SERENA SPEDICATO – NICOLA ANDRIOLI
“The Shining of Things”
DODICILUNE RECORDS CD Ed 425, 2019
di Alessandro Nobis
Per quelli che come me scoprirono l’unicità del timbro vocale e l’intensità della musica di David Sylvian ascoltando i Japan di “Gentlemen Take Polaroids” del 1980 e del seguente ”Tin Drum”, sapere che molti anni dopo un gruppo di musicisti legati più al jazz che al rock più raffinato avrebbe frequentato quei territori musicali sarebbe stato difficile solo immaginare. Invece ecco che Serena Spedicato e Nicola Andrioli in compagnia di Michele Rabbia e Kalevi Louhivuori si immergono nell’analisi del songbook di Sylvian, scelgono alcune pagine del periodo post-Japan, entrano in uno studio di registrazione e confezionano un disco a mio avviso alquanto significativo: non solo per avere fatto “entrare” Sylvian nell’ormai ampia cerchia degli autori di “standard” o per aver avuto la delicatezza ed il rispetto verso la sua musica della quale si percepiscono naturalmente in modo netto le melodie, ma anche e forse soprattutto per l’interpretazione della sua musica grazie agli arrangiamenti – e qui va citato il pianista Nicola Andrioli per cura con la quale li ha curati – che mettono in evidenza la voce straordinaria e delicata di Serena Spedicato. La cantante salentina opportunamente sceglie di vestire della sua sensibilità e background musicale i brani di Sylvian, la tromba ed il flugelhorn di Kalevi Louhivuori sono una presenza determinante quanto lo sono gli effetti elettronici, cromatici, bellissimi e sempre appropriati curati dal trombettista e dal batterista Michele Rabbia.
“Canzoni” come “Heartbeat” scritta in collaborazione con Airto Lindsay e Ryuky Sakamoto con il tappeto polifonico che scorre come un tappeto sonoro durante l’esecuzione del brano, il flugehorn che apre la lunga “Brilliant Trees” e poi dialoga con il raffinato pianismo jazz di Andrioli e si apre ad un solo di tromba “effettata” spostano il baricentro dell’opera di David Sylvian appunto verso il jazz, quello europeo, quello più raffinato, quello che non si autocelebra ma che invece va alla ricerca di nuova linfa trovandola “altrove”.
Spero di aver reso “l’idea” che si cela dentro questo “The Shining of Things” che mi permetto di consigliare caldamente anche a chi apprezza la musica di Sylvian.
Anzi, lo consiglio soprattutto a questi ultimi.