E’ sempre stimolante ascoltare le pubblicazioni di etichette italiane come la Dodicilune ed affini, ti danno l’occasione di esplorare l’universo jazz italiano troppo spesso poco valorizzato dai palcoscenici dei grandi festival (molti mutatisi in vetrina per i soliti noti o trasmutati in qualcosa d’altro spesso lontano dal jazz) e dalla stampa “specializzata”. Spesso si tratta di musicisti di notevole caratura, di compositori ispirati, di progetti davvero indovinati e di collaborazioni sincere e fruttuose come quella tra il fisarmonicista pugliese Vince Abbracciante e il sassofonista argentino Javier Girotto che da poco hanno pubblicato per l’etichetta pugliese questo “Santuario”. I due autori si distribuiscono equamente la scrittura dei brani, tutti originali a parte “L’Ultima Chance” del grande autore – argentino pure lui – Luis Bacalov caratterizzata da un lirismo di stampo cinematografico, non caso proviene dalle musiche scritte per il film omonimo dove la complicità musicale tra i due solisti – qui il soprano espone il tema e la fisa permea tutta l’esecuzione – può essere vista come paradigmatica di tutto questo “Santuario”. E lasciando stare l’ampiamente assodata preparazione dei musicisti, è proprio sull’interazione, l’interplay come dicono quelli che sanno, che si gioca la partita di questo lavoro. Ci sono in “Ninar” ninna nanna delle reminiscenze ancestrali che paiono arrivare dai villaggi sulle creste andine con il suggestivo flauto tradizionale, nella malinconica ed evocativa ”2 de Abril” c’è il tragico ricordo della guerra delle Malvinas con lo splendido e narrativo baritono di Girotto mentre nella scrittura di Abbracciante, “Pango”, emerge tutta la sua passione per il tango con gli accompagnamenti ed abbellimenti del soprano di Girotto, un altro brano che definisce il profondo rapporto professionale e la comune visione della musica della coppia di strumentisti / compositori autori di questo eccellente “Santuario”.
Ci fu un tempo nel quale nelle vie, nelle piazze, nei mercati rionali o di paese violinisti, o per lo più fisarmonicisti e organettisti suonavano le arie più popolari della lirica, arie a danza ed i motivi più in voga per intrattenere il pubblico e, naturalmente, cercare di vendere qualche audiocassetta con le loro registrazioni per lo più artigianali (una pratica a dirla tutta molto più antica dell’era delle cassette, dai fogli volanti ottocenteschi fin giù ai suonatori ambulanti di secoli prima). Vero, l’ho presa “alla larga” ma Alessandro D’Alessandro, eccellente organettista sì legato alla musica popolare ma anche aperto a musiche “altre” ad un certo punto ha deciso di rivisitare, di risuonare e di riarrangiare canzoni che sono rimaste nell’immaginario collettivo per decenni attraverso la più pura canzone d’autore vicino a brani emersi da generi a questa attigui quasi fosse un suonatore ambulante “con tutte le positività del termine” del ventunesimo secolo assieme ad alcune delle migliori voci in circolazione. Alla seconda tipologia appartiene senz’altro la rilettura di “Campagna”, il brano simbolo di quello straordinario laboratorio musicale che fu “Napoli Centrale” e qui suonato con l’Orchestra Bottoni e la voce di Antonella Costanzo proposto come “Bonus Track”; della prima categoria segnalo senz’ombra di dubbio la ballad “Mario” del veneziano (di Burano) Pino Donaggio – classe 1941 – con la voce di Beppe Voltarelli, un brano che al di là dell’efficacia dell’arrangiamento merita menzione solamente per aver riportato l’autore veneziano alla memoria degli smemorati amanti della canzone d’autore, le rilettura strumentali di “I Giardini di Marzo” intelligentemente “irrorati” di elettronica, di “I Shot the Sheriff” di Bob Marley di “Azzurro” di Paolo Conte. Riletture mai calligrafiche se non nelle esposizioni dei temi che mettono in luce tutta la creatività e lucidità progettuale di D’Alessandro, ed a conferma di questo voglio citare anche il brano eseguito con Pietra Magoni e Ferruccio Spinetti, due che viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda dell’organettista: “Quello che non voglio” di Fausto Mesolella e Stefano Benni.
Come dicevo l’ho presa alla larga ma spero che ci siamo capiti, questo è un gran disco.
La Lessinia copre un’area relativamente estesa – oltre gli 800 chilometri quadrati – limitata come i suoi frequentatori sanno ad est dalla Val Leogra, ad ovest dalla val d’Adige, a sud dalla pianura veronese mentre la Val di Ronchi ne definisce il limite settentrionale; un’estensione tutto sommato limitata, eppure da 44 anni un folto gruppo di studiosi e di appassionati con grande competenza e passione – da qualche anno coordinati dal geologo di Bosco Chiesanuova Ugo Sauro – riesce a pubblicare una interessante raccolta di articoli sotto forma di “Quaderno Culturale” trovando sempre degli spunti inediti nel campo delle scienze naturali, artistiche ed umane che sorprendono sempre sia i lettori della prima ora che quelli che da meno tempo si sono avvicinati a queste pubblicazioni.
