del violinista del gruppo Stockton’s Wing Maurice Lennon (dei due magnifico il valzer “On Leaving Lough Melvin’s Shore”) che scrive anche le note illustrative. Segnalo infine un brano che mi colpito per la sua dolcezza dove la chitarra accompagna il tin whistle nel set composto da due gighe “The Windway, Paddy’s Whiskers” la prima originale la seconda tradizionale.
Disco che ascolta e si riascolta con grande piacere e che conferma come la vena secolare della musica tradizionale irlandese sia tutt’altro che autoreferenziale e conservativa ma sia invece vivissima e ricca di talenti che con il loro prezioso lavoro portano avanti nel tempo, rinnovandola anche con nuove composizioni. Come Enda Seery ad esempio.