RADOSLAV LORKOVIC “The Po The Mississippi”
Appaloosa Records. CD, 2018
di Alessandro Nobis
Pianista e fisarmonicista croato ma da almeno trent’anni residente negli Stati Uniti, Radoslav Lorkovic ha nel tempo acquisito grande rispetto e fama nell’ambito della musica d’autore d’oltreoceano, diventando collaboratore fisso di numerosi autori (cito solo Greg Brown, Richard Shindell e Dave Moore) e sviluppando anche, grazie alla sua bravura come autore, una carriera solistica di tutto rispetto che gli consente di essere invitato a suonare sia nei più prestigiosi festival folk d’oltreoceano che in piccoli club. Frequenti anche i suoi concerti in Italia, dove in passato aveva registrato due CD alle rassegne “Concerti Scaligeri” a Verona e “Rassegna Internazionale di Musiche Acustiche” a Malcesine, sul lago di Garda: compact disc oramai introvabili, come tutti i suoi d’altro canto che evidenziato soprattutto la sua pregevole capacità di rilettura dei grandi autori ed una altrettanto felice vena compositiva.
Questo suo recentissimo “The Po The Mississippi” pubblicato dalla milanese Appaloosa, che recentemente ha presentato nei suoi nove concerti italiani in compagnia dell’ottimo dobroista Paolo Ercoli racconta quanto detto in precedenza: undici tracce, riletture, nuove composizioni e vecchi bellissimi cavalli di battaglia dal suo songbook costruito nel tempo.
Questa la sua storia musicale insomma, dalle amicizie con Shindell (sua la notevole “Fishing”), Greg Brown (“In the dark with you”) e Jimmy LaFave (“Cafe in Rain”), brani che personalizza facendoli sembrare composti da lui, vecchi cavalli come “Mexican Cafè”, “Headin’ South o “Northwind” (confesso, il mio preferito dalla prima volta che lo ascoltai) e composizioni più recenti come “Blue Parade” che apre il disco. Con lui l’ormai fido Paolo Ercoli e le presenze di Mary Gauthier, Shawn Mullins ed un manipolo di musicisti italiani che lasciano un’importante impronta sulla musica del disco. C’è posto anche per un brano tradizionale croato, giusto per completare la sua biografia musicale che questo ottimo lavoro racconta. Peccato, ma è un peccato veniale, che non abbia trovato posto la superlativa “Flying Shoes” di Townes Van Zandt che era invece inserita nella scaletta dei concerti di aprile.
Bel disco.
http://www.appaloosarecords.it