Al solito mi soffermo su tre dei trentasette (!) interventi che mi hanno più interessato, naturalmente senza togliere nulla al valore degli altri. Preciso quanto impietoso il reportage di Vincenzo Pavan (“Fantasmi della Lessinia: edifici e contrade in rovina, che fare?”) che ci fa percorrere un itinerario, una sorta di Via Crucis attraverso le contrade, le stalle, le ghiacciaie, le colombare della nostra montagna inghiottite dal tempo e soprattutto dall’incuria dell’uomo, da Zivelongo a Gorgusello, da Mùlbese a Squaranton l’edilizia rurale lessinica, così particolare e prova dell’ingegno umano nell’utilizzo delle risorse del territorio, è stata lasciata andare con un scia di promesse di privati e di enti pubblici della sua valorizzazione: strutture fatiscenti e spesso pericolose, come dimenticare la recente disgrazia del crollo della ghiacciaia di Malga Preta che ha portato via la vita a due bambini il 3 luglio appena trascorso?
“Su una ghiacciaia dell’alta Valpantena” è il titolo del contributo di Angelo Andreis che prende spunto da un ritrovamento documentale all’Archivio di Stato di Venezia: si tratta di una proposta redatta nell’ottocento da un misterioso Signor “S” per una visita fuori porta alla Giassara costruita da Bartolomeo Tacchella nei pressi di Bellori, non lontano dal Ponte di Veja: è un testo sorprendentemente molto tecnico e dettagliato per essere così vecchio e all’articolo è allegata una
molto utile ed accurata tabella che fa il punto della situazione nell’anno 1901 rispetto alla posizione delle singole ghiacciaie, ai loro proprietari, alle zone di vendita ed all’importante distinzione del tipo di acqua utilizzato per la produzione del ghiaccio, acqua di fonte o piovana, considerato che dal 1923 la Prefettura vietò l’uso dell’acqua piovana determinando così forte impatto su questa attività.
Il terzo contributo che voglio citare è di Renzo Valle: “Lavori forzati a Campobrun” ci fa ritornare al 1944, quando l’esercito tedesco su indicazione di Albert Speer si apprestò a costruire una terza linea di difesa per definire i confini del Terzo Reich a Sud, una linea che grossomodo seguiva i confini imperiali; a costruirla naturalmente non furono le maestranze fatte venire dalla Germania, ma uomini “rastrellati” nelle valli adiacenti e deportati nel Campo di Lavoro di Campobrun, situato sul massiccio del Carega all’interno della valle glaciale sospesa ove oggi si trova l’omonima malga che restò attivo fino all’aprile del ’45 quando i tedeschi si dettero alla fuga. L’articolo racconta anche l’atto di eroismo – non lo definirei in altro modo – di Celestino Anderloni, diciottenne e maggiore di cinque fratelli di Velo Veronese che si offrì ai nazisti al posto del padre per essere deportato, e delle condizioni di vita dei prigionieri all’interno del campo di lavoro. Un episodio del periodo bellico che grazie a Renzo Valle può essere portato ad una più diffusa conoscenza.
A rendere ancora più appetibile questo 44° Quaderno la presenza di un DVD che contiene il pdf dell’importante volume di grande formato edito nel 1991 da La Grafica “Gli alti pascoli dei Lessini Veronesi – Storia Natura Cultura” curato da Ugo Sauro, Pietro Berni e Gian Maria Varanini ma da tempo introvabile nelle librerie.
Ricordo infine che al Quaderno pubblicato nel 2017 è allegato un CD-ROM con tutti gli articoli pubblicati sino ad allora in formato pdf.
Dei precedenti Quaderni Culturali avevo scritto anche qui:
SUCCEDE A VERONA: MUSICHE AL TOCATÌ 2021 “16 ·17 ·18 settembre”
VERONA, CENTRO STORICO
di alessandro nobis
Anche quest’anno per la diciannovesima volta si rinnova a Verona la tradizione del Tocatì e delle musiche tradizionali italiane e dei Paesi ospiti: sarà un festival diffuso che avrà come scenari non solo i luoghi simbolo di Veronama anche e soprattutto spazi mai utilizzati prima come ville, cortili, musei, ed alcuni borghi storici italiani molti dei quali già riconosciuti come siti UNESCO e come tra quelli più belli d’Italia. Tutto naturalmente nel pieno rispetto delle norme sanitarie al quale l’Associazione Giochi Antichi – che ne è ideatore e organizzatore – ha lavorato per lunghi mesi al fine di rendere quanto più “normale” questo festival il cui fulcro è da sempre la partecipazione della gente nelle strade e nelle piazze della città. Per questa edizione de “Suoni lungo l’Adige” i concerti si terranno al Lungadige San Giorgio (nello spazio all’interno della struttura asburgica risalente al 1838) con l’esclusione dei due che verranno trasmessi in streaming per ovviare alle rigide norme sanitarie che, come detto, l’organizzazione intende rispettare in modo puntiglioso.
Il tema di questa edizione del festival è l’acqua, elemento che ha favorito in quanto ideale via di comunicazione gli scambi negli ambiti economici favorendo i contatti tra le varie culture popolari, e di conseguenza i gruppi musicali che parteciperanno hanno in comune musiche popolari legate all’acqua: l’Egeo, l’Adriatico e l’Atlantico.
