MAURIZIO GERI “Perle d’Appennino”

MAURIZIO GERI “Perle d’Appennino”

MAURIZIO GERI “Perle d’Appennino”

VISAGE MUSIC, CD, 2017. Distribuzione MATERIALI SONORI

di Alessandro Nobis

La musica e le parole di queste “Perle d’Appennino” vanno a toccare in modo molto diretto le corde e le sensibilità di quanti hanno a cuore la cultura popolare in tutto il suo polimorfismo; dai racconti, i ricordi, le storie in una parola l’oralità raccolta nell’omonimo volume si passa alle canzoni, ai canti che il bravissimo chitarrista pistoiese ha composto ispirandosi alla cultura che di generazione in generazione è giunta a noi ed i cui contenuti meritano di proseguire il viaggio nel tempo futuro. Dieci perle ognuna delle quali ci racconta della vita rurale, delle attività, della vita quotidiana della gente appenninica che, senza fare alcun sforzo, identifico anche nella vita della gente delle mie parti, delle Prealpi Venete e più in generale a quella “mezza montagna” che circonda la piana del Po.geri.jpeg

E così, con un linguaggio diretto ed immediato come quello dei ricordi, Geri ci parla dell’emigrazione dei minatori verso le isole del Tirreno, dell’attività invernale delle ghiacciaie e carbonaie, del castagno come “risorsa”e della pastorizia, e nelle musiche ritroviamo il mondo musicale del chitarrista pistoiese fatto di amore per cultura popolare e per lo swing (“Pipa”, “Koco”e la “Cumparsita di Vinicio”). Con Geri alcuni tra i più prestigiosi musicisti che rientrano a perfezione in questo bel progetto, ricordo Gabriele Mirabassi, Nick Becattini (l’episodio elettrico di “La Via del Ferro”), Ruben Chaviano (in “La Cumparsita”), Riccardo Tesi, Luigi Biolcati e Claudio Carboni di Banditaliana e Nicola Vernuccio (con Geri nel suo Swingtet).

Un ottimo lavoro che va ascoltato e riascoltato fin nelle sue più recondite note e parole, e che già nella prima quartina del brano di apertura “La via dei Canti” declama chiarissimamente i suoi intenti: “Se nel tempo ci assiste la memoria / fuor dai falsi romanzi d’appendice / il canto popolare poi ci dice / delle genti la vera e cruda storia”, ed ancora “Vive l’oralità di quel passato / nel presente cantor che ancora ricanta / fresco germoglio sulla vecchia pianta …”.

Parole sante, molti dovrebbero imprimerle nella mente.

Pubblicità

TESI & VAILLANT “Veranda”

TESI & VAILLANT “Veranda”

RICCARDO TESI & PATRICK VAILLANT

“Veranda” – Silex, 1991

PUBBLICATO SU FOLK BULLETIN cartaceo , APRILE 1991

In concomitanza con la tourneè di fine gennaio è uscito sul mercato discografico francese (ed italiano d’importazione) questo “Veranda”, frutto della collaborazione di due tra i più intelligenti musicisti dell’area mediterranea. Sto parlando dell’organettista toscano Riccardo Tesi e del nizzardo mandolinista Patrick Vaillant che, grazie all’intervento di alcuni enti pubblici d’Oltralpe (con in testa il ministero della cultura) hanno realizzato questo CD, sicuramente uno dei miglior prodotti di questo inizio ’91.

Quattordici tracce (anche se sulla copertina sono quindici grazie all’ottusità dei legali di Michael Jackson – titolare dei diritti della Apple Music – che hanno impedito di pubblicare una magnifica cover di “Girl” di Lennon – McCartney intitolata “Nina” e che ho avuto la fortuna di ascoltare in concerto) tutte di ottimo livello, sia quelle prettamente tradizionali – “Nove dai Corporacions”, “Sestrina e Perigurdina” e “Polka” – sia le originali composte da Tesi e Vaillant ed eseguite sia in formazione a due organetto – mandolino che in quartetto. Ritengo che questa presenza massiccia di “originali” sia il dato più significativo – al di là dell’eccellente registrazione e dell’abilità strumentale che già conoscevo – che ci consente di ascoltare ed apprezzare il notevole sforzo compositivo prodotto dai musicisti, che si confermano anche arrangiatori di primissimo piano, sfruttando appieno le qualità sonore del percussionista spagnolo Sandy Rivera e del fiatista Daniel Malavergne; brani come “Monzuno e dintorni”, “Tricot Marin” o le ballate “Felis Galean” e “Lu ferhols son fach per sautar” (ma il discorso si può tranquillamente allargare a tutto il disco) sono vere gemme di quella che viene definita “nuova musica popolare” o “Trad”, una musica cioè che se ha come punto di partenza le diverse tradizioni (italiane e nizzarde) si sviluppa in una sorta di musica totale che tiene conto delle diverse sensibilità e influenze dei singoli compositori. Un prodotto, questo splendido “Veranda”, che potenzialmente ha la possibilità di farsi apprezzare da un pubblico molto più vasto di quello limitato dagli appassionati di musica tradizionale: il punto interrogativo è chiaramente quello della distribuzione, punto dolente (ed anche “palla al piede”) dei musicisti italiani non solo tradizionali, che spesso (o quasi sempre) vanifica il lavoro di questi ultimi, “costretti” a vendere i loro prodotti solamente ai concerti.