DANISH STRING QUARTET “Last Leaf”
ECM NEW SERIES 2550, CD, 2017
di Alessandro Nobis
Lui, lemme lemme, quasi di nascosto, ti propone musicisti che non hai mai nemmeno sentito nominare e che quasi sempre, ascoltando la loro musica, ti lasciano a bocca aperta per la bellezza di ciò che stai ascoltando; una bella sensazione, un piacere interiore che ho la fortuna di provare spesso ultimamente; lui è naturalmente è Manfred Eicher – patron dell’ECM – ed i musicisti stavolta sono quattro danesi, il “Danish String Quartet”, che fanno seguire al precedente lavoro per l’ECM, dedicato alle scritture di Thomas Ades, Per Norgard e Hans Abrahamsen questo “Last Leaf”. Un quartetto d’archi quindi, uno dei più prestigiosi in circolazione – con l’aggiunta di un pianoforte e di un harmonium in qualche traccia – che rilegge, reinterpreta e arrangia brani provenienti dalle ricche tradizioni di alcune regioni nordiche come le Isole Shetland, la Svezia, la Danimarca, aree dove la musica popolare è da sempre legata agli strumenti ad arco. Quasi un seguito al magnifico “Wood Works” pubblicato nel ’14 dalla Dacapo Records nel quale venivano affrontato il repertorio popolare nordico.
Le arie nate per l’accompagnamento alle danze hanno da secoli ispirato generazioni di compositori “classici” ma nel caso di questo “Last Leaf” il passaggio dalla tradizione è splendidamente diretto, senza mediazione di alcun compositore; è l’approccio che io amo di più, quello che sempre mi fa riflettere e convincere che la metodologia del Danish String Quartet può essere una di quelle più indovinate per traghettare questi repertori nel futuro anche perché qui si trovano anche brani originali di ispirazione popolare. Della tradizione delle Shetland, quella legata al violino di Hardanger o allo stile di Aly Bain, gli appassionati si erano già abbeverati abbondantemente, ma il brano qui proposto “Unst Boat Song”, è una canzone splendidamente resa in versione strumentale, come anche la ballata danese risalente al ‘300 “Dromte mig en drom”. Splendidi “Intermezzo” del violoncellista ed il seguente “Shine you no more” scritto dal violinista Sorensen e la composizione del norvegese Gjermund Haugen, scomparso nel ’76 e specialista del violino di Hardanger.
Disco superlativo, mi espongo classificandolo come una delle migliori produzioni ascoltate dal sottoscritto negli ultimi anni.