Voglio sottolineare in particolare come quest’anno la particolare attenzione che l’Associazione Giochi Antichi ha avuto nel dare la possibilità di ascoltare la musica in un luogo raccolto, non troppo vicino al vociare delle centinaia di persone che frequentano il festival; le proposte sono di altro livello e di grande valore musicale ed è assolutamente giusto riservare alla musica “d’ascolto” uno spazio adeguato e quindi non necessariamente contestualizzata al ballo popolare. Certo, quest’anno ci sono le limitazioni sanitarie, ma le due “forme” potranno coesistere perfettamente nelle prossime edizioni: il ballo popolare nelle piazze, la musica d’ascolto di derivazione tradizionale nei numerosi spazi raccolti – luoghi di culto, di enti pubblici ma anche di privati – che il centro storico di Verona offre.
Si comincia giovedì 16 alle 21:30 con una festa, con una particolare versione de “La Notte Salentina” che grazie agli Amici del Salento di Verona presenta “Tremulaterra 3.0”, apprezzato trio di musica popolare del Salento, come è facile immaginare con il loro straordinario repertorio fatti di temi a danza sì ma anche di stornelli, canti polivocali alla “stisa” (canti polivocalici a cappella eseguiti soprattutto durante il lavoro, quando la voce si diffondeva e si “stendeva” appunto nei campi) e canti narrativi della tradizione: non una festa a ballo dunque, ma un repertorio da assaporare nel migliore dei modi con un attento ascolto.
Venerdì 17 si parte alle 21:00 con un quintetto vocale proveniente dalla Dalmazia dove la tradizione delle “Klapa” è ancora molto sentita e praticata; al Tocatì questa straordinaria forma vocale sarà portata dalla “Klapa Valdibora” di Rovinj (Rovigno) con i loro straordinariamente suggestivi canti che raccontano della vita e degli amori dei piccoli villaggi sulle coste adriatiche. Alle 21:30 il Gruppo Ricerca Danze Popolari presenterà al pubblico (che non potrà però partecipare al ballo) alcune danze popolari accompagnati dalle musiche del “Calicanto trio” che 22:00 terrà l’atteso concerto con una piccola formazione che vede il rinnovarsi della collaborazione tra Corrado Corradi, Roberto e Giancarlo Tombesi lungamente compagni dei Calicanto; presenteranno il ricco repertorio di canti della tradizione dell’Adriatico Settentrionale tra i quali quelli dei “battipali” lagunari.
Sabato tre imperdibili appuntamenti con la cultura popolare: alle 21:30 con il gruppo cipriota “Ktima” con il loro repertorio fatto di secolari canzoni tradizionali che scandiscono il calendario con le feste pagane e le celebrazioni religiose che tracciano uno spaccato sulla vita dell’isola cipriota. Le voci sono accompagnate dal violino, strumento principe della musica tradizionale cipriota, dal laud e dalla tabouchia, un setaccio rivestito di pelle usato come tamburo a cornice. Queste canzoni e le “tsiattista”, poesie orali a braccio, sono iscritte nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale Nazionale di Cipro. A chiusura una presenza che davvero può essere considerata uno dei fiori all’occhiello di questa edizione del Tocatì, ovvero il Baia Trio: provenienti dal Piemonte Occitano, hanno repertorio che va oltre quello delle valli alpine coprendo le tradizioni a partire dall’area delle 4 Province al Connemara irlandese, il tutto rivisitato con arrangiamenti di grande bellezza ed innovazione, come sta a dimostrare il loro lavoro “Coucahna” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/10/29/baia-trio-coucanha/)di qualche anno fa. Gabriele Ferrero (voce e violino), Enrico Negro (chitarra) e Francesco Busso (ghironda, uno degli strumenti classici delle valli occitane) sono senz’altro un ensemble in grado di offrire un “suono” che decontestualizzato al ballo si presta alla perfezione per un ascolto attento e approfondito di questa tradizione.
Da sottolineare poi la possibilità di seguire sulla pagine YOUTUBE del Tocatì e sulle pagine dei principali social gestite dal Festival tre esibizioni molto interessanti ed anche inediti per Verona ma purtroppo “da remoto” per le ben conosciute restrizioni sanitarie. Il primo riguarda il canto polifonico di tradizione bizantina legata alla liturgia greco-ortodossa proposto dall’ensemble cipriota “Romanos de Melodist” che prende il nome dal compositore siriano bizantino del V° secolo “Romano il Melode”, santo celebrato anche dalla Chiesa Cattolica il 1 di ottobre: canti monodici a cappella di grandissimo fascino e bellezza anche testuale, cantati in greco a divulgare il Verbo che sono Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Il secondo ci porta sulle coste bretoni con i canti dei marinai proposti dall’ensemble femminile “Les Pirates” (audio qui: https://www.lesbordees.bzh/groupe-les-pirates/)ben conosciute nei festival dedicati a questo importante filone della musica tradizionale: fanno parte dell’associazione “Phare Ouest” che dal 1995 opera nel campo della conservazione, dello studio e nella divulgazione di questa tradizione organizzando un festival che ha particolarità – sogno di molti organizzatori – di non utilizzare impianti di amplificazioni e di proporre i concerti in situazioni ambientali ideali per apprezzare al meglio il suono naturale. A conclusione gli eccezionali trampolieri del Dipartimento delle Landes nella Francia Occidentale, “Echassiers de Landes”: questi “attrezzi” spesso messi in relazione solamente con il circo equestre o con le sfilate carnascialesche venivano originariamente utilizzati dai pastori per sorvegliare le greggi nel territorio pianeggiante che non offre alcun punto di vista dalla sommità di alture. Da questo loro uso si sono sviluppate poi danze tradizionali davvero particolari ed uniche al mondo; nel dipartimento sono presenti ben venti gruppi di questo tipo a testimoniare il grande interesse e passione verso questa secolare tradizione.
A cinque anni dal suo primo – ottimo – CD “Ripples on the Lagoon” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2016/12/20/terreni-kappa-ripples-in-the-lagoon/), Terreni Kappa ha recentemente pubblicato il suo seguito “Pequod” per l’attivissima etichetta pugliese Dodicilune: il suono è profondamente mutato pur rimanendo in ambito jazzistico, il trio che aveva registrato il primo album è diventato un quartetto, Roberto Zantedeschi ha lasciato il gruppo, Luca Crispino suona la chitarra elettrica (laddove nel primo era il contrabbassista) e sono entrati a farne parte Fabio Basile al basso elettrico e Francesco Caliari al sassofono tenore. Per comprendere a fondo la metamorfosi sonora di Terrena Kappa è consigliabile ascoltare attentamente la bellissima composizione di Luca Crispino “Al Azif” presente su entrambi i dischi. In “Ripples ..….” protagonista è la combinazione tra il flicorno e l’elettronica che supportata dalla batteria e dalle frasi reiterate del contrabbasso elettrico crea un’atmosfera eternamente sospesa dal sapore “ambient” grazie anche agli interventi vocali “filtrati”, mentre in “Pequod” il tema viene esposto dal sassofono di Caliari con un arrangiamento che mette in risalto il lavoro della chitarra e del basso di Basile oltre ad un significativo solo di sassofono. Da evidenziare naturalmente tutta la musica che si ascolta, a cominciare da quello che mi sembra un omaggio al tastierista – compositore Nicola Salerno, quel “Ara Kel Serabia” che nella formulazione del titolo e nella costruzione del brano ricorda gli Art-Erios nei quali militava anche Fabio Basile, autore del brano e voglio segnalare il brano eponimo scritto da Crispino, aperto dal basso e con un pregevole solo di chitarra e dove protagonista è il tenore di Caliari.
Esplorazione sonora, melodia, una chiara capacità di rispetto reciproco, una eccellente tecnica dei musicisti ed anche una notevole predisposizione all’improvvisazione fanno di “Pequod” un bellissimo lavoro che a mio avviso grazie alla composizione della line-up, mi riferisco al fatto che Basile e Crispino sono due ottimi chitarristi e bassisti con caratteri musicali profondamente diversi, potrebbe cambiare la simmetria del suono nelle esibizioni dal vivo scambiando i ruoli: resta comunque una mia idea della quale sono però, da semplice ascoltatore, convinto.
Se a Verona si celebrasse ancora il Jazz con un degno festival – quello che ne rimane è stato derubricato ad una minimale presenza nel cartellone estivo dell’Estate Teatrale Veronese – Terreni Kappa potrebbe esserne uno dei protagonisti. Peccato davvero, auguro a questo brillante quartetto i più prestigiosi palcoscenici italiani ……
Anche questa quarantunesima edizione allestita dall’Associazione musicale “Music Studio” e dal Jazz Club di Ivrea è a mio avviso un appuntamento di notevole interesse e di conseguenza gli appassionati di jazz troveranno nel programma “le più convincenti scuse” per recarsi in quel di Ivrea e trascorrere un intenso weekend non solo legato alla musica, viste le peculiarità artistiche ed eno-gastronomiche che l’areale in questione offre. Gli eventi in programma si terranno all’interno e nel cortile del Museo Pier Alessandro Garda, nella Sala Santa Marta e in caso di maltempo al Teatro Giacosa.
Quest’anno il programma comprende tutto il primo fine settimana settembrino, quindi nel pomeriggio di venerdì 3 (ore 18:00) si inizia in Sala Santa Marta con la presentazione del volume “Un ritratto” dedicato da Flavio Caprera al grande pianista Franco D’Andrea e si prosegue sempre nella stessa sala (ore 19:00) con il davvero imperdibile concerto del duo Daniele Di Bonaventura (bandoneon) – Emanuele Sartoris (pianoforte) che da pochissima ha pubblicato lo stupendo album “Notturni” (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2021/07/15/sartoris-·-di-bonaventura-notturni/); alle 21:15, nel cortile del Museo Garda, doppio appuntamento con “Jelly Roll” un progetto dedicato ovviamente a Jelly Roll Morton (Helga Plankensteiner, Achille Succi, Glauco Benedetti, Michael Lösch e Marco Soldà) ed a seguire (ore 22.15) lo straordinario quanto raro set solistico del prestigioso chitarrista americano Ralph Towner.
La giornata di sabato, sempre alla Sala Santa Marta, si apre alle ore 18:00 ancora con una presentazione di un volume, in questo caso “Dalla Scala a Harlem. I sogni sinfonici di Duke Ellington” scritto da Luca Bagalini alla quale seguiranno il concerto di Norbert Dalsass (basso), Roman Hinteregger (batteria) e Michele Giro (pianoforte) con il progetto “Fantasy”; bellissima la chiusra della serata (alle 21:15) nel Cortile del Museo Garda dove Patrizio Fariselli (pianoforte), Claudia Tellini (voce) Marco Micheli (basso) e Walter Paoli (batteria) presentano quello che, per ciò che mi riguarda, è uno degli appuntamenti più attesi, ovvero “Open Area Project”, basato sulla rivisitazione cantata di alcuni brani del repertorio degli Area di cui come ricorderete Patrizio Fariselli fu uno dei protagonisti.
Il festival si chiuderà domenica 5, al Museo Garda (ore 18:00), con tre coreografie curate da tre scuole di danza (“Baobab”, “Arabesque” e “Accademia Danza e Spettacolo”) preparate sulle musiche del cd “Woland”, lavoro di Massimo Barbiero, Emanuele Sartoris ed Eloisa Manera (https://ildiapasonblog.wordpress.com/2020/04/03/barbiero·manera·sartoris-woland/).
A Tregnago tutto procede alla meno peggio in fatto di tranquillità morale. La popolazione è semore spaventata e dorme all’aperto sotto le tende, ma la calma comincia a penetrare negli animi.
Il Genio militare puntella o demolisce case segnate dagli ingegneri del Genio Civile, ed è dappertutto benedetto dalla popolazione.
Il medico provinciale dott. Natali, che accorse sui luoghi del disastro la mattina del 7 unitamente al cons. Delegato, e che vi tornò l’8 e il 9, ha rifatto una visita al paese, in causa della difterite, provvedendo le tende coniche nelle quali si procede all’isolamento degli anginosi.
La Divisione Militare ha mandato nei comuni colpiti tutte le tende disponibili, ma i Sindaci continuano a chiedere nuovi invii.
A noi sembra che ora, dopo puntellate ed assicurate con chiavi di ferro le case meno pericolanti, gli abitatori potrebbero tronare ad occuparle come prima e lasciar libere le tende per le nuove emergenze.
Intanto il Prefetto – il quale, sia detto a suo onore, ha preso in questa circostanza tutte le migliori e più adatte disposizioni ed ha provveduto con prestezza ed oculatezza al bisogno – ha mandato sui luoghi altri ingegneri del Genio Civile e materiali.
***
Ci giunge notizia da San Mauro di Saline che il terremoto ha prodotto anche colà danni rilevanti.
Otto case furono fatte sgombrare in fretta e in furia perché minaccianti rovina.
La chiesa di San Matteo (detto San Moro) fu chiusa al culto perché pericolante.
La scossa poi delle 8,30 dell’altra mattina ha prodotto nuovi danni nella frazione di Centro, facendo rovinare alcune case e rendendone inabitabili altre.
Il Prefetto dispose perché il Genio Civile mandi un ingegnere a verificare i danni.
***
Il Comitato
Un’accolta di egregi cittadini, per iniziativa dell’ing. Nob. Giovanni Franchini, dei dottori Colognato e Massalongo ecc. si riuniva ieri, coll’intervento del presidente della Deputazione provinciale, per avvisare alla costituzione di un Comitato centrale di soccorso.
Risultato della seduta fu che oggi alle 5, con inviti estesi, si riuniranno le dette persone ed altre nelle sale della Deputazione, affine di procedere alla definitiva costituzione.
Noi diamo lode agli inziatori, perchè i loro nomi sono garanzia, come i loro intendimenti, di serietà.
Si sta preparando
Un grandioso concerto da tenersi entro il mese a San Sebastiano in vantaggio dei danneggiati dal terremoto. Vi prenderebbero parte celebrità artistiche e dilettanti di primo ordine. Iniziatore ed organizzatore di esso è il simpatico Circolo dei mandolinisti.
Charitas!
Un nostro assiduo ci scrive:
Torno in questo momento da una visita che feci ai paesi danneggiati dal terremoto. Non si può pensare lo sconforto che prova l’anima dinanzi a tanta calamità, dinanzi a tante persone senza tetto o lì per esserlo, che invocano la mano soccorritrice della Provvidenza! E c’è la Provvidenza! Basta dare un’occhiata alla sottoscrizione aperta sulle colonne dei giornali cittadini e da voi iniziata con parole santissime per convincersi una volta di più che la beneficenza e la filantropia hanno sempre distinta la grande famiglia italiana, una nella fede e nel sacrificio solidale nella sventura e nei disastri.
Voi m’informate d’una festa che gli abitanti di Soave stanno apparecchiando domenica sera, a pro’ degli sventurati di Tregnago. M’auguro che altri paesi seguano il nobile esempio di Soave la quale oggi mostra splendidamente come la patria carità avviva quell’amena terra.
Ho sott’occhio il programma vocale istrumentale dei pezzi che si eseguiranno a Soave da quell’esimia artista che è la Signorina carnielli e dal giovane maestro signor Cusinati, due persone tanto conosciute a Milano. La scelta dei pezzi mi par ottima. Si udrà con piacere anche la romanza del signor Cusinati “Ultima ebrezza” che tanto piacque al Carcanodi Milano.
Dunque, bravi di cuore i Soavesi per la nobile iniziativa, e auguro che l’esempi si imiti.
Un assiduo
Da Bovolone
La Giunta di Bovolone – come ci scrivono di là – ha erogato L. 100 a favore dei danneggiati dal terremoto.
I danni di Mezzane
L’Egregio Sindaco di Mezzane di Sotto ci scrive:
Mezzane di Sotto lì 11 giugno 1891
Se dapprima i danni causati dal terremoto alle abitazioni di questo Comune non si riscontrarono di enorme gravità, in seguito alle successive scosse e massime dopo quella di stamane (ore 8 12 circa) pur troppo rilevanti si dimostrano e danni e i pericoli.
Dalla visita fatta praticare accuratamente da questo Municipio col mezzo del proprio ingegnere (visita non ancora compiuta) molte sono le case rese inabitabili e segnatamente nelle montuose frazioni di Castagnè e di Mezzane di Sopra, e quasi nessuna immune da crepacci più o meno pericolosi, che fanno trepidare questi abitanti.
Tutte le case rese inabitabili si sono fatte sgombrare e gli abitatori di queste sono costretti a ricoverare sotto tetti provvisori o presso altre famiglie dove minore pertanto è il pericolo.
Vennero pure gravemente danneggiati il campanile e la casa Canonica di Castagnè, così il Campanile della parrocchia Capoluogo.
Per questi danni che rivestono ormai il carattere di un vero disastro anche per questa popolazione, e che colpiscono segnatamente persone impossibilitate a provvedere per mancanza di mezzi, non trovasi speranza che nel Soccorso del Governo e di quello particolare dei propri fratelli italiani; soccorso che invocano dall’autorevole voce di cotesto reputato giornale. Anticipa a nome pure di questa dosolata popolazione i più sentiti atti di grazie.
Il Sindaco Venturi.
Dall’Osservatorio
Verona, 13 giugno, ore 11 ant.
Nel corso della giornata di ieri continuo movimento sismico quasi senza interruzione; ma più marcato nelle ore 9.46, 9.50, 10, 10.27, 10.40, 11, 11.13, 11.20, 11.34 ant.; 12.16, 2.22, 3.18, 4.37, 5, 5.25, 7, 7.7, 7.24, 8.11, 8.36, 9.29 pomeridiane, nella direzione Est-Ovest. Alle ore 10.35 ondulatoria e sussultoria; dalle ore 4 antimeridiane sino alle 5.40 ondulazioni continue.
Calma sino alle ore 8, ora in cui il movimento ripiglia sino alle ore 9.25 ant.
Per il Prof.Agostino Cav. Goiran
L’assistente BATTOCCHI
VENIAMO IN SOCCORSO
di TREGNAGO e BADIA
e Comuni finittimi
E’ inutile ormai ormai ogni fervorino per incitare il pubblico a venire in soccorso dei colpiti dal terremoto del sette.
I Paesi di Badia calavena e di Tregnago, di Selva, di Vestena, ecc., si possono dire per tre quarti distrutti: la popolazione attende l’obolo dei generosi.
Lista di ieri
L. 1454.50
Offerte d’oggi:
Cav. Scipione Zorzi
100
Alessandro Orti
50
Giovanni Colò
20
Cav. Carlo Brusomini
20
Dott. Massimino Martini*
100
Comm. Giulio Camuzzoni, Senatore del Regno
100
Cav. Giovanni dott. Belviglieri e moglie
10
Avv. Francesco Rossato
20
M.C. Z.
5
Cav, Alessandro Galli
20
Comm. Gualtiero Danieli, deputato al Parlamento
25
Bice Farina-Franchini
10
Cappelletti Dr. Ettore, di Cazzano Tramogna
5
Martinelli Carlo
20
Conte Giulio Giusti
20
N. N.
5
Sabina da Monte ved. Bonomi
50
Matilde Faetini Della Torre
25
I Civici Pompieri (**)
21
Coniugi D. S.
30
Vanzetti ing. Emilio
5
Poggiani Luigi
2
Conte Gio. Battista Ravignani e consorte
20
Carlotta Gallizioli ved. Biasioli
20
Dottor Leone Pincherle
20
Totale
2200,50
(*) Questa offerta generosa ci fu notificata col segnete telegramma da Villabartolomea:
Aymo direttoreArena– Verona
Inscriva cento lire, compenso stabilitomi ufficiale sanitario Villabartolomea a soccorso Tregnago; mia quietanza pagabile a scadenza stabilita, resta a disposizione comitato soccorso.
Massimino dott. Martini
Noi preghiamo il dott. Martini a volerci rimettere la quietanzxa citata, che uniremo alla somma che saremo per raccogliere, o che esigeremo direttamente.
(**) Verona, 13 giugno 1891
Preg. sig, Direttore,
I pompieri inviano a mezzo della S.V. il loro obolo per soccorrere gl’infelici colpiti dal terremoto del 7 corr. A Tregnago, Cogolo e Badia Calavena, dispiacente che l’offerta sia impari alla sventura, ma dicono che basta un granellino di sabbia per trascinarne dei milioni e formare una montagna.
Per il Corpo, sono di Lei
De. Servo D. Maestri
***
Pei danneggiati del terremoto
Prendiamo nota con un senso di cordiale conoscenza, a nome di tanti così duramente provati dalla sorte, che anche il Resto del Carlinodi Bologna ha aperto nelle sue colonne una sottoscrizione a L’Arena a favore dei danneggiati dal terremoto nel Veronese.
Tra i musicisti di ambito jazz che hanno interiorizzato nel migliore dei modi la musica brasiliana interpretandola in modo originale grazie anche ad una tecnica ineccepibile e ad una profonda sensibilità, una posizione preminente va senz’altro al clarinettista e compositore Gabriele Mirabassi che nella sua onoratissima carriera un posto l’ha spesso riservato ai ritmi ed alle melodie della migliore musica sudamericana.Qualche anno è passato dal precedente “Amori sospesi”, e Mirabassi ha riportato in studio di registrazione i due partner che con lui avevano condiviso il disco d’esordio, ovvero il bassista Pierluigi Balducci e il chitarrista Nando Di Modugno, amici e colleghi che si conoscono alla perfezione visto l’equilibrio che traspare ascoltando “Tabacco e Caffè”.
I nove brani contenuti in questo splendido lavoro dal suono profondamente “cameristico” danno perfettamente l’idea della musica di questo equilibratissimo trio che coniuga alla perfezione tradizioni musicali al jazz, musica più legata rispetto al precedente disco al Brasile “d’autore” e che conferma anche una notevole capacità compositiva di tutti i musicisti coinvolti; qui troviamo un brillante arrangiamento di Egberto Gismonti originariamente scritta per pianoforte (“Frevo”, da lui registrata in solo nel ’79 e con l’Academia De Danças nel ’81) vicino ad altro brano composto da un altro chitarrista, Guinga (“Ellingtoniana”, registrata già da Mirabassi con lo stesso Guinga nel 2018) con un magnifico solo di clarinetto, tra gli originali splendido l’arrangiamento di “La Ballata dei giorni piovosi” di Pierluigi Balducci con il “solito” espressivo assolo di Mirabassi e la scoppiettante e gioiosa “Espinha de Truta”, choro (una forma musicale strumentale cresciuta nell’area di Rio De Janeiro) scritto dal clarinettista con il titolo che ricorda”Espinha De Bacalhau” di Severino Araújo che ne precede un altro, il suadente (“Choro bandido”) stavolta composto da un altro monumento della musica brasiliana, Chico Buarque. Che chiude questo secondo gran bel disco di Mirabassi, Balducci e Modugno.
E naturalmente, per apprezzare pienamente il fascino di questa splendida musica è necessaria una comoda poltrona, una tazza di caffè ed un buon sigaro ………… ancora meglio, però, sarebbe una poltrona in un teatro visto che della musica dal vivo ci siamo privati anche troppo a lungo.
Succede a Verona: Programma Ufficale della Festa di Carnevale
“15 febbraio 1841”
di alessandro nobis
Sassolino dopo sassolino si segue il sentiero che conduce a casa, alle radici della cultura popolare, profonde e vive più di quel che si pensi. Questo è un sassolino del 1841, pubblicato sul “Foglio di Verona” il 18 febbraio di quell’anno.
LA CONGREGAZIONE MUNICIPALE
DELLA REGIA CITTA’ DI VERONA
Inerendo all‘Avviso del giorno 4 Febbrajo corrente crede opportuno di pubblicare il seguente Programma della Festa, e perché serva di comune notizia, e per togliere qualsiasi inconveniente e disgrazia.
P R O G RA M M A
1. Aprirà la marcia la Mascherata dei Maccheroni di S. Zeno coi soliti Fornaj, Torcolottie Pizzicagnoli.
2. Il consuetoCarroccio dell’Abbondanza tirato da 4 Buoi che getta Pane.
3. TOMMASO Dott. DA VICO rappresentante il Protagonista della Festavestito in abito di costume del Secolo XVI accompagnato da 24 cavalieri vestiti con abiti allusivo a quell’epoca.
4. Carro di alcuni privatirappresentante il Trionfo di Carnovalecon figure danzanti a mezzo d’apposito meccanismo.
5. Carro de’ Negozianti in Seta, Magazzinanti e Speditori, con facchini proprj in abito di costume. Il carro sarà tirato da 4 Cavalli, e fregiato di emblemi relativi al Commercio. Getteranno gilet, fazzoletti, aranci,ecc.
6. Banda Musicaledel Comune di Povegliano in costume.
7. Carro tirato da4 Cavalli rappresentante alcune figure emblematiche dei prodotti delle Arti,dell’Industria e delle Manifatture di parecchie classi di Negozianti. Si getterà aranci e cose dolci.
8. Carro dei Droghieri e Venditori di Cotone, che rappresenta un Elefante nei cui dorso è collocata una torre alla foggia delle indiane antiche. Getteràconfetture, cioccolata ed aranci.
9. Carrotirato a 4 Buoi de’ fabbricatori e Venditori di Cuojcon lavoratori della loro professione. Distribuiranno al popolosuole ed altro.
10. Banda del Comune di Monteforte in costume.
11. Carro a quattro Buoi dei Pistori, Farinati e Biadajuoli, che rappresenta Madonna Veronaseduta.
12. Corodi dodici individui vestiti in costume Turco preceduti da un Bandalfiere, ed aventi 4 arcieri dai lati.
13. Carro dei Pizzicagnolitirato a 6 Buoi fornito di Padiglione con Salami assortiti, sostenuto da colonne composte di formaggio. Getteranno oggetti della loro professione.
14. Carro degli Albergatori e Venditori di Vino rappresentante il Trionfo di Bacco e di Arianna.Getteranno boni per ricevere gratuite distribuzioni di Vino nel giorno appresso.
15. Carro de’ Macellaj tirato da 6 Buoi rappresentante il Ratto d’Europa esattamente secondo le leggi della Mitologia. Getteranno Boniper ricevere gratuita quantità di Carne.
16. Carro de’ Merciai, Fabbricatori di Carrozze, Sellaj, Bastaj, Tappezzieri, Mercanti di Mobiglietirato da 4 Buoi rappresentante il Tempio della Gloria, nel quale vedesi Marteche deponeil brando e lo scudo ai piedi della Pace. Nel tempo stesso si vedrà la statua della Giustizia; Minervache guida le arti liberali e Meccaniche cioè la Geometria, laPittura, l’Agricolturaecc. Getteranno cosevarie.
17. Carro dei Caffettieri, Cioccolattieri, Offellieri e Venditori di Liquori tirato da 4 Buoi. Getteranno confetture e cioccolata.
18. Carro de’ Calzolajtirato da 4 Buoi Con Emblemi analoghi colla loro arte, con individui in atto di lavorare al suono di musica. Getteranno paste dolcidi varie forme.
19. Carro de’ Fabbri ferraj tirato da 6 Buoi: innanzi al carro vi starà un uomo a cavallo sonante la tromba. Sopra il carro vi saranno persone che lavoreranno il ferro, e getteranno paste dolciin forma di spuma e di ferri da cavallo e altro.
20. Carro de’ Falegnamitirato da 4 buoi nel quale sarà rappresentata un’Officina relativa. Si getteranno paste dolci.
21. Carro de’ Maestri Muratori tirato da 4 Buoi allusivo alla loro professione. Getteranno paste dolciin forma di materiali.
22. Coro di scozzesi, che canterà pezzi di musica.
23. Carrotirato da 4 Buoi deiVenditori di Polleriecon padiglione carico di Polli, Pavoni, e simili con musica in costume. Getteranno piccioni.
24. BandaMusicale del Comune di Villafranca.
25. Carroccioa 4 Cavalli del Sig. Pietro Sartori Negoziante in rame con due Guerrieri vestiti in rame liscio sul genere antico. Il suddetto carroccio sarà pure preceduto da altri Guerrieri a cavallo tutti coperti di rame. Dispenserà aranci, paste dolci, e confetture.
26. Coro di Pastoriche canterà pezzi di musica.
27. Carro del Comune di S. Giovanni Lupatoto a 6 Cavalli rappresentante una caccia. Getteranno selvaggiume.
28. Carro delle comuni suburbane di Tomba e S. Lucia extratirato da 4 Buoi rappresentante un Giardinocon vasi di fiori naturali con zampilli d’acque che sorgono sotto i piedi dell’Adige sedente sopra un masso. Si getterà con apposito meccanismoaranci e mazzolini di fiori.
29. Carro dei Coristiche canteranno il consueto inno allusivo alla Funzione del Gnocco.
30. Banda Civica.
31. Seguiranno altri Carri, Maschere, e Bande che per ristrettezza di tempo si ommettono.
I Possidenti in luogo di costruire il Carro concorsero con volontarie offerte per assegnare alcune doti alle ragazze povere della Città e dei Sobborghi.
Saranno in appresso con apposito Avviso impartire le opportune discipline tanto per la distribuzione dei Carri, quanto per la distribuzione del buon ordine.
DALLA PICCIONAIA: FOLKEST 2021, edizione 43. “International Music Festival 5 – 23 agosto”
di alessandro nobis
Se Antonio de Curtis lo leggesse direbbe di sicuro “alla faccia del virus!”; mi riferisco al programma dell’edizione 43 di Folkest, edizione che va “oltre” alla struttura delle passate edizioni visto che quest’anno la direzione artistica ha aggiunto una serie di appuntamenti specificatamente dedicati a chi della musica ne ha fatto una ragione di vita, i musicisti. Seminari, story·telling, incontri oltre alle sempre ricca stagione di appuntamenti musicali iniziati a giugno (due appuntamenti) e luglio (4 appuntamenti) e che nel mese di agosto troveranno il mese più ricco per concludersi domenica 12 settembre nella sempre splendida Spilimbergo, sede storica del Festival.
In particolare mi riferisco alle “Folk Clinics” che animeranno il fine settimana clou del festival, ovvero quello che da venerdì 20 a lunedì 23 vedrà anche le serate finali del prestigioso “Premio Cesa” Suonare a Folkest.
Dicevo delle folk clinics: corsi di organetto diatonico (con Alessandro D’Alessandro), di canto “mediterraneo” (con Elena Ledda), di chitarra (con Bernard Revel), “chiaccherate” sulla musica nera con Valerio Corzani, racconti “folk” in compagnia di Maurizio Berselli e Daniel Spizo ed uno spazio, alla scuola di musica Tomat, dove incontrare il liutaio. E, a proposito del “Premio Cesa”, la giuria e gli appassionati avranno la possibilità di ascoltare più volte le esibizioni live dei finalisti del Premio nel bellissimo Teatro Miotto: Ajde Zora, Djelem Do Mar, Fragment, Mattanza, Miriam Foresti e Sara Marini. Per i chitarristi, sabato 21 e domenica 22 in Piazza Garibaldi, “Guitar International Rendez-Vous”, la convention dell’associazione A.D.G.P.A. (Atkins Dadì Guitar Players Association) anche per scoprire alcuni dei musicisti che ne fanno parte come Guido Redaelli, 4Ways Road, Martin Moro, Friederike Schultz e Bernard Revel.
Insomma, mi sembra che le giornate di Spilimbergo siano ricchissime di appuntamenti interessanti come non mai, sarà complicato lasciare la cittadina medioevale per visitare gli splendidi dintorni, ricchi di storia antica e recente.
La kermesse di Spilimbergo si chiuderà con la proclamazione del vincitore del premio Cesa, al Teatro Miotto, dove Enzo Avitabile riceverà il Premio Folkest alla Carriera, mentre il festival proseguirà fino a domenica 12 settembre, nel pomeriggio, con “La Ghironda di Michele” che Silvio Orlandio ebbe già occasione di presentare nella scorsa edizione di Folkest. Tra gli appuntamenti di settembre imperdibile quello di Udine di sabato 24 agosto con “Improvvisa Meditazione”, concerto degli Area & Strepitz Ensemble.