MARCO AMBROSINI · ENSEMBLE SUPERSONUS “Resonances”

ECM Records 2497. CD, 2019

di alessandro nobis

Conosco il talento di Marco Ambrosini (violinista e violista da braccio) per i suoi lavori con l’ottimo l’Ensemble Unicorn, per la sua collaborazione con i New Landscapes e per il suo lavoro, sempre prodotto da Manfred Eicher, con l’accordeonista Jean-Luis Matinier; nelle ultime due citate collaborazioni come in questo ottimo “Resonances” Ambrosini dimostra anche di essere un eccellente virtuoso della nickelarpa, strumento ad archetto della tradizione musicale nordica, in particolare della Svezia.

Devo dire che il progetto pensato per questo disco e realizzato con l'”Ensemble Supersonus” è veramente interessante perché il suono che si ascolta è di rara bellezza e ricercatezza, il repertorio comprende brani originali, di musica antica, un brano tradizionale e lega i suoni medioevali – rinascimentali con il canto delle steppe mongole. Progetto azzardato direte voi: tutt’altro, è invece musica intrigante eseguita in modo impeccabile con arrangiamenti così ricercati che riescono a rendere omogenee le caratteristiche che ho citato sopra.

La musica che si ascolta è il “crossroads” tra due linee facilmente indentificabili, quella dello spazio e quella del tempo: la linea dello spazio parte dal canto tipico della tradizione delle steppe mongole, Anna – Maria Hefele contestualizza in modo filologico con il repertorio del disco, e finisce nell’Europa dei nostri giorni – con le 6 composizioni originali –  passando per la penisola anatolica fino alla scandinavia svedese, la linea del tempo invece collega il medioevo di Hildegard Von Bingel di “O Antiqui Santi” (evocativo il canto della Hefele”) con un “Semaj” della musica classica ottomana, composto da Veli Dede, compositore turco del XIX° secolo, passando tra gli altri da Franz Biber e Girolamo Frescobaldi.

Tra i brani originali segnalo “2 Four 8” per canto e Jewish’s Harp (Wolf Janscha), mi sembra di capire si tratti di un’improvvisazione, ed “Erimal Nopu” scritta dalla clavicembalista Eva Maria Rusche da ritmo mediorientale con un bel dialogo della tastiera e della nickelharpa che anticipa il solo della Hefele.

In definitiva, a mio parere “Resonances” ha compiuto il miracolo di rendere omogeneo ed attuale un repertorio come dicevo del tutto eterogeneo nei linguaggi e negli stili. E con musiciti di questo livello di queste ampie vedute non poteva essere altrimenti.

 

 

 

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