TIME LAPSE  “The Taste of a 2nd Life”

Dasè SoundLab Records. CD, 2019

di alessandro nobis

Dico subito che questo “The Taste of a 2nd life” non poteva che iniziare con “The beginning”, brano dal ritmo serrato che inquadra subito dopo pochissimo la bontà di questo lavoro del sassofonista Gabriele Buonasorte finalmente alle prese con un progetto tutto suo, lontano dal suo essere un sessionman piuttosto apprezzato. Album introspettivo ed anche fortemente autobiografico con un suono davvero interessante che in certi suoi quadri ricorda certo jazz elettro-acustico degli anni settanta ed ottanta, otto spartiti originali arrangiati con suoni molto interessanti ed un classico quartetto, “Time Lapse” formato oltre che da Buonasorte, dal pianista – tastierista Greg Burk, dal bassista Gabriele Lazzarotti e dal batterista John B. Arnold.

Press kit - Gabriele Buonasorte--Time Lapse - The Taste of a 2nd Life - CoverAlbum così autobiografico da poter essere considerato un concept centrato sulle vicende personali del suo autore che dalla composizione dei brani e dalla loro realizzazione sonora ha trovato il modo di esorcizzare il suo dolore personale, fisico e quindi anche mentale.

Il suono della batteria di Arnold è in grande evidenza in tutto il lavoro, ad essa spesso viene affidato il compito di aprire i brani, sempre efficace l’apporto del fraseggio di Burk, il basso è sempre preciso ed i sassofoni di Buonasorte sono a volte lirici a volte più irruenti ma sempre giocao un ruolo nella costruzione dei brani. “Slow awakening” ad esempio, introdotta da pianoforte e batteria e con il soprano che legge il tema è con il brano iniziale quello che più mi ha colpito per la sua liricità ed il suo carattere introspettivo; brillanti anche “The Magician” aperto dalla sezione ritmica e condotto dal piano elettrico con un bel solo di sassofono mi ricorda davvero – come detto – episodi jazzistici lontani nel tempo, bellissima la melodia evocativa dedicata alla seconda figlia, “Welcome Federica”, con un bel solo di basso elettrico e soprattutto con il sax lungamente protagonista del brano che evidenzia la tecnica e l’anima musicale del sassofonista.

Direi in conclusione musica piuttosto interessante, mainstream di gran classe per un quartetto che merita senz’altro un posto nelle programmazioni dei grandi festival jazz italiani, e non solo.

 

 